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atto terzo 175

non vo’ metter tempo in mezzo, che questo importa troppo. Ei non mi ci par veder persona. Che bado, adonque? Fogna, tu ti sei portata bene. Oimè ! l’è si leggeri! Oimè! che c’è drento? Oimè, ch’i’ sono morto! Al ladro! al ladro! Tenete ognun che fugge. Serrate le porte, gli usci e le finestre. Meschin a me! dove corr’io? Miser’a me! a chi dich’io? Io non so dov’io sia o dov’io vadia. Mi raccomando a tutti voi. Aiutatemi, vi prego, che io son morto. Insegnatemi chi m’ha rubato l’anima, la vita, il cuore. Almen avessi io un capresto da impiccarmi! che meglio m’è la morte che ’l vivere cosi. Ell’ è pur vota. Oh Dio! Chi è stato quel crudele che m’ha, a un tratto, tolto la roba, l’onore e la vita? Oh sciagurat’a me! che questo di m’ha fatto el piú infelice omo del mondo. E che ho io piú bisogno di vivere, e’ ho perso tanti danari? quelli che io ho si diligentemente guardati e ch’io amavo piú che gli occhi mia? quelli ch’io avevo accumulati insin col cavarmi il pan di bocca? Ora un altro gode del mio male e del mio danno.

Lucido. Che lamenti son questi si crudeli?

Aridosio. Fussi qui una ripa, ch’io mi vi gitterei!

Lucido. Io so quel che tu hai.

Aridosio. Avess’io un coltello, ch’io m’ammazzerei!

Lucido. Io vo’ vedere s’el dice il vero. Che volete voi fare del coltello, Aridosio? Eccolo.

Aridosio. Chi sei tu? chi sei tu?

Lucido. Son Lucido. Non mi vedete?

Aridosio. Tu m’hai rubato i mia danari, ladroncello! Rendili qua; rendili qua.

Lucido. Io non so quel che voi vi vogliate dire.

Aridosio. Tu non gli hai tolti, adunque?

Lucido. Vi dico che non so nulla di danari o d’altro.

Aridosio. Io lo so ben io, che mi sono stati tolti.

Lucido. E chi ve li ha tolti?

Aridosio. S’io non li ritruovo, io son deliberato d’ammazzarmi.

Lucido. Eh! Non tanto male, Aridosio.

Aridosio. Non tanto male? Dumila ducati ho perso!