Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
160 | l’aridosia |
Tiberio. Non sai tu che il desiderio delle cose belle non si estingue mai?
Lucido. Ecco qua tuo padre. Entriam drento Tiberio. Che vien egli a far qua?
Lucido. Non verrá drento. Non dubitare.
SCENA II
Aridosio, Ser Iacopo, Lucido che parla per spirito.
Aridosio. Io son venuto innanzi per vedere se la lastra sta bene; ch’io non posso vivere se, ad ogni poco, non gli do una occhiata. Ma, da poi che non ci è nessuno, voglio rivedere anche una volta la borsa cosí di fuora. O lastra, tu non sei dalle mie braccia. Appunto nel modo che io la messi si ritruova; né la voglio toccare altrimenti. O fogna mia dolce, serbamela ancora un’ora: benché noi abbiam a essere qui, in luogo che io ti vedrò sempre. Ma ecco il prete che m’ara visto chinato. Per mia fé, mi bisogna trovare una scusa.
Ser Iacopo. Aridosio mi disse che sarebbe qui; e non ce lo vedo. , Aridosio. Ah! ah! Io l’ho trovato. Ser Iacopo, io m’ero chinato per ricórre un sasso.
Ser Iacopo. Voi siate qua? Io non v’avevo visto. Che dite voi di «sasso»?
Aridosio. E’ non m’aveva visto: la rivolterò in qualche bel modo; «passo» e «sasso» è quasi quel medesimo. Dico che son venuto passo passo.
Ser Iacopo. Avete fatto bene, per non pigliar una calda. Voi siate a cotesto modo sciorinato!
Aridosio. Che volete far di quel lume?
Ser Iacopo. Oh! Egli è buono a mille cose.
Aridosio. Dite a che.
Ser Iacopo. A far lume, accendere il fuoco e altre faccende.