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130 | l’aridosia |
Lucrezia. Oh infelici donne, le quali, a detto vostro, son causa di tutti e’ mali e solo allora fanno aventurate e felici le case quando inespettatamente le si muoiono!
Marcantonio. E che altro vuoi tu che sia stato causa di sua tanta mutazione e che di liberale l’abbi fatto miserissimo? perché, insino a questo tempo, sai come egli era vissuto. Però io ringrazio la sorte che piú presto a lui che a me abbia mandato tanto male, la quale nelle cose del mondo può el tutto: che io mi ricordo nostro padre, piú volte, dubitare se a me o a lui te o lei dava; poi si risolvette in modo che io m’ho da lodare grandemente e lui da dolere. E, se ben lui ha aúti tre figliuoli (che certo è gran felicitá) ed io nissuno ne sia per avere, lui volentieri ci ha dato Erminio suo minore e noi per figliuolo carissimo lo tenghiamo e, come se fatto lo avessimo, l’amiamo; e piú, forse, perché né tu né io di lui abbiamo avuti quei fastidi che de’ putti piccoli s’hanno.
Lucrezia. Non dir cosi, che quelli non son fastidi ma, secondo ch’io penso, son cure da far passare e’ fastidi. Pur, io ringrazio Dio che, da poi che non gli è piaciuto che io abbia figliuoli, ha fatto che ci siamo imbattuti in un giovane quale è Erminio: del quale, se ben noi gli abbiamo a lasciare la roba nostra e nella fede sua ed al suo governo ci abbiamo a rimettere quando piú vecchi saremo, se l’amor non mi inganna, mi par da poterne sperare ogni bene. Ma io ho paura, Marcantonio mio, che tu non gli lasci troppo la briglia in sul collo e che poi a tua posta non lo possa ritenere, perché tu lo lasci senza pensieri o di studi o di faccende. Solo attende a’ cavalli, a’ cani o all’amore o, insomma, solo a quelle cose che l’animo gli detta. Onde io mi dubito che, passato questo fervore della sua gioventú, forte si abbia a pentire d’avere invano consumato el tempo. E forse si dorrá di te che non li prò vedesti quando potevi.
Marcantonio. Io mi maraviglio assai e di te e di tutti quelli che pensono che i figliuoli si possin ritirare dalle loro inclinazioni o con le busse o con le minacce; perché sappi certo che, s’io volessi proibir a Erminio tutt’i sua piaceri, ch’io farei