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76 | la calandria |
Fessenio. Santilla nostra?
Fannio. Piano. Essa è. Io son Fannio.
Fessenio. Oh Fannio mio!
Fannio. Non far qui dimostrazion, per buon rispetto. Fermo e cheto!
SCENA IV
Samia, Fessenio, Lidio femina, Fannio.
Samia. Oimè ! uh! uh! uh! trista me! Oh povera padrona mia, che, in un tratto, svergognata e ruinata sei!
Fessenio. Ch’hai tu, Samia?
Samia. Oh sventurata Fulvia!
Fessenio. Che cosa è questa?
Samia. O Fessenio mio, minati semo.
Fessenio. Che c’è? di’ su.
Samia. Pessime nuove.
Fessenio. Che?
Samia. Li fratelli di Calandro hanno trovato Lidio tuo con Fulvia e mandato per Calandro e per li fratelli di lei, che venghino a casa per svergognarla; e forse poi uccideranno Lidio.
Fessenio. Oimè! Che cosa è questa? Oh sventurato padron mio! Lo hanno preso?
Samia. Non giá.
Fessenio. Perché non si è fuggito?
Samia. Perché Fulvia pensa, prima che Calandro e li fratelli di lei si trovino ed a casa arrivino, che il negromante lo faccia di nuovo femina; e cosí levar la vergogna a sé e il periculo a Lidio. Ove che, se esso fuggendo si salvasse, Fulvia vituperata resteria. Però, volando, mi manda al negromante per questo conto. Addio.
Fessenio. Odi. Fermati un poco. In che luogo di casa è Lidio?
Samia. Egli e Fulvia nella camera terrena.
Fessenio. Non ha, dirieto, la finestra bassa?
Samia. Potria, per li, andarsene a posta sua.