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atto quinto | 71 |
Lidio maschio. Anzi, io.
Samia. Uh! uh! uh! In malora! Mò che cosa è questa?
Saldi! Qual Fulvia dite voi?
Lidio maschio. La moglie di Calandro.
Lidio femina. La padrona tua.
Samia. Tutt’una! Certo, o io sono impazzata o costoro hanno il demonio adosso. Ma aspettate. Or la rinvengo. Ditemi: con che abito andaste da lei?
Lidio maschio. Da donna.
Lidio femina. Da fanciulla.
Samia. Oh cosa ridicula e dispettosa! Ma oh! oh! a questo la ritruovo. In che tempo ha ella voluto lo amante suo?
Lidio maschio. Di di.
Lidio femina. Di mezzo giorno.
Samia. El fistolo de l’inferno non la rinverrebbe. Certo, questa è una trama diabolica cosí condotta da quello spirito maladetto. Meglio è che io, con li denari, a Fulvia me ne ritorni; e diegli poi essa a chi piú gli piace. Sapete voi com’ell’è? Io non so a chi di voi darmegli. Fulvia ben conoscerá il vero suo amante. Però chi di voi quello è a lei se ne venga e da lei li ara. Restate in pace.
Lidio maschio. Non mi vedo nello specchio si simile a me stesso com’è colui simile al volto mio. A bell’agio saprò chi egli è. E perché queste venture non vengono ogni di e Fulvia intanto potria pentirsi, in fede mia, meglio è che io, come soglio, spacciatamente da lei ritorni; che quelli denari non sono pochi. Si: farò, a fé.
Lidio femina. Or questo è lo amante per cui io son tolta in scambio. Che domin indugia tanto a tornar Fannio? Se qui or fussi, come esso disegnò, torneremmo a Fulvia e forse ci beccheremmo sii quei denari: benché al fatto mio pensar bisogna.