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384 | gl’ingannati |
Pasquella. Eh! che dovevano scherzare!
Gherardo. È ben che scherzavano.
Pasquella. Avete veduto che sia maschio?
Gherardo. Si, dico: che, aprendo l’uscio a un tratto, egli s’era spogliato in giubbone e non ebbe tempo a coprirsi.
Pasquella. Vedeste voi ogni cosa? Eh! Mirate che gli è femina.
Gherardo. Io dico che gli è maschio e bastarebbe a far due maschi.
Pasquella. Che dice Isabella?
Gherardo. Che vuo’ tu ch’ella dica? Svergognato a me!
Pasquella. Che non lasciate andar or quel giovine? Che ne volete fare?
Gherardo. Che ne vo’ fare? Accusarlo al governatore; e farollo gastigare.
Pasquella. O forse fuggirá.
Gherardo. E io l’ho rinserrato drento. Ma ecco Virginio. Apponto non volevo altro.
SCENA IX
Pedante, Virginio e Gherardo.
Pedante. Io mi maraviglio, per certo, che giá non sia tornato a l’ostaria; e non so che me ne dire.
Virginio. Aveva arme?
Pedante. Credo de si.
Virginio. Costui sará stato preso: che abbiamo un podestá ! che scorticarebbe li cimici.
Pedante. Io non credo però che a’ forestieri si faccia queste scortesie.
Gherardo. Addio, Virginio. Questo è atto da uomo da bene? questa è cosa convenevole a uno amico? questo è il parentado che volevi far con esso me? chi t’hai pensato di gabbare? credi ch’io sia per comportarla? Mi vien voglia...