Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/390

382 gl’ingannati


SCENA VII

Gherardo e Pasquella.

Gherardo. Che facevi tu, intorno a l’uscio, di quello spagnuolo? Che hai tu da far con lui?

Pasquella. Domandava non so che rosaio. Io, per me, non l’ho mai inteso.

Gherardo. Oh! Tu hai fatto ben quel ch’io ti dissi! Ho cosí voglia di romperti l’ossa.

Pasquella. Perché?

Gherardo. Perché hai lasciato partir Lelia? Non ti diss’io che tu non gli aprisse?

Pasquella. Quando parti? non è ella in camera?

Gherardo. È il malan che Dio ti dia.

Pasquella. So che la v’è, io.

Gherardo. So che la non v’è; che l’ho lasciata in casa di Clemenzia sua balia.

Pasquella. Non l’ho io testé lasciata in camara, in ginocchioni, che infilzavano i paternostri?

Gherardo. Forse è tornata prima di me.

Pasquella. Dico che non s’è partita, ch’io sappi. La camara)è pur stata serrata.

Gherardo. Dov’è la chiave?

Pasquella. Eccola.

Gherardo. Dammela: che, se non v’è, ti vo’ rompere l’ossa.

Pasquella. E, se la v’è, daretemene una camiscia?

Gherardo. Son contento.

Pasquella. Lasciate aprire a me.

Gherardo. No; voglio aprir io: tu trovaresti qualche scusa.

Pasquella. Oh! Io ho la gran paura che non gli truovi a’ ferri. Pure, ha un pezzo ch’io gli lasciai.