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376 gl’ingannati


Virginio. Abbi cura che colei non si parta.

Gherardo. Non ci vo per altro.

Virginio. Gli è tua; fanne a tuo modo; per me, te ne do licenzia.

Gherardo. In fine, e’ non si possono aver tutti i contenti. Pazienzia! Ma, s’i’ veggo bene, questa è Lelia che sará uscita fuora. Quella da poco della fantesca l’ara lasciata fuggire.

SCENA IV

Lelia da ragazzo, Clemenzia balia e Gherardo.


Lelia. Parti, Clemenzia, che la Fortuna si tolga giuoco del fatto mio?

Clemenzia. Datene pace e lascia fare a me, che trovarò qualche modo da contentarti. Va’ cavati questi panni, che tu non sia veduta cosi.

Gherardo. Io la vo’ pur salutare e intender com’egli è fuggita. Dio ti contenti e te, Lelia, sposa mia dolce. Chi t’ha aperto l’uscio? La fantesca, ch? A me piace ben che tu sia venuta a casa della tua balia; ma l’esser veduta in questo abito è poco onore e a te e a me.

Lelia. Oh sventurata! Costui m’ha conosciuta. Con chi parlate voi? Che Lelia! Io non son Lelia.

Gherardo. Oh! Poco fa, che noi t’inserrammo con Isabella mia figliuola, tuo padre ed io, non confessasti tu d’esser Lelia? e, poi, credi ch’io non ti conoschi, moglie mia? Va’ cavati questi panni.

Lelia. Tanto v’aiti Dio, io arei voglia di marito!

Clemenzia. Vanne in casa, Gherardo mio. Tutte le donne fan delle citolezze, chi in un modo e chi in un altro. E sappi che poche e forse niuna ve n’è che non scapuzzi, qualche volta. Pure, sòn cose da tenerle segrete.

Gherardo. Per me, non se ne saprá mai nulla. Ma come è fuggita di casa mia, che l’avevo serrata con Isabella?

Clemenzia. Chi? costei?