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342 gl’ingannati


Pasquella. Non mi curo di tante cose. Dammegli pur cosi; io non gli voglio piú profumati.

Giglio. Vedi a qui: esto stocco sta gasto. Io ci harò metter un poco de oro; e questa sera ve los darò. Vói tu altro se non que sará la tuya?

Pasquella. Mia saráquand’io l’arò. È da far gran fondamento nelle parole degli spagnuoli, alla fede! Non diss’io che voi séte formiche di sorbo, che non uscite per bussare?

Giglio. Que dezis, matre?

Pasquella. Io voglio andare in casa, che la padrona me aspetta.

Giglio. E spera un pochitto! Vos teneis una gran priessa. Que teneis de azer con vostra padrona?

Pasquella. Oh! che ti credi? Che ’l diavol mi porti, se le fanciulle d’oggi non son prima innamorate che gli abbino asciutti gli occhi e se prima non volesseno il punteruolo che l’aco.

Giglio. Que quereis dezir?

Pasquella. Chiachiare? E’ non son miga chiachiare! La vorrebbe far da vero.

Giglio. Pos dimmi, de grazia. De quien es innamorada? que non es possibile, que es aun troppa gioven.

Pasquella. Cosí non fusse o almen si fusse messa con un par suo!

Giglio. Dimme, por tu vida: quien es?

Pasquella. E’ non si vuol dire. Vedi: fa’ che tu non ne parli. Non cognosci quel ragazzo di Flamminio de’ Carandini?

Giglio. Quien? aquel mucciaccio qu’es todo vestido de bianco?

Pasquella. Si, cotesto.

Giglio. Valerne Dios! Es possibile? Que quiere azer d’aquel, ch’es megior per ser sanado que per sanar?

Pasquella. E tu odi.

Giglio. Y el mucciaccio quiere ben a la gioven?

Pasquella. Eh! Cosi, cosi.

Giglio. Mas el patre d’ella non s’accorge d’está trama?