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atto quinto | 305 |
SCENA VIII
Crisaulo, non avendo potuto patir fuori che duo giorni, apparisce in su la scena andando a sposar Lucia; ed ha seco Girifalco il quale si dichiara, nel parlar loro, avere da sposar Calonide: il che si mostra essere stato per mezzo di Crisaulo. Vanno adunque insieme ragionando; e con loro è Pilastrino il quale, giunti a casa, dá licenzia con dir che, di poi cena, si faranno gli sposalizi.
Crisaulo, Girifalco, Pilastrino, Calonide, Fronesia.
Crisaulo Io l’ho detto
dal primo giorno, che l’andar di fuori
era appunto al mio male erba trastulla;
ma nondimen, per esser poi iscusato,
non ho voluto mancar d’ogni sforzo.
Ma non è in poter nostro.
Girifalco Eh! Questo è poco,
v Crisaulo, che sei tal che potrai sempre
vivere in questo mondo con onore,
se ben ti biasmi il popolo e la plebe:
perché questo è lor proprio né alcun vive
dai lor morsi securo; e spesso i morti
gli sentono anche lor dentro a la terra.
E questo è, per il piú, che è gente vota
di robba e di pensieri; e altro non hanno
u’ esercitar la lor maligna mente
che ne’ fatti d’altrui. Ma un ben nato
non sará tinto di cotesta macchia
né assai né poco.
Pilastrino È ver. Sol si conviene
a simil gentarelle il biasimare:
vizio che trovò il diavol de l’inferno.
Lascia pur dir chi vuol, ch’è piú d’un mese
ch’io veggio, appunto come or veggio te,
una gran fame. Oh! Pensa, a queste nozze,