certo vedrai che sará stato un sogno
o ver fantasma. Io non saprei che dirti
sopra di questo. Filocrate Non lo negar piú;
ch’ornai incomincio a perder la pazienza.
Pensa se san negar, quando a me istesso
nega quello che sa che ho giá veduto!
Non so se ero intronato o se ’l cervello
mi vacillava o se cosí mi penso
o se qualcun mei fé’veder d’incanto,
la sera inanzi a ier, che una persona
per una scala entrò ne la fenestra
che guarda l’orto ove era Lucia. Fronesia Lucia? Filocrate Si, Lucia. E v’eri tu. Fronesia Io? Filocrate Si. Piú forte.
Iersera ci venni io in persona
come mi vedi: ond’ella ancor si rise
perché, fuor de l’usanza di quell’altro,
venni di corte e prima fui partito
che tu te ne accorgessi; che eri dentro.
E l’animo mio fu sol di vendetta.
Ma la sorte non volse perché, quando
la vidi sola ivi aspettar quell’altro,
dimenticato ogni onta, l’abbracciai
(cosi morto foss’io, inanzi quel punto!);
ed allor vidi che mi tolse in cambio:
ch’ella forte mi strinse e mi pregava
che passassi di lá. Paionti sogni?
o pur che con effetto io fossi desso?
Or vuoi negarlo? Fronesia Non posso, volendo.
Meschina a me! Ti dimando perdono.
Non era giá promessa da attenere
appalesare una si fatta infamia