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272 | i tre tiranni |
SCENA VI
Crisaulo, avendo parlato con Calonide, le promette ultimamente di sposar la figliuola e si fa conceder da lei di dirle duo parole: le quali, come poi si vedrá, fúrno di sorte che egli ottenne per quelle, la sera medesima, quanto desiderava.
Crisaulo, Calonide.
Crisaulo Io ti ringrazio
de l’affezion. Ma vegnamo a la fine.
Piú volte abbiam parlato; e cosí Artemona
t’ha detto la mia mente. Or ti concludo,
e dico espresso, se ne sei contenta,
ch’io sono in ogni modo risoluto
| di tórla per mia donna e di sposarla:
che altro non truovo, al fine, in questo mondo
che contentarsi; e so che può di lei
contentarsi ciascuno.
Calonide Io t’avea dato,
figliuol, tempo tre giorni, che potessi
pensarvi bene; perché queste cose
so come vanno e questo grande amore
I non dura sempre. Ma, poi ch’in te veggio
cosi gran desiderio, non mi pare
di poterti mancar; ma ben cognosco
quanto sconvenga a te tórre una donna
si poverina.
Crisaulo Queste son parole.
Piú robba o manco, non ne faccio stima;
che le ricchezze e i ben de la fortuna,
per se istessi, non dan nobiltá.
Cerco una donna che sia ricca e nobile
di costumi e virtú; di che son certo
quant’ella è ben dotata. Ma vo’ prima