pigliar, sotto le volte, al magazzino,
la grazia di san Paulo con quel greco
ch’io bevvi l’altra sera. Artemona E, per ventura,
debbi veder tutti quegli animali,
aspiti, bisce, tarantole e serpi,
come se fossi in banco. Pilastrino Bene spesso.
M’agghiaccio, poi, e m’affreddo e mi risolvo
come la neve al foco e al vento nebbia,
s’io sto, l’inverno, che non magni sempre
e mi scaldi col vino. Artemona Siam piú d’uno. Pilastrino Io, finalmente, come fanno loro,
esco di me, divento furioso,
divento povero e cosí ridiculo.
Ed in questo ho avantaggio: ch’essi cercano,
con ogni studio, per la cosa amata
(il che il piú de le volte gli intraviene),
venir mendici; io sono stato sempre
e, s’io non era savio, sarei ancora
per l’avenire. E in tutte queste cose
sento dolcezza. E tanto piú, se sono
in quelle fiamme, in quei caldi che pare
che ’l mondo giri. E talor veggio i cieli
aperti tutti, com’un frate santo,
e gli angeli suonare. Io canto e ballo.
E poi mi par ch’io cado giú a ruina
in un rio fresco fresco che talvolta
(ti dico il ver) mi fa di contentezza
pisciarmi sotto. Artemona Questo l’ho provato
piú d’una volta anch’io; ma non vien da altro
che bere il vin senz’acqua. Pilastrino Non fa male
a chi v’è usato. Non vo’ dir de’ sogni,