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266 | i tre tiranni |
quella del laberinto. Che di questo
alcun non n’usci mai per forza o ingegno
di filo o di spaghetti.
SCENA V
Artemona, parlando con Pilastrino, mostra averli racconto l’ofnzio che ha fatto per Crisaulo e quello che ha pensato perché egli fra poco ottenga, come si vedrá. E, in questo, Pilastrino le narra tutti li accidenti del suo amore che sono circa il mangiare e il bere.
Pilastrino, Artemona.
Pilastrino Sai per sette.
Sempre ho sperato in te.
Artemona Ornai la cosa
passa per i suoi pie.
Pilastrino Saresti donna
da governare Stati. Ma vorrei,
quand’hai guarito tutti gli altri amori,
che dessi ancor qualche rimedio al mio
a cui fei don di me fin ne le fasce;
ed è quel che mi strugge e fa beato
solo a pensarvi.
Artemona Fa’ ch’io sappia il tutto
e lascia fare a me.
Pilastrino È un gran signore:
ch’altro che di pensier la vita nostra
nutrisce; ed a sua posta la dilegua,
mal grado nostro.
Artemona Seguita, ch’io t’ho...
Pilastrino Non è ’l mio, come il loro, una fraschetta
che non vede e non ode e porta l’ali
per fuggirli di man, quando gli ha dato
qualche percossa; né porta saette
o dardi da impiagar; né a’ suoi suggetti