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256 | i tre tiranni |
Dch! Lasciami spogliar; to’ questi panni;
non li vo’ piú. Son diventato un altro.
Voglio volar. Lasciami questo braccio,
che mi vo’ gittar giú da quella torre.
Odi, fratello. Dch! Va’ di’ a mia madre
che or ora sono stato assassinato
e che, s’io campo...
Compagni Si, camperai bene.
Non ti pigliar pensieri. Entriamo in casa.
Poi che è cosi, facciam che si confessi
anzi che venga a peggio.
SCENA II
Avendo sentito Pilastrino romore ne la strada, che erano i compagni di Filocrate che lo portavano a forza a casa, esce in camiscia fuori e fugge: dubbitando che non sia Listagiro preso da la giustizia.
Pilastrino
Cacasangue!
So che ho auto una vecchia paura!
Parti che l’abbian preso? Addio, Listagiro.
Sempre con gli scredenti si guadagna.
Ha racconto la burla a mille frasche
che l’avran poi tradito. Io vo’ fuggire.
L’ho detto sempre ch’è stato uno scherzo
che merita la forca; e che noi dica.
Non ci vo’ piú pensare. Oh poverino!
ch’era si destro! Io so che son saltato
del letto senza mettermi il farsetto.
S’io aspettava, mi ci avrebben còlto.
Ma non sentii si presto quel romore
ch’io me l’addovinai. Or che son fuora
non dubbito di nulla. Voglio andare
a casa di Crisaulo e, come è giorno,