ma in destro modo. E vo’ veder s’io posso
farlo suonar di qualche bolognino
per riavermi di quella paura
che m’ha fatto colei. E, se non sono
al cane adesso, non ne vo’ quattrino;
che mi farebbe far senza disagio
mille miei faccenduzze. Ecco Fronesia.
Non par quasi turbata punto in vista.
Debbe averla istimata forse aneti ’ella,
com’ho fatto io. E dove, cosí in furia?
Come andò poi la cosa? Fronesia Eh! manco male.
Ha fatto pace meco. Artemona Lo sapeva;
che non fu mai tempesta che durasse.
Io t’arei da insegnar come hai da fare
che questo toro ti divenga agnello,
se potessi fermarti. Fronesia Non è tempo,
ch ’è troppo tardi. Ci vedrem dimane.
Non voglio piú cercarlo, poi che ho inteso
ch ’è fuori in villa e non si sa pur dove.
Onde avrò luogo di fare un bel tratto
in favor di Crisaulo e far mio sforzo
di cavameli al tutto de la mente:
che, infin che sta cosi, non è possibile
che pensi ad altro; che noi donne sempre
pigliamo il peggio. E, se fia suo marito,
sendo pover di robba e di parenti,
faranno amendui insieme i stentolini
ed a me sará forza procacciare
altronde il pan. Ma se, per opra mia,
venisse in mano di Crisaulo ricco,
so che gran doni non mi mancherebbono.
E, se piacesse a Dio che la sposasse,
sarebbe ella felice ed io, contenta,