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214 | i tre tiranni |
SCENA II
Lucia si lamenta di Filocrate e manda la fante a cercarlo.
Lucia, Fronesia.
Lucia Aimè, caro Filocrate!
Son pur passati giá tre giorni interi
| e non ti veggio. Ove son le promesse
che cosí caldamente, tante volte,
a mia madre ed a me festi di tórmi
e sempre amarmi? Di quante lusinghe,
quante false parole e quanti inganni
son sempre pieni, omini senza fede!
Quante son quelle che nel fin rimangono
da voi ingannate! Ahi quante crude morti!
quante passion portiam per creder troppo!
Non posso desiar di te vendetta;
né, potendo, vorria: perché piú quella
sopra di me verria che a te medesmo,
quando la ti venisse. Sol ti prego
che vogli aver di si dogliosa vita
qualche pietade.
Fronesia Io te l’ho detto sempre
che non bisogna fare in lor disegno
mai di fermezza; che son fatti appunto
come le foglie e, con modi e parole
e, come dicon, con lor servitú,
trattengon tutte. E, s’avesser con mille
commoditá, tutte gli son padrone;
tutte li fan morir. Poi, vedi, al fine,
i portamenti lor mostran l’amore
e il lor poco cervello.
Lucia Orsú, Fronesia!
Voglio che vadi a dimandar di lui