questa mia miser’alma? e quando avranno
mai fin tante passioni? e le cocenti
fiamme fian spente? e quando fia mai vinta
da pietá cosí dura altera mente?
o di me sazia quella cruda voglia?
Certo, non mai; che la mia sorte è tale
ch’io sempre peni. Ma lascia, che, in breve,
forse questa mia man ti fará lieta
di tanto desiderio e fia disciolta
l’alma d’está prigion. Fileno Fornisce, un tratto.
Che cosa è questa, tanto lamentarsi
e rinnegar la fé? che tanti stinchi?
tante prigion? Chi ti sentisse, certo,
giudicherebbe ch’aspettassi or ora
acerba morte. Hai pur questo tuo pecco,
come le donne, di voler morire
d’ogni picciola cosa e avere in cima,
come lo sputo, il pianto. Se non fosse
ch’io troppo t’amo e del tuo mal m’incresce,
in fine al cuore avrei or con fatica
ritenuto le risa. È pur vergogna
tanta viltá. Crisaulo Dico che n’ho per sette
de’ buon consigli. Ma questo non basta:
che bisogna pazienza; di che i santi
mancan talora. Fileno Eh! va’: l’hai per costume
questo voler morire. E poi per chi?
Una fraschetta, che, chi la strizzasse
tutta, non n’usciria tanto di buono
che te n’ungessi un’unghia.