Crisaulo Non vo’ sapere altro.
Guarda pur di non far qualche trabalzo
che te n’abbi a pentir. Di poi quel giorno,
non mi sai dir niente di colei?
Tu sei pur negligente! Pilastrino Ora non posso
dirt’altro, e’ ho da fare in fine a sera.
Ma vo’ che sappi la piú bella berta
ch’io tramo adesso. Crisaulo Non lo vo’ sapere.
Attende ad altro, e forse ti fia ’l meglio.
Ier la vidi duo volte a la fenestra.
Felice giorno! Pilastrino Ed io piú di sei volte
la vidi, dopo bere; e l’abbracciai.
Chi è piú felice? Crisaulo Aimè! Vita infelice,
quando fia ’l di che fuor di tanti affanni
ti scorga Arnojj che giá condotta a tale
t’ha in poco tempo ch’altro ornai non resta
in tuo conforto che la morte istessa
o di lei la speranza? Pilastrino .Oh! co! T’ho inteso.
Addio; fa’ pur da te. Questi incomincia,
pur come suole, a noverar le stelle
e gli animali e le donne e le piante;
i sassi e i monti e l’acque e ’l cielo e l’aere
dimanderá crudeli; e la fortuna
e la sua sorte iniqua e ingiuriosa;
troverá tutti i santi, al fine, in fraude;
e vorrá far vendetta.To voglio andare
a comprar, prima, e, poi, in qualche taverna,
fin che giunga la sera, anch’io a gridare
con le mezzette. Crisaulo Aimè! Dolce mia luce,
quando mai resterai di tòrti in gioco
Commedie del Cinquecento - i. 13