Mi deliberai di rompere quanti fiaschetti di liscio e quante ampolle io trovava: e, stendendo la mano cosí nel sonno, credendq_pigliare un fiaschetto, presi un orinale, pien d’altro che d’aqua d’angioli, per trarlo nel muro; e a punto lo batteva nel capo a ser Giuliano che m’era a canto per svegliarmi; e vi so dire che io l’arei profumato di buona sorte, se a punto in su quello egli non mi avessi svegliato, per impormi vi dicessi quello che si vergogna a dir lui. E questo è che certi sua amici gli avevan promesso di aver in ordine per questa sera una bella commedia; e lui, fidandosi di loro, non si è curato vederla o udirla, credendo che la commedia fussi, se non buona in tutta perfezione, almeno ragionevole: ma stamane, ch’egli l’ha udita provare, conosce che invero la non è degna di voi, e gli duole in sino al cuore che voi siate qui, parendoli d’avervi fatto perdere l’aconciatura. Onde vi prega vi degnate averlo per iscusato, promettendovi che, la prima volta tornerete in casa sua, vi fará sentire una commedia d’un’altra sorte e piú bella e sanza comparazione piú piacevole. Ma mi pare vedere che gli ará una bazza, perché questi gentiluomini sono tanto intenti a contemprare le bellezze di voi altre donne che poco o niente della commedia si cureranno. Di grazia, nobilissime donne, se pensate di far cosa grata a lui e a chi l’ha a recitare, mostratevi loro piú del solito favorevoli e benigne, acciò che la commedia quel manco gí’infastidisca. Che dite? faretelo? Non bisogna storcere il viso: chi di voi non vuol far questo, o li paressi stare a disagio, se ne può ire a suo’ posta, che l’uscio è aperto. Fate largo, lá! E chi resterá udirá la commedia che costoro hanno ordinato di fare, quale ella si sia, che forse vi fará ridere per la sua goffezza. Poco stará non so chi di loro a uscir fuora; e voi, donne, di grazia, spalancate bene il buco de l’urecchio vostro a ciò non ne perdiate una gocciola.