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atto primo 127


Malfatto. Basta: tant’è. E voi dove séte stato, patrone?

Prudenzio. Fui al bibliotecario e al loco gerente del Mo narca, idest Governatore, ch’è nostro alumno.

Malfatto. Sono uomini questi che dite o sono bestie?

Prudenzio. Sei bestia insolentissima tu, bubone!

Malfatto. Che ne so io? Me par che voi non parlate come li altri, però.

Prudenzio. Che altri? che altri? che tutti li altri insiemi non sanno la decima parte de quello che sanno le mie crepide. Ma dimmi: andasti tu dietro a coloro?

Malfatto. A chi coloro?

Prudenzio. Com’a chi? A quelli ch’io te dissi.

Malfatto. Non me avete ditto niente, ch’io me ricordi.

Prudenzio. Come! Non te dissi che tu andassi dietro a quelli che ti avevano dati quelli nummi?

Malfatto. Io non so che vi vogliate dire.

Prudenzio. Ah furcifer! demente! stolido!

Malfatto. Aspettate, che me cci voglio un po’ pensare.

Prudenzio. Videbis che tu te serai posto a ludere in qualche fòro o in qualche latere con le alee; ed io, cerciorandomene, te scoriarò vapulandote con la scutica, che me delibero che tu non ludi se non col troco.

Malfatto. Patrone, voi séte errato, ch’io non me nne ricordo.

Prudenzio. Die parumper: non te aricordi tu?

Malfatto. Ben sapete che misser si.

Prudenzio. Cur non desinis? perché non me lassi parlare?

Malfatto. Perché io so quello che volete dire, però.

Prudenzio. Che non lo dici, adunque?

Malfatto. Che volete che dica?

Prudenzio. Se sei andato dereto a coloro.

Malfatto. A chi coloro? a quali? Fate che ve intenda.

Prudenzio. Guarda viro impudente, latibulo di spurcizia! Dime un poco: chi te dette quelli quatrini?

Malfatto. Quello che ve disse poltrone.

Prudenzio. Andastegli tu dietro?