Otto mesi nel Gran Ciacco/Avvertimento al lettore

Avvertimento al lettore

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Otto mesi nel Gran Ciacco Parte prima

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AVVERTIMENTO AL LETTORE



NN
on presento un lavoro nè letterario, nè scientifico. È una narrazione alla buona di ciò che ho visto, o che mi è parso vedere, e di alcune impressioni che ho provato. E anche se avessi saputo, non avrei infiorato il discorso per non togliergli fede, la quale suole essere così scarsa nel Pubblico verso chi scrive di viaggi.

Una porzione di quello che è esposto in questo libro, vide la luce in due giornali italiani, che si stampano tuttora in Buenos Ayres, cioè: nell’Operaio Italiano prima, e poi nella Patria. Il resto, che è compreso quasi tutto nella Seconda Parte, è inedito, Questo renderà persuaso il lettore che il lavoro è stato fatto a sbalzi, e gli farà comprendere anche il perchè nella Prima e nella Terza Parte mi diriga spesso col voi a chi legge.

Non è per iscusare i moltissimi difetti del libro, se aggiungo che ogni pagina, si può dire, è stata buttata giù [p. 12 modifica]a strappi e a bocconi nei pochissimi ritagli di tempo che a intervalli mi concedeva l’esercizio professionale, quasi sempre in campagna, dove, in tutto il mondo, non abbondano le comodità per scrivere; sicchè il meno a cui potevo pensare era di usar la mia poco forbita lima. E ben lo sa un mio carissimo amico, che tanto gentilmente e, dirò, coraggiosamente sì è offerto, ciò nonostante, a curare la pubblicazione in Firenze del mio manoscritto. Nel darmi così una prova di fiducia e di benevolenza, mi ha lusingato grandemente, e mi ha fatto sperare indulgenza anche dal Lettore, presso il quale mi parrà di aver guadagnato dimolto, se apparirò osservatore attento e narratore fedele.

D’altra parte chi legge tenga presente la vastità del teatro e la sua novità. Dico novità, perchè gli stessi viaggiatori e scrittori di viaggi dei non pochi ultimi anni in questa parte del Sud-America, si sono finora occupati quasi esclusivamente dei territori australi della Repubblica Argentina. Si sono occupati, cioè, della porzione di Pampa sino a poco fa in mano degli Indiani, e della Patagonia, che lo è tuttora e che se la disputano l’Argentina e il Chilì, essendo ciò appunto la causa delle molteplici esplorazioni ultimamente tentate. Dall’altro lato poi pochissimi si sono occupati, e poco, del Gran Ciacco, che è il territorio settentrionale della stessa Repubblica, di immensa estensione, la maggior parte ancora in possesso degli Indiani in- dipendenti e selvaggi, e che io ho attraversato da un estremo all’altro per incarico dell’Uffizio del Genio Civile della Repubblica Argentina. [p. 13 modifica]

Benchè nel corso del libro lo ponga in rilievo, mi preme nondimeno fin d’ora ricordare che non si giudichi la Repubblica Argentina da ciò che è il Ciacco. Si pensi perciò che in questo paese, grande 13 volte l’Italia e con 1/13 di popolazione, vi sono gli estremi i più opposti; da città littoranee opulente come Buenos Ayres, in cui si gode una vita molto più grandiosa che nella maggior parte delle capitali italiane, alle Estancias e ai Ranchos sulla linea di frontiera coi selvaggi e alle Tolderie indiane. Ma di ciò in altro libro, se i Lettori e i Fati mi saranno benigni.

Voglio poi confessare, perchè peccato confessato è mezzo perdonato, che alcune, forse molte, considerazioni sui costumi degli Indiani, nella Parte Prima, potevo risparmiarle a chi legge, perchè chi compra un libro di viaggi, ha diritto a pretendere di non essere catechizzato. Ma allora, avrei dovuto rifare quasi tutta questa parte del lavoro, scritta già pei giornali: e, chi me ne dava il tempo? Il compratore le paghi in isconto delle sua peccata, e le legga per conoscere alcune delle opinioni, proprie dei tempi che corrono, del suo gratissimo

Buenos Ayres, marzo 1880.

Giovanni Pelleschi