Otello (Boito)/Atto terzo/Scena seconda
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Arrigo Boito - Otello (1887)
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Otello, Desdemona
- DESDEMONA
- dalla porta di sinistra, ancora presso alla soglia
- Dio ti giocondi, o sposo dell’alma mia sovrano.
- OTELLO
- andando incontro a Desdemona
- Grazie, madonna, datemi la vostra eburnea mano.
- le prende la mano
- Caldo mador ne irrora la morbida beltà.
- DESDEMONA
- Essa ancor l’orme ignora del duolo e dell’età.
- OTELLO
- con eleganza
- Eppur qui annida il demone gentil del mal consiglio,
- che il vago avorio allumina del piccioletto artiglio.
- Mollemente alla prece s’atteggiae al pio fervore.
- DESDEMONA
- Eppur con questa mano io v’ho donato il core…
- Ma riparlar vi debbo di Cassio.
- OTELLO
- Ancor l’ambascia
- del mio morbo m’assale; tu la fronte mi fascia.
- DESDEMONA
- sciogliendo un fazzoletto
- A te.
- OTELLO
- No; il fazzoletto voglio ch’io ti donai.
- DESDEMONA
- Non l’ho meco.
- OTELLO
- Desdemona, guai se lo perdi! guai!
- Una possente maga ne ordia lo stame arcano.
- Ivi è riposta l’alta malia d’un talismano.
- Bada! smarrirlo, oppur donarlo, è ria sventura!
- DESDEMONA
- Il vero parli?
- OTELLO
- Il vero parlo.
- DESDEMONA
- Mi fai paura!
- OTELLO
- Che? l’hai perduto forse?
- DESDEMONA
- No.
- OTELLO
- Lo cerca.
- DESDEMONA
- Fra poco… lo cercherò…
- OTELLO
- No, tosto!
- DESDEMONA
- con eleganza
- Tu di me ti fai gioco.
- Storni cosi l’inchiesta di Cassio;
- astuzia è questa del tuo pensier.
- OTELLO
- Pel cielo! l’anima mia si desta!
- Il fazzoletto…
- DESDEMONA
- È Cassio l’amico tuo diletto.
- OTELLO
- più marcato
- Il fazzoletto!
- DESDEMONA
- A Cassio, a Cassio perdona...
- OTELLO
- terribile
- Il fazzoletto!
- DESDEMONA
- Gran Dio! nella tua voce v’è un grido di minaccia!
- OTELLO
- Alza quegli occhi!
- DESDEMONA
- Atroce idea!
- OTELLO
- prendendola a forza sotto il mento e per le spalle e obbligandola a guardarlo
- Guardami in faccia! Dimmi chi sei!
- DESDEMONA
- La sposa fedel d’Otello.
- OTELLO
- Giura!
- Giura e ti danna...
- DESDEMONA
- Otello fedel mi crede.
- OTELLO
- Impura ti credo.
- DESDEMONA
- Iddio m’aiuta!
- OTELLO
- Corri alla tua condanna,
- dì che sei casta.
- DESDEMONA
- fissandolo
- Casta … Io son …
- OTELLO
- Giura e ti danna!
- DESDEMONA
- Esterrefatta fisso lo sguardo tuo tremendo,
- in te parla una Furia, la sento e non l’intendo.
- Mi guarda! il volto e l’anima ti svelo; il core infranto
- mi scruta…io prego il cielo per te con questo pianto,
- per te con queste stille cocenti aspergo il suol.
- Guarda le prime lagrime, che da me spreme il duol.
- OTELLO
- S’or ti scorge il tuo demone, un angelo ti crede
- e non t’afferra.
- DESDEMONA
- con energia
- Vede l’Eterno la mia fede!
- OTELLO
- No! la vede l’inferno.
- DESDEMONA
- La tua giustizia impetro, sposo mio!
- OTELLO
- Ah! Desdemona! Indietro! indietro! indietro!
- DESDEMONA
- Tu pur piangi?…e gemendo freni del cor lo schianto!
- E son io l’innocente cagion di tanto pianto!
- Qual è il mio fallo?
- OTELLO
- E il chiedi?…Il più nero delitto
- sovra il candido giglio della tua fronte è scritto.
- DESDEMONA
- Ahimé!
- OTELLO
- Che? non sei forse una vil cortigiana?
- DESDEMONA
- Ciel! No…no…pel battesmo della fede cristiana!
- OTELLO
- Che?
- DESDEMONA
- Ah!…non son ciò che esprime quella parola orrenda.
Otello mutando d’un tratto l’ira nella più terribile calma dell’ironia, prende Desdemona per mano e la conduce alla porta d’onde entrò
- OTELLO
- Datemi ancor l’eburnea mano, vo’ fare ammenda.
- marcato, a voce spiegata
- Vi credea
- a voce bassa parlando
- (perdonate se il mio pensiero è fello)
- a voce spiegata
- quella vil cortigana
- cupo e terribile
- che è la sposa d’Otello.
Otello sforza con un’inflessione del braccio, ma senza scomporsi, Desdemona ad escire. Poi ritorna verso il contro della scena nel massimo grado dell’abbattimento.