Otello (Boito)/Atto terzo/Scena seconda

Atto terzo

Scena seconda

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Otello, Desdemona

DESDEMONA
dalla porta di sinistra, ancora presso alla soglia
Dio ti giocondi, o sposo dell’alma mia sovrano.
OTELLO
andando incontro a Desdemona
Grazie, madonna, datemi la vostra eburnea mano.
le prende la mano
Caldo mador ne irrora la morbida beltà.
DESDEMONA
Essa ancor l’orme ignora del duolo e dell’età.
OTELLO
con eleganza
Eppur qui annida il demone gentil del mal consiglio,
che il vago avorio allumina del piccioletto artiglio.
Mollemente alla prece s’atteggiae al pio fervore.
DESDEMONA
Eppur con questa mano io v’ho donato il core…
Ma riparlar vi debbo di Cassio.
OTELLO
Ancor l’ambascia
del mio morbo m’assale; tu la fronte mi fascia.
DESDEMONA
sciogliendo un fazzoletto
A te.
OTELLO
No; il fazzoletto voglio ch’io ti donai.
DESDEMONA
Non l’ho meco.
OTELLO
Desdemona, guai se lo perdi! guai!
Una possente maga ne ordia lo stame arcano.
Ivi è riposta l’alta malia d’un talismano.
Bada! smarrirlo, oppur donarlo, è ria sventura!
DESDEMONA
Il vero parli?
OTELLO
Il vero parlo.
DESDEMONA
Mi fai paura!
OTELLO
Che? l’hai perduto forse?
DESDEMONA
No.
OTELLO
Lo cerca.
DESDEMONA
Fra poco… lo cercherò…
OTELLO
No, tosto!
DESDEMONA
con eleganza
Tu di me ti fai gioco.
Storni cosi l’inchiesta di Cassio;
astuzia è questa del tuo pensier.
OTELLO
Pel cielo! l’anima mia si desta!
Il fazzoletto…
DESDEMONA
È Cassio l’amico tuo diletto.
OTELLO
più marcato
Il fazzoletto!
DESDEMONA
A Cassio, a Cassio perdona...
OTELLO
terribile
Il fazzoletto!
DESDEMONA
Gran Dio! nella tua voce v’è un grido di minaccia!
OTELLO
Alza quegli occhi!
DESDEMONA
Atroce idea!
OTELLO
prendendola a forza sotto il mento e per le spalle e obbligandola a guardarlo
Guardami in faccia! Dimmi chi sei!
DESDEMONA
La sposa fedel d’Otello.
OTELLO
Giura!
Giura e ti danna...
DESDEMONA
Otello fedel mi crede.
OTELLO
Impura ti credo.
DESDEMONA
Iddio m’aiuta!
OTELLO
Corri alla tua condanna,
dì che sei casta.
DESDEMONA
fissandolo
Casta … Io son …
OTELLO
Giura e ti danna!
DESDEMONA
Esterrefatta fisso lo sguardo tuo tremendo,
in te parla una Furia, la sento e non l’intendo.
Mi guarda! il volto e l’anima ti svelo; il core infranto
mi scruta…io prego il cielo per te con questo pianto,
per te con queste stille cocenti aspergo il suol.
Guarda le prime lagrime, che da me spreme il duol.
OTELLO
S’or ti scorge il tuo demone, un angelo ti crede
e non t’afferra.
DESDEMONA
con energia
Vede l’Eterno la mia fede!
OTELLO
No! la vede l’inferno.
DESDEMONA
La tua giustizia impetro, sposo mio!
OTELLO
Ah! Desdemona! Indietro! indietro! indietro!
DESDEMONA
Tu pur piangi?…e gemendo freni del cor lo schianto!
E son io l’innocente cagion di tanto pianto!
Qual è il mio fallo?
OTELLO
E il chiedi?…Il più nero delitto
sovra il candido giglio della tua fronte è scritto.
DESDEMONA
Ahimé!
OTELLO
Che? non sei forse una vil cortigiana?
DESDEMONA
Ciel! No…no…pel battesmo della fede cristiana!
OTELLO
Che?
DESDEMONA
Ah!…non son ciò che esprime quella parola orrenda.

Otello mutando d’un tratto l’ira nella più terribile calma dell’ironia, prende Desdemona per mano e la conduce alla porta d’onde entrò

OTELLO
Datemi ancor l’eburnea mano, vo’ fare ammenda.
marcato, a voce spiegata
Vi credea
a voce bassa parlando
(perdonate se il mio pensiero è fello)
a voce spiegata
quella vil cortigana
cupo e terribile
che è la sposa d’Otello.

Otello sforza con un’inflessione del braccio, ma senza scomporsi, Desdemona ad escire. Poi ritorna verso il contro della scena nel massimo grado dell’abbattimento.