Opere minori (Ariosto)/Poesie latine/Liber tertius/Carmen XI

Questo testo è stato riletto e controllato.

Ludovico Ariosto - Opere minori (1857)

Carmen XI

Informazioni sulla fonte del testo

◄

Liber tertius - Carmen X

Liber tertius - Carmen XII

►

[p. 363 modifica]

XI.

COSMICI.¹

Hospes, siste parumper, hocque munus
     Habe, et parva brevis moræ repende
     Damna, quod patris elegantiarum,
     Romanæ patris eruditionis,
     Vides Cosmici, Apolline, et sororum
     Urnam Pieridum choro frequentem.
     Sed munus tenue est, sed est pusillum,
     Præ quod vate frui, manente vitâ,
     Tam comi et lepido tibi fuisset.
     Rursus nec tenue est nec est pusillum,
     Cui non contigerit manente vitâ
     Tam comi et lepido frui, videre
     Saltem Cosmici Apolline et sororum
     Umam Pieridum choro frequentem.

Note

↑ Niccolò Lelio Cosmico da Padova, che scrisse latine poesie ed anche italiane, le prime delle quali non si sa se mai fossero pubblicate. Ebbe vivendo gran fama, e fu a’ servigi di Federico Gonzaga marchese di Mantova. Il poeta nostro punge costui nella Satira VII (v. 61), al proposito de’ letterati che per vezzo ambizioso solean mutarsi il nome battesimale: e profondamente il ferisce in que’ versi del primo fra i sonetti satirici, «Da Cosmico imparasti ec.»

[1] Niccolò Lelio Cosmico da Padova, che scrisse latine poesie ed anche italiane, le prime delle quali non si sa se mai fossero pubblicate. Ebbe vivendo gran fama, e fu a’ servigi di Federico Gonzaga marchese di Mantova. Il poeta nostro punge costui nella Satira VII (v. 61), al proposito de’ letterati che per vezzo ambizioso solean mutarsi il nome battesimale: e profondamente il ferisce in que’ versi del primo fra i sonetti satirici, «Da Cosmico imparasti ec.»

1