Opere minori (Ariosto)/Poesie latine/Liber secundus/Carmen XVI

Carmen XVI

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XVI.

DE TRIVULTIA.1


Quod genere, et censu præstes Trivultia multis,
     Est decus; at decus id pluribus esse vides.
Quod prior innumeris tua sit, nullique secunda
     Forma, tamen non est unica, rara licet.
Quod sis casta, etsi non est te castior ulla,
     Tecum alia atque alia est casta puella tamen.
Quod docta atque sciens Musarum es sola; sed olim
     Deiphobe et fidicen Lesbia talis erat.
Quod generosa eadem, dives, formosa, pudica
     Doctaque sis, nulla est par tibi, nulla fuit.


Note

  1. Non sappiamo se ad una stessa o a due diverse persone fossero diretti questo ed il seguente epigramma; il primo de’ quali torna a mêra lode del titolario, il secondo a biasimo non lieve. Forse una stessa donna potè, meglio considerata, parergli diversa in tempi diversi: ma fra le molte che portarono allora, o per nascita o per matrimonio, il cognome dei Trivulzi, non è oggi facile il discerner quella che l’Ariosto poneva a segno de’ suoi strali poetici. Di una Paola Gonzaga Trivulzio si è parlato nella n. 3 della pag. 324; e viveva a que’ giorni e in vicinanza di Ferrara una Francesca Trivulzio, figlia di Gian Giacomo, moglie di Lodovico Pico, e madre a quel Galeotto, che uccise crudelmente lo sventurato e dotto suo zio, Gianfrancesco della Mirandola.