Opere italiane (Folengo)/Nota/IV. e V. Palermitana e Atto della Pinta
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IV e V
PALERMITANA E ATTO DELLA PINTA.
La nostra edizione della Palermitana e della Pinta riproduce la stampa fattane per la prima volta, distintamente (giacché i bibliografi contemporanei spesso le confusero o le identificarono), da Gioacchino Di Marzo, in Bibliot. star, e lett. d. Sic., xxn (1876), 1-256, con alcune necessarie correzioni, in séguito a una nuova ispezione dei codici palermitani e cavensi, che conservano i due scritti. Dei quali il secondo è particolarmente importante, perché è la prima rappresentazione sacra che ebbe luogo in Sicilia (cfr. il mio articolo Nuove ricerche sulla «Pinta» del Folengo , in Rassegna pugliese , xii, fase. 2 0 ).
Anche qui abbiam fatte le solite correzioni di grafia e di punteggiatura, di cui non mette conto parlare minutamente. Qualche parola invece occorre intorno ai due passi ebraici citati nella Pinta (in questo voi. pp. 239, 241). Il testo folenghiano, o, meglio, i codd. attribuiscono a Michea queste parole: «Veacta Bectelem Efrata nsair leheiat healfe seuda mime chali setse massel be israel vmostran tnichedem tnimeolam»; e a So fonia : «Escir Jeova mispalaie pimia oievech Israel Jeova bechir bel/10 loliriragot baiamau scamer lirula len attirai Sion alhirpu Jadahu Jeova elonich beelirech ghibor». Non volemmo riprodurle tal quali, senza aver sentito il parere di qualche valente ebraista. Mandammo quindi le bozze al chiarissimo prof. Scerbo, dell’Istituto superiore di Firenze, pregandolo d’illuminarci. Ed egli, con quella cortesia che lo distingue e della quale lo ringraziamo vivamente, ci scrisse:
i°) che il testo biblico masoterico è per Michea (cap. V, 1 ; nella vulgata e nella traduz. del Diodati, v. 2): «we atta Bethlehem Ephratha tsair lihjoth be alphe Jehuda mimmekha li jetse lihjoth moshel be Israel umotsa othaw miqqedem mime olam»; e per Sofonia (cap. III, 15, 16, 17) «he sir Jehowa mishpataikh pinna ojebhekh melekh Israel Iehowa be qirbekh lo lirei ra od [v. 15]. bajjom hahu je amer lirushalajim al tirai Tsijjon al jirpu jadaikh [v. 16]. Jehowa elohaikh be qirbekh gibbor [principio del v. 17J» ;
2°) che conseguentemente il testo dei codd. era pieno zeppo di spropositi, alcuni dei quali devono imputarsi certamente al Folengo stesso;
3°) che egli, per altro, ci consigliava, non giá di sostituire puramente e semplicemente al testo dei codd. quello genuino, ma di rabberciare quanto meglio si poteva l’uno col sussidio dell’altro. Ed egli stesso, aggiungendo cortesia a cortesia, ci forniva il rabberciamento, che abbiam dato sopra nel testo.