Opere italiane (Folengo)/Nota/II. Caos del Triperuno

Nota - II. Caos del Triperuno

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II

CAOS DEL TR 1 PERUNO

Se ne conoscono tre sole edizioni :

i° C/taos del Trip erano, e in fine: Stampata in Vinegia per Giovanili An- | Ionio e fratelli da Sabio ad in- | stantia de Nicolò Garanta, adí | Primo Zener MDXXVII. — 124 cc. n. n.

2° Chaos del Triperuno, e in fine: in Vinegia per Giovanni Antonio e Pie- | Irò fratelli de Nicolini da Sabio. MDXLVII. — 1x2 cc. n. n.

Un rinnovato confronto tra queste due edizioni, le sole pubblicate vivente l’autore, conferma in generale il giudizio datone dal Portioli, op. cit., III, p. xxxvn. La sola variante apprezzabile è il trovarsi compiuto, nella 2 S edizione, il sonetto della selva 2* «Europa mia, quando fia mai che l’una», che nella i a edizione è parecchio e intenzionalmente lacunoso (cfr. 1, 307 della nostra ediz.).

3° id. id., nel terzo volume delle Opere di T. F. , a cura di Attilio Portioli, Mantova, Mondovi, 1889. — Quanto abbiamo detto circa P Orlandino edito dal Portioli vale, e ancora piú, per la ristampa del Caos da lui curata. Gli errori tipografici, di trascrizione, di interpunzione, di metrica e le lacune sono tali e tanti, che non è possibile darne qui un elenco neppure approssimativo: il lettore, se ne avrá voglia, potrá procedere al confronto fra il testo del Portioli e il nostro, e di quanto asseriamo non tarderá a convincersi sin dalle prime pagine.

Semplicissimo è stato il criterio da noi seguito nella presente edizione critica: sottoporre a un accurato raffronto le due stampe cinquecentesche, correggendo gli evidenti errori di stampa e rinnovando la punteggiatura. Ne è risultato un testo sempre comprensibile, per quanto qua e lá contorto (il qual carattere, del resto, conveniva al significato allegorico dell’opera), e indubbiamente piú snello e, talvolta, anche vivace. Abbiamo creduto opportuno riprodurre le postille latine, che si leggono nei margini di pochissimi esemplari dell’ediz. 1527, sia per la loro importanza come fonti letterarie o dottrinali di taluni pensieri del F., sia [p. 269 modifica]

per le allusioni storico-biografiche che contengono: la loro autenticitá è sicura, perché le ricorda lo stesso Folengo (1, 303 nostra ediz.): «io bene di cotesto tuo ravviluppato Caos mi sono maravigliato, lo quale potrebbe agli uomini dotti forse piacere : ma non lo credo, e spezialmente per cagione di quelle tue postille latine suso per le margini del libro sparse».

Circa le questioni biografiche ed ermeneutiche che si accentrano intorno al Caos , mi limiterò ad osservare che, per me (cfr. Giornale storico d. lett. ita/., xxiv, 23 sgg.; Sul Caos del Tripernno, Palermo, 1896; Scampoli folenghiani cit., passim ; Giorn. s/or. cit., xxxv, 371-40»), quest’opera ha il fine precipuo di preparare, dal punto di vista monastico, il ritorno del F. in convento (al qual fine piú direttamente, anzi esclusivamente, è ispirato il poema V Umanitá)-, laddove, pel Luzio (Giorn. slor., xm e xiv; Studi folenghiani, pp. 107-110, 152-156, ecc.), è dichiarazione di guerra alle superstizioni monastiche in nome del «puro evangelio». Forse, tenendo presenti le singolari contradizioni e dubbiezze proprie della psicologia del F., ben lumeggiate in un breve ma rilevantissimo articolo di E. G. Parodi ( Marzocco , 21 maggio 1911), è piú nel vero Enrico Proto ( Rassegna crii. d. lett. it., iv, 29), quando asserisce del Caos: «Non è forse la preparazione esplicita del convento; ma è una confessione e una giustificazione, che ne lo faccia degno moralmente».

Circa la struttura e la tecnica dell’allegoria, è sempre utile il confronto giá fatto dal Flamini tra il Caos e lo Zodiacus vitae di Marcello Palingenio Stellato (in Spigolature d’erudizione e di critica, Pisa, 1895, pp. 153-161).