Opere di Raimondo Montecuccoli/Considerazione II

Considerazione Seconda

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ConsiderazioneI ConsiderazioneIII


De’ catafratti

I. Quest’armatura è magnificata da’ poeti1, benchè gli storici greci e romani ne parlino come di barbara merce. Da un luogo d’Arriano pare che s’incominciasse a coprire di squamme ferree i soli cavalli delle carra falcate2. Certo è che la cavalleria catafratta venne in Europa dall’Asia3, e che non fu adottata, quando le armi romane prevalevano, se non nel settentrione. A’ giorni d’Ammiano4 e di Nazarieno5 pareano formidabili que’ Sarmati catafratti che a’ tempi di Traiano non resistevano alle legioni: Mirum dictu, ut sit omnis sarmatarum virtus velut extra ipsos; nihil ad pedestrem pugnam tam ignavum; ubi per turmas advenere, vix ulla acies obstiterit. Sed tum humido die et soluto gelu neque conti neque gladii, quos praelongos utraque manu regunt, usui, lapsantibus equis et cataphractarum pondere. Id principibus et nobilissimo cuique tegmen, ferreis laminis aut praedaro corio consertum, ut adversus ictus impenetrabile, ita impetu hostium provolutis inhabile ad resurgendum 6. Nel medio evo per la barbarie in che declinò l’arte della guerra e per l’uso de’ duelli quest’armatura divenne frequente, e vediamo ne’ castelli feudali assai simulacri di cavalieri e di cavalli vestiti di ferro.

Carica di catafratti bizantini, Cronaca di Giovanni Skylitzes, Codex Graecus Matritensis, Biblioteca Nacional de España, Madrid.

II. Risorgendo l’arte, le armi della cavalleria grave si ridussero come sono descritte dal Montecuccoli. E dal Montecuccoli in qua, prevalendo le artiglierie, le grandi masse d’eserciti e il sistema di moltiplicare le masse per la velocità, le armi difensive si andarono disusando. Oggi appena rimane a’ corazzieri, cavalleria più d’ogni altra grave nell’odierna milizia, il busto di ferro e la celata. Da che il generale Seydlitz, autore della tattica e della disciplina de’ cavaleggieri prussiani, superò con la precisione e l’agilità dei movimenti e con la rapidità delle marcie gli squadroni austriaci, i principi invece di perfezionare gli ordini delle loro armi corsero a imitare le altrui; si scemarono i reggimenti de’ corazzieri, e gli eserciti si popolarono d’ussari e di cacciatori. Quanto ingiustamente i cavaleggieri fossero sprezzati nel secolo XVII appare dall’uso che ne trasse Federigo, e dalle recenti campagne in Germania ed in Polonia; ma dalla battaglia di Marengo e dalle stesse campagne in Germania appare altresì quanto i cavalarmati e segnatamente i corazzieri abbiano cospirato all’evento delle battaglie decisive e statarie: i catafratti insomma valevano soltanto alla difesa; gli ussari e i cacciatori all’offesa; ma la cavalleria armata, in cui le ordinanze e la disciplina possono conciliare la solidità e l’agilità, varrà mirabilmente alla difesa e alla offesa.

Note

  1. Virgilio, Eneid. Lib. II, vers. 770. — Valerio Flacco, lib. VI. — Claudiano, in Rufinum, lib. II.
  2. Tattica, cap. 3.
  3. Sallustio la ascrive a’ Persiani, Fram. storici, lib. IV; — Properzio, a’ Medi, lib. III, eleg. 10, vers. 12; — Giustino, a’ Parti, XLI, cap. 2; — Plutarco, a’ Medi, in Lucullo
  4. Vedi in Ammiano la descrizione della cavalleria catafratta, lib. XVI.
  5. In panegyric. ad Constantin., cap. 22, 23, 24.
  6. Tacito, Hist., lib. I, cap. 79.