Opere (Lorenzo de' Medici)/XVI. Canti carnascialeschi/Canzona IX.
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ix
Canzona delle cicale.
Le fanciulle incominciano:
Donne, siam, come vedete,
giovanette vaghe e liete.
Noi ci andiam dando diletto,
come s’usa il carnasciale:
l’altrui bene hanno in dispetto
gl’invidiosi e le cicale;
poi si sfogon col dir male
le cicale che vedete.
Noi siam pure sventurate!
Le cicale in preda ci hanno,
che non canton sol la state,
anzi duron tutto l’anno;
a coloro che peggio fanno,
sempre dir peggio udirete.
Le cicale rispondono:
Quel ch’è la natura nostra,
donne belle, facciam noi;
ma spesso è la colpa vostra,
quando lo ridite voi;
vuolsi far le cose, e poi
saperle tener secrete.
Chi fa presto, può fuggire
il pericol del parlare.
Che vi giova un far morire,
sol per farlo assai stentare?
Se v’offende il cicalare,
fate, mentre che potete.
Le fanciulle rispondono:
Or che val nostra bellezza,
se si perde per parole?
Viva amore e gentilezza!
Muoia invidia e a chi ben duole!
Dica pur chi mal dir vuole,
noi faremo e voi direte.