Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXXI.

XXXI. [La confessione.]

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[La confessione.]


     Donne e fanciulle, io mi fo coscienza
d’ogni mio fallo, e vo’ far penitenza.
     Io mi confesso a voi primieramente
ch’io sono stato al piacer negligente,
e molte cose ho lasciato pendente:
di questo prima io mi fo coscienza.
     Io avea lungo tempo disiato
a una gentil donna aver parlato;
poi in sua presenzia fui ammutolato:
di questo ancora io mi fo coscienza.
     Giá in un altro loco mi trovai,
e un bel tratto per viltá lasciai;
e non ritornò poi quel tratto mai:
di questo ancora io mi fo coscienza.
     Ah, quante volte me ne son pentito!
Presi una volta un piú tristo partito,
ch’io pagai innanzi e poi non fui servito:
di questo ancora io mi fo coscienza.
     Io mi ricordo ancor d’altri peccati,
ché per ir drieto a parole di frati
molti dolci piaceri ho giá lasciati:
di questo ancora io mi fo coscienza.
     Dolgomi ancor ch’io non ho conosciuto
la giovinezza e ’l buon tempo ch’i’ ho avuto,
se non or, quando gli è in tutto perduto:
di questo ancora io mi fo coscienza.

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     Dico «mia colpa», ed ho molto dolore
di viltá, negligenzia e d’ogni errore;
ricordi o non ricordi, innanzi Amore
generalmente io mi fo coscienza.
     E priego tutte voi che riguardiate
che simili peccati non facciate,
acciò che vecchie non ve ne pentiate,
e invan poi ne facciate coscienza.