Odi e inni/Odi/Il sogno di Rosetta
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Odi - Il ritorno | Inni | ► |
Rosetta cuce ancora alla finestra,
cuce all’ultimo raggio
del sole, udendo conversar tra loro
con voci dolci e strane
5le rondini straniere,
sue compagne dell’albe e delle sere,
sue sole casigliane
nella casetta in capo del villaggio.
E cuce, chè su l’alba di domani
10convien ch’alla maestra
riporti il suo cucito,
perchè domani è festa;
e tira via costure e soprammani
senza levar la testa dal lavoro.
15E giù di fuori è il salutar contento
e il ristare e l’andare e venir lento
di gente che ha finito,
e il rombazzo e il garrito
da un capo all’altro della via maestra
20di bimbi su e giù per il villaggio;
dove, all’ultimo raggio,
sol essa ormai lavora
e cuce e cuce ancora alla finestra.
coro Uno... due... tre:
25Spicca un salto che tocca a te!
Lungo, o Sabato, voi siete!
Tutto il dì su quelle panche!
Vedevamo le comete,
le comete bianche bianche,
30che s’alzavano da sè...
Compitavi sopra un ramo
ce... ce... ce... canipaiola!
come noi che cantavamo
su le panche della scuola,
35ci e ce, e ci e ce.
Tutto il giorno abbiamo detto
dentro noi, ma forte forte:
Deh! facciamo un po’ a filetto!
deh! apriteci le porte,
40novì novì novè...
Ora a niente si può fare,
ch’è già tardi e il sole cade,
e la lucciola già pare
sopra i grani, per le strade...
45lucciola, lucciola, vieni a me!
Rosetta nella dolce ombra che cresce,
con quel ronzìo canoro,
di gente e di monelli,
che s’allontana, più non le riesce
50di tener gli occhi aperti e di vedere.
E pensa ed abbandona le due mani
stanche sui due ginocchi,
l’una con l’ago e l’altra col lavoro;
e pensa ad uno che da molte sere
55passa, e si ferma e canta suoi stornelli;
e non pensa al domani,
non pensa alla maestra;
e vuol godersi avanti alla finestra
aperta un sonno, un cader giù soave
60dell’anima e degli occhi,
pensando appena, fin che suoni l’Ave-
maria, quando a quei tocchi
Rosetta per costume
serra, ed accende il lume.
65ros. Cuci e cuci, si fa sera.
Poverina chi non ha!
Ma il mio cuore vede e spera.
Spera e spera... si fa sera.
Gli vuo’ bene, ma son fiera;
70gli vuo’ bene, e non lo sa.
Cuci e cuci, si fa sera.
Se son rose... è primavera;
se vuol bene, tornerà.
l’avemaria Don... Don... Don...
75ros. Ma convien che mi ricordi,
e che serri la finestra....
Suona l’Ave.... l’Or di
notte... Che me ne ricordi...
ch’egli passa e canta: Fior di...
80di giunchiglia... no, ginestra...
Ch’io la serri e mi ricordi...
passa e canta: Cuor di... Cuor di...
apri apri la finestra..
E dorme già, tranquilla.
85La falce della luna
in mezzo all’aria bruna ora sfavilla.
Ai gravi tocchi dell’Avemaria
ora è successo il doppio, un’allegria,
un tintinno, un sussurro,
90un dondolar di tutto il cielo azzurro.
Rosetta dorme... ed esce dalla chiesa
tra quel festivo scampanìo che suona
per lei che s’abbandona
sul braccio del suo sposo e suo signore,
95del gentil muratore
che sa tanti stornelli, e che l’ha presa.
Escono dalla chiesa
tra un odor di viole
gialle ed un grande abbarbagliar di sole.
100lui Come sei bella così vestita!
il filugello fila per te!
lei Chi lo sapeva, cara mia vita,
che fossi il caro figlio del re?
lui Sempre era chiusa la tua finestra...
105lei E tu passavi...
lui Dunque eri desta?
lei E tu cantavi, Fior di ginestra...
lui Sentivi?
lei Il suono d’ogni tua pesta!
lui Forse temevi...
lei Chi ama, teme.
lui Amavi...
lei Ed ora m’hai persuasa.
110lui Non vedo l’ora d’essere insieme
nella mia... dico, tua, nostra casa!
Ci son colonne con le ghirlande
d’oro: in cucina tutti i suoi rami
lustri, puliti: sul letto grande
115una coperta rossa, a fiorami.
Specchi...
lei Lontana par già la chiesa...
lui Portiere...
lei Il doppio par già lontano...
lui E per cucire, sappi, t’ho presa
una... una bella macchina a mano.
120lei E tira il vento, muove le foglie,
e l’aria sente di primavera...
lui Vorrei che in casa fossimo, o moglie...
Vorrei che fosse molto più sera...
E nella notte in tanto
125già queta e dolce si solleva un canto,
ed entra a lei dalla finestra aperta;
ma ella s’è tirato
dietro il grave e soave uscio del sonno;
sì che l’ode velato,
130così tra il sonno, come un’eco incerta:
lei S’è fatto sera... s’è fatto tardi...
Non odi il canto dell’usignuolo?
Oh! quella siepe...! Lascia che guardi:
chi è che piange là solo solo...?
135Ferito... Quante formiche nere!
È lui... N’è tutto nero... Chi fu?
Chi l’ha ferito? Voglio sapere!
tu? tu? ma dunque tu non sei tu...
Rosetta ha tanta pena
140che si risveglia e.... ode lo stornello
ch’egli ripete, perchè nuovo e bello,
nella notte serena.
lui Io veglio e canto come l’usignolo
che su la siepe sta fino al mattino;
145che canta e veglia solo solo solo,
chè teme esser ferito dallo spino:
veglia, che la formica non lo colga,
e teme che il vilucchio gli si avvolga;
veglia, che la formica non gli dia,
150e canta, ahimè! per farsi compagnia.
E Rosetta si leva e con la mano
gli butta un bacio. Forse ella non crede
d’esser veduta, ed egli sì, la vede;
chè aperta è la finestra
155e si vede brillare
sui tetti e sui sentieri
e su la via maestra
la luna che fa lume volentieri,
fa lume a tanti marinai del mare.