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Delle Odi Barbare Libro II
Sogno d'estate

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SOGNO D’ESTATE


Tra le battaglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti
la calda ora mi vinse: chinommisi il capo tra ’l sonno
in riva di Scamandro, ma il cor mi fuggí su ’l Tirreno.
Sognai, placide cose de’ miei novelli anni sognai.4
Non piú libri: la stanza da ’l sole di luglio affocata,
rintronata da i carri rotolanti su ’l ciottolato
de la città, slargossi: sorgeanmi intorno i miei colli,
cari selvaggi colli che il giovane april rifioria.8
Scendeva per la piaggia con mormorii freschi un zampillo
pur divenendo rio: su ’l rio passeggiava mia madre
florida ancor ne gli anni, traendosi un pargolo a mano

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cui per le spalle bianche splendevano i riccioli d’oro.12
Andava il fanciulletto con piccolo passo di gloria,
superbo de l’amore materno, percosso nel core
da quella festa immensa che l’alma natura intonava.
Però che le campane sonavano su da ’l castello16
annunzïando Cristo tornante dimane a’ suoi cieli;
e su le cime e al piano, per l’aure, pe’ rami, per l’acque,
correa la melodia spiritale di primavera;
ed i pèschi ed i méli tutti eran fior’ bianchi e vermigli,20
e fior’ gialli e turchini ridea tutta l’erba al di sotto,
ed il trifoglio rosso vestiva i declivii de’ prati,
e molli d’auree ginestre si paravano i colli,
e un’aura dolce movendo quei fiori e gli odori24
veniva giú da ’l mare; nel mar quattro candide vele
andavano andavano cullandosi lente nel sole,
che mare e terra e cielo sfolgorante circonfondeva.
La giovine madre guardava beata nel sole.28
Io guardava la madre, guardava pensoso il fratello,
questo che or giace lungi su ’l poggio d’Arno fiorito,
quella che dorme presso ne l’erma solenne Certosa;
pensoso e dubitoso s’ancora ei spirassero l’aure32
o ritornasser pii del dolor mio da una plaga

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ove tra note forme rivivono gli anni felici.
Passâr le care imagini, disparvero lievi co ’l sonno.
Lauretta empieva intanto di gioia canora le stanze,36
Bice china al telaio seguía cheta l’opra de l’ago.