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Il Fiaccherajo

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Il Fiaccherajo.


Il «fiaccherajo» è un altro tipo fiorentino che abbiamo anche oggi; ma non è più il fiaccherajo di una volta. Una volta quel suo cappellaccio all’Ernani piegato e modellato artisticamente e portato in capo con la fierezza di un bandito spagnuolo, gli dava una cert’aria caratteristica, che ora non ha più.

Quando il Municipio, per motivi di decoro e d’igiene pubblica, decretò la soppressione dei cappelli a cencio, imponendo ai fiaccheraj l'uso del cappello a cilindro, come dicono i meccanici, o a tuba, come dicono i bandisti musicali, oppure a staio, come dicono i negozianti di grano, i fiaccheraj storsero un po’ la bocca, bofonchiarono qualche parola scorretta, bestemmie neanch’una: e finirono poi coll’ubbidire.

Ubbidirono sì; ma per vendicarsi del Municipio in un modo atroce, tirarono fuori una falange di cappelli a cilindro, decrepiti, corrosi, bacati, al terzo stadio di putrefazione. Fra quei cappelli, i più giovani avevano almeno quarant’anni (l’età par entrare in Senato), i meglio conservati non si reggevano più ritti, e i più neri erano rossi come peperoni.

Io rispetto le ordinanze municipali, ma non ho mai capito qual grazia e qual decoro abbia aggiunto il cappello cilindrico a questo tipo eminentemente popolare del fiaccherajo fiorentino. [p. 231 modifica]

Se volete, io posso ammettere la dignità della cravatta bianca; perchè la cravatta bianca, se non foss’altro è quel contrassegno decorativo che serve a pareggiare i Consiglieri della Corona coi camerieri di locanda. Io posso anche concedervi la serietà dell’abito nero, perchè l’abito nero in molti casi è l’unico rappresentante della dignità officiale. Togliete, per esempio, a un branco di diplomatici radunati in congresso, la loro giubba nera, lasciandoli in maniche di camicia, e ne fate subito un congresso di pedicuri o di parrucchieri. Ma il cappello a cilindro che significato ha?

Perchè, invece del cappello a cilindro, non imporre ai fiaccheraj il cappello a tre punte?

Il cappello a tre punte, quel cappello che i veri fiorentini hanno sempre chiamato Nicchio, tanto se è fatto di felpa, tanto se arriva da Modena o da Bologna, ripieno di carne di majale insaccata, fu sempre, a detta di tutti, il cappello più artistico e più dignitoso che si conosca sulla faccia della terra; prova ne sia, che oggi lo portano solamente due classi privilegiate: i preti obbedienti agli ordini di Monsignore, e i cocchieri dei grandi signori nei giorni di parrucca e di livrea di gala.