Obras Poéticas de Glauceste Satúrnio/Cantatas/VIII
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Vi lascio, ó mie felice,
Pasciute Pecorelle;
Ch’or non provo per voi quella dolcezza,
Che le frondose selve
5M’inspirarono un giorno: d’altra cura,
D’altri diletti io sono giá ferito:
La mia Nice, la mia
Inganatrice Dea
Cosi possiede il cor, ch’altro non bramo,
10Che vederla ogni instante,
Che ogni instante adorarla,
Che muover in sua traccia i piedi miei,
Che per lei respirar, morir per lei.
Ite, mie care agnelle
15Fra queste ombrose piante;
Ch’io non son meno errante
Di voi, che senza guida
Andate del Pastor.
Io vago il campo, il prato,
20E veggo, nel mio fato,
Come il destino vostro
Non é del mio peggior.
Correte (oh Dio!) correte: itene voi,
Oh delle mie fatiche
25La piu dolce, la piu gradita cura.
Voi sarete, io lo veggo;
E pur pietá per voi non sento (oh Dio!)
Voi sarete de’ lupi
Preda infelice: e liberi tra voi
30Si vedrano straciar le vostre membra
Fra i sanguinosi denti. Io non vi piango.
Nice, Nice crudele,
Nice, fiamma del core,
Non men bella del candido ligustro,
35E non men della spina,
Che circonda la rosa, aspera e cruda;
Tu sei, tu sei, ó Nice,
Chi mi toglie la cura
Delle felici mie, candide agnelle.
40Lagnatevi di lei:
Quello, che á me non lice;
Io non son che vi lascio, é la mia Nice.
Nice vi lascia (oh Dio!)
Nice, la mia tiranna,
45Che della sua capanna
La libertá mi toglie,
Che respirava il cor.
Per lei piango: per lei
Vi lascio alla sventura:
50Se Nice di me cura,
Io curaró di voi.
Itevi, dolci mie,
Dilette Pecorelle;
Che giá non siete quelle,
55Que pascolava Amor.
Itevi pur; se lice,
Cercate la mia Nice:
Se voi non la trovate,
Cercate
60Altro Pastor.