Novellino/XXV
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Uno borgese di Francia avea una sua moglie molto bella. Un giorno era a una festa con altre donne della villa. Aveavi una molto bella donna, la quale era molto guardata dalle genti; e la moglie del borgese diceva in fra sé medesima:
«S’io avesse cossì bella cotta com’ella, io sarei sguardata com’ella, perch’io sono altressì bella come sia ella».
Tornò a casa al suo marito e mostrolli cruccioso sembiante. Il marito l’adomandava sovente perch’ella stava crucciata, e·lla donna rispuose:
«Perch’io non sono vestita sì ch’io possa dimorare con l’altre donne: che alla cotal festa l’altre donne, che non sono sì belle com’io, erano sguardate; e io no, per mia laida cotta».
Allora suo marito le ’mpromise, del primo guadagno ch’e’ prendesse, di farle una bella cotta.
Pochi giorni dimorò, che venne a·llui un borgese e domandolli dieci marchi in prestanza et offersegliene due marchi di guadagno a certo termine. Il marito rispuose:
«Io non ne farai neente, ché la mia anima ne sarebbe obligata allo ’nferno».
E la moglie rispuose:
«Ai, disleale traditore! Tu ’l fai per non farmi mia cotta!».
Allora il borgese, per le punture della moglie, prestò l’argento a due marchi di guiderdone e fece la cotta a sua mogliere.
La mogliere andò al mostier con l’altre donne. In quella stagione v’era Merlino; quando entrò nella chiesa, et uno parlò e disse:
«Per san Janni, quella è bellissima dama!».
E Merlino, il saggio profeta, parlò e disse:
«Veramente è bella, se i nimici dello ’nferno non avessero parte in sua cotta».
E la donna si volse e disse:
«Ditemi come i nemici d’inferno hanno parte in mia cotta».
«Dama» disse Merlino, «io lo vi dirò. Membravi voi quando voi foste alla festa dove l’altre donne erano sguardate più che voi non eravate, per vostra laida cotta, e che voi tornaste a vostra magione e mostraste cruccio a vostro marito, et elli impromise di farvi una nuova cotta del primo guadagno che prendesse; e da ivi a pochi giorni venne un borgese per dieci marchi in presto a due marchi di guadagno onde voi v’induceste vostro marito? E di sì malvagio guadagno è vostra cotta! Ditemi, dama, s’io fallo di neente».
«Certo, sire, no» rispuose la dama; «e non piaccia a Dio, nostro Sire, che sì malvagia cotta stea sor me»;
e, veggente tutta la gente, la si spogliò e pregò Merlino che la prendesse a diliverare di sì malvagio periglio.