Novellino/LXI
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Socrate fue nobile filosofo di Roma; et al suo tempo mandaro i Greci grandissima e nobile ambasceria a’ Romani; e la forma della loro ambasciata si fu per difendere lo tributo dalli Romani, che davano loro per via di ragione; e fue loro così imposto dal Soldano:
«Andrete et userete ragione; e, se vi bisogna, userete moneta».
Li ambasciadori giunsero a Roma; propuoser la forma della loro ambasciata; nel Consiglio di Roma si provide, la risposta della domanda de’ Greci, che si dovesse fare per Socrate filosofo, sanza neuno altro tenore, riformando il Consiglio che Roma stesse a·cciò che per Socrate fosse risposto.
Li ambasciadori andaro là dove Socrate abitava, molto di lungi da Roma, per opporre le loro ragioni dinanzi da lui. Giunsero alla casa sua, la quale era non di gran vista; trovaro lui che cogliea erbette. Avisarlo dalla lunga. L’uomo parve loro di non gran parenza. Parlaro insieme. Considerante tutte le soprascritte cose, e’ dissero intra loro:
«Di costui avremo noi grande mercato»: acciò che sembiava loro anzi povero che ricco.
Giunsero e salutarlo:
«Dio ti salvi, uomo di grande sapienzia: la quale non può essere piccola, poi che ’ Romani t’hanno commessa così alta risposta!»
Mostrarli la riformagione di Roma e dissero a·llui:
«Proporremo dinanzi da te le nostre ragionevoli ragioni, le quali sono molte; e ’l senno tuo provederà il nostro diritto. E sappiate che siamo a ricco signore: prenderai questi perperi, i quali sono grandissima quantità (et appo ’l nostro signore è troppo piccola), et a·tte può essere molto utile».
E Socrate parlò alli ambasciadori e disse:
«Voi pranzerete inanzi, e poi intenderemo alle nostre bisogne».
Tennero lo ’nvito e pranzar assai cattivamente, con non molto rilievo. Dopo ’l pranzo parlò Socrate alli ambasciadori e disse:
«Segnori, quale è meglio tra una cosa o due?».
Li ambasciadori rispuosero:
«Le due».
E que’ disse:
«Or andate et obedite a’ Romani colle persone: ché se ’l Comune di Roma avrà le persone de’ Greci, bene avrà le persone e l’avere; e, s’io togliesse l’oro, i Romani perderebbero la loro intenzione».
Allora i savi ambasciadori si partiro dal filosafo assai vergognosi, et ubbidiro a’ Romani.