Novellette ed esempi morali (Bernardino da Siena)/Le streghe

Le streghe

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La visione di frate Ruffino Il buon compagno di viaggio
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LE STREGHE


Elli fu a Roma uno famiglio d’uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in sur una aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; e cosí mirando elli ebbe grande paura. Pure essendo stato un poco a vedere, elli s’assicurò e andò dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco tanto s’accostò a costoro, che elli vidde che erano giovanissimi; e cosí stando a vedere, elli s’assicurò tanto, che elli si pose a ballare con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a sonare mattino. Come mattino toccò, tutte costoro in un subito si partiro, salvo che una, cioè quella che costui teneva per mano lui, che ella volendosi partire coll’altre, costui la teneva: ella tirava, e elli tirava. Elli la tenne tanto a questo modo, che elli si fece dí chiaro. Vedendola costui sí giovana, elli se ne la menò a casa sua: e odi quello che intervenne; che elli la tenne tre anni con seco, che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di Schiavonia. Pensa ora tu come questo sia ben fatto, che elli sia tolto una fanciulla al padre e a la madre in quel modo. E però dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o [p. 60 modifica]maliarda, o incantatori o streghe, fate che tutte siano messe in esterminio in tal modo, che se ne perdi il seme; ch’io vi prometto che se non se non se ne fa un poco di sacrificio a Dio, voi ne vedrete vendetta ancora grandissima sopra a le vostre case, e sopra a la vostra città.