Novellette e racconti/XXXVIII. Come il pronto ingegno può talora salvare dalle disgrazie
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Come il pronto ingegno può talora salvare dalle disgrazie
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XXXVIII.
Come il pronto ingegno può talora salvare dalle disgrazie
Ne’ trascorsi giorni passando un uomo dabbene per la contrada di San Canziano, ode molte voci che gridavano: Ah, cane! lascialo: che vuoti tu ucciderlo? Va oltre e vede un uomo che avea disteso in terra un fanciullo, e con pugna e calci l’avea condotto a tale, che il poveretto non si potea più movere, nè quasi avea voce da dolersi. Il buon uomo lo rimprovera; e quegli, lasciato il fanciullo, volta la faccia a lui e con parole minacciose e villane lo attacca. L’altro che non avea arme, nè sapea come difendersi, presa una subita risoluzione e fatto un viso e una voce grave, gli disse: Ad un mio pari parli così? fa quel che vuoi e ammazza il fanciullo, ma vediti le forche sugli occhi. L’altro sbigottito, si tragge la berretta e con inchini gli chiede perdono. Vedendolo il valentuomo umiliato, e volendo vendicarsi forse della paura che fatta gli avea: Io t’insegnerò, gli disse, a parlare agli uomini della mia condizione con sì poco rispetto; e avventatosi addosso a lui, gli diede una buona pastura di calci e pugna, alle quali fu sempre risposto con riverenze ed inchini. Il pronto ingegno è un dono che salva da molte disgrazie.