Novellette e racconti/LV. Si narra come uno scioccherello fu colto alla rete da una uccellatrice

LV. Si narra come uno scioccherello fu colto alla rete da una uccellatrice

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LV. Si narra come uno scioccherello fu colto alla rete da una uccellatrice
LIV. Avventura di un Avaro LVI. Il Mantello rapito
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LV.


Si narra come uno scioccherello fu côlto
alla rete da una uccellatrice
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Alcuni padri sono sì guardinghi in presenza de’ figliuoli, che non favellano mai dinanzi a loro di veruna cosa mondana; e tanto tacciono di ogni astuzia e malignità del mondo, che la prima volta che i giovanetti si trovano in libertà, vengono da ognuno gabbati, e sì sono presi dalla novità delle cose vedute da loro, che caggiono ad ogni lacciuolo e rete facilmente. Mai non si vorrebbe fare in modo che i costumi e le trappole degli uomini riuscissero nuove alla gioventù, ma con moderazione e cervello a poco a poco far loro intendere tutte le fraudi che ci sono; perchè il conoscimento de’ costumi universali è difesa della roba e dell’innocenza. Non sono passati molti mesi, che un padre molto benestante mandò dal suo paese un suo giovanetto figliuolo a vivere qui in Venezia da sè solo, perchè egli apprendesse la dottrina delle leggi e la pratica dell’avvocare. Fu egli qui provveduto dagli amici del padre di una buona stanza, dove entrò ad abitare, ben guernito la borsa di moneta e rinforzato di tempo in tempo di danari, secondo la sua condizione molto onesta e civile. Se non ch’egli ci venne così nuovo e poco avvezzo nelle cose, che io non so quello che non avesse creduto; e soprattutto gli riuscivano un incantesimo tutte le femmine; e dov’egli vedea un bel vestimento, una regolata acconciatura di capo ed altri femminili ornamenti, facea inchini profondi, e salutava con tale umiltà e con sì cortesi parole, che ben si vedea che gli parea ogni volta aver dinanzi a sè le più solenni e notabili donne del paese, senza considerar punto quello che talora i ricchi vestiti e i ben lavorati fregi ricoprono. Andando egli dunque pochi giorni [p. 95 modifica]fa per via tutto solo, e levando di tempo in tempo gli occhi, si abbattè a vedere ad una finestra una femminetta di quelle che tendono i panioni e il vischio a chi passa, la quale, notato il giovane essere allora uscito del guscio e novellino, pensò di coglierlo alla uccellaja, e, se le venisse fatto, di mandarnelo spennacchiato. Per la qual cosa mentre che egli passava, e con la coda dell’occhio, per non mostrare temerità, guardava alla finestra, ella con grato sorriso chinò il capo e lo salutò cortesemente. Il giovane che, secondo l’usanza sua, vedendola ben vestita, la stimò donna di alto affare, chinò il capo quasi fino alle ginocchia e passò oltre senz’altro dire; ma, fatti alcuni pochi passi, volse il capo indietro pur per sapere s’egli l’avesse veduta più, o altrove mai conosciuta. L’uccellatrice, accorgendosi all’atto sempre più della buona intenzione del tordo, finse che nel volergli far atto con mano, le venisse dato d’urto in un guanto e in un fazzoletto che avea sulla finestra, e a terra ne li gittò, allungando il collo in fretta e guardando dietro ad essi con dispiacere. Il giovane, maestro di creanze e rispettoso con le femmine, corse a fiaccacollo, e ricolto di terra il fazzoletto ed il guanto, alzò le mani con un certo giocondo riso di contentezza e le mostrò, giubilando senza parlare, che ne l’avea servita e che volentieri avrebbe egli medesimo salite le scale. Al che ella mostrandosi grandemente obbligata, e che le spiacesse il suo disagio, fingendo prima di voler mandare giù i servi suoi, e finalmente consentendo, tirò la funicella dello saliscendi e andò a capo della scala per fare una grata accoglienza a lui che già faceva a due a due gli scaglioni per essere più sollecito a servirla. Molti furono i ringraziamenti e le squisite parole dall’una parte e dall’altra; e già il giovane prendeva licenza per partirsi, quando ella ne lo pregò che almeno tanto si arrestasse seco, che si prendessero un caffè in compagnia. Al che avendo il giovane assentito, non senza rimorso, parendogli di far male a sturbarla, la signora chiamò a sè una [p. 96 modifica]femminetta, e la mandò pel caffè alla bottega, dicendo che quello le riusciva molto migliore del casalingo; indi fatto sedere il giovane appresso a sè, a cui non parea di essere degno di tanta grazia, gli domandò chi egli fosse; ed egli, che schietto era, e massime, per gentilezza di animo, con le femmine, incominciò a dirle di cui era figliuolo, quanti fratelli e sorelle avea, perchè venuto fosse in Venezia, e quanti danari il mese gli avea il padre assegnati; e per essere degno della compagnia di tal donna, soprattutto le tenne un lungo ragionamento della civiltà e antichità della sua famiglia.

Venne in tanto la femminetta col caffè, e fu da loro preso, interrompendo il bere con un soave ragionamento di piacevolezze e di scherzi, tanto che al giovane parve di avere acquistato il cuore di una donzella, e già immaginava fra sè di essere Adone, e spesso voltava gli occhi ad uno specchio per vedere le fattezze sue che aveano fatto così bella e ricca preda. Finalmente parendogli che fosse giunta l’ora di andarsene, si levò su, e con inchini studiati più di prima e con le più dolci parole prendeva licenza dalla garbata fanciulla; e già avea posto il piede sul primo scaglione per andarsene, quando ella, scambiata la lusinghevole vocina in una vociaccia ardirata: Olà, gli disse, oh! vassi egli via a questo modo? Rimase il giovine stupefatto a tal novità; ma finalmente udendo di che si trattava, aperse gli occhi e vide ch’egli era in una casipola fornita con un intonaco di calcina, la quale al primo gli era paruta un palagio; onde posto la mano nella scarsella, ne trasse fuori mezzo scudo e diedelo alla ninfa sua, la quale più che prima adirata ne lo rimproverò, e tanto disse, che il giovane vi aggiunse una monda, il valsente maggiore, parendogli di aver tocco il cielo col dito, di aver salvate due altre monete che avea in borsa. E già se ne andava a’ fatti suoi, quando a mezza scala sentì a stridere un usciolino, e gli si affacciò un uomo che avea un ceffo oscuro da atterrire [p. 97 modifica]Orlando, con uno spadone rugginente in mano, il quale, quasi fosse quivi apparito per difendere la signora che avea sentita garrire, fece arricciare tutti i peli del corpo al giovane, e fra le bestemmie e le minacce volle fino alla borsa, non che tutto il midollo di quella.