Novelle (Sercambi)/Novella CXXI
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CXXI
D>itta la novella e non essendo ancora l’ora della cena, per non perder tempo il proposto comandò che una canzonetta si dica con quelle melodie che siano piacevoli alla brigata, e ditta, si prenda una danza e così apresso alla cena se vada. Le cantarelle, udendo la volontà del proposto, comincionno a cantare in questo modo, cioè:
«Tu che biasmi altrui, guarda in te prima,
che altrui non dé biasmare chi sé non stima,
Condanni te per medesimo te
se tu di quel che <me> condanni pecchi;
e se tu di’: a l’opre non guardar di me,
ma ch’io al tuo ben dir fermi li orecchi,
dico che canti bene ma mal ti specchi
se sta’ nel vizio e vertù pregi in cima.
Quel dé voler ch’altrui dotrina dà,
mostrar di sé secondo il ben dir l’opre;
chi parla onesto e contro al suo dir fa,
di lui l’effetto la malizia scuopre.
Pognam che in bigio panno altrui ricopre
con melato parlar la sorda lima».
Come fu ditta la piacevole canzona, e’ danzatori preseno una danza e verso la cena che aparecchiata era se ne andarono, là u’ di vantagio cenarono. E cenato, stando alquanto s’andonno a posare.
E la mattina levati, e ’l proposto disse a l’altore che ordini di dire una novella però che la sera vuol che in sul cabiale d’andare a Ferrara se stia fine a Lungelino faccendo aparecchiare banche assai e bene fornite di tutto ciò che bisognava. E mossi per andare, usciti di Bologna, in acqua montarono dove l’altore parlò: «A voi, omini che vi volete intramettere con motti a dire novelle non sapendone riuscire, se vergogna ve ne segue non è meraviglia. Ad exemplo dirò in questo modo:
DE PULCRA RESPONSIONE
Di madonna Colomba de’ Busdraghi e di Matteo Boccadivacca.
S>ì <come> molti di voi, omini e donne, potete avere udito dire, che quando Tomo ha per fare alcuno camino come ora noi facciamo, che col bello novellare il camino si passa; e pertanto dico che innel contado nostro di Lucca nel tempo della vendemmia una gentil donna e savia chiamata madonna Colomba de’ Busdraghi, giovana e bella di suo corpo, essendo andata per diporto con altre donne di Lucca e con alquanti giovani in una villa nomata Massa Pisana, et avendo un giorno fatto un bellissimo desnare di donne e di omini e volendo per diporto andare a spasso fine a Vorno, dove alquanta via v’era, si mosse con tutta la compagnia.
Innella quale, infra li altri che quine in compagnia erano, si fu uno giovano di tempo e di senno nomato Matteo Boccadivacca, il quale, come mossi si funno tutti a piè per caminare, voltatosi verso madonna Colomba disse: «O madonna Colomba, in quanto voi vogliate io vi porterò a cavallo gran parte della via che a fare abiamo con una delle più belle novelle del mondo». A cui la donna rispuose: «Io ve ne prego molto, et altro da voi non desiderava se non tal cosa diceste». Matteo, a cui forsi non li stava meglio la spada in mano che ’l novellare innella lingua, ciò udito, cominciò una novella, la quale, innel vero, da sé era bellissima, ma egli tre o quattro volte ripigliava le parole che ditte da prima avea et una medesima parola vi volte ridicea, ora indirieto tornando et ora avanzando innanti, lassando innel mezzo quello che dir dovea senza niente dire, dimenticando li nomi e talora uno per un altro ponendone fieramente la guastava; senza che, spessisimamente la qualità e li atti che accadevano a tale novella lassava.
Di che madonna Colomba udendo, spesse volte come savia venìa in sudore et infiammamento di cuore come se inferma fusse stata. Per terminare la qual cosa, poi che più non potéo sofferire, madonna Colomba, cognoscendo che Matteo era intrato innel montonaro e non era per uscirne, piacevolmente disse: «Questo vostro cavallo ha troppo duro il trotto, per che vi prego che vi piaccia di ponermi a piedi». Matteo, che per aventura era migliore intenditore che novellatore, intese il motto, e la novella che cominciata avea e mal seguita lassò stare e con vergogna la sua novella non finìo.
Ex.º cxxi.