Nova polemica/Dies Irae (Poema)/Canto III.

Dies Irae - Canto III

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Canto III.


CC
ome si stava comodi,

come si stava bene a l’altro mondo!
Ti ricordi le liriche
4che scrivevo per te, demonio biondo?

     E tu matta, le forbici
cacciavi sempre dentro a’ miei sonetti.
Le mie più belle pagine
8diventaron modelli a’ tuoi colletti.

     Ti ricordi le lucciole
che inseguimmo lassù lungo le mura?
Quante stelle brillavano
12ne ’l cupo azzurro de la notte oscura!

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     E l’inverno? E le maschere?
Te lo ricordi l’ultimo veglione,
e il povero geranio
16che di freddo morì sul tuo balcone!

     Ed i racconti eretici
sovra i capricci de le nostre notti
che misero lo scandalo
20ne la santa tribù de’ paolotti?

     Care memorie! Tornano
così lieti a quel tempo i miei pensieri!
Eran parecchi secoli
24che stavo a la Certosa. E tu dov’eri?

     Emma, perchè promettermi
che non m’avresti abbandonato mai?
Oh, laggiù ne ’l mio tumulo,
28povera donna, m’annoiavo sai!

Quanti, quanti cadaveri
calaron giù ne la mia fossa muta,
ed io povero scheletro,
32cercavo il tuo, ma non ci sei venuta.

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     Dimmi, sei morta in maschera
cenando co’ gli amici in carnevale?
Sei forse morta tisica
in un autunno triste a l’ospedale?

     Oh, se almeno t’avessero
a ’l vecchio amico tuo sepolta accanto!
Là nella terra fracida
avevo freddo e m’annoiavo tanto!

     Zitti! L’eterno Giudice
urla da l’alto le parole estreme.
Siam dannati. Rallegrati.
Ecco, a l’inferno ci anderemo insieme.

     Oh, non invidio gli angeli,
perchè teco laggiù sarò felice.
Vieni, mia bella! Il diavolo
così brutto non è come si dice.