Niso, a cui già la greggia
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VI
INVOCAZIONE ALL’AURORA
Niso, a cui giá la greggia
chiedea belando i rugiadosi paschi,
vedendo tutto ancor d’ebeno il cielo,
se non che giá d’avorio
si facea l’orizzonte,
or premea la sampogna
onde con soavissimo lamento
fuggía musico vento,
or l’alba ch’indugiava
con tai voci invitava:
— Pastorella celeste,
sonnacchiosa ti stai fuor del tuo stile;
raccogli omai ne l’infiorato ovile
dai torti suoi vïaggi
la greggia de le stelle,
lucide pecorelle,
a cui son ricca lana i folti raggi.
Tutta notte han pasciuto
per li sereni campi
che germogliano lampi,
ed assai ruminato han per le valli
dei concavi cristalli,
in fonti di rugiada
ed in laghi di manna
sommergendo la sete,
e ne la via di latte,
quasi in fresco ruscello,
lavando a gara il fiammeggiante vello.
Deh, guarda ben di non smarrirne alcuna
per la contrada bruna.
Tosto verran le vagabonde al fischio
de l’Aura tua bifolca,
e tu l’indrizza al solito camino
col baston corallino,
e, tosandole poi, di quel tesoro
fa’ per te gonne d’oro. —
Mentre ch’ei favellava,
tra colline di rosa,
in campagna di gigli,
la ninfa orïental vide apparire;
ond’ei sospinse la sua mandra ai prati
e la fistola empí di novi fiati.