Capitolo 93
Come 'l Grande Sire va in caccia

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Capitolo 93
Come 'l Grande Sire va in caccia
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E quando il Grande Sire à dimorato 3 mesi nella città che v’ò contato di sopra, cioè dicembre, gennaio, febraio, dunque si parte di quivi del mese di marzo e va verso mezzodie infino al mare Aziano, che v’à 2 giornate. E mena co lui almeno 10.000 falconieri, e porta bene 500 gerfalchi, e falconi pellegrini e falconi sagri in grande abondanza; ancora porta grande quantità d’astori per uccellare in riviere. E non crediate che tutti li tenga insieme, ma l’uno istà quae e l’altro làe, a 100 e a 200 e a piú e a meno; e questi uccellano, e la magiore parte (ch’egli prendono) danno al signore. E sí vi dico, quando lo Grande Sire vae a uccellare con suoi falconi e gli altri ucegli, egli à bene 10.000 uomini, che sono ordinati a 2 a 2 e si chiamano tostaor, che viene a dire in nostra lingua ’uomo che dimora a guardia’. E questo si fa a 2 a 2, acciò che tengano molta terra; e ciascuno àe lunga e [c]appello e stormento da chiamare gli uccelli e tenergli. E quando ’l Grande Kane fa gittare alcuno uccello, e’ no bisogna che quel che ’l getta li vada dirieto, perciò che quegli uomini ch’io v’ò contato di sopra, che stanno a 2 a 2, gli guarda bene, che non puote andare in niuna parte che no sia preso. E se a l’uccello fae bisogno socorso, egli gliel danno incontanente.

E tutti gli uccegli del Grande Sire e degli altri baroni ànno una piccola tavola d’ariento al piede, ov’è scritto lo nome di colui de cui egli è l’uccello. E per questo è conosciuto di cui egli è, com’è preso, e è renduto a cui egli è, s’egli non sa di cui e’ si sia, sí ’l porta ad un barone ch’à nome bulargugi, ciò è a dire ’guardiano delle cose che si truovano’. E quegli che ’l piglia, se tosto nol porta a questo barone, è tenuto ladrone, e cosí si fa di cavagli o d’ogne cosa che si truova. E quello barone sí le fa guardare tanto che si truova di cui egli èe; e ogni uomo ch’à perduto alcuna cosa, incontanente ricorre a questo barone. E questo barone stae tuttavia nel piú alto luogo de l’oste con suo gonfolone perché ogni uomo lo veggia, sí che chi à perduto, sí se ne ramenta allotta quando ’l vede; e cosí no vi si perde quasi nulla.
E quando ’l Grande Sire vae per questa via verso il mare Aziano, che io v’ò contato, egli puote vedere molte belle viste di vedere prendere bestie e uccegli; e non à solazzo al mondo che questo vaglia. E ’l Grande Sire va tuttavia su 4 leofanti ov’egli àe una molta bella camera di legno, la quale è dentro coverta di drappi ad oro battuto, e di fuori è coperta di cuoia di leoni. Lo Grande Sire tiene quiv’entro tuttavia 12 gerfalchi de’ migliori ch’egli abbia; e quivi dimora piú baroni a suo solazzo e compagnia. E quando ’l Grande Sire vae in questa gabbia, e gli cavalieri che cavalcano presso a questa camera dicono al signore: «Sire, grue passano», e egli fa scoprire la camera, e prende di quegli gerfalchi e lasciagli andare a quelle grue; e poche gliene campa che non siano prese. E tuttavia dimorando ’l Grande Sire in sul letto, e ciò gli è bene grande sollazzo e diletto; e tutti gli altri cavalieri cavalcano atorno al signore. E sappiate che non è niuno signore nel mondo che tanto solazzo potesse avere in questo mondo, né che avesse il podere d’averlo, né fue né mai sarà, per quel ch i credo.

E quando egli è tanto andato ch’egli è venuto a un luogo ch’è chiamato Tarcar Mondun, quivi fae tendere suoi padiglioni e tende - e de suoi figliuoli e de suoi baroni e de sue amiche ch[e] sono piú di 10.000
molto begli e ricchi. E divisaròvi com’è fatto il suo padiglione. La sua tenda ov’egli tiene sua corte è sí grande, che bene vi stae sotto mille cavalieri; e questa tenda àe la porta di verso mezzodie, e in questa sala dimorano li baroni e altra gente. Un’altra tenda è che si tiene con questa, e è verso ponente, e in questa dimora lo signore; e quando egli vuole parlare ad alcuno, egli lo fae andare là entro. E dirietro da l(a) grande sala è una camera ove dorme ’l signore; ancora v’àe altre tende, ma elle non si tengono co la grande tenda. Ché vo’ che voi sapiate che le 2 sale ch’io v’ò contato e la camera, sono fatte com’io vi conterò. Ciascuna sala àe 4 colonne di legno di spezie molto belle: di fuori sono coperte di cuoia di leoni, sicché acqua non vi passa né altra cosa dallato; dentro sono tutte di [p]elle d’armine e di gerbellini, e sono quelle pegli che sono piú belle e piú ricche e di magiore valuta che pelle che sia.

Ma bene è vero che la pelle del gerbellino, tanta quanta sarebbe una pelle d’uomo, fina, varebbe bene 2.000 bisanti d’oro, se fosse comunale, varebbe bene 1.000; e chiàmalle li Tartari le roi de pelame, e sono de la grandezza d’una faina. E di queste 2 pegli sono lavor(a)te ad intagli la sala grande del signore, e sono intagliate sottilemente, ch’è una maraviglia a vedere; e la camera ove ’l signore dorme, ch’è allato a queste sale, è né piú né meno fatta. Elle costano tanto, queste 3 tende, che uno piccol[o] re non le potrebbe pagare.

E allato queste sono altre tende molto bene ordinate; e l’amiche del signore ànno altressí molto ricche tende e padiglioni. E gli uccegli tutti ànno molte tende, e’ falconi; e le piú belle ànno gli gerfalchi; e anco le bestie ànno tende (’n) grande quantità. E sappiate che quivi àe in questo campo tanta gente ch’è maraviglia a credere, che pare la magiore città ch’egli abbia, però che da la lunga v’è venuta molta gente; e tienvi sua famiglia tutta cosí ordinata di falconieri e d’altri uficiali, come se fosse nella sua mastra villa. E sappiate ch’egli dimora in questo luogo infino a la Pasqua di Risoresso. E in tutto questo tempo non fa altro che uccellare a la riviera a grue e a césini e a altri ucelli; e ancora tutti gli altri che stanno apresso a lui gli recano dalla lunga uccellagioni e cacciagioni assai. Egli dimora in questo tempo a tanto sollazzo che non è uomo che ’l potesse credere, perciò ch’egli è piú suo affare e suo diletto ch’io non v’ò contato.
E sí vi dico che niuno mercatante né niuno artefice né villano non può tenere né falcone né cane da cacciare presso ove ’l signore dimora a 30 giornate presso lí, da questo infuori, ogni uomo di questo puote fare a suo senno. Ancora sappiate che in tutte le parti ove ’l Grande Sire à segnoria, niuno re né barone né alcuno altro uomo non può prendere né cacciare né lievre né dani né cavriuoli né cervi né de niuna bestia che multiplichi, dal mese di marzo infino a l’ottobre; e chi contra facesse, ne sarebbe bene pulito. E sí vi dico ch’egli è sí ubidito, che le lievri e i dani e’ cavriuoli e l’altre bestie ch’io v’ò contato, vegnono piú volte fino all’uomo, e non le tocca né non le fa male.

In cotal modo dimora lo Grande Sire in questo luogo infino a la Pasqua di Risoresso; poscia si parte di questo luogo e tornasine per questa medesima via a la città di Coblau, tuttavia cacciando e ucellando a grande solazzo e a grande gioia.