Capitolo 200

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Li baroni e’ cavalieri d’Argo, quando ebbero inteso e udito lo parlamento ch’avea fatto Argo, tutti rispuosero, e dissero ch’avea ditto bene e saviamente, e fermaro tutti comunemente che voleano a(n)zi morire co lui che vi(vere) sansa lui o che neiuno li venisse meno. Alora si levò un barone e disse ad Argo: «Messer, ciò che voi avete ditto, tutto si è verità, ma sí voglio dire questo: ch’a me sí parebbe che si mandasse ambasciadori al soldano per sapere la cagione di quello che fae e per sapere quello che vòle». E sí fue fermo di fare. Quando ebbero cosí fermato, ed eglino sí fecero due ambasciadori ch’andassero al soldano ad isporregli queste cose, come tra loro non dovea essere battaglia, perciò ch’erano una cosa, e che ’l soldano si dovesse lasciare la terra e renderla ad Argo.

Lo soldano rispuose a li ambasciadori, e disse: «Andate ad Argo, e sí li dite ch’io lo voglio tenere per nepote e per figliuolo, sí com’io debbo», e che li volea dare segnoria che si convenisse, e che stesse sotto lui; ma non volea ch’egli fosse segnore: «e se cosí non vòle fare, sí li dite che s’aparecchi de la battaglia».