Memorie storiche della città e dell'antico Ducato della Mirandola
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MEMORIE STORICHE DELLA CITTÀ E DELL'ANTICO DUCATO DELLA MIRANDOLA
PUBBLICATE PER CURA DELLA COMMISSIONE MUNICIPALE di Storia Patria e di Arti Belle DELLA MIRANDOLA
VOLUME I.
MIRANDOLA Tipografia di Gaetano Cagarelli
AL CONSIGLIO COMUNALE
DI MIRANDOLA
PER SAGGE ISTITUZIONI
BENEMERITO
DEI BUONI STUDI
ESTIMATORE PROVVIDO GENEROSO
LA COMMISSIONE MUNICIPALE DI STORIA PATRIA
E DI ARTI BELLE
QUESTE MEMORIE
CHE ILLUSTRANO LA STORIA
DELLA CITTA E DELL'ANTICO DUCATO MIRANDOLESE
VOLLE INTITOLATE
A PUBBLICO SEGNO
D'ONORE DI GRATITUDINE
MDCCCLXXII.
COMMISSIONE MUNICIPALE
DI STORIA PATRIA E DI ARTI BELLE
IN MIRANDOLA
PRESIDENTE SINDACO DELLA CITTA' E DEL COMUNE DI MIRANDOLA
vice PRESIDENTE MOLINARI Dott FRANCESCO
Segretario t>ANIZZI Doli. NlCANDRO
Adani Cav. Doti. Don Riccardo [1 Rdbieri Prof. Gemìniaiio Bacci Prof. Domenico Tioli Cav. Emilio
(^Rktti Don Felice || Zani Doti. Luigi
Soci Corrispondenti
AsiOLi Prof. Ferdinando • Modena.
Bbrtolotti CaT. Antonio • Roma.
Borgatti Dott. Francesco - Bondeno.
BouLLiER Prof Francesco - Lione.
Bhaguirolli Can. Prof. Villel- nlo ' Haatora.
Gahpi Cav. Giuseppe - Modena.
CAHPOni Marcb. Cav. Cesare - Modena.
Gampori March. Cav. Giuseppe - Modena.
Cittadella Cav. Luigi Napoleone - Ferrara.
Ferrari Horehi Conte Dott. Gionno - Modena.
Galvani Conte Giovanni Modena. GuAiTOLi Prof. Policarpo - CarilL Panizzi Comm. Dott. Antonio
Senatore del Regno d'Italia'
Londra. Perego Prof. Ambrogio - Rovigo. Pico re Blais Avv. Enrico Giu'
dice del Tribunale di S. E>
tienile (Loire). PiGORitii Cav. Luigi - Parma. Ronchisi Cav. Amadio - Parma. SiLLiKGARDi Prof. Dott. Giuseppa
• Modena. Spezia Prof. Domenico – Mirandola.
Prefazione Generale dell'Opera
Fu detto, che nelle memorie del passato sono gli ele- menti della civiltà futura di un paese, e nulla è più vero di tale seiUetaa. La storia ci presenta una serie non in- terrotta di memorabili avvenimenti; ci racconta le glorie e le sventure dei popoli; le virtù e i delitti dei maggiori Cy ragionando sui fatti die narra, accenna le cause dei progresso e del decadimento delle nazioni, facendosi per , tal modo maeUra al popolo di sapienza. Non bawi scuola più eioqM^ di quella dei fatti, e t uomo erudito . aUa medesima non può che apprendere le regole del ben vivere sociale.
L'Italia nostra a preferenza di qualunque altra na- zione, vatUa una grande storia antica e moderna e può dirsi non esservi città, per quanto piccola, la quale non si glorii di essere stata sede un tempo di temuti Signori e patrìa^ di cel^i personaggi che le procacciarono lu^o e rino- manza. Largo quindi e fecondo è il campo che si para innanzi allo studioso per ricavarne utili ammaestramenti. . ' Fonti preapue della storta sono gli antichi documenti senza f appoggio dei quali non potrà mai compilarsi una mrramne ,cAe regga contro gli attacchi della critica.
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Grande serotgio quindi rendono alla storia patria gueìU die s adoperano a pubblicare il maggior numero di-CrO' nache. Statuii e diplomi che sia possibile, e ne curano la iUustrazioney incoraggiati dall'esempio di uomini preclari 1 quali, dotati di un ingegno potente e di una opero- $itd instancabile, posero ogni studio nel disseppellire da- gli arcbivii pubblici e privati documenti storici deUa più alta importanza, revocandoli ad esame con una critica severa e sicura,
E ^er limitarci a noi, il SÌgonÌo ed il MurtUori, che fu detto a ragione il padre della scoria Italiana, ci som- ministrarono una mole immensa di storici documenti tratti in gran parte dalV Archivio Estense e c'insegnarono il vero modo di scrivere la storia mettendo a base della mtf- desima le atUentiche memorie dei passati avvenimenti. An' che il Tirc^oschi, ristrettivamente però agli antichi Stati Estensi, ci forni una preziosa raccolta di memorie ed il- lustrò con accuratezza le origini e le vicende dei nostri principali Comuni*.
Se dobbiamo professarci grati ad uomini cosi emi- nenti per quanto fecero in vantaggio degli studH storici dobbiamo riconoscere ancora che i loro lavori non por- tarono tutto quel frutto che poteva sperarsi, e lasciarono inedite memorie importantissime che avrebbero mirabilmente illustrata la storia dei tempi più remoti. Né dt dò à darà loro grave carico se si consideri come immenso sia il campo che si presenta allo storico, e come riesca im- possibile alte forze isolate di uno studioso il percorrerla
IX inl&amentet e moUo meno r avere t mezzi di mettere in Inee tutte h nascoste ricchezze. Que^a non può che essere Topera di speciali Deputazioni protette e sussidiate dal Qovavo dai Comuni.
Al nostro secolo per tanti titoli benemerito della ci' oiftd era riservata anche la gloria di dare un prodigioso impulso a tale maniera di studii mediante la forza onni- possente delC associazione. Sorta infatti sotto gli auspicH di Re Carlo Alberto negli stati Sardi una apposita Depu- tatéone di t^ia patria, essa iniziò nel 1836 la p^bli- eamne di quelk splendida raccolta di Cronache, Statuti e documenti egregiamente illustrati dallo Sclopis, dal G- brario, dal SauU e da altri dottissimi uomini di quella regione.
&tesa in seguito questa benefica i^itumne alle altre prooinae Italiane, noi vediamo ogni giorno richiamati dalC oblio delle biblioteche e degli archivii ove giacevano da secoli negletti e polverosi pregevoli monumenti di sto- ria patria.
Quale e quanto vantaggio derivi per l' incremento de- gli ttudii storici da tali pubblicazioni appena è d'uopo aecennario. Basti il dire che coi documenti che ci ven- gono somministrati da diversi archivii spezialmente di Stato, che per tanti secoli recarono chiusi alle investiga- zioni degli eruditi, molte storie municipali converrebbe ri- farU quasi per intero.
Nel 1860 per Decreto del Governatore Farini, in data 19 F^tbrajo, fu istituita anche in Modena una Deputa-
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tàzioHe di storia patria incaricata di raccogliere^ custo-' dire e pubblicare i monumenti storia delle provincw die formavano l'arUico Ducato di Modena. E di fatti diverà volumi di Cronache e di Si(UutÌ inediti videro già 2a luce , per cura di quella benemerita Società.
La Mirandola, piccola città della provincia di Modena, fu celebre nella storia dei tempi trascorsi, sia perchè sede . di dotti e valorosi Principi, sia perché temuto baluardo dte oppose più volte un ^ro contrasto alle armi di Poth. tefici e Re, sia infine perchè patria avventurila di uomini . illustri, fra i quali basterebbe a darle etema rictyrdanza . quel sommo che giustamente fu detto la Fenice d^U In- gegai. Le memorie quindi di questa città avrthbero meri- tato un posto distinto nei Moaumeoti di Stona Patria d^ Provincie Modenesi.
Se non che la lentezza con cui procede tale pfMli- cazione, in causa specialmente della scarsità dei mezzi di cui può disporre la Deputazione Modenese, e la preferenza a cui hanno diritto le Cronache e gli SttUuti di Modena e delle altre città, sedi di specjali Sezioni, fatavano pre- vedere troppo lontana t epoca in cui le Memorie Miran- dolesi avreì^ero potuto aver luogo in quella grande rac- coUa. D altronde si è riflettuto die la Deputazione Mode- tme, giusta il suo statuto, non può occuparsi che di ciò che spelta alla storia antica e del medio evo fno al se- colo XVI, e perciò in quella Collezione non potevano ve- nire inserte che la Cronaca del Bratti e gli arUtchi StcUtUi della Mirandoh, rimanendo co^ escluse tuUe le altre Jm<
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porUMissitiu memorie che hanno relazione ai fatti piA luminosi della Storia Uirandolese, eia si svolsero appunto nei secoli successivi; cioè nel XVI e XVII.
Per tali considerazioni si propose d'istituire in Mi- randola una speciale Commissione Municipale die avene per iscopo di occuparsi di tutto ciò che spetta alla storia della Città e deir antico Ducato Mirandolese, di racco- gliere, custodire ed illustrare i documenti storici, e di •curare la pubblicazione dei più importanti.
Per allargare sempre più la sfera delle attribuzioni di .que^a Commissione e renderla praticamente più utile, si pensò di affidare alla medesima un altro ufficio molto ^anàlogo e consentaneo allo scopo principale della sua ittk-
.fazione; quello di vegliare alla conservazione nella Galte-
ria e Museo patrio, degli oggetti tutti che potessero itUe- ressare le arti belle, e d' incoraggiarne i cultori.
La proposta fa accolta col massimo favore dalla Giulia Municipale che con suo Decreto delti 24 Aprile 1868 la volle raccomandata ali approvazione del Consigbo Q)mu- ^ak, eia ottenne neUa seduta delti 29 Maggio delio stesso
Anno.
Dopo che il nostro Municipio ebbe dcUa la più larga estensione alla istruzione elementare net Comune, dopo aver promosso caldamente r insegnamento classico e tecnico, e 'dopo aver recato valido aiuto agli studiosi colUi erezione .di un Gabinetto di fisica, di un piccolo Museo di storia naturale, di una Biblioteca e di una Galleria, con questo uUima nobilissima istituzione, che segna una pagina lumi-
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nosa nella storia della nostra dviltd, dava fet otti duv felice compimento a quanto fece in passalo per t incre* mento dei buoni studii e della cultura del paese, facciamo voti affinchè tutte que^e belle iUituzioni che per lodevole iniziativa del Municipio qui ebbero vita nel volger di pth dii anni, abbiano ancora impulso ed incremento tale da corrispondere pienamente ai generosi intendimenti di dU le promosse ed alla comune aspettcUiva.
Superati i primi ostacoli che si pretentano sempre più forti sulC esordire di qualsiasi società, spedalmeate nei piccoli centri ed oUenuta r approvazione dello Statuto, la Commissione rivolse stAùo le sue cure piti diligenti aUa ricerca ed alla illustrazione delle memorie storiche UirtUh dolesu Riconosciuta la convenienza di preferire par la ^ampa la più antica Cronaca della Mirandola quale ai é quella del Bratti continuata dal Papazzoni, siccome uno dei pochi monumenti die traiti non solamente dei Pico e della Mirandola ma ancora delle principali famiglie dà figli di Manfredo, essa affidò t incarico al membro attieo Don Felice Ceretti di curarne la fedele trascrisione da nn antico Codice cartaceo esistente nella biblioteca dell' Vni^ versùà di Bologna di compilarne la prefazione, t indice e le note illustrtUive.
Ed è con tale Cronaca appunto che si dà inizio ad una pubblicazione destinata a conservare e ad illustrare il nostro patrimonio storico e le più nobili tradizioni del nostro paese.
Come fu già avvertito nel programma per T astodo'
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zione, ' formeranno parte di questa interessante collezione oUre le Cronache più importanti, gli antichi Statuti della Mirandola, un Codice diplomatico, i documenti storici ine- diti di maggior rilievo^ le memorie relative alle famiglie nobili ed ai cittadini più illustri, non che quelle che si riferiscono alle Chiese, Istituti pii, corporazioni religiose, opere d'arte ed a quant' altro possa servire a meglio il- lustrare la storia politica, civile, religiosa, militare, lette- raria, artistica, topografica, archeologica e biografica delta Città e dell' antico Ducato della Mirandola.
Non abbiamo giudicato né conveniente né utile di seguire l'esempio della Deputazione Modenese, la quale pubblica i suoi Monumenti storici in una edizione di lusso molto costosa, perché pensiamo che lo stadio delle patrie memorie non debba essere il privilegio di pochi ricchi, e perchè non abbiamo voluto sopracaricare di una eccessiva ed inutile spesa l'erario comunale che sostiene nella mas- sima parte il peso di questa pubblicazione. Perciò abbiamo preferito una edizione semplice ed economica, e cosi l'o- pera nostra potrà passare facilmente nelle mani di tatti, e specialmente della crescente generazione, la quale inspi- randosi agli esempii sublimi di celebri personaggi coi quali ebbe comune la culla, saprà ricavarne utili ammaestra- menti ed impulsi escaci a ricalcarne le tracde luminose.
La Commissione (ino dal primo suo costituirsi non poteva certamente dissimulare a se stessa le difficoltà del compito che le veniva affidato, difficoltà rese ancora più gravi dal difetto di molti materiali di storia patria die
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una serie di dolorose vicende tn parte distrusse -ed in parte disperse. La catastrofe che sul principiare del secoh scorso fece perdere il dominio della Mirandola ai Pico^ t incendio di una gran torre nella quale u cu^divMO le più velaste carte, l' estinzione di quasi tutte le fami' glie contemporanee dei Pico, la soppressione di tanti or- dini religiosi che da secoli avevano sede in questa CUtd^ i replicati assedii cui dessa andò soggetta furono tutte caute funestissime della perdita e della dispersione delle migliai memorie patrie che ricordavano tante glorie e tante sveiUure. Il solo Ar(Aicio Notarile fa quello che ebbi poco a sof- frire da tali dolorose vicende.
La guai mancanza die fino dal suo tempo lamentava ben a ragione il Tiraboschi medesimo {Sibliot. Mod. Pref. pag. XXIV e Mem. Slor. Mod. T. 1. pag. VL) e con esso lui tutti quelli che vollero scriv^e intorno alle cose nostre, sì fa sentire più fortemente in questi giorni in cui la il- lustrazione delle patrie rimeìnbranze si vuole giustamente appoggiata sulla pubblicazione di autentici documenti.
Se non che per buona vetUara la Commissione nostra trovò modo di riparare almeno in parte a tale lacuna ricorrendo ai più ricchi Archivii delle arconvicine cUtà^ che da qualche anno sono liberalmente dischiusi a quaiUi desiderano di accedervi per ritrame notizie dei tempi pas- sati. InfcUti per lodevole premura di benemeriti soci cor- rispondenti si sono già a quest'ora avute copie di prege- voli documenti di storia mirandolese, ricavate dagU Ar- chivii di Modena, Bologna, Mantova, Ferrara, e moUe
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altre non meno importanti à ha jiduda di potere ottenere in xguUo.
Dagli atti della Commissione, die si spera di poter ptMlicare quanto prima, si conoscerà chiaramente quanto fu operato per l'incremetUo degli studii di storia patria, e come alt ardua impresa concorressero con mirabile ac' cordo personaggi distintissimi, noti già in Italia per Ìleo- stante amore dimostrato per le gloriose memorie del pas- sato e per opere insigni date alla luce.
Questo straordinario favore che incontrò presso i aU- tori pia illuminati di studii storici, la nostra istituzione fino dal primo suo nascere, le lodi che si ebbe dalle De- putazioni di storia patria di Modena e Bologna, e gli in- coraggiamenti avuti a proseguire nelt arduo cammino dal Minoro della Pubblica Istruzione, il quale con suo spe- ciaU dispaccio delti 9 Maggio 1871, dopo aver fatto plauso ai nostri generosi propositi, lasciò sperare un qualche sussidio governativo, quando fosse intrapresa la ptd>bli- cazione delle Memorie Miranàolesi, sono motivi fortissimi per animarci a continuare l opera iniziata sotto cosi felici auspica.
Colla ptMlicazione delle Memorie Storide Mirando- Iesi noi mentre potremo giustamente gloriarci di avere in- nalzMo alla patria nostra un monumento più duraturo dei fusi bronzi e degli scolpai marmi, avremo nello stesso tempo il merito di aver eontribuUo ad accrescere ed illu- strare il patrimonio storico Italiano, giacché, come ben osserva un dotto scrittore moderno, non si potrà mai avere
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una storia compiuta delV Italia fino a che non sì conosca suadentemente la storia delle sue cUtà e municipiì più importanti governati un tempo da proprii Principi, o ret- tori di repubblica.
E quando non ci venga meno, come portiamo fiducia, il pubblico favore, non che il valido appoggio del Muni- cipio, ci sarà dato facilmente di conihirre a felice compi- mento l'opera cui sono rivolte le no^e ptù diligenti pre- mure, e che oggi siamo oltremodo Ueti di vedere inaugu- rata con questo primo volume di Memorie Storiche Mi- randolesi.
Mirandola 1° Marzo 1872.
PER LA COMMISIONE
Il Vice-Presidente DOTT. FRANCESCO MOLINARI
E DELLA CORTE DI ODIRANTOLA
SCRITTA
DA DIGRANO BRATTI
CONTINUATA
DA BATTISTA PAFAZZOKI
ILLUSTRATA CON NOTE E DOCUMENTI
CHRONACA DELLA MIRANDOLA ET DELLA NOBILISSIMA PROGENIE DELI FIGLIOLI MANFREDI DELLA CORTE DE QUARANTOLA; CON MOLTE ALTRE COSE NOTABILI ET DEGNE DE MEMORIA RACCOLTE ET SCRITTE PER LO EGREGIO ET UTERATO INGRANO DI BRATI PROFESSORE DE LEGI, ET CON LA GIONTA DI POI NOVAMENTE FATTA:
Nota. — Si ommette la < Tavola generale della Chronica se- condo f ordine del Alpabelo per numero de Carte » la quale segue il frontispizio, perchè inalile, supplendo ad essa con on Indice Al- fabetico in fine.
X 3 X
INTORNO ALLA CRONACA BRATTI
ED ALLA SUA CONTINUAZIONE
Ingrano (a) Bratti giureconsulto Carpigiano sul finiré del secolo XIV compilava una cronaca, assunto della quale era raccontare l'origine e le diramazioni delle principali famiglie dei Figli di Manfredo, e le vicende della Miran- dola e della corte di Quarantola, culla e sede una volta di quell'illustre casato.
Una tale operetta die, quanto alla derivazione delle accennate famiglie, anziché favola, può dirsi un delirio genealogico, rimase per assai tempo al tutto dimenticata, quando Battista Papazzoni (b) nel secolo XVI si die' a continuarla per quello che riguarda specialmente la Mi' randola ed i Pico, e la condusse fn verso la metà del secolo medesimo. Ma non avendo egli fatta alcuna oppor' tuna avvertenza, ed essendo perduto V originale del Bratti, riesce ora impossibile discernere con sicurezza ciò che al cronista e ciò che al suo continuatore appartenga.
Il Tiraboschi accennò già alla cronaca in discorsa nella Biblioteca Modenese, ma specialmente poi ne tenne parola nelle Memorie Storiche (e), e ài essa, dal se^
X 4 X colo XJl in avanti, in molte cose si valse per la genealogia delle famiglie Pico e Pio, ed in seguito servi pure al Pa- dre Pozzetti per le sue Lettere Mirandolesi.
Di questa cronaca io possedeva già due esemplari, il primo dei quali venne tolto da una copia fatta dal compianto mio amico Don Paolo Guaitoli sopra un antico codice una volta esistente neW Archivio della famiglia Pio di Carpi, (d) la guai copia, fra l' altre di minor impor- tanza, contiene una forte lacuna daWanno 1202 al 1267 e presenta di pitt non poche alterazioni. L'altra copia è di bellissimo carattere non molto antico e fa trovata, con- forme mi venne accennato, fra Iti carte dell'ex Miniera Modenese Antonio-Felice Bianchi che viveva nella seconda metà del secolo scorso. Tale copia non presenta lacuna di sorta nel corpo del racconto e solo differisce dall'esemplare Pio nel titolo ed in alcune parti secondarie, mancando in essa r epistola (e) colla quale il Papazzoni dedicava la sua fatica al Cardinal Pio, e t avviso ai kUori (f) del- ^ operetta da lui continuata. Essendo mancante delle ul- time pagine venne da me completata sopra d'un fram- mento della cronaca medesima di carattere dell' Abate Ro- dolfo Pio di Carpi, pure erroneamente attribuito a Gio. Battista Manfredi.
Su tali esemplari, che soli allora erano conosciuti, e che da più lati troppo spesso facevano sentire le subite alterazioni, con fatica ben grande io vi adoprai fno dallo scorso anno a ridurre il codice a buona lezione, avendo indarno cercata una copia antica che togliesse di mezzo
X 5 X buona parte delle difficoltà che tratto traUo si presentavano alla buona riuscita dell'opera mia.
Miglior fortuna però ebbero le cure dell' egregio amico mio Dottor Francesco Molinari diligentissimo raccoglitore delle patrie notizie, ti quale ne trovò tre esemplari fra i mss. di che va ricca la Biblioteca delt Università di Bo- logna, dei quali esemplari egli fece diligente esame, rag- guagliandone poi con moUa esattezza la Deputazione di Storia Patria Mirandolese nella tornata 28 aprile di que- st'anno Ì871.
Una tale scoperta c'indusse quindi a sospendere la pubblicazione di questa cronaca e ci consigliò a chiedere tali codici al Ministero della Pubblica Istruzione, il quale cortesemer^e e con sollecitudine annui alla no^ra domanda. E siccome, per più ragioni, le copie contenute nel codice N. 268 già spettante alla Biblioteca dei Canonici di S. Salvatore di quella città non si prestavano al caso no- stro, perciò fu stabilito attenerci al codice N. 334 il quale se non è autografo del continuatore, come taluno pre- tende, (g) è fuori d' ogni dubbio però che è sincrono almeno.
Que^o codice, come sta notato nel riguardo, appar- tenne ad Ubaldo Zanetti, e forse dopo la di hi morte passò alla BtìAioteca Bolognese assieme alla copia fattane dal canonico Amadei nel 1740. È di carta consistente in 4** grande, benissimo conserv(Uo, legato in pergamena di pag. 140 doppie e conserva V ortografia e la dicitura pro- prie del secolo in che venne scritto. Mano aliena, ma però contemporanea, ^vi aggiunse il racconto dell'assassinio di
X 6 X Gio. Francesco II Pico e dei primi atti di Gakotlo II, e lo condusse sino al i3 Novembre dell'anno 1536. Nella prima pagina, dopo il titolo, si trova a penna lo stemma dei Manfredi di Borzano racchiaso fra un fregio: negli spazii laterali fra lo stemma ed il fregio medesimo si veg- gono le iniziali A. M.
Vuoisi però avvertire che quantunque il nome del Papazzoni non s'incontri che nella copia che già appar- tenne alla casa Pio, tuttavia si può con tutta sicurezza at- tribuire anche questo codice Bolognese al Papazzoni mede- simo, perché nel complesso e nella condotta ì racconti di ambidue gli esemplari concordano fra loro, dovendosi ascri- vere ad altrui colpa le interpolazioni alle quali quella copia è andata posteriormente soggetta.
Questa edizione adunque che ora è fatta di pubblica ragione è stata eseguita sopra l' accennato codice Bolognese 334 trascritto a mia cura tal quale l'ho trovato, essendomi gelosamente tenuto a quella massima che i manoscritti vo- gliono riprodotti senza alterazione dì sorta alcuna. Sola- mente mi sono ristretto ad assegnare le lettere majuscote a ciascun nome proprio e, dove n ho visto il bisogno, ad introdurvi una moderata punteggiatura, appoggiato all'o- pinione del Benci il quale nel §. V. del Proemio alla Storia Fiorentina di Ricordano Malispini , intorno al 1 miglior modo di leggere e stampare i maaoscrìuì > cosi giustamente ragiona, e Se si ba ud maDoscrìlto ve- « rameote autografo, o veramente aatico, e sì vuol mo- e strare e conservare queU' anlicbilà, non e' è che una ma-
X ' X
« mera : sì può virgolare e paoteggiare, ma it resto del-
< rortogra6a ha da essere tale com'è net codice, senza
< DÌuna correzione *.
Ove poi specialmente riguardo alle cose della Miran- dola e dei Pico mi è sembrato che il raccoiUo avesse bi- sogno di essere documentato, oppure mi sono awentUo in qualdie anacronismo, ho creduto ben faUo portare in nota U prove e le correzioni, per le quali mi sono specialmerUe servito delk opere del ixlebre Tin^toscki e d'altri incon- trastabili documenti.
Le altre notizie che illustrano il testo sono tolte da libri a stampa poco alla mano, o da manoscritti degni ^ ogni fede e da un momento alt altro in pericolo di perdersi, ed in questo ho creduto piuttosto abbondare af- fine di rendere più agevole la via a chi vorrà accingersi a scrivere sulle cose delta nostra città. Perocché, ben os- serva il Ve^uri (h) una storia che dipinga al vivo la cita morale e politica di un popolo mai potrà colorarsi « se non la precede innanzi il disegno e il fondamento
< di qnei Materiali primi, comanqne nojoso riesca e greve e il pensier di raccoglierli e combinarli. >
FinalmetUe lasciata la Tavola generale ecc. che s' tn- cotUra dopo il frontispizio e che a nulla servirebbe, vi ho soMituito un Indice delle cose notabili afjine sia più fa- cile ritrovare quelie aue che in essa cronaca si con- tengono.
L'aver io da molto tempo al tutto abbandonato code- sti studi, la mancanza dei più aruichi documenti e di molti
X 8 X libri necessari a lavori di tal fatta, spero mi varranno di scusa se in ogni cosa non sarò perf^tame^e riescito. Ed ove questa mia prima fatica possa tornare giovevole a qualcuno io ne sarò pago ad usura, e sarò ben lieto d'aver cooperato a crescer lustro alla mia terra natale, Mia quale ben a ragione può ripHersi ciò che di essa eenne già scritto:
per arles
Folgebas, artes deperìere taae. Florebas popalo, popolo jam de6ci8 ornai, Ae taotam antiqui Domiaìs ombra maoet. (i)
Sac. FELICE CEREni.
CHRONICA
Allì Magnici Cavalieri HBSSBR MARSILIO BT «ESSER GIBERTO FRATELLJ DI PIJ
DELLl FIGLIOU MANFREDI
Signori .di Carpi, maggiori bonoratissimi :
Doppo la Chrooica dell' orìgiue di casa vostra, Ma- goifici Cavalieri, per me nella cita de Genova ritrovala ta quale, essendo in Cremona, questj giorni passati mandaj alle Signorie Vostre, con promissione de mandargli anche in brievi el resto; bora per satisfare più' ampiamente a lai debito et loro desiderio, mi son' affaticato assai m cercare et fare ricercare con ogni accurata diligenza in moltj luoghi, et massimamente nelt' Archivio et registri et Gbronice antiche della cita de Modena, già patria et sede dellj voslrj maggiori, si corno le debbono sapere, dove essendosi ritrovate molle cose autentiche et veramente degne de laudabile memoria dellj figliuolj Manfredj, mas- sime dellj Pij et Pici de la Mirandola, et anche de alcuni altri Nobilj ; le qualj cose si comò a me stale date et per me viste là onde sono extratte, così l' ho fidelmente raccolte el de mia mano de latino in lingua materna re- portate in questo libretto, benché non molto ordinatamente, el quale bora mando alle S. V. qoq tanto per satisfare al debito mio, quanto perche son già certo haverano piacere oltra modo singolare intendere le magnifiche opere et laudabilj gesti dellj suoi antichi progenitorj. Et se in altra molto maggiore cosa posso fare piacere et servìgio alle S. V. quelle si degnino comandarmi, che a me sarà sempre di somma gratia poterle servire, et così me gli offero tutto et raccomando.
De Vostre Signorie
Minimo INGRANO DI BRATTI (I)
Pi-oressore de Inggi.
Loi
LioDstantino Magno figliolo de Costanzo Impe- radore, el della Beata Heleoa inveotrice della Croce di Jesu Cbristo, nellj anDJ quaranta della sua etade commin- ciò rjmperìo l'Anno del Signore CCCXX, ma solo imperò anni otto. El medesimo Constantino hebbe tre fìgliolj le- gìtimj, ciò e: Constantino maggiore, Costanzo et Costante miDoij, et Costanza, la quale fu monacha consegrata io la chiesa de santa Agoesa da Roma. Questo Costantino Padre, divise l'imperio: a Costantino .suo primogenito diede Pranza et le parfj oltre li montj della Gallia ; Italia et Persia a Costanzo, et a Costante la Scbìavonia et l'Affrica, et di ciò ne fu falla solenne festa nella Corte Regale.
Ma in Italia li sopra dettj fratelj, essendo co^ diviso rimperjo, soccessero a Costantino loro padre. Questo è quello Costantino quale dalla lebra incurabile fu mondato
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X li X
dal Beato Silvestro sommo PonteGce, et baltezato dal Beato Eusebio, si corno dicono lì Grecj ; et essendo per la fede in Chrìsto renato, fece in Roma fabricare la chiesa dell] Beat) Pietro et Paulo Apostolj , et alla chiesa diede grandissimi donj, havendogli prima dato l'jmperlo Ro- mano; et giudicando non essere conveniente che duoi Signor] stieno in una medesima sede, passò il mare et fece residentia nelle parti de Tracia, et ivj edifìcoe Roma nova, la quale poi dal suo nome fu detta Costantinopoli. Ma Costanzo predetto bellissimo di aspetto et institulo dì boni costumj di poi passò in Italia ; et concio sia che Manfredo homo bellissimo nato de nobilj et splendidi parenlj cubiculario diletto de Costanzo prefato sposasse Euride unica figliola di esso imperatore senza suo con- sentimento, essendosi l'uno di l'altro prima mutuamente innamorai], se ne fugite in Italia avanll ch'el prelibato Costanzo vi pervenesse facendo viaggio per luoghi segrett] et molto salvatici ; et essendo con detta sua moglie ap- pena gioDlo in Napol], di poi a Ravenna, per lo timore di essere perseguilalo de liv] partendosi et passando per la cita de Bologna arrivò in Modena carrigo di molte giogie, dove lassò Euride in bon assetto, et egli se ne vene cavalcando solo per la valle nemorosa vicina de Modena et de Reggio. Et alhora gli piacque si quello paese che se lo ellesse per sua babilatione, ivi habi- tando con molti pastor], abondanti de biade, latte, carne et de molle altre cose necessarie al vivere dell] hao- min]. Stando donche cosi Euride in habito mstìcale in della valle condntta, si corno e detto, incognita dati) pastori insieme con Manfredo, una vecchia ed duoi hno- min] famigliar] et moli] honcsti, fecesi amici li predeUj pastor] comprando occultamente campi et terre con alcane
X 15 X sue giogie, et pacìficamente vivendo eoo essi pastori forno corno Ri tra loro.
Ingravidossi Euride et partorite tre figliolj maschi] io uno medemo parto in detta valle, ti nomj dell) qualj forno Pico, Pio, et Papazono. In processo di tempo ne partorite dell] altrj in tanto che funno tutti otto maschi] et duoe femiae, et ti loro nomj forno questi, ciò e : Pan- delio, Manfredo, Pedocha, infante, et Siculo, Gostanza et Euride. Finalmente essendo cresciuta la famiglia de Man- fredo de hoDOTJ et rìchezze fa exaitato dallj pastorj, et addimandato da tuttj li cittadini coDvicinj. In tanto el suo nome' et fama era cresciuta a presso 1Ì deltj pastorj, eh' el fu honorato sopra tultj li altrj.
Di poi essendo passato, corno e detto, in Italia Co* staozo Imperadore et ritrovandosi apresso la cita de Aqui- legia con essercilo potente, dimandò il sussidio de Ij Ita- lianj. Essendo adonclie eletto Manfredo cooduttiero delle genti equestre de Modena et della delta valle nemorosa, abbracciando la moglie et con lagrime basando li Ggliolj prese licenza et andò con dette genti in agiulo de Costanzo 500 socero nelle parli di essa cita de Aquilegia. Pertanto essendo egli iucognitamente constiluito avaotj lo predetto Imperadore colla sua militare compagnia, et Gnalmenle essercìlandosi virilmente nella roilitìa di esso Costanzo, per forza de arme Ìl secondo giorno prese detta cita de Aqui- legia, el che per spacio de lungo tempo con tal obsidione non havea potuto conseguire il prenominato Costanzo, dj modo che! prefato Manfredo fu honorato laudabilmente et creato Cavaliere militare, et per IÌ suoi strenui gestì exai- tato, di sorte che, essendo esso Manfredo innanzi la pre- sentia della maestà Cesarea, havendogli manifestato la sua conditione, gli fu subito remesso la ingiuria et dati moltj
X 16 X doni et prÌTÌIegij amplìssimj dal detto Imperadore, dan- dogli anche per lui et suoi heredj la vaile Demorosa, et gli fece sudditi li pastorj, terre et pascui dal fìame del Po in sin al fiume dj Secchia et oltre vinti miglia tor- nature net territorio circostante, ricevendo con imperiale procletione et con tatti li pastori circa detti luoghi habi- tantj, et gli diede podestà chel potesse edificare torre, roche, fortezze et castelle. Sono alcuni altrj che scrivono Costanzo Imperatore prenominato bavere donato al detto Manfredo tanto di terreno circostante alla valle nemorosa, quanto egli potesse io uno solo giorno a cavallo circon- dare et che fu cos) esseguito et cbe di ciò gli ne (li poi fatto privilegio Imperlale del modo cbe di sopra e stato narrato.
Costanzo prefato comandò di poi allj suoi Baroni cbe chiamassero a se Euride con li figliolj,' la quale ac- compagnata dallj predetti Baroni et d'altri huominì bone- sti gionse alla presentia del padre colli figliolj predet^, il quale la ricevete alliegramente, et li multiplicò li donj et privilegi] et allj figliolj diede facoltà di portare per loro arme et insegne l'Aquila nera in campo verde chiaro, in memoria dì ciò che havevono bavuto origine dal sacro Romano Imperio : et poi maravigliandosi del mirabile parto de Euride commando eh' ella fosse per nome chiamata per Tavenire Miranda, onde fu poi nominala Mirandola; ma finalmente esso Costanzo resto snffocato apresso Aquilegia. Boppo essendo Manfredo ritornato alla valle nemorosa, tultj li hnominj si allegrorno molto havendo per loro si- gnore tanto Nobile et potente Cavaliere al qnale inconti- nenti giuromo perpetna fidelità, et di poi in spacìo de tempo esso Manfredo edificoe fortezze, torre, et castelle, ciò e, uno per se et uno a ciascuno dellj figliolj nel terri-
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Iorio predetto, dell] quallj castellj e notissimo esserne stato la Mirandola uno, benché dj poi fossero ruinatj per refarlj più bellj, et all' bora li lìgliaolj de Manfredo non erono suddilj a persona, se non allo Imperadore solo, et a lultj rendevoDO retta giustìtia et bon regimento di modo che io brìevj fu ampliato il loro dominio.
Morto poi Manfredo li suo figliolj generarono de- gli altri Bgliolj , intanto che de lui et de suoi figliolj generati erano tutti quaranta buominj, li qualj lungo tempo vissero in unione in tal domìnio, facendo anche il simiglianle li loro posteri, li nomj dellj qualj quaranta forno Ij otto sopra dellj dallj qualj bebbero origine li Nobilj signori Picj, Pij, Papazoni, Padelle, Pedocbe, Manfredi ^' Ruellj del Fante; et li nomi delli altri forno questi ciò e. Prendeparte, Lanfranco, Paganello, Ponilo, Manfredo , Guidone , Costante, Asolino, Doxìo de Padella dal quale trasse poi origino li nobilj de li Doxij habìlatorj ir. Modena, Aldrovandino, Giovannj, Arverio, Marcello, Costanzo, Corrado, Bonifacio, Matho, Oderico, Egidio, Nevo, Obizo, Roberto, Gualfredo, Azzo, Costantino, Paulo, Gerardo, Artuso, Pavaro, Lanzone et Manfredotto, li posteri dellj qualj primogeniti antedetlj erano nominatj de Casale superiore in honore delta loro pri- mogenitura, et li altri de Casale inferiore, si corno chiaro appare in tutlj li loro antichi et moderni privilegi auten- tichi. Ma li quaranta prenominatj per ti loro preclarissimi gesti erano da tultj li ciladioi circonvicinj chiamati Bel- lici, et in quello tempo ta loro patria era nominata la Corte de Quaraotula dellj quaranta Sgliolj de Manfredo; et parimente tutte le altre loro castello el paesi ad bo- llore et maggiore memoria de la primeva loro patria cbia- inavaosi secondariamente, doppo il proprio nome, Corte de
X 18 X Quarantuta, el anclior le vestigie di essa Corte oomiDassi Quaranlolo. La casa et progenìe dell] figlìolj Manfredi fa ampliata, et nelle partj de Italia nelle citadj, castella, et Provincie essattata ad molte dignità, et in Ij fattj bellicj rlccrcatj, massimamente dalla cita de Modena et de Reg- gio, delle qualj citadj essi figliolj Manfredj forno sempre iotrinseci dcfcnsori conlra li loro nemicj, eccetto lo Im- peratore, al quale parìmenle forno sempre fìdelissimj.
Doppo mollj tempi revolutj, sicomo accade ali] miseri mortai) per la fortona instabile et varij casi et sorij di vere felici et infauste novitati nelle parti de Italia, 1Ì fi- glioli lUsnfredi alcuna volta erono essallati, el alcuna volta depressi; imperoche circa li annj di nostra salute M.C.XIIII regnando nelle parti de Italia la Contessa Mathilda de- votissima de Cbristo, unica figliola de Bonifacio genito del Re Thebaldo, fece fabricare molle cbiese addottando cia- scuna de quelle ricbamenle de molle possessioni, tra le qoalj chiese ne fu una quella dello Monasterio di san Rencdello in Padalirone, territorio de Mantova, nel qaal monasterio e sepulla detta Mathilda in una Archa de marmoro, dove sono per suo epylaphio intagliati questi duoi versi latinj qui scqueoti :
Stirpe, opibus, forma, gestìs et nomine quondam Indila Mathildis hic iacet, astra tenens. Fece anche essa Contessa fabricare le chiese della pieve della Corle de Quarantula et Corte de S. Possidonio delli figlioli Manfredi, ^^ '^'> d'cesi, essere il corpo del prefalo santo Possidonio vescovo, le qoali chiese sono Juspatro- nato delli prefati figlioli Manfredi > ^' lenendo la prelibata Contessa molte citadi io llalia, ciò e Mantova, Ferrara, Modena, Reggio et Parma, et nelle parti de Flaminia, Imola, Favonza, Forlivio el moUe altre citadi et facendo
X 19 X residantìa io Manlova amò molto ti fìglìolj Manfredj, mas- sime Henrico de Pico, Bernardino de Pio, Paganello do Fapazono, et Roberto dì Manfredj insieme con tuUj li altrj , et gli conBrmò tuttj li \oi:p antichi privìtegìj et amplioe il nome loro nelle ciladj de Modena, Reggio et FaveDza, et io molte altre parti del suo Domioio perche erano saoì gentilhomiDJ et egregi] famigliar] domestìc], la qnale Mathilda tenendo apresso Roma molte citadj et calcile et terre et morendo senza fìgliol], le lassò alla Romana .chiesa, il quale dominio in sìo al d] de hoggi, e chiamato lo palrimooio del beato Pietro. In qnello tempo fa eletto io Papa Alexandre per natione Milanese, contro lo quale li Veschovi di Lombardia elesssero in Papa noo certo Vescovo parmegiano, ma finalmente el detto Àlexan- dro otlene il Papato con lo ajuto de Genovesi, benché Pi- sani si sforzassero dare ajuto al Vescovo prefato de Parma ' * ' (2)
Nell'Anno di Christo sexagesimo ottavo in le Kal- leude de Pebraro sopra mille et cento (3) li fìgliol] Man- fredj costituiti denanzi ali] Consulj el sapientj de Mo- dena, fecero lo iofrascrilto giuramento ciascuno di essi, si corno era costume de Nobilj et'Polentj, ciò e: che sempre sarano citadinj el habitador] de Modena senza fraude, et che haverano case io detta cita, et che defen- derano Modena infra le sue confinj centra tutti li bomio], eccetto lo Imperadore et defeoderauo anche fuor] di esse conGnj qnellj che sono al presente cìtadinj de Modena et che sarano per l' avenire, insieme con tuttj li loro ben] senza alcuna fraudo, ma che sempre sia salva la fìdella dell] loro Signori che haoo di presente el per l' avenire se acquesterano, et che non sarano impedimento a per- sona che si volesse fare citadino de Modena pur che sia huomo libero, salva in tutto la loro ginstìcta, el che sia-
X 20 X diaraDO con bona fede giovare sempre al ComQoc de Mo- dena in tnlte le Corte et Gonlionj, et che li hominj delle loro possessioni farano le factionj ad volontà dell] Gonsulj che di presenti sono et che sarano per l' avenire, et che sempre seguilaraoo Ij Gonsulj predettj qnando da essi sa- rano richiesti, et del oegocio dell' Imperatore con lì Mo- denesi sempre starano sin alla fine della gnerra per quello modo che anche ha giuralo Bernardo Mahezo, et questo salva la Sdclita dell' Imperadore; ne che se farano mai per modo alcono extrahere dal presente sacramento el quale fece legere pnblìcamente Roberto dellj Manfredj et suo fratello Bernardo ci Guidetlo. Ma Pio et Manfredo fìgliolj già de Bernardino giurorno bene il medesimo, eccetto 1 babitantìa et eccetto essere sempre citadinj de Modena, el che haveano anche giurato sotto on altro Consalato, el quale sagramenlo fu fatto in Modena, in piena contione, presente lo vescovo Gar.** (4) con molt] altrj, et presèntj li cousulj de Modena, ciò e: Gerardo Rangone, Alberto de Grasulfo, Giberto de Bayovarla, Arlotto giudice, Alberto de Peldegoerra, Guìdoccio de Rolando, el Guilelmo Cacio. Lì testimoni forno Bernardo Malvezo et ti fìgliolj de Godono, Alberto et lo Duca Boccabadata, Ardovino Raffacane, Raynerio Boscheto et Lothario Adegerio de santa Croce, Alberto de Yarana, Ugo de Solaria et Passaponte, Ugo de Gorzano, Ugo de Rado, Gerardo de Rodolfo, Guido Causidico, Martello, Guido de Martino et suo fratello, Ugo de Gaio, Calcagno Squarcia, Codognello Radaldo, Tenco et Tono, Uberto de Balugola, Ildeprandino et Gi- roldo Garsino, e li altrj nobilj et sapìentj de Modena et la maggiore parte del populo di essa cita de Modena.
L'anno di nostra salute M . CLXXVIII in le Kal- lende de Lugio li figlioli Manfredj similmente giurorno
X 21 X anche di essere cUadìnj de Modena c( habitargli ogni aooo sei mesi per lampo di pace, et sin alla fioe per tempo della guerra el defeodere la detta cita cootra ognj persona, eccetto V Imperatore, il qaale sagramento fu fatto dailj infrascritti figliolj Manfredj, ciò e : Pio, Passamente, MaDfredìno de Pico (5) et Guìdetto, Manfredioo Infante (6) Alberto de Boraano (7) constilali denanzi a messer Mar- tello, Squarza, Gnizardo, Tbeberto, et Poltonerio all' bora Consoli de Modena io presentia de mollj nobilj.
Doppo anni cinque in dì della Dominica delle Kat- lenda de Lugio, Ildeprandino (8) 6g1iolo de Manfredino de Pico, Gerardino figliolo de Manfredioo Fante, Ude- prando figliolo de Ugo Papazono de Gartiote, et Azolino de Guidelto coostitati deoanzi a messer Carnetvario, Al- berto Peldeguerra, et Radaldo et Giaoello de Giberto Con- soli della cita delta de Modena parimente giurorno di essere perpetuamente citadio] et habitatori de Modena sei mesi de Fanno per tempo di pace et sin alla fine per tempo di guerra, et defendere la cita de Modena et Epi- scopato col suo distretto contra tuttj ti homtnj el altre citadj, salva la fidelità dello Imperadore et Re Henrico, et cbe ogoi anno giararaoo anche de seguitare IÌ Rettorj de Modena fra quindeci giornj doppo che sarano statj rìcercatj per nauti] overo per tittere, delli qaallj tutti sa- gramentj ne forno rogatj solennemente prima Giovannj et Gerardo notarij all' bora del sagro pallazzo, et di poi anch' aulentìcamente registrati P^ l^egoldeo notarlo pari- mente del sacro paltazzO, et ultimamente registrati poi per Delaylo figliolo de Guidone Guarnerlo notario del Registro aoticho del Comune de Modena, corno boggi ao- chor si vede per un libro grandissimo scritto aolenlica- mente per detto notario in carta pecudina, ove se con-
X 22 X tCDgoDO molte altre cose Dobilissìme, il quale libro si e coDtJQoaaQieDte apresso li CaoceUierj della GomaDÌta de Modena.
Manfredo de Pico essendo poi Podestà della cita de Modena nellj aDQJ M . CLXXXYIII fece ampliare essa cita et le mure dalla volta, che si chiama delli Adelardj, la quale inanzi era stata ana de le porte delia dilla cita, et deìode fece anchora mutare io sin al luogo dove sodo hora le fosse della delta cita; imperoche lo fiume della Gercha, qoal adesso trascorre per essa cita dalle partj de sopra in sin de sotto erano prima le fosse della predeta cita, et similmente il canale grande di Scalteaa che corre dalla porta de san Paolo in sin a san Giovaonj del Can- tone et de livj in sin al navigio, dove al presente e il castello, et anche molte altre cose egregie forno fatte per detto Manfredo in la predeta cita, perocbe egli regete Modena anni trenta, sotto la cuj pretura forno anche fatte molte pace tra la della cita de Modena el citadj circon- vicinj. Bicorno appare anchor nel detto Begislro de Mo- dena scrino per lo sopradetlo Delaylo Guamerìo notarlo del comune de Modena, si comò e stalo detto dì sopra; et ritrovandosi pur anchor detto Manfredo pretore della ditta cita de Modena dell'anno M . GGII fu da Ferraresi et Modenesi posto obsidione al castello di Roberia.
Li figlioli Manfredi del M . CGXII fumo tra loro in grandissima discordia, di modo che se divisero in dnoe parlj, ciò e: Pici, Pij, el Papazoni per una parte, deno- minandosi de Gasale (9) de messer Pico, et per l'altra parte Manfredj, Pedocbe, et Padelle, de Gasale de messer Guidone, el cosi in detto anno alti X de Maggio divisero lutto il loro dominio della corte de Quarantula, et altre loro Gortj et ben] comunj, eccetto un* castello che remane
X 23 X eomuoe eoo alcune altre corti c( villu, corno se dira poi qai de sotto al loco suo più opportuno ; et di questo ìostrameoto de divisioDe oe fu rogato Ugolino nolario del sacro Pallazzo in detto anno, mese et giorno (10).
Nel detto anno M . CCXU Modenesi fecero edjfìcare el castello del Finale del mese di Maggio, per il che se dice el Finale de Modena (11). Ma poi nellj annj M.CCXXV essendo Podestà de Modena un certo nominato CaTalcabo, forno minate molle torre di essa cita per comandamento del prefalo Podestà.
Doppo annj sei alli X de Zugno essendo lite et con- troversia tra Bernardino Padella per una parte et madonna Giovanna pare Padella per l' altra parte per occasione della heredila de Guidone de ti Padelli già padre della predeta Giovanna, fu fatto compromesso amplissimo per il detto Bernardino per una parte, et per Dalfioo Pallavicino ma- rito de essa Giovanna, Alberto della Palude, Federico da esso (12) et Giovan dalla Palude suoi stretti parentj per l'altra parte predetta, essendo eletto per loro cornane arbitrio Ganendino Ferrarese preposito in Reggio et Bay- mondo de esso (sic), el qual' compromesso fu fatto in la detta cita de Reggio in presenlia de Iacopino figliolo de Falsagrato Pedocha habitatore in detta cita, et de moltj altri nobili; et poi allj 6 de Giugno fu coofìrmaio esso com- promesso dalla detta Giovanna, et Qualmente fu determi- nata detta causa et lite per arbitrale sententia, cbe di raggiooe la detta heredila spettava et perteneva al detto Bernardino per essere li beni dellj figlioli Manfredi feudi nobilj et imperiali, quali eicludino le femine a tal soc- cessione, sì comò dicono li loro privilegi) Imperiai], et corno più diffusamente appare per la delta sententia scrìtta per mano de Lombardo de Saxolo nolario del sagro pal-
X 24 X lazzo ìq la detta cita de Reggio. Questo Gaidone Padella fu sepulto ìq la ella de Modena nella sua archa grande di marmerò noo molto bianco in modo de cassono fatta, la qnale è posta in lo sacrato del vescovato di essa cita in uno cantone vicino della volta che va alla piazza grande, con littere di sopra qualj dicono quella essere la sepul- tura de Doxio detli Doxij et de Guidone delti Padellj, li quali Doxij si trassero origine da Doxio Padella antico babìtante in la predeta cita de Modena, si corno di sopra e stato narrato, qual fu un'delH quaranta figliolj Han- fredj (13) et boggi anchor vi e la detta sepullura nel medemo loco posta.
Simone de Gioan Bonifacio di Manfredj essendo stalo fatto per Reggiaoj tra loro grandissimo tnmallo et como- tione, allj tre de Luglio del M . CGXLV insieme con Già; corno Bonizi, con grande militia et moltitudine di popolj entrorao per forza in Reggio et abbrusciomo la porla de san Pietro della predeta cita, et dicono alcanj, che non vi era il ditto Giacomo, ma cbe ben vi era Marano soo figliolo, el che fecero in aiuto dellj marchesi Estensi. Et nel seguente giorno fu similmente commottone tra la factìone dellì nobìlj Robert] già Signori del castello di san' Martino et Ij nobilj de Sesso bora conti de Rolo, li quali Roberti per tal causa fugirono da Reggio et andomo a Bologna, et per questa causa predetta forno posti in bando dell' Im- peratore, et ruinati ogni loro edifìcìj et beni che in detta cita se litrovavouo.
Prendeparte figliolo di Manfredo Pico antedetto g^a Pretore de Modena nell' anno quinquagesimo secondo so- pra mille e ducento insieme con li altrj suo] consortj, ciò e , Roberto de Pico, Lanfranco Pio et suoi nipo^ Manfredo et Matbeo fratellj di Pij, Manfredo Papazono
)( 25 X delto . Bellabionda, et Arverio suo nepote, Pagaoello et ÀldroTaDdÌDO fralellj di Papazonj, et Matheo già figliolo. de Pagaaelio Papazooo luttj de Gasale de messere Pico per una parte forno in grandissima discordia et quesljooe ' contra li altrj figUolj Manfredj ciò e , Giovannj de ÀzoUpo dj Manfredj, Simone de Giovanni Bonifacio di Manfredj, del qnale e anche stala faUa mealione dì sopra, a sao proprio nome et de saoi fratellj ciò e, Bonifacio, Azolino, Gui- done, Ricardo et Giovannj, et Thomasino Pedocba, laco-. pino, Guidone et Azolino figliolj de Falsagrato Pedocba, Gulientino Pedocba, Costanzo figliolo de Pavaro Pedocha, et Bernardino Padella InKj questi de casale de messer Gaidone per l' altra parte, le qualj liti et discordie ressus- citale erano per occasione della divisione già falla, comò e detto di sopra, in vìnti sej quarterij grandissimj per li suoi maggiorj nel M . CCXU alli X di Maggio della corte de Qnarantola et del suo dislretlo, eccetto però la villa de Morlizolo, et eccetto dalla corte di Brngoana (14) sin , alla corte de san' Martino et alle confini de Mantova, et eccetto tatto quello che e dal Quarterie de Montirone in- feriore et infìn alla della corte de Brugnana eie. al fiume della luce et alle confinj del Bondeno, et anche eccetto tutto quello che e apresso lo Jiorgo de Quarantulo et lo castello che tra li predetti signorj figlioli Manfredj remane comune, el quale di poi fu detto, et bog^i dal vulgo dicesl io suo guasto el Castello della Comunalia vicino della Mirandola : et in detto anno M . CCLIl allj XV de luglio forno le delle liti et discordie tra essi figliolj Manfredj rassettale con questi patti et condilionj : che se una fa- cilone delli predetti sìgnorj se ritrovassero nellj suoi quar- terij numero maggiore de possessioni, che quello più de- vessero redurlo in comune ci di novo partirlo per numero
Digiteod
X 2ti X de mansere, overo biolche, accio cbe meglio el più giu- stamente si potesse agnagliare i'una et l'altra parte; ol- irà di ciò prometteDdosi I'odo al altro che se maj per ' t* avenire alcooj gli volessero dare molestia, cbe cod loro proprie arme, spese, cavallj, bominj et vassallj coDU'a tal persone defeoderano sempre la parte offessa, sotto la pena di cento marche de argento chi non osservara li dettj patti et conventioDJ. Ritrovasi anchor questo instramento de accordio et divisione tra essi figlio!) Manfredj solen- nemente celebralo in la Mirandola apresso li nobilj delU Papazoni autentico in pubtica forma rogato per Carnel- varlo di Horabonj notarlo del sacro palazzo (15).
Nel quarterio dj Montìrone (16) antedetto anchor sono vestigie che dimostrano assaj chiaro essere stata ivi già qualche nobile cita, peroche di conlinovo se vi tro- vano medaglie antiche de metallo, non mancbo che si facia in li guasti antichi de Roma, oltre le sepolture eoa . littere parimente antiche intagliale che similmente in esso luogo se vi trovano et altre simili cose di marmoro, le qualj cose veramente dimostrano segno, comò e detto, di qualche egregia et antica cilade. Et a questi giornj sono anchor alcuni dell] prenominati qaarteri che tengono il nome dallj loro antichi et primevi patroni, ciò e: la via del Pico delti Picj, non molto distante dal castello di san Felice; la Piviana di Pij vicina del detto castello di san Felice et del Finale; la Papazina di Papazoaj bora ter- ritorio de Carpi assai vicino di esso castello de Carpi; la Motta de Azolìno territorio al presente de Modena; et il Roncho del Pavaro Pedocha villa prossima della Mi- randola.
Erano io questo medesimo tenipo duoi di questo Dome GìovanDJ nella nobile famiglia de Manfredj, ci primo
. X 27 X dellj qualj era fit^liolo de Bonifacio, el secondo Ggliolo de Azolino nato d' un altro Àzzo^ et per fare di questi daoi ' Domi distÌDCtione, chiamavasi il primo Giovaonj de Boni- facio, dal quale trasse poi orìgine li oobitj di Bonifacij, el secondo Giovannj de Azzolioo, onde ebbero poi orìgioe li nobili di Azzolioj (17).
Quattro anni di poi alli X de luglio M . CCLVI Man- fredjno et Raynerio gìa fìgliolj de Federico del Paole (secondo l'authorila dellj prìvilegij Imperiai] concessi a tatti li fi'liolj Hanfredj ) et cosi Bianquìpo de Ugolino del Fante tutti insieme iuvestìrno Durello et Oliverio di Durj del Gavello per ragione de hooorifìco fendo de tutta la tenuta dèi feudo in terra, aqua, bosco, casamenti et pi- scationi etc in ogni altro luogo et raggioui, quale essi fra- lellj et loro padre sin qui tenevano et tengono in la per- tioentia et distretto del Gavello, territorio delli fìgliolj Manfredj, et secondo cli'havevoQO et tenevono essi et detto loro padre da messer DoxÌo del Fante, atlj quatlj luoghi coofinavauo Prendeparte Pico, Simone di Manfredj et li nobilj di Passapootj dj Bgliolj Manfredj, per lo quale feudo li prenominatj Durello et Oliverio giurorno fidelità allj predeli nobilj del Fante contra ogni persona, ecceUo dello Imperadore, si comò convenc a verj vassallj verso lì loro signorj. Cosi cercavono conlinovamente tuttj li al- trj fìgliolj Manfredj con ogni accurata loro diligenza el stadio farsi più vassallj che alloro fosse possibile per de- venire più potente l' uno de V altro.
Egidio già figliolo de Manfredo di Pij nellj annj de nostra salute M . CCLXVII allj quatro de Marzo essendo Capitanio della cita de Modena per la parte de Grasnlfi (18) ÌDtrinsecj di essa cita contro li Aygonj (19) el Comunità de Bologna, et gìa fatta la pace tra delle partj, rìlrovao-
X 28 X dosi in Bologna insieme eoa Federico figliolo già di Lan- franco di Fij et con la maggiore parie della factione dell] deUj GrasulQ, fecero loro siodico et procuratore Andrea di Veoelici con mandato amplissimo celebrato in la chiesa de san' Francesco dì essa cita de Bologna, mandando el detto Andrea a sqo nome ad presentarsi innanzi a Papa Clemente IV et offerirgli esso Egidio con tutta la parte predetta et cita de Modena, che si era paratìssimo et pronto affare tutto quello che piacerà a sua bealitadine io honore et servìtio suo et della Romana Chiesa, et ad- dimaodare a sua Santità che si degni volere interporre le parti sue alla reformatione delia predeta cita de Mo- dena, accio che possino molte miserabili persone et or- fanj alle loro case ritornare et habitargli, che per caosa di tal guerra sono dispersi in varie parti del mondo et attento la pace già fatta tra dette factionj ad instantia et comandamento de Ottaviano Cardinale de santa Maria Inviolata (20) el legato dalla santa Romana Chiesa in Lombardia per lo prefato Papa Clemente, promettendo il predeto Egidio colla factione sua antedetta el mandato prefatto bavera rato et fermo ciò che sarà stato negociato per il predeto Andrea procuratore con sua Santità sotto la pena de vinti millia marche de argento, et anche pia ad beneplacito di sua beatitadine.
In questo medemo anno M . CCLXVII fu da mode- nesi comprato el castello della Mirandola con la Motta delli Qobilj Papazonj per duoe millia libre (21) modenese solamente, et tutte le fortezze di esse castello forno all' bora in tatto guaste el minate, si comò si le^e pia am- piamente nelle Ghroniche antiche de Modena et nelU re- gistri di essa cita; et in detto tempo quasi tattj li nobilj predettj di Papazonj se partirne dalla Corte de Quaran-
X 29 X, tola, et aadorao parte a Modena in la quale cita si rì- IrovavoDO anche moltj dellj detti Papazonj et altri dellj figliolj Manfredi '^^^ reggevono laudabilmente la predeta cita si comò havevoao già fatto li sQoj ma^iorj, et parte anche dellj preoomiDatj nobili andorno a Ferrara et a Bologna, dove fecero fabricare una torre fortissima, si comò all' bora era costume de nobilj et potentj; et pari- mente fecero poi anche edificare un altra torre fuori de Bologna non molto lontana dalla cita predelta, la quale torre chiamasi aocbor oggi la torre del Papazono, et in la detta cita vi babitano ancor alcbuoj delj predeli Pa- pazonj (22), et in la cita de Ferrara anche essi nobilj insieme con alcuni dellj signori Pij suoi consortj fecero io alcane chiese fabricare mollj edìficij maxime nello ìq- claaslro della chiesa dellj Frati Minori Conventuali de san Francesco, si corno boggi in detto inclaustro chiaramente appare per uno certo porUco che e livj con colono di marmoro, li capitelli delj quali sono intagliati et scolpitj con le arme et insegne dellj detti signori Pii et Papazooi; il simigliante si vede nella porta maggiore della Chiesa de San Domenico in detta cita le insegne et arme delli predetì nobilj parimente in marmerò sculpite et affisse sopra la prefata porta, et il medesimo fecero nella chiesa de santo Gregorio de Ferrara comò appare per le medeme arme et insegne in preda marmorea intagliate et poste affisse sul cantone della predetta chiesa.
Malheo Papazono antedetto già figliolo de Paganello hoomo di suomma bontà et veramente di santa vita, nellj annj mille ducenti ottanta sette habitando nella Motta sna della terra de Cividale iosieme con Manfredo et Matheo dj Pij fratelli prenominati, '^'^^ 'V' ^"^ ^^' timo testamento del mese di febraro dell'anno predetto.
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X 30 X per il quale prudentemente vìvendo, divise le sue faculla in suoi figlioli ci ^> Paganello, Pietro, Manferdino et Pa- pazono, faceodogli anche in detto testamento molti vas- sallj per vigore della auttorità Imperiale che tengono pa- rimente tuttj lì Gglìolj Manfradj, accio che fossero più potenti contra chi gli volesse offendere, et così si fece giurare fidelta contra ogni persona, eccello lo Imperatore, dandogli impremio moli) terrenj in feudo horofico; et per- che era amatori (sic) de poverj ordinò in esso testamento che a tutte quelle persone che se ritrovassero havere pagato per lui, et a suo nome ricevuto gabelle et dacij in la corte de Quaraotula allj suoi daciarij et deltj altrj figliolj Manfredi, ^^^ ^ l^' persone fossero restituite in sia alla quantità de libre dodece reggiane per toro pagate et per- lìuente al predato Malhco per la parte sua dellj detti dacij et honorancìe delia corte de Quarantola. In esecu- tione del che fece suoi fidci Comissarij ti nobilj Giovanni et Nicolo di Picj della Mirandola, Ugolino et Oderico G- gliolj già de Manfredo detto Bellahionda di Papazonj, et poi passato un mese se ne morite il prenominato Matheo, qual fu sepulto alla chiesa dellj Frali minorj de san* Fran- cesco della Mirandola all' bora officiala da pretj, alla qnale . chiesa forno per luì lassate molte elemosine, et cosi a lutle le altre chiese della corte de Quarantola.
Nel medemo anno H . CCLXXXVII li Sgiiolj Man- fi-edj dominavano pur ancbora pacìGcamente molte castello del Modenese el Reggiano, tra le qualj vi erano Boriano, Spilamherto, et Castello Velerj con molte possessioni ^' casamenti ^^^^j ^^ '^ <^<t^ ^^ Modena, te quatj castelle forno poi dellj prenominati Giovanni el Nicolo di Pici ^^ ^^ Bertholameo Pico, benché Borzauo fusse dì poi transferito in li Manfredi per premio de alcune altrj corlj dalle alli predelti signori Pìcj.
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In questi medemj tempi habìlatio (sic) In la cita de Roma atcunj di Papazoni molto potteatì et richì de poa- sessionj, et hoggt io lingua romaoa sono livi denomÌDatj Paparonj, che e qaello medemo che si dice ìd lìngua lombarda Papazunj, corno e DOtissimo.
L'anno di Cbristo nostro Signore M . CCLXXXXII li nobilj lìgiiolj Manfredi tenero in discordia tra essi per li loro beni comunj che havevono nella Corte de santo Possidonio, et forno reduttj a bon' accordio nel detto anno alli XXIII de NoTembrio dividendoci la detta Corte si comò appare per instrumento pulico (sic) rogalo per Gandol- fino de Finelj notario, celebrato nella chiesa de Cividale, Corte de Quarantula, et ciò fu fatto per la prudeolia de Federico già figliolo de Raynerìo del Fante delli ftgliotj Manfredi l^al reggeva tutti li altri suoi consorti ^^^ Fante.
Francesco della Mirandola nato de Prendeparle Pico (23) antedetto, nelli anni del Signore M . CCLXXXXV in- sieme con Zilio di Pìj, Paganello Papazono, et Pietro de Matheo Papazono de Casale superiore de messere Pico per una parte, et FeUppo di Àzzolìni, Gerardo Padella, Costanzo Pedocha, et Bernardino Padella de Cassale in- feriore de messere Guidone per l'altra parte, essendo tra li dettj Gasali alcune contentloni et risse volendo ciascano di essi Casalj che! Podestà della corte de Qaarantola facesse la sua resìdentia et rendesse raggione nella Motta Castello di Papazonj in Cividale, et cosi la parte inferiore de messer Guidone volea chel predeto Podestà facesse tal resìdentia nel territorio delli nobili ^^ Padelle; ma finalmente sopra dì ciò, butata fu la sorte de cornane loro voluntate la quale vene chel detto Podestà facesse la soa residenlia in Cividale sopra lo territorio dell] dettj Padelle, nella quale terra di Cividale si rendeva poi rag-
X 32 X gione a lutlj quellj della corte de Quaraolola per lo Po- desta comune deli detti nobilj figlio!] Manfredj; di poi allj XXVI de Luglio nel detto anno di tal accordjo ne fa fatto publico iostrumento scrìtto per man' del notarlo del detto podestà, el quale se ritrova ancbor apresso U dettj nobilj Papazonj nella Mirandola.
L'anno seguente del mese dì Ottobrìo il magnifico Azzo Marchese Estense dj Ancbona signore de Ferrara, Modena, et Seggio essendosi confederato colli figliolj Maa- fredj, teneva a loro pètìtione nella corte de Qnarantola per suo Vicario Thomasìoo di Paci da Cremona, et in detto tempo la maggior parte detlj predeli 6gliolj Man- fredi perseveravano pur anchora nella habìtatìone de Mo- dena et de Reggio corno nobilj prìmarij delle dette citadj.
Del predetto anno del mese de Aprile Francesco Saxolo già avendo racquistato castello Fiorano con alcanj attrj suoj castellj tenute per il predetto Azzo Marchese Estense, recupero anchora Saxolo tenuto per Eustorgio del fn Gio. Manfredj principe de Favenza; doppo, facendo crodelissima guerra le genti ecclestice al prelibato Marchese Azzo, esso Marchese con li figliolj usci de Ferrara, et andò a Guastalla, dove per mogliere tolse una figliola de Carlo Re de Puglia, onde Tbadeo di Manfredj Regino, Bonifacio da Canossa, Obizo Papazone e Thomasino Paa- zerio Modenesi forno per luj fatt] Cavalierj aureatj insieme con moltj altrj nobilj che ivj se ritrovono (sic) de l' anno di Christo nostro Redemptore M . CCCV del mese di Maggio. Di poi ano] duoj li Capitan] de Nonantula eoo tradimento tolsero detto castello al Comune de Modena, et lo vedirao al Comune de Bologna per predo de tre millia libre de boicgninj, essendo tra le dette ciladi odio grandissimo.
Henrico settimo Imperadore in la festa della Epy-
X 33 X phanìa che fu alli sej de genaro del M . GGCX fu coro* nato eoo grandissima solennità della Corona dì ferro in- sieme con la imperatrice cella ella de Melaoc io la chiesa de santo Ambrosio, nella quale iacoronatione fece dacento Cavalieri militar] tra quali] vì forno moltj dell] figlìolj Manfredi alli quali Cavalieri fece anche molli doni, et alla prefata incoronatione venero di ciascuna cita de Lombar- dia ambasciadori solemnj et della cita de Modena per la parte Gibellina vi andorno quatro ambasciadori Magnifici, ciò e: il strenuo Cavaliere Francesco Pico del la Miran- dola, Guido di Pìi nato del prenominato Egidio Pio, Gio- vanni *} Boschetti, et Uberto de Dooettj giudice, et per la parte Guelfa vi andon Bonromeo de Sassolo giudice; ma Bologna stava di continovo inobedient] (sic) alto Imperatore. L'anno seguente M.CGCXI del mese de febraro ritornooo a Modena tutt] li confinati et all' bora forno extrattj di prigione molti carcerati, ^'° ^'- Bernardino' Padella di cuj era mogliere madonna Aitachiara figliola del sopra nomi- nato Matheo Papazono, et Ugolino et Pele di Savìgnan] et molti ^'^ nobilj et popular] li quali '^j ei'siio stati tre anni ^' '"^^' undecj. Di questo medemo anno in li ultimi sei mesi il detto Francesco della Mirandola fu Vi- cario de Modena per lo Imperatore, et il primo giorno de Agosto andò a slare nel pallazzo di essa cita, parten- dosi all' bora un certo nominalo Guidalollo (24) qual inanzi era stato Vicario con suo grandissimo opproprio ; et nel medemo tempo detto Francesc,o Vicario diede una sua figliola per moglie ad un' figliolo de Giovani Boschetto, la quale fu sposata nel pallazzo nuovo del Comune de Mo- dena in presenza della maggiore parte dellj altri figliollj Manfredi et con grandissima quantità de altri Nobilj et popolari della predetta cita. Questo medemo Francesco
X 3* X della Mirandola fu anche Vicario dello Imperalore in essa cita de Modena al primo de genaro nellj anDJ del Signore H.CCCXtl et in detto anno allj Vili de Loglio li Nobilj de Sassolo, de Aygonj et moUj altrì nobili potenti de Bolo- gna venero alla villa de Bayovaria dove a&broscioroo molte case, et all' bora detto Vicario cavalcò con Modenesi contro li predeli inìmìcj, il quale fu preso et confìtto con le sue gentj et ivj forno anche presi et mortj circa quaranta huominj; (25) et io detto anno la parte dellj Nobilj Rangonj et Boschettj fu caclata de ditta cita de Modena. Nel medemo anno del mese di maggio la factioae Giebellina con Gaelpbi contrasse parentella, esclusi pero li Nobilj de Sassolo, de Savignano et de Grassonj, et sabito Raynaldo detto Passarioo et Butirone fratellj de Bo- nacossi da Mantova forno da Guelphi fatlj Signori de Mo- dena. Di poi l'anno seguente M.GCCXIII allj XXVUI de aprite Francesco Pico Vicario antedetto fa liberato de pri' gione dalli Nobilj de Sassolo dove era stato nove mesi et vinti gìornj, havendolj però dato prima per ostagìj et fidciussorj duoi suoi figlìolj, ciò e, Prendeparte et Tho- masino; poi esso Francesco loro padre per la sua taglia et per la liberatìone dellj figliolj prefattj pagò quatro mil- lia fiorinj doro, compensatj non dimeno in detta taglia certi prigionj che in Modena erano impregìonali, quallj rclassati, subito li predetti figliolj di Francesco della Mi- randola ritornorno a Modena, ci quale Francesco nelli aun] M.CCGXVI del mese di maggio fu poi eletto et chiamalo dal Comune de Visn per presidente della prefala cita, essendo eglj anche stato di poco innanzi, circa duoj aonj, presidente de Verona, el quale ritornando poi da Pisa, ove era stato un' anno in lai olfìcìo, entrò in Modena l'anno seguente M.CCOVtl alli XIX do Zugno et incon-
X 35, X tinenli fu commotìone et tomullo ìd detta cita de Modena et il sabbaio seguente il detto Francesco si parUte da Modena et ande a Carpi. Ma l'acciprete di Brochi da Carpo non Io volse accettare, et anche all' bora con esso Francesco si erano- partite dalla prefata cita tuitj li nobitj di Pij, de Papazooj, et de Gorzano con li altrj fìgliolj Hanfredj, li qualj andomo alle loro Castella cbe bavevono circonvicine, et in essa cita vi restorno li Nobilj de Predo et de Machretto. Doppo questo, in la festa di san' Giovanni Baptisla che fu allj XXIIII del mese de Zngno li stipen- dìarij mandatj per Passarino antedetto venero a Carpi, quali entrattj nel Castello hebbero la caslodia de ditto loogo ad instantia et petitione del prefato Arciprette di Brocbi et in odio delli Tosabeccbi seguaci del preno- minato Francesco della Mirandola. Nel medemo anno H.CCCXVII Federico della Scalla con gran' commitiva fu mandato a Modena per Cane della Scalla Signore de Ve- rona et per Passarino a reformare la detta cita, et il terzo di Agosto ritornorno a Modena el prefato Francesco Pico collj Nobilj di Pij, Papazonj, et de Gorzano insieme con li allrj fìgliolj Manfredj et loro seguaci et amìcj, et in quello m^esimo giorno di mercorj fu fatta pace et concordia net pallazzo novo del Comune de Modena.
Nel principio dell'anno seguente M.GCCXVIIl ritro- Taodosi anchora tuttj li nobilj figliolj Manfredj (eccetto quellj del Fante) uniti et paufìcj al Regimine del loro Dominio della Corte de Qoaraotola, benché le loro pos- ses^onj et altrj benj fossero tra essi divisi, corno e detto di sopra, elessero io detto anno cinque di loro Consortj delli più sapientj et litteratj, ciò e: Guido et Lanfranco di Pij, BarUiolameo Pico detto Capino della Mirandola, Giovannj di Papazonj, et Giovannj Padella, dandogli am-
X 36 X pltssima auUorita dr reformare el ordinare meglio di oovo li loro aolìquj slalali di essa Corte de Quarantola, el che COD ognj accurata diligenlia et molto pradeatemeote fu exequito, et Ira le altre cose fu statuito et ordinato che le partì et divisionj fatte per Azzolioo di Manfredj, Gui- done el Bernardino Padella, Roberto de Pico et Ugolino ' Papazone et aUrj loro Consorti debbono essere ferme et stabilj, et anche l'altre divisioni fatte et che per t'ave- nire saraoo fatte per deUj fìgliolj Manfredj, £l che se ma] alcuno dalli pref^^i Signori occupara delle partj dell] aUrj, che li loro Podestà siano tenulj fargli raggìone se di ciò ne sarà fatta querimonia, non obstante prescriptiooe al- cuna di tempo, et che olire di ciò detti Podestà siano ancbo tenuti elegere sei ^^"j pc^fali Signori figlioli Man- fredi alloro conseglio ciò e, tre de uno Casale el Ire de l'altro Casale el che quello sarà fatto per la maggiore parte de lo^ concordia debbia permanere fermo et rato. Statuirno anche doppo essi Signori che uno de loro Tas- sali] salariato di continovo stesse solla torre antica sopra lo ponte del Castello della Mirandola ove sono le cam- pane del Comune di esso Castello, accio cbel dello vas- sallo fidelmente guardasse bene con bona et diligente cu- stodia cosi dì notte comò de giorno lo predeto Castello da nemici, et che di giorno facesse segno con tanti botlj della campana grande quanti cavalli potesse vedere lon- tano per approssimarsi alla delta terra della Mirandola, aQìocbe bisognasse, tutta la Corte de Quarantola colli 3'~ tri ^"**' Castelli fijsse meglio et presto preparala el adver- lita a pigliare l'armi contro chi volesse molestare o dan- neggiare in conto alcuno essa terra della Mirandola et Corte de Quarantola. Oltre di questo ordìnorno anche essi Ogliolj Manfredi che ninno de loro debbia farsi vassallo
X 37 K atcnno in la Gorle de QaaraDtola senza feudo, ne anche con feudo se Cfederano essere ladro, overo huomo di cattiva condilìone, ne che di essi Signori niuDO riceva ìd vassallo huomo alcuno che prima fusse vassallo de altro loro SigQorj predettj, ordinando anche che se fra loro fìgtiotj Manfredi nascerà qualche discordia, che essi loro Podestà siano tenuti con bona fede farglj insieme concor- dare, ma che nondimeno detlj Signori posslno andare in qualunque altro tuogo dove alloro piacerà ad usare le sue raggionj. Motte altre bellissime ordinatìonj fecero li pre- detti Signori figlioli Manfredj cosi elettj, corno e detto dì sopra, circa il beo vivere dellj loro vassallj et del domi- nio sao della Corte de Quaranlola, el che tutto sarebbe troppo prolisso volere referire in questo loco, IÌ quali P^' prìi statuii che all'hora forno cosi ordinali, comò e detto, se ritrOTono anchor hoggi autentichi in carta pecorina scritti in la Mirandola appresso lì Nobìlj dì Pedoche (26). De r anno medesimo M.CCGXVIII allj Xll de genaro venendo poscia la mezza notte el magnanimo et valoroso Cavaliere Francesco Pico delta Mirandola prenominato , Prendeparte suo fighoto. Guido di Pij, et Obìzo Papazone antedetti '^^^ poputo Modenese, toro segnaci et amici ^°'~ sero il dominio de Modena a Passarino Bonacossa cri- daodo: populo, puputo, correndo alla piazza, et all'hora tuttj li stipendiari de Modena andorno alle case delti Nobìlj di Predo li qualj non havevono consentiti ^^ predette cose. Doppo assai benignamente detti stipendiari, senza alcuna loro ingiuria o violenlia, se partimo da Mo- dena, et ben che lì ofScialj del pallazzo fossero spogliati, niente dì manco in detta commotione non fu spogliato se non un* solo del populo de Modena. La maìtina poi del giorno seguente forno retenuti nel pallazzo di essa
X 38 X ciU Àrverìo de Macretlo, qale era collj Nobtlj de Predo da Mantova, massime con GioTaonj de Predo, et io quello medesimo di forno elettj otto Podestà per regìmioe delta prefala cita de Modena, li nomj dell] qaallj sodo questi ciò e: ManfredÌDO de Gorzaoo nobile, et AnlbelÌDO di Zanchanj giudice nella porta dj san* Piedro, Giovanoj Pico della Mirandola nobile, et Amadeo de Troncì giudice iu la porta de Albarettj, Giacomo de Predo nobile, et Gio- vanni di Crespi giudice nella porta Cita nova, Manfredo di Pij della Corte de Quarantola nobile, et Bocbetto di Boccabadatj giudice in la porta Bavoria. Questi forno Po- desta de Modena, corno e detto, nellj anaj M.CCCXVIU, li quali cominciorno el loro Regimine la giobia di che fu allj XVIII de genaro, lo quale duro solo giornj dodece, et il detto Francesco della Mirandola era signore sopra lullj essi Podestà in la cita de Modena; et in questo me- demo anno allj XXX de genaro in la vigilia del beato Gemioiano tuttj li predeltj Podestà forno remossi, comò e detto, da tal o£Bcio, et fu allhora fatto Podestà de Mo- dena Giovanni de Pancerii da Reggio, qual poi gli vene allj XI di Febraro.
In questo anno predetto, el secondo de aprile, il pre- nominato Cavaliere Francesco della Mirandola qual' all' bora regeva detta cita de Modena, scacio fuori ^^ ^^^^ <^'^ ^j Nobilj de Predo et do Macretto, et Gerardo Buzaliao gìa- dice già mollo amico intrinsico del sopradetto Cavaliere Obìzo Papazone et de li altri Nobilj Papazonj habilaoti in Modena massime neiy anni pacati M.CCC, ìmperocho io li dettj tempi li prefalli Papazoni, essendo tea di esù alcune discordie, elessero dello Gerardo amicaèitmente per ]oro giudice arbitrate sopra la deGnitionj de loro lìttj et djferentie, el cosi per sua laudabile sententia data nel
X 39 X patlazKo de Comune de Modena gli redusse prudcDlemente in bona concordia et pace, el quale Gerardo essendo cossi scaciato, comò e detto, coli] Nobilj de Frodo, andoroo tattj a ritrovare io Mantova Pàssarìno Bonacossa, el all' hora per tale andata sdegnalo Francesco della Mirandola el li regenti con luj delta cita de Modena fecero deslrnere et ruinare un' certo Castello qual dello Gerardo bavea fallo hedificare in Villa francba (27) de Modenese, che si chia- mava el Castello Bazalino, facendo parimeDle minare una fortezza che havea Giovannj de Fredo in la villa de Me- dolla ComoDe de Modena.
Manfredo nato de Federico dì Pij nell* anno seguente M.CCCXfX alli XVI de maggio in la Vigilia della Ascen- sione del nostro Signore Jesu Ghristo, sì fece signore del Castello de Carpj con l'aiuto de Guido Pio antedetto, et dellj altrj nobilj di Pij et de Papazonj, massime de Nane Papazono et suoi nepolì, et Giovano], collj figliolj pari- mente de Papazonj, ove fa morto il cognato et genero di Zacbarìa di Tosabechi, (28) el quale Zacharia perdite in tale motione oltre violi millia libre modenese in mouetta, et essendo all' bora tuttj li altrj Nobilj di Pij et Papazonj et de Gorzaoo usciti de Modena, solo vi resto de Nobilj il generosso Cavaliere Francesco Pico della Mirandola, in la signoria del quale remasero tullj li negocìj delta cita predetta. Di poi tiel medemo anno allj XVIII de settem- brio esso Francesco obsidìo il Castello de Carpi circa lo quale siete eoo essercito tre settimane. Ma el validissimo «t potente Cavaliere Giberto de Corregia qual con gran* moltìtadioe de gente armigere andava verselo Brescia, per li preghi et precio (sic) delli intrinseci de Modena libero Carpi dal detto essercito di Francesco Pico, il quale, insalutalo hospite, come si dice, ritornò colle sue gentj a Modena,
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io ia quale cita essendo poi esso Francesco obsìdiato et circondato da sooj Demìcj nel detto millesimo io la festa de santo Nicolo del mese de Decembre, restituite libera- mente il domipio de Modena a Passarìno et Butirono fra- telli ^' Boaacossi, lo quale dominio et cita gli bavea tolto detto Francesco, si corno di sopra e stato narrato, qual Francesco all' bora erra coUigalo con molli patti con Bolognesi; et l'anno seguente bavcndo poi detto Passa- rino in suo dominio el Castello de Carpi fece fare il zirono di esso Castello et molte altre cose per fortificarlo meglio. Ma poi nella festa di santa Catarina nell'anno prossimo seguente M.CCCXXI el magnifico cavaliere Fran- cesco Pico della Mirandola et suoi figUolj Prendeparte et Tbomasino antedetti con grandissimo tradimento forno in Modena presi per commaadamento de Francesco figliolo de Passarìno Bonacossa Capitano de Modena, allj qaalj havendo esso Pico dato, corno e detto, lìberamente el dominio de Modena expedito, existimorno li predetti ti- ranni Bonacossi, corno e costume pur de tyrannj, volere in vece di frutto et premio rendergli pena; ioiperoche il giorno seguente il medemo Capitano col suo essercito pose obsidìone intorno al Castello della Mirandola, infamando a torto et senza causa lo prefato Cavaliere Francesco Pico et suoi figlioli ^^ grandissima proditione, lì qualj cosi pi^si et con Ij piedj alligati ^"^^ cavallj, el di se- guente esso Capìtanio Bonacossa fece condure con sicura et bona custodia da Modena alla Terra de Castellaro diocese de Mantova (29) facendogli ivi in fondo di una torre crudelissimamente chiudere; ma di poi, essendo pas- sati pochi giorni ^^ ^^^^° luogo? mangiandosi le carne - Tono de l'altro crudelmente, a torto corno e detto, U predetti Nobilj se ne morite de fame la quale morte di-
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X 41 X cesi essere slata la segueote Domioìca de l' oliva et essendo, corno e detto, obsesso il Castello della Miran- dola (30) fu liberamente dato io arbitrio del prefatto Pas- saiino ivj assistente personalmente col suo essercito, dato dico, per Giovannj et Barlbolameo dello Capino de li Picj della Mirandola intrinseci di esso Castello, el che fu all' ultimo di settembi'e dell'anno predetto M.GCCXXI, se- parandosi fìducjalmente essi nobili signorj Picj dal detto luogo con mollj allrj dellj figlioli] Manfredj suoi Consortj con tulle le loro robbe el persone; el qual' Castello della Mirandola dello Passarino fece alt' bora de ogni cossa . spogliare et ruinare tulle le forlezze di esso Castello. Doppo anni Ire li Nobilj di Rossi de Parma con li fi- gliolj de Giberto da Corregia tolsero detta cita de Parma et caciarno via Gianquillino de san' Vidale.
Di poi nellj anni M.GCCXXVU io la notte de Inn- decimo giorno de Aprille Thomasino de Gorzano con moltj intrinsecj della cita de Modena et amici dellj figliolj Man- fredj, fecero insieme trattato di dare essa cita nelle manj delle genti della cbiesa, et de Capino Pico prenominato et de li Nobilj di Boscheltj, ma non polendo di ciò sor- tire effetto tal iratatto, perche l'altro giorno seguente allo predetto Thomasino ed Alberto de Solerla forno nella piazza del Comune de Modena troncati lì loro capi, et sette popularj allj merlj della porla Bedeclocba forno per la gola impicatj, la quale cita de Modena per lo dominio dellj tyrrannj Bonacossi fu mollo opressa non senza in- fioili opprobrij et danoj, per il che era divenuta essa cita pascnj, et lì campi innarrati, le case borride et inbabila- bilj. L'altro di seguente duodecimo de aprile del mede- simo anno iunanzi l' bora de Terza, li Nobilj di Pij, Pa- pazooi el de Gorzano oltenoero bona remissione per qna-
X 42. X luncfae modo in corsa dallj Modenesi, essendo expalsi li predell] Bonacossi tyraDnj della preEalla cita de Modena. Del medesimo anoo M.CGCXXVll del mese di maggio le genti d'arme della chiesa forno nelle parte della Corte de Qaaraotola allogiate dove arseno le case et robborao lutlj quellj di essa Corte nel loro partire, di modo che li figlioli Manfredj ivj habitanli restorno minati et all' bora fu rendalta nna certa torre de Cannila. Neil* anno predetto del mese de luglio Francesco di Manfredj fu prì- vaio de la Signoria de Faveoza dallj propri] figliolj et caciato fuori della dotta cita (31).
L'anno seguente del mese de giugno nella vigilia de San' Prospero, Giovanni di Manfredj insieme con Gio- vannj Rizolo de Fogliano amazorno Angelo de san Lu- pidio Rettore de santa chiesa in , la cita de Re^io, el che fatto se ne ritornoroo poi alle loro Caslelle, et que- sto accadete per un* sdegno ricevuto dal predetto Rettore, perche egli votea fare morire, conlra la volnnta delli pre- detti Nobilj, un' certo loro molto amico ; et poi al prìmo de agosto Marsilio di Rossi el Azzo Corregia entromo in Re^o, et unendosi con Nicolo di Manfredj et Giberto Fogliano occisero un altro Rettore de santa chiesa, benché la Rocba della predetta cita si tenesse in fede del Sommo Pontefice per essere bene fornita così de genti conio de altre cose neccessarie et opportune alla detta forteza.
Modena nelli annj di nostra salute M.GCCXXIX es- sendo ridutla in ultimo supplicio corno narra la scrittura della chrooìca diceote: o cita tenebrosa coperta di mor- tale caligine dove ninno ordine habita, ma horrore sem- piterno, in quanto dolore, pianto, perìcolo, et mina sei cadutta per 1* ambitione di Prelatj, per nsnrpationj de ho- norj et de allrj benj et per lo conseglio dellj gjoveoj, el
X 43 X che cèrto senza graodissima difficuha non se potrìa de- scrìvere , et air bora fu adìmpila l' altra scrittora che dice; Mulina flemescet sibi certando sublima, quw dico tepesc^ì tandem ad ima tradetur. Et veramente, o cita tenebrosa, sej pervenata al basso perche moltj cani le hano drenlo e fuor] impiissimameote io tatto circondata, et fu adìm- pìta l' altra scrìltura qualle dice : Mutina perversa eris in /Enei» et demersa. Ma finalmente per li menti del Beato Gemioiano et per virtn, probità, prorideotìa et scienti» del magnifico et poteote Manfredo di Pij antedetto, del qualle niagnifìce opere et virtù resonano eSettaalmente per (atta Italia, el quale procurò con Marsilio di Rossi de Lombardja Vicario generale per lo Imperadore che per questa speciale causa venne con molle genti d'arme a liberare et reformare delta cita de Modena, per il che da inde innanzi parve a Modenesi dal lymbo alla luce essere veramente pervenuti; el eerto per la probità, scienlia et virta dì esso Manfredo di Pij, per li gesti del quale da inde in- nanzi le predette violentie, rapine, robbamentj et altre simili cose crudelj et solite per tutto cessorno, el che fu nell'anno trigesimo sopra mille e trecento alli XVIII del mese dì marzo in giorno de Dominica, et allj quatro de Agosto del medemo anno Gulielmo de Adelardj tolse ìt Castello de Formigine al Comune de Modena componen- dosi col legalo della Chiesa et collj Nobilj de Sassolo ali] qualj diede il predetto Castello et allj sei del detto mese Manfredo di Pij predetto Capitanìo de Modena con tulio il popolo et cavallj modenesi insieme con Francesco Pio fratello di esso Manfredo andon coli' essercito al dello Castello el ritornò poi il dj seguente a Modena bavendo egli già provisto al tutto. Io questo medemo anno M.CCCXXIX domioava pacificamente la cita de Faveoza Albrì^etto di
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Maufredj, nel quale tempo il poolìGcale Legalo io Bolo- gna fece prigioDe Rolando Rosso dal (sic) cuj dimandava Parma, et Azzo di Maofredj al quale rìcchiedeva Reggio, dicendo quella cita perlìnere alla Romana chiesa et cosi dalle genti ecclesiastice fu presa della cita de Reggio; et di poi essendo Nicolo Fogliano, Guidncio dj Manfredj, CostaDtiao di Papazonj et Manfredo di Rossi demoratj bonoratamente al stipendiò de Ludovigo de Bavaro Impe- ratore et ritrovandosi in la cita de Trento, dove erano statj alcun] giornj, forno tuUj lì predeltj Nofailj per li loro laudabilj geslj creai] Cavalìer] militar] dal prelibato Impe- ratore et poi forno licentiat] da lui per volere esso an- dare nella Allemagna.
La Mirandola de l'anno seguente M.CCCXXX fu refalla nel pristino slato con l'aiuto de Loygl Gonzaga Signore de Mantova, el quale, passali alcun] giorn] doppo la festa de san' Michele, a pet]lìone dell] NobiI] Signori Pici mandogli un suo Vicario al qual obedivono quegli della Corte de Quarantola; et in detto anno dal prefatto Loygi Gonzaga in mezzo la piazza de Mantova fu amaz- xato Passarino Bonacossa de una ferita datagli in su la testa, et allbora Francesco figliolo del detto Passarino fu fatto prigione et dato in le man] de Nicolo Pico nato del prenominato Francesco della Mirandola che in la torre de Castellarlo ad instaotia de U predelt] Bonacossi morite eosi crudelmente, corno di sopra e stato narrato, el quale Nicolo alla vendetta intento fece (doppo molli tormen^) el detto prigione suo inimicissimo privare de la vita me- rìtamente. Questo Nicolo fu quello Capitano tanto validis- simo et sapiente delle genti armigere a cavallo della Co- mtuitta di Reggio, del qualle Nicolo restorno poi tre fi- glioli ciò e: Gìovaanj, Franceschino et Prendeparte dell]
X 45 )( qaallj sarà anche fatta mentiòne net presente libro alli suoj luoghi più opportunj. Neil anno medesimo M.CGCXXX alli XXUII de Aprilte in la festa de san Giorgio, Beltra- mone de Balso cod settecento cavaltj della chiesa parten- dosi dalla diocese di Reggio ver^o la terra de Formigine per danoifìcare detto- luogo, forno per Manfredo dj Pij Vicario mentissimo de Modena per lo Imperatore con Francesco Pio suo fratello et Obizo di Papazonj et Gon- slaDlino Papazono insieme con ducento cavali] Tedeschi col popolo modenese forno, dico, assaltati '"^ ^^^^^ ^^"* de Formigine et Snalmente conftilte dette genti Ecclesìa- stìce, dellj qualj forno fattj prìgionj el prefato Beltramone et Raynaldo de Balso el anche un certo figliolo oatiirale del Re Roberto d'Apulia con altrj sesanta duoi nobitj, Ij quali tre prigioni pi'e^cUJ tra Ij allrj forno vendutj al Comune de Parma et ali] Nobili ^^ Rossi per sei millia fiorini d*oro; et óltre ^Ì ciò in detto conflitto forno mortj ducento huomini armigeij delle predette gentj della chiesa et per tal vittoria forno offerì] alla chiesa de santo Geor- gio in Mantova cento quaranta nove doppier] de eira et desdoto bandiere havute et guadagnate nel predetto con- flitto. Di pòi alli XV de decembrc esso Manfredo di Plj Vicario [mperiale, comò e detto, andoe per tempo dì Dotto per torre el Castello de Vigiiola con le sue genti et con li Nobil] de Grasson] per trattato de Giacomo dj Zancbanj et a pelitione de Giovano] figliolo de Nicolo Grassono li qoal] havevoDo promesso de darglj in le man] detto Ca- stello, ma di ciò non gli potè sortire il loro concetto. In questo mederao anno el predetto Manfredo Pio Vicario Imperiale perpetuo de Modena in la giurisdicìone della qualle all' bora era Carpi et la Mirandola, alienò essa cita de Modena ad Obizo da Estc marchese della Marcha,
X 46 X rìteoeDdo esso Vicario io se aoa porta della cita predettat et un' luogo io seuato, rilenendosi aocbo per luj Garpj et cerij Castellj della montagna de Modooa et de Reggio, et transferrendo allj signori Picj la Mirandola, la qaale era stata occupata da modenesi, si corno più largamente si le^e per scritture autentiche oell' Arcbivo di essa cita de Modena.
Baynaldo figliolo già de Aldrovaodino Marchese E- slense circha li aonj del Signore M.CCCXXXII con lo mar-' chese Nicolo suo fratello tolsero Argenta a Bavennatj, et poi anchor San' Felice, el quale Castello era all' bora de Carlo figliolo del Re de Boemia con altre XX Castelle de Modenese, per il che detto Carlo et Manfredo di Man- fredj Signore de Favenza assidiorno Ferrara et fu preso detto marchese Nicolo, ma in fine della guerra forno rottj dal detto marchese Raynaldo et forno presi Galeotto Ma- latesta de Arimìno, Francesco Ordelapheo da Furlj, Rt- cardo di Manfredj da Favenza et Hostagio da Polenta, li qualj luttj forno permulatj io Nicolo marchese prigione et allrj.
Guido et Manfredo dj Pij sopradetlj nello anno istesso M.CCCXXXII insieme con Obizo et Costaotjno di Papa- toni et con altrj oobilj bonoratameote accompagnati an- doroo per ambasciadorj alta cita de Brescia dallo Re Gio- vanni ^^ Boemia, ma essendo lo primo dj febraro, Man- fredo Pio antedetto Vicario de Modena perpetoo per Io Imperatore, non obstante la detta alienatione fatta allj marchesi Estensi la quale poco fu osservala, rìtorùò dalla prefata cita de Brescia a Modena coUj altri ambasciatori et il giorno seguente il dominio de Modena fu dato al predetto Re de Boemia: poi allj XIX de marzo del me- desimo anno essendo anche esso Manfredo confirmato Vi-
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cario de Modena per lo predetto re, egli andò a Parma ove resideva sua Maestà, el quale Manfredo et Guido an- tedetti ^"j viii^j ^^ marzo coniiociorno il loro novo cEB- ciò del Vicariato de Modena, et allj quatro de Aprile io giove dj del detto anno il predetto Re fece Cavaliere Guido di Pi], Doxio Padella, et Manfredo Papazooe con moUj altri Nobilj. Ma poi allj XXIII del detto mese et anno esso Re concesse et diede il mero et misto imperio et podestà di coltello de Carpi et ogoj sua giurisdictone al prelibato Manfredo Pio collj pascoj de Zimìgnola (32), et a Guido predetto donoe in vita sua la eotratia della pa- lude et del molino del Cornane el la custodia delH sol- daU de Spilamberto, el che fu concesse assaj facilmente per esser detto castello dette (sic) raggìonj antiche pertioenti allj figlioli Manfredi corno più di sopra e stato ditto, el qnale Manfredo Pio andando all' hora per parlare col detto Re alla terra de Plumatio se ruppe una gamba percosso però da uno cavallo io la villa de Colegarìa et il detto Guido per la venuta dì esso re in Modena se partite del pallazzo di essa cita con tutta la sua famìglia el andò in la casa della massaria della fabrica de Santo Geminiano, alli quali Manfredo et Guido detto Re diede el governo delle sue gentj d' arme et la mita del dominio de Modena con patto cbe essercìlassero 1* ufficio del Vicariato a nome di sua maestà e non effettualmente corno proprio. Nel predetto anno M.CCCXXXIl del mese de Otlobre lo pre- detto Re teneva per suo Vicario in la Corte de Quaran- tola Ricardo di CottODJ de Moote polzano per le discor- die che dì coolinovo regnavano tra U nobili figlioli M^*^' fredj Signori di essa Corte.
Nella chiesa de santo Andrea de Castello novo cor- lendo li annj di Chrislo nostro Redemplore M.CCCXXXtlI
)( 48 X allj XXIX (le luglio fu falla tregua per li Infrascritti; Im- prìma per il prefalto GlovaoDJ Re de Boemia, lo marchese di Monferrato, Aotooio marchese Mallaspina, le cttadì et Comunità de Parma, Cremona, Reggio, Modena, Bobio et Lucba, et Isnardino di Goglionj con 1Ì soj amicj col Ca- stello de Martinengu, Gulìelmo de Castello barco, Giovannj marchese Malaspina, Federico et fratellj Malaspine de Villa francha, Gulielmo de Montecucolo et suo] fralellj, et li Nobilj de Dalo tottj per una parte, et per l'altra parte Roberto Re de Jesusalem et della Sicilia, Io Comune de Fiorenza, Raynaldo et Obìzzo fratellj Estensi et de An- cbona marchesi et Signorj general) delta cita de Ferrara, Alberto et Mastino frattellj della Scalla Signori generalj della cita de Verona et de Padova, Azze Vesconle signore de Melano, Loygi Gonzaga signore de Mantova, France- sco Rusco signore de Come, li nobilj della Mirandola con suoi amici, caslelle et loro forleze, li signori Corri- gìensi. Clerico della Palude, Spinetta marchese Malaspioa, Pallavicino marchese de Peregrino, Rolandino Strozzo, Manfredino de Landò lutlj per lallra parte predetta, del che ne fu fatto publico instrumento rogalo per Pietro de Fabro Cancelliere et notario de li prenominalj Marchesi Estensi, si corno anchor boggi appare in Ferrara oetli prolhocollj et sede autentiche del detto notario reposto autentiche in la ducale Cancellarla di essa cita con molte altre cose celebrate tra dette partj.
L' anno del Signore nostro Jesu Chìisto mille tre- cento trigesimo sexto Inditione quarta in mercor dj allj sette del mese de aprile, concio sia chel sìa slata luogo tempo guerra agitata tra Ij MagniGcj Obìzo et Nicolo fra- lellj marchesi Estensi per una parte, et Guido et Man- fredo dì Pij per laltra parte sopra la contentione del
domÌDÌo della cita de Modeoa et suo distretto, volendo le ditte partj pervenire ad bona concordia et amicitia, et iiDpoDere fine alla detta guerra, per bene di essa pace et concordia sono pervenuti a tal cooventione in la cita de Verona inla Corte nova delti magnifici signori Alberto et mastino fratellj della Scalla» io presenlia de Guezzallono adrocato; Giberto de Fogliano, Nicolo dalla Tavola, Galeacio di Hedicj, Duxio di Gramonlj, Dragone di Costabilj, Fé- lippo di Paganj et moltj altij geutilbominj, la quale con* ventione e pattj sono qovslj, ciò e: che lo predetto Man- fredo et Guido bano promesso dare allj prenomioatj mar- chesi Estensi libero et expedito dominio della cita de Mo- dena et suo distretto, qual baono et tengono et possedeoo bora li predetti nobìlj di Pij, de modo cbe per l'advenire li predetti marchesi debeaoo liberamente bavere, tenere, et possedere la detta cita et distretto de Modena senza conlradiclione dellj detlj Pij et suol heredj; et cosi versa vice Ij preraij marchesi Estensi baoo promisso allj detti Pij per se et alloro nome recipientj et a nome de tutti quelli che se contengono et oominatj in Ij ìnfrascrittj ca- pitolj et pattj, doppo le ìofrascripte cose, attendere et os- servare li pattj, et quellj ratificare et approbare, doppo ciò e, cbe sarà transferito lo detto domìnio de Modena in fra qnìodecj giornj proximj subseguentj, et cbe (arano attendere et osservare in tutto et per tutto corno in lì in- frascriltj capitulj se conlene, li qualj sono questj ciò e: — Imprima cbe li dettj Signori Pij et loro amicj cosi nobilj corno popularj sarano trallatj per ti dettj signor] marchesi et per ciascuno loro officiai] in tutto et per tutto comò verj amicj detlj dettj signor] Marchesi et io tultj li ofBcij et in ogni altra cosa qaal per tempo sarà fatta. -~ Ilem cbe Ij Gibellìnj Nobilj et potentj possino ritornare
X 50 X a Modena, eccetto Nicolo de Fredo, Giovaonj sao fìgltoto, Alburno suo nipote, et Matbeo de Gorzano, li qual] non |iossÌQO veoìre, ne ritornare a Modena, ne prossimarsi alla detta cita per millla tre, de chi a tre annj prossimi ven- tar], ma li altrì Dobilj tutU et potentj extrìnseci della cita de Modena restare debbano fuorj della cita per aonj cin- que, et non debbiano ne possine, per millja tre, appros- simarsi alla predetta cita, eccettj li Nobilj di Rangonj, de Boschettj, de Gaìdonj et loro amicj, qnalj possino ritor- nare a Modena. — Item che tutlj li popularj liberamente possino retomare in la cita de Modena, excettj quindece, qualj debano remanere fuor] della cita per ano] cinque; li qualj qnindece siano et in tendosi qnellj lì qnalj li detlj Guido et Manfredo di Pij, loro guidicarano essere nominatj. — Item che li marchesi Estensi paghino . et satisfacino a Zacharia delti Discalcj massario del Co- nione de Modena desnove mìlHa settecento cinquanta sej libre modenese, le qualj esso Zacharia e creditore del ditto Comune per spese per luj fatte per Io ditto Comune in pagare sallarij per lì delti Pij, rettorj, ofG- cialij, slipendiarij da cavallo, et da piede, ambasciatori et spie del ditto Comune. — Item chel castello de Carpi con le corlj, perlioentìe, raggionj, iurisdictionj sne, si corno fu concesso et donato per li eiccelleatissimj Imperatori et Bi, corno appare in li prtTÌlfìgij della detta concessione el donatione, et comò boggi tene et possedè el dello Man- fredo, cosi gè sia relassato con mero et miito Imperio, jurisdilione, et podestà liberamente per se et suoi beredj senza alcuna conlradìtìone o molestia dellj detti marchesi Estensi o de altra persona, et che la villa de santo Ma- rino, se intenda, et sia del distretto et ginrìsdilione della terra de Carpj, et che ti detti signori marchesi siano tenut]
X 51 X «t debiano deffendere al predetlo Manfredo et saoj heredj la detta terra de Carpi con le sue pertinentie et detta villa de san' Marìoo conUn ogoj persona, collegio, ani* tersità, cita et loco per ciascuno tempo, deffendere, dico, detta terra de Carpi, remola ogni exceptione de radono et de fatto, con le sue pertiueotie et eoo ognj raggione «t mero et mixto imperio et jnrisditione et podestà, comò 6 d^o; et che siano teoutj li dettj sigQorj marchesi Estensi al ditto Manfredo e( suoi heredj ratificare et ap* probare et confìrmare ogni cosa sopra detta alla volnota del detto Manfredo. — Item chel castello de san* Felice con taUo el suo territorio liberamente relassarano al pre- . detto Guido Pio et a suoi heredj con mero et mìxto Im- perio, jurisditione, podestà, senza conditione el molesta- tione de raggione o de fatto de loro marchesi o vero de alcuna altra persona. — Item chel castello, orerò custodia di esso castello de Formigine, liberamente sarà relassata a Giovanoj de Adelardj et suoi heredj, et che tutte le terre et possessiooj le qualj sono state tenute et possesso per ditto GioTBDQJ et Gulielmo de Adelardj, liberamente sarano re- bssatj al detto Giovaonj, overo a suoj heredj senza al- cuna conditione overo molestalione. — Item che ninno instrnmento de contratto, fatto in la terra de Formigine sia valido nel tempo chel detto castello era detenuto dal legato del Papa, overo per li Nobilj de Sassolo, perche forno dettj iostrnmentj fattj per forza et paura. — Item che li dettj signoij marchesi tarano et cnrarano che lo canale de Robberia, qoal discorre %Ila terra de Carpi, li- beramente discurera, ne chel sarà impedito per alcuno de raggione, o vero de fatto, et lo preditto Manfredo I^o procarara che allj signori de Robberia sarà pagato la roita de quello che e solito essere pagato a qndlj che man-
X 52 X teogODO le chiose et laqua del ditto caoalle, si comò SODO coQSuetlj. — Item chel canale quale Guido Pio pre- detto fece torre del fìame di Secchia, che discorre a san' Felice, che liberameDte discarrera, ne per alcooo sarà impeditto de raggione ne de fatto. — Item ohe al pre- dillo Gaido liberamente sarà relassata la possessione et usufrutto della palude la quale hora egli tene et possedè per vigore della concessione che gli fu fatta per Io Re de Boemia. — Item che li detlj' Guido, Manfredo, et Ga- lassìoo di Pij et loro beredj sarano conser?atj, defesi, el maotenutj per li deltj signorj marchesi Estensi sopra la possessione et dominio de tutte le case, terre, possessioni mobilj et immobilj, le qaalj hoggi tengono et possedeno, ne che sarano molestalj, o Tcro inquietati dalcuno de rag- gione, vero de fallo. — Item che li predettj signorj marchesi, a petìtione dell) preditli Guido et Manfredo, pro- vederano de otto offìcij, qualj vorano essi Pij, ad otto hnominj ogni sei mesi, secondo Ij lerminj consuelj in la cita de Modena, li qualj offìcij sono questi: uno notarlo alla Camera delti Aniiaoj et alle reformalionj et alle pro- visionj, dooj notarìj del Podestà atli male6cìj, ano notano del Podestà allo officio del terzo giudice, uno nolano del Podestà allo officio del giudice della raggione, uno proco- radore, overo giudice dellj laboreri del Comune, uno no- tano airuf6cio della Camera di attj, et uno notarlo allo officio del massario generale in Modena. — Item che! ditto Guido et Manfredo et tuttj li Nobilj di Pij, et Manfredino de Gorzano, el anche Giovannj de Adelardj siano exemplj da tulle le gravezze realj et personali; ma chel dillo Manfredino et Giovannj siano solo exempli per anni dece. — Item che li detti signorj marchesi prove- derano allj deltj Messer Guido et Manfredo el toro amie]
X 53 X li qual] debbano declarare li detti Plj, overo secondo ve- dera coDreoieote a Messer Mastino dalla Scalla preseate, ciò e, ogni mese a Manfredo dacento fìorini d'oro, et ogni mese cento a Guido predetto, et cento ogni mese a GalassÌDo prenominalo, et seicento Sonai l'aono che si habbino a dividere per detto Manfredo tra li suoi Consoci] et amici. — Item che Manfredino de Gorzano et li altrj Nobilj de Gorzano, qualj bora sodo obedientj al Comune de Modena et allj predetlj Guido et Manfredo, siano man- leoDti io loro raggioni, jurìsditionj, et hoQorj della terra de Gorzano, sicomo sono adesso. — Itetn che Gnlìelmo de CampiKo, Tadiolo de Giulia {sic), Montignono di Malatigna, et loro amici et seguaci siano mantenutj in loro raggionj, jarisdìlionj et hooorj, si comò sono adesso. — llem cbe li predetti Marchesi farauo et curarano cbe dal Comune de Bologna non sarano dìmandatj ne exatlj mille ottocento Boriui dallj detti Guido et Manfredo de Pij et Gerardino di Pij, GioTannj ditto de Mantova figliolo de Francesco de Frodo, Bianchino figliolo de Thomasino de Gorzano et Nicolo figliolo de Arverio de Macretto, li quallj fiorinj essi Nobilj se erono obligatj allo detto Comune nel tempo cbe Io Be de Boemia era signore de Modena, et cbe essi No- bilj sarano liberati et absoltj per detto Comune de Bolo- gna. — Item che le possessionj et terre le qualj ha An- iellino di Zancbanj io la terra de Panzono {sic) cbe gli siano liberamente relassatte. — Item che Nane et suoi ne- poti di Papazoni, et Giovanj con suoi figlioli dj Papazooj, et Zacharìa da Massa, siano esempli da ogni gravezza reale et personale. — Item che Zacharìa di Discalcij et suoi beredj siano liberj et esempli da ogni gravezza reale et personale. — Et, oltre li detlj pattj di sopra nominati, forno anche allhora fatte molte altre conventionj et pattj tra
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li detlj signor} Marchesi Esteosi et S^ori Pij, ti qualj sarebbeno troppo prolìxì a volergli oarrare qui toUi, prò- mitteodosi poi li dettj Sigoori lano a laltro soleaae- mente de aUendere et observare tatte le predille cooTen- tioDJ et pattj con loro {Muramento, et per la parte dellj detlj marchesi Alberto et Mastino della Scalla predettj promissero il simile che bavevono fatto li deltj marchesi, et cosi restorno fideiussori per li preghi del marchese Obizo Estense prenominato, et di ciò ne fu all' bora ce- lebrato publico inslrumento rogato per Bartholameo de Ricardino dello Nigrosolo notario et caocellìero del pre- detto Marchese Obizo, et Thebaldo notario di Mastino della Scalla, et Baroncello de Guercetto notario del dello Man- fredo dj Pij, qoalle iostromento anchor si lilrova nella cita de Modena et de Ferrara nella sede et protbocollj aotenticj detlj prenomioatj notarìj, et aocho appresso delti Nobili di Pij in Carpi autentico in pnblica forma relevato per mano del detto Bartholameo notario, col sigillo ap- penso detlj prefati Marchesi Estensi.
Paganello padre de Giovaanj Papazono, hnomo valì- dissimo in le arme, et il slrenno Cavaliere Costantino nato de Zìiio Papazono, huomo parimente nelle arme molto experto, corno e detto di sopra, nel lanno {sic) di Jesa Christo M.CCGXXXIX alti XIII de Settembrio fecero loro vassallo Nicolo delta Manna secondo la loro aultorita concessa dallo Imperatore a tuttj li figliolj Manfredj , sìcome e stalo detto, infeudando ad esso Nicolo un casa- mento posto appresso lo Borgo de Quarantola confinanti li heredj del nobile Corrado Pedocha, et cosi de noo quarterie grande de terreno posto nella Corte de Quaran- tola appresso le raggioni de Giacomo detto Grìlacho nato de Thoroaso Papazono, allj qualj Nobilj predettj esso Ni-
X 55 X colo ÌDCootineDli giuro fidella corno vero rassallo contra tattj li buomioj del moudo, eccello Io Romano Imperio. Di queslo Giacomo Papazono era moglie Madonna Bar- tholamea de Pìj da Carpi, et madonna Beatrice, figliola de Corrado Pedocha- predetto, era molgie (sic) de Galeotto Padella.
Le genti del magnifico Obizo marchese Estense del U.GCCXLV, mediante l'opera detlj Nobilj Foglianj, ascesero aopra le mure de Reggio per occupare la delta cita, ma- lpeli] de Sessa et moltj deltj figlioli Manfred], Nobilj pii- marìj et potenti io essa cita, cod valide genti et grandis- sima occisione, fecero lassare la detta impresa, vinlj dooj de qaellj saffocaodosi nella fossa, tra li qnalj fa Bernardo figliolo de Giberto Fogliano.
De laono seguente del mese di Agosto et Castello de san' Felice, qaal teneva Obizo Marchese Estense ante- detto, fu occupato da Leonardo nato de Mattbeo di Pij, et poi nbavuto per Paolo Pico della Mirandola, unico fi- gliolo remaato d] quello Preodeparte morto col padre et fratello così crudelmente ad instantia delli Bonacossi in la prigione de Castellano, si corno di sopra luogameute e stato narrato; ma poi del detto anno del mese de do- Tembre fa restituito dello Castello de san' Felice al pre- sto marchese Obizo per li nobilj Picj suoi confederati-
Nell'anno medesimo M.CCCXLVl altj XXYIII de Aprile li Nobilj Nicolo de Bobertj de Reggio per se et aoome de Bertone et Guido suo figliolo, et Bertolino dello el Rosso di Manfredj, per se et a nome de Guiducio, Nicolo, et Bonifacio figliolo già de Ugolino ditto Clerico dellj Manfredi, ^^ anche a nome de Tbomasino nato de Azzo dj Manfredj, hanuo promesso a Giacooiino di Bau- gODJ procuratore del magnifico Obizo marchese Esteose,^
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che sarano fidelj adbereotì al detto marchess, et cosi el detto Giacomino a ditto nome ha promesso allj prelati Nobilj di Roberti restituire el loro Castello de san' Mar- tino, et parìmenle allj detlj Nobilj Haofredj restituire Bor- saoo con mero et mixto Imperio, et ogni mese dare a Guidacio, Nicolo et Bonifacio fratellj predetti, sesaata duoj fioriuj d'oro, et a Bertolino cinquanta, et a Thomasino cinqaantacinque per tempo de gnerra, overo de pace, et che in caso cbel ditto marchese ottenga Reggio, ,che li dflt^ Nobilj possine elegere duoj notarij al matificìo, du<r) al civile, duoi alle eiactioni di bandj et coodennaUonj, et dnoi ali] dannj datj, et che per tempo de guerra aara dato per stipendio allj prefattj Nobilj ogni mese per se- santa fanti pagatj, et questo sin a tanto che sarà acqnstata Reggio, et duoe bandiere de cavalli al stipendio et paga dellj Tedeschi a cavallo, et quatro bandiere de fantj, et che sarano sempre immunj el exemptj da tutte U factionj, collette et angarìe realj et personalj; del che ne fu rogalo li notarij del detto marchese Obizo, si corno ancbor boggi appare in la cita de Ferrara nella ducale Gancellaria ove sono li prothocollj et sede autentice di essi notarij.
Paulo Pico Cavaliere validissimo nato de Prende- parle della Mirandola aoledelto nellj aonj del Signore M.CCCXLVII in sieme con Nicolo detto Picinio nato de Egidio Pico, Roberto et Capino (33) nati de Bertholameo detto Capino della Mirandola, del qcale e anche .stata fatta mentione di sopra, Giovannj, Franceschino et Pren- departe già fìgliolj de quello Nicolo Pico, qual, corno e narrato di sopra, fece morire Francesco Booacossa, et Leonardo nato dì Matheo di Pij prenominato, insieme eoa Matheo 0gtiolo de Nane Papazono, Paganello nato de Ma^eo Papazono, Giovannj Bgliolo de Obizo Papazono
X 57 X. aotedetto, et Costantino PapazoDo Cataltere, per se et a nome de tultj ti allrj nobìlj de Pij et de Papazoaj et de tattj li allrj de casale superiore de messer Pico per aoa parte, erano io grandissima lite et queslioDB contra l'altra parte inferiore de Casale de messere Guidone, ciò e, Guido et Nicolo nau de Cleozo di Maofredj, BoDÌfacio et Ber- tboliDO di Manfredi, Giovanni et Paulo Cavalieri militar) figlioli ^^ A^^° ^^ Manfredi, ^^ Brancba di Manfredi» Paolo Dato de Gulielmo Padella, el Bernardino figliolo de GiovaDDJ Padella, Bernardino nato de Guidone Padella, et Gerardo, Thomasino, Giovanni, Doiio et Guidone fìgliolj de OD altro Guidone Padella, et Antonio Padella, Felip- pÌDO figliolo de Albertino di AzzoHnj, et Berlbolameo nato de AzzoIÌdo di Azzolinj, Giovano], ^elìppo et Giacomino na^ de Corado Pedocha di sopra nominato, Costantino figliolo de Marcello Pedocba per l'altra parte inferiore predetta de casale de messere Guidone, le qnalj discordie el controversie erano per occasione della Fossa, de la corte de Roverello, et altro territorio de Modena, Reggio et de santa Maria del Gavello et aUrj terreni, boschi et vallj tra essi figlìolj Manfredi comune. Le liti predette et qaestiooj nell' anno seguente alli XXI de Zugno forno assai bene rassettale, massime per li priegbi et persuasioni de Guidone Gonzaga magnifico signore de Mantova, divi- dendo essi signori figlioli Manfredi dettj terreni comunj massimamente la detta Fossa, facendone sei qoarterii gran- dissimi, secondo il consuetto delle altre loro parlicìone anticamente già fatte tra li suoi maggiori, con patti, ^^^ se qnellj de Casale superiore veglino comminciare a pi- gliare che paghino certa quantità de danarj, et cosi 6 converso se quellj de casale inferiore cominciarono prima,' che parimeole debbono pagare li delij danari alli predettj.
.X 58 X de casate saperiore, ei fioalroente de comaDe loro eoa-: còrdia li predetti de' Casale superiore ooo volessdro co- minciare ma ricevere li detti danarj; et cosi qaellj de Casale ioferìore foroo li primj, et cosi si procedete mo Iqdo mo laltro, pigliando iosÌD all' ultimo qaarterìo, et di ciò ne all' bora (sic) oe fu tra essi celebrato publico iostrumeoto scritto per mano de Pietro già figliolo de Guidone Sighizo notario Modeoese, si corno ancbor hoggi si vede per il detto iostroaiento autentico io publica forma in la Mirandola appresso li predelti nobilj di Papazonj et Pedocbi. Questo prenominato Cavaliere Paulo Pico si e stato motto iotrinseco amico de Andrea Dandnlo, Sere- nissimo Duce della inelyta cita de Veoetia, si corno ap- pare per evidentissim-) segno et argomento di tal stretta amicilia et beoivolenlia per uno privilegio cbe sì trova appresso li signor) Pici), per vigore del quale esso duce fece Nobile della prefata cita el predetto Paolo et tutti Ij suoi soccessorj de TauDo M.CCCXLV allj XVI de giugno (34).
Nicolo Pico prefatlo oato de Egidio della Mirandola neltj anoi M.GCCLn allj X de Marzo si fece suo Vas- sallo un' certo Antoniolo della Corte della Mirandola, se- condo r auttorita Imperiale concessa a luttj li figliolj Man- tedi, si corno e stalo detto, conferrendo ad esso Antonio ÌD feudo un casameolo posto nel Borgo desopra della Mirandola confinanti le fosse del detto Castello, il quale Antonio vassallo ginrò all' bora fidelta al detto Nicolo; nello quale anno era Podestà de Ferrara el magnanimo Cava- liere Giovanni <1b"J Manfredj, di cnj e stata ancbe falla di sopra meotiooe; et nel medemo anno allj XU de (e- braro Francesco nato dì Federico dj Pij et fratello dj qqello Manfredo Pio tanto magn&nimo el potente che di
X 59 K lopra e slato diffosameote narrato, per se et a come ée talta la famiglia dell] Nobili Pij, tenendo un bastone in maoo, si corno e costume, investile in feudo Francesco detto Cecho Capello de una pezza de terra posta in CÀ- TÌdalIe, corto de Qoaranloia, confinanli li Nobilj Padella et Taliano Papazone, el qual vassallo in conlineali giaro fide- lità a tatti II signori Pij conlra ogni persona del mondo, eccetto lo sagro Romano Imperio dicendogli detto Fran- cesco Pio a detto nome: sarai sempre fìdele vassallo; la qaale investitura fu fatta nella terra del Podio detlj fìgliolj Uanfred] sopra lo qoarterìo delli Nobilj Pedocbe.
Essendo poi el valoroso et potente Cavaliere Paulo Pico ante detto novo pretlore (35) de Verona nellj anni M.CCGLIIII fu ivj, dopo che era captivo, impelnosamento senza causa amazzato contra il volere de Cane delta Scalla, et anchor in detto tempo fu morto a furrore de populo Pelrelino Pico (36) della Mirandola, el che accadete per la occupatone di essa cita fatta per Fregnano figliolo naturale de Mastino della Scalla, el per le novìtati et movimenti che havea fatto el magnifico Bernabò Vesconte signore de Milano per levare Verona de mano del predetto Fr^ano, el quale Fregnano in detto anno fn per com- mandamento de Cane della Scalla impichiato per la gola merìtamento. Nel medesimo tempo alla detta cita de Ve- rona gionse il marchese di Brandiborgo in aiuto del Sca- ligero suo Cognato, et in qnestj giomj Thadio di Man- fredi generoso Cavaliere con alato dellt Vesconli, reaqni- sto el Castello de Borzano, et quello fece subito redifi- care; et nel medemo anno Galasso di Pij insieme con tattj li altri nobilj di Pij et Papazooj suoi consortj eoa lotta la EacUone Gibellioa si mosse contra Modena per Tttaverla novamente ; et del prenominato Bernabò Vesconte,
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tra lì allrj, fu suo coDduttiero de geati armigere a cavallo el slrenoo Cavaliere Egidio oalo de Giovaooj Papazono Nobile ^e Modena, qual per li sooi laodabilj gesti me- ritoe moltj doDJ dal predito sigoore Vescoote.
Dalla Natività del nostro Signore già si oomeraTODO annj cioqaanta otto sopra mille e treceoto, qaando Al- droTaodìoo marchese Estense signore de Ferrara, et Ga* lasso Pio dell) fìgliotj Manrredj signore de Carpi imposero &ne alla guerra et discordia che tra essi era stala già aoDJ qaalro passali, et, fatta la pace tra loro perpetua io la cita de Ferrara nel pallazzo del prefato marchese, sono perveoati a tal composilione et concordia. — Imprima eh' ellj patti fatti per la bona memoria de Obizo mar- chese Estense con Manfredo di Plj siano osscrratj in tutto. — Item che allj heredi de Guido de Pij siano re- stituiti tutlj li loro ben), et che gli sìa dato Ihabitatione della casa della Massaria dì san' Gemìniano posta in la cita de Modena de sopra la piazza. — Item che lì heredj già de Giovaonj di Adelardj siano eiempti da tutte le grafrezze reali et personal] sia ad anni cìoqne prossimi venturi, ^^ ^^^ ^^i ^^^^° restituiti io tutU li loro benj et ra^ODJ, le qaalj già el detto Giovannj teneva et pos- sideva nel tempo delia delta guerra commincìata. — Item che lì nobilj di Papazonj siano et debbiano essere eiem- pti da tutte le gravezze realj et personal]. — Item che Zacharia da Massa, Cecho de Soleria, Faffino de Fiffo- oa^s, et Pietro Buzalino et loro heredj siano et debbaoo essere exemptì da tolte le gravezze realj et personal] sia ad ano] qoatro prossimi ventur]. — Item che tutlj lì ci- tadÌQJ de Modena et contadìaj così ecclesiastici comò se- cularj fora asciti de Modena siano reslitnilj in tutti li loro beo], ra^onj, boaorj, officìj, exemptionj, gratie et beoe-
X 61 X ficij che haveroDo Del lempo dj essa gaerra comenciala. — Item che li oobìtj de Gorzaao ciò e, GiovanQ] de GorzEDo, Spagnolo et soci iìgliolj, et Peregrino de Gor- xano li qDalj per la presente guerra sodo stati io Carpì, siaoo restìlaiti ìd tutti ti loro beni che teaevaDO nel prin- cipio della guerra. — Item che tnttj li citadinj et conta- dinj fora Dscltj de Modena siano cancellatj liberamente de ogni loro bandj et condennationj dati et fatte allj predetti per occasione della predelta guerra. — Itero che sia licito al ditto Galasso di Pij et suoi heredj torre et fare torre del fiume de Secchio sopra lo territorio de Modena et altro Inogo, uno canale de acqua de dooe masenale et farlo condure per lo territorio de Modena alla terra de Carpi ad suo piacere et voluola senza cod- ^adìcione de alcuna persona, alle chiuse del qoale ca- nale, che se hanno affare et mantenire nello fiume di Sec- chia, siano teautj et debbono essere astrettj li huominj de Campo gagiano in sieme con li huomiDJ de Carpo, in caso chet detto canale se tolesse dal predetto fiume dj Secchia sopra lo territorio de Campo gagiaiio. — Item che fi sudditi di Inj Galasso, cosi presenti, comò fulurj, siano trattati per lo ditto marchese et tultj li suoi officiai), quanto al pagare delle gabelle de ciascuna cosa che sia ad con- dure per loro in la cita de Modena et distretto de tal territorio di esso Galasso et che siano ad condure dalla delta cita de Modena et distretto per essi al territorio de luj Galasso, si comò sarano trattati li sudditj del dettb marchese che faranno il simile per luj Galasso et snoj officiali per le cose che sarano per loro condotte in le terre del ditto Galasso et dalle ditte terre alla cita de Modena. — Item chol sìa licito a tultj et ciascuno ha- bitanti in le terre et luoghi dì esso Galasso condure overo
X 6« X fere coodure dalla cita de Modena et da tolto lo aaO contato et diocese tolte le biada sue, tìdì, et ciascDoa cosa et vittaaglia alle terre et ciascuno luogo del detta Galasso senza contradìliooe alcDoa, et senza pagamento alcuno de dacio, pedagio, overo gabella, et che de con- verso sia servato et fatto deUj suddilj et distrìtaalj del detto marchese in le terre del predetto Galasso. — Item chel ditto Galasso et li suoi seguacj et adbereoti siano et in tendosi (sic) in la pace fatta in tra li ma- gnifici signori de Milano, et li sigoorì della liga. — Item, oltre le preditte cose, el prefato Aldrovandioo Mar- chese ha promesso al predetto Galasso haverlo et teoirla in sieme con suoi figliolj et consortj et amìcj de Modena, per suoi amie], ciladinj fidelj, et sudditi dilet^. harendo loro cosi versa vice el predetto marchese Aldrovandino et IhoDore suo, si corno eglj spera fermamente (sic), co- mandando a tuttj li suoi olScialj preseotj et fularj che cosi studiano fare el procurano tutte le predelle cose servare integramente. Et versa vice el predetto Galasso Pio ha promesso al prefaio Aldrovandioo marchese Estense restituire ci lìberamente relassare Campo gagiaoo con la sua Rocha el fortezze et territori] universi al predetto marchese, overo allj suoi officiai] de Modena, et co^ tolto quello che egli ha occupato nel tempo della guerra, et chel tene occupato del contato de Modena, et che li ù- ladinj et distrillualj de Modena et di loj marchese, ba- tendo terre et ben] in li dettj territorìj et contalo noa saranno molestati ^^ inquietati, ne ancho le loro terre et beni, P^i* ^^^^^ Galasso ne per suoi Sgliolj et consortj, ne per altrj, con ajuto, conseglio, o vero favore, ma che fracificamente et sicurj potrano andare el stare et ritor- nare, el che potrano godere le ditte sue terre et beoj
X 63 X sicomo faceaDO oel tempo di essa guerra comeozzata. — ^ anche moltj allrj capUulj forno tra esse partj all' bora ee- lebratj, li quatj tatlj Vuna et l'altra parie insieme se promessero atteadere et osservare, perpetuamente in forma solenne, per se et loro figtiolj et heredj, et adimpirlj, ne maj coQtrafare, sotto la pena de cinquanta miltia dacalt d' oro, conBrmando el Intlo con loro gìnramento parimente in forma solenne, essendo essi, corno e detto, in la cita de Ferrara nel pallazzo del predetto marchese Estense in la camara dall'Amore, in preseniia detti Nobilj Cavalieri Giberto nato de Guido de Corregia, Bonifacio di Arìoslj da Bologna, Dondacio dj Malavecinj de Fontana, et de moltj altri Cavalieri et Gentilbooiioj, del che ne fu so- lennemente rogato per qnatro notarij Imperiai], ciò e: Francesco figliolo de Gìovannj dalla Salle, Moyse notano del prefato marchese, Faffino de FiffonafB, et Antonio di Testagrossi notarij modenesi.
Paulo et Obizo natj de Papazono di Papazonj nellj annj di lesu Ghristo M.CCCLXII babitando in la cita de Ferrara nella centrala de S. Nicolo, forno famigliar] gra- tissimj del marchese Nicolo Estense, qual gli donò moltj terreni ^^ ^^^^° P^ 1< ^^^^ egregi] gestj usatj nella mi- litia del predetto marchese contro li saoj nemicj. L' anno seguente el detto marchese Nicolo con l' aiuto de Fran* Cesco Carrara Signore de Padova et dello Cardinale Si- gnore de Bologna andò a campo alla Bastia da Sallara {sic) Terso Modena che era del signore Bamabo Vesconte, per la quale impresa forno meoat] prìgionj huomìn] vinti duoj signori de cita, in fra li qualj se rìtrovono (sic) Ambrosio figliolo del detto Barnabò, Anoechino de Mongarda, Giudo de Savignano, Andrea di Pepolj, Marsilio dj Pij Cavalìeró «alidissimo, Gìovannj dj Papazonj, Sinibaldò dì Ordetaphi,
X 64 X et Beltramo di Rossi, li quallj tott] forno meaalj a Ferrara. L'altro anno seguente M.GCCLXIIIl habitaroDO an- che io la cita de Ferrara li aobilj figliolj Maafredj de Casale de messere Galdone cìo e, el nobile Guido nato dal generosso Cavaliere Rigo di Manfredj, Gerardo et Do- lio figliolj de Guido dj Padelle, Gìacsmjno dello el Fra, et Glovannj oatj de Corrado Pedocba, Bartholameo figliolo de Axzolino dì Azzolioj, Felippino figliolo de Albertino dj Azzolìnj, et Francesco nato de Antonio Padella^ li quallj lullj stavano In Ferrara, corno e detto, non pa- rendogli molto sicura la loro patria della Corte de Qua- rantola per le simulationj et odij secretj che gli ha- vevono contra gli altrj loro consortj figliolj Manfredj de Casale de messer Pico, ciò e, li Pij, Pici, et Papazooj, li qualj ogni giorno con grandissima astutia et diligenza curavono di farsi maggiorj et più potenlj de li altrj, ben- ché {assassinò godere li dacij, gabelle, hooorantie et altre entrane allj prenominalj loro consortj de Casale de mes- ser Guidone che ad essi spetlavono et pertenevono io la ditta Corte de Quaraniola, de san' Possidonio, de Rove- relto, et altre Corte della diocese di Reggio che ancbora tra essi figliolj Manfredi erano comnoe, benché molte possessioni et terrenj fossero per Io passato slatj divisi tra essi, corno e dello di sopra, nondimeno lo dominio, dacij, gabelle, et boooranze remanevaoo comune delle dette Cortj tra IÌ prefaUj consortj, si corno anchor ho^ appare per un mandato che essi prenominati figliolj Maa- fredj de Casale de messer Guidone fecero in la cita de Ferrara neiranno predetto alli XXIIII del mese de Otto- bre celebrato In la chiesa maggiore di essa cita, dove constìtnissero loro procuratore un* certo Pecolo de Sa- viola da Mantova all' bora habltante nella Corte de Qaa.->
X 65 X rantola ad exigere le dette loro hooorantie, gabelle et datìj alloro spettaDtj et pertinenti in ti deltj luoghi, del quale mandato ne fa solennemente rogato Mercatello figliolo de Nicolino Bonazolo aolario Ferrarese, slcomo anchor hoggi si vede et legge in li suoi prothocotlj autentìcj che S6 ritroTono iti la detta cita de Ferrara.
Papazono Cavaliere militare figliolo del antedetto Obi») Papazono nellj annj de la redemptione di Dostra salate M.CCX^LXVIII babitando parimente nella cita dj Feirara, $1 per li suo) laudabìlj gestj, comò ancbe del padre verso li marchesi Estensi meritò essere creato Ca- pitano in vita de Rovigo per lo marchese Nicolo Estense signore de Ferrara et conte di esso Castello, dove esso Papazono in tal officio dimorò moltj annj honoratamento con grandissima benevoieotia di quello populo et satìsfat- Uooe del prefato marchese; li posteri del qaal Papazono andorno poi ad habitare in la cita de Venetia dove an- chor hoggi se vj trovano moltj, ricbi de robba et mer- cantie grande. — Dell' anno segufinte M.CCCLXIX erano grandissime lite et discordie tra alcnnj Nobilj dj Papazoni et quellj del Fante per occasione della restitatione de dote de la Giovanna figliola già de Oderìco del Fante, et gìa moglie de Nicolo nato de Gerardino de Gualfredo Papa- zono, instando a tal restitutione GuUelmo già figliolo dd Nicolo del Fante, corno herede della predetta Giovanna, con^a li beredj del detto Gerardino, et massime centra Madonna Catarina già figliola de Nano di Pancerj da Mo- dena et mogliere del prefato Gerardino Papazono, li benj del quale essa teneva et possìdeva ; finalmente dette con- troversie forno, mediante la giuslìlia, rassetatte in tutto in detto anno in fevore dellj Nobilj del Fante per sententia data sopra ciò per Gemioiano dì SteETaoino da Modena
X 66 X air bora Podestà honorando delta Corte de Quaraotola.
Di poi l'anno segueule M.CCCLXX Fiorentini, Bo- lognesi, et il Marchese de Ferrara destinorno el Coole Lucio de Lode sopra Io distretto della Mirandola con cinquecento lanze, le qnalj vi dieno grandissimo danno; ma fìnalmeole venendo loro al fallo d'arme con le gentj de Barnabo Vesconte, remasero in tutte (sic) debellale, col qnal Barnabò erano all' bora conredersli li fìgliolj Manfredj-
Otlbo Brasato dell' anno M.GGCLXXIII per tradimento prese la cita de Vercelle, la quale essendo tenuta da Ga- leazo Vesconte in continenti lo suo Capitano et altrj of- ficiali et stipendia^ se recuperano in, la ciladelta in sieme con li suoi adberenlj di essa cita, et de inde a pocbi giorni un certo Episcopo oltramontano da santa Chiesa gli fu mandato per governatore, il quale fece la detta ci- ladella, che se manteneva io fede del predetto Galeazzo, circondare de profundj fossatj et altrj palenchaltj, per moda cbe veruno non vi poteva entrare, ne parimente uscire senza perìcolo de morìre; per il cbe Barnabo Vesconte vedendo anclre in qual modo la factione Gelfa de! Pia- centino con molte Castella baveano rebellalo da Galeaza suo fratello, qual per non bavere genti, quella cita restava mal guardata, et dubitandosi che non pervenesse alle man] dellj nemici, vi mando el strenuo Cavaliere Giacomo di Pii suo Podestà iu Milano con ducento lanze, dal qual con grande diligentia el cura fu essa cita custodita.
Nicolo et Alberto fratelli marchesi Estensi magnìfici et Illustrìssimi in l'anno seguente M.CCCLXXIIll del mese de Novembre, et Francesco detto Cechino già figliolo de Giovanni di Manfredi 'Cavaliere nobilissimo, mediante Zacharia dì Manfredi suo procuratore, fecero lì infrascriltj capiluli ciò e: cbel detto Francesco et suoi heredi maj
X 67 X tralUrano, overo faraoo alcuna cosa io danno overo pre- indicio dellj detlj marchesi, overo de suoi heredj, ne di snoj coHigalj et adherenlj, ne che prestara aiuto, Consilio overo favore ad alcuno che volesse trattare tal cosa, anzi, che se sapera alcuna cosa essere trattata overo fatta che sia a danno e preiudicio de li deltj marchesi et suoi he- redj, colligatj et adherenlj, che a tutto suo potere lo im- pedirà, et che non lo potendo impedire, quanto più pre- sto lo signifìcara allì predelti marchesi che luj potrò (sic), et allj predetti loro heredj, colligatj et adberentj, accio che se possine providere da tale cose et che con essi sarà ad resistere accio non siano comesse le predette cose.— Item chel detto Francesco et suoi heredj sempre bave- rano li ami'^j dellj dctlj marchesi per amicj, et li loro Demicj per ioimicj, et trattarano quellj secondo la volunta, dispositione et beneplacito dellj predetti marchesi et loro heredj. — Item chel detto Francesco et suoi heredj fa- raoo et teneraoo guerra et tregua con Borzano, Monteri- cho, Mozadelle et altre loro terre et terrìtorij qualj essi hanno, overo che haverano per lavenire, secondo che pia- cera allj detlj marchesi et loro heredj. — Item chel detto Francesco et suoj heredj non farano guerra et tregua con alcunj, se non secondo la volnnta et dispositione de li predetti marchesi et suoi heredj. — Item che se accadera allj dettj marchesi o vero allj suoj heredj cavalcare a qual- chi luoghi, et che recercarano esso Francesco overo suoj heredj, che siano tenuti andare et stare si corno piacerà allj predetti marchesi. — Ilem chel dello Francesco et suoi heredj receverano et recettarano et cosi farano ree- Gettare in Borzano, Montericbo, Mozadelle et altre sue terre et territorij che hanno et haveranno in futuro le genti equestri et pedestre le qualj manderano li predetti
X 68 X marebesi allj dellj luoghi per fare guerra allj oemicj di essi marchesi, et che provederaDO de vìtluagUa, si coma gli sarà possibile, alle delti geotj per li loro daaarj et precio ccDveuieote; et cossi lì predetlj marchesi bano pro- messe le iofrascrìlle conveotioDe et pattj al predetto Ca- valiere Francesco di Hanfredj, ciò e:
Prìma che li dettj sìgoorì Marchesi defeoderano cod- tra ogoi persona de raggiooe et de fatto Borzano, Monte rìcho, e Mozadelle eoo le sue ville al detto Messer Fran- cesco. — Ànehora, che se lo predetto Francesco per suo cercamento potrà acquistare Albinea, che IÌ dettj Signori lasearano al detto Francesco la predetta terra. — Item ohe darano scorta al detto messer Francesco a in castel- lare san Steffano, secondo che potraoo, quando sari el tempo atto ad questo. — Item che se Reggio venesse alla signoria dellj predetti marchesi, che lassarano al pre- detto Francesco lenire le dette terre con mero et mixlo imperio. — Anchora, che darano al ditto Francesco ogoi mese de previsione ducatj cento de camara overo fiorini, secoodo che dano alij altrj loro provisìonatj , et per pace gè darano Gorìnj quaranta stando in Begiana, et sci vorrà atare a Ferrara gene darà cinquanta ogni mese. — Ad- chwa che darano per tempo de guerra a Guiuzo di Man- fredj una bandiera da cavallo, et gè farano comò fano allj alti]. — Item che darano a Gregorio di Bacbissi ogni mese per tempo de guerra e de pace quello che altre volte gè solevano dare de provisione. — Anchora, che darano per stare in le dette terre e guerregtare doe ban- diere da piede con questa coadiliooe, che se le genti dellj detlj marebesi andasseno a campo, overo se facesse ca- valcata nobile et notabile, che una delle dette bandiere debbia cavalcare et ritornando el campo debbia poi stare
X 69 X ìd le detle terre per goerregiare. — Anchora, che metle- raoo el predetto messer France&co in ogoì pace et tregaa che farano cosi come farano tatlj lì aUrj loro adherentj.— Le qualli coQventìonj et capitulj forno celubratj, mediante Zacbarìa dj Maofredj procuratore del predetto Francesco dj Maofredj, io lo pallazzo detlj predetti signori marchesi Estensi posto nella villa de Onartesana, territorio de Fer- rara, in l'anno predetto M.CCGLXXIIII alti nove de no- vembre sicomo e detto dì sopra.
Marsilio di Pij Cavaliere magnìfico figijollo già de Galasso Pio de Carpo nell'anno seguente M.CCCLXXV allì XXIX de Geoaro constituilo in la cita de Bologna per se, el a nome del generoso Cavaliere Giberto suo fra-
tello denanzì al Reverendissimo messere G. de santo An-
gelo diacone Cardinale, el in alcune terre della santa Ro- mana chiesa Vicario generale per lo santissimo Papa Gre- gorio XI, ba promesso al detto Cardinale recipiente a nome del predetto Sommo Pontefice el della Romana chiesa et Successori di luj Cardinale ne {sic) Vicariato de Bologna, che sempre esso Marsilio et Giberto fratelij antedettj sarano fidetj, devot), adherenlj, el amici in ogni cosa del ditto Papa, della santa Romana Chiesa, del dello Cardinale et dellj suoj socessorj in detto officio, et anche dellj illustrissìmj et magnifici signori marchesi Nicolo et Alberto fratelij Estensi Vicarij de Ferrara per la santa Romana chiesa, et che in ogni cosa servarano la vera, integra et illibata adherenlia et fidele amicìtia, adimpirano et tenerano si corno sono tenuti li verj adherentj et !i devoti fidellj et amicj, et che li amici et confederai] del n- s. Papa et della santa Romana Chiesa, et anche dellj detlj marchesi, li haverano per amicj, et Ij nemicj per nemici, et che mai con effetto ne con parole, oc de fatte
)( 70 X tratlaraoo cosa alcana, ne permelterano che sia tralUta contra le (erre, stalo el doniinio del dello d. s. Papa, della santa Romana chiesa, et anche delti delti marchesi, et che recetterano in le loro terre el fortezze, quallj essi Pij hoggi tengano et che per tavenire tenerano, le genti da cavallo et da pedo della Romana chiesa el dell] predetti mar- chesi, et che a delle genti provederano de vitnaglìa per preci» condiceute. — Item che con bona fede, gnerra et anche pace el triegua io tolto el per latto (37) secondo la volunla et requisitìon del predetto Papa, Santa Romana chiesia, et Cardinale predetto el suoi successori i^^ 1^' officio, et deli] predellì marchesi Estensi, el che non fa- ranno confederatione ne lìgha con li nemicj de la chiesa ne de deltj marchesi, ne che Tarano pace ne tregua con alcuna persona senza expressa voluota el consenso delli predetti signorj, et che non darano reccapilo in le loro terre et Gastelle allj inimicj et banditj per rebìlion del predetto Papa, Romana Chiesa, el anche dell] predelti marchesi. ~ Et versa vice lo prenominato Reverendissimo Cardin^e a detto nome, come (sic) detto di sopra, ha promesso allo predetto magnifico Cavaliere Messer Marsilio di Pij per se recipiente, et a nome de Giberto suo fra- tello antedetto che avera et tenera esso Marsilio et Gi- berto, el trallaraglj per verj, devotj, adberenlj et amicj del detto 0. s. Papa el santa Romana chiesa, el che giuvara et defcndcra bona fide el toro Castello de Carpi et sue con6nj, et Castello novo situato nel lerrìlorio de Reggio, li quallj al presente leogiano dallj nimici della chiesa overo dell] deltj marchesi, el che sempre, durante la pre- sente guerra^ farà includere et ponere li detti Pij in ogni pace et triegua che se farà per lo detto n. s. Papa, Ro- mana cbiesia, el per lo detto Cardinale o suoi successori
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a detto nome eoo Bernabò Vescorile et con ciascuoj al- altrì DCDiicj delia chìesia. — Itein cbet darà et pagara de danarj di essa chiesa allj predetti Cavalieri Marsilio el Giberto dj Pij per loro provisione ognj mese duceoto fiorini d' oro stando loro in la detta adbereatia di essa chiesa et delli predetti marchesi Estensi.— Li qualli capitulj et moUj altri 'ra le dette parti, s> ^^^^ ^ ^^^^^^ ^^ ^°- pra, forno celebrali in la cita de Bologna net pallazzo della Residentia del predetto Cardinale nell'anno predetto M.GGCLXXV alti XXIX de Genaro, el ne fu rogato duoj nolarii solenni *^'o ^) Francesco figliolo de Gioanfìtippo di Taia petra, et Rucole de Monticalo in presentia de molti Episcopi et gentil' homini, massime de Rigo Caviano Episcopo, Arnaldo Famagustano Episcopo, Guido da Po- lenta, Beltraodo de AHI doxij, et Dondacìo Malevecino de Fonlana, Ricardo dì Cancellerj, et molti ^'^^ nobili ^^ Cavalìerj.
Doppo annj duci passati Fn venduta Favenza, Bagna cavallo e Codegnola al marchese Nicolo Estense de con- senso del predetto n. s. papa Gregorio XI per ducati quaranta millìa, alla qualle cita de Favenza andomo Gia- oello et Salvadio di Boyardi per capitani con grande gente da cavallo et con ottocento fanti ^^^ Comune de Ferrara. Ma Heslore dellj Manfredi insieme con altrj di Maofredj gè la tolse de quello mcdemo anno, passati '^^^ forno Ire mesi.
Giovanni, Francesco et Prendeparte Cavalieri nobi- lissimi figlioli S'^ ^^ Nicolo Pico della Mirandola, nell'anno del Signore M.CCCLXXVIII se rilrovavono in la cita de Milano al stipendio della Regina delta Scalla già consorte del magnifico Barnabo Vesconte, et per li strenui gesti, probità, lealtà et sollicitndine del prefalo Cavaliere Fran-
X 72 X coschiao et famigliarità domestica che esso bavea eoa Ludovico Yescoole, meritameote io lo anno {Predetto alij XX de Ottobre esso Cavaliere fu elletto, dalla predella Re- ffM et Ludovico, per Gapitaao delta loro citta de Cre< mooa con auttorita amplissima a laj coacessa, partendosi allhora da tal officio lo egregio Cavaliere Giacomo di Cavali] ; nel quale uffìcio el predetto Francescbino si porto mollo virilmente con assaj benevolenlia del populu di eisa terra et con ottima satisfactione dellj predetti Signori, el in larte militare non fu punto disegnale al magoanimo Cavaliere Francesco della Mirandola già suo avo (38), qual nella Torre de Casletlario, sicomo e dello di sopra, insieme eoo Prendeparle et Thomasino suoj fìgliolj forno, ad in- stanlia dellj tìrrannj Bonacossi, falli morire crudelmente el senza causa. Di questo medesimo Francescbioo capitano aotedeUo forno fìgliolj no altro Francescbino (39), Prin- civale, Cavalieri notabilj, el Pelegro il quale era naturale. Ma del predetto Giovannj erano figlìolj Antonio et Pren- deparle dell] qualj era fattore generale el mollo domestico Albertino de Gioan Castellazzo cìladino ijella Mirandola» et huomo all' bora del conseglio della prefatta terra.
Corrente l'anno dì Cbrislo M.CCCLXXXIII Giacomo ^iolo de Thomaso della nobile famiglia di Papaionj morite nel Castello de Carpi bavendo prima insliluito so- lennemente suo universale herede Zibò de Giovan Papa- zono babilanle parimente nella della terra de Carpo, el quale Giacomo ordinò chel corpo suo fusse sepullo nel- r Arcba grande di marmoro bianche dellj suoi maggiorj Pa- pazonj, ove anche era stala sepulta madonna Bartolbamea dj Pij sua consorte, la quale Arcba e posta nella chiesa maggiore di santa Maria de Carpi affissa in allo nel muro del eboro di essa chiesa, sopra la quale Arcba vi s scaU
X 73 X pila una bellissima fìgura di huomo de marmoro colta veste luDga, togato et con la spada militare posta da ud lato di essa figura, sìcomo e costume de Cavalierj, eoo le arme et insegoe dellj prefattj oobtli Papazouj simil- meote scalpile ed iatagliale de relevo intorDo alla predelta Archa, et eoo lo cimiero de uno cane bracbo sopra una delle dette arme posta da un capo della detta Archa, qual cimiero sempre ba portato et anchor portano sopra le loro insegne li predelti Dobilj di Papazonj.
Morto, corno e stato narrato di sopra, el magnifico Cavaliere Paulo Pico della Mirandola, rimasero di poi luj qaatro suoj figliolj Cavalerj molto polenti ciò e. Frane»' SGO, Preodeparte, Spinetta e Tbomasino, Ij qualj in sieme con lì altri signori Pici, mediante ancbor lo aiuto de Gio- ' van Galeazo Aaglo Conte de Virtù et de moUj altri nobili potenti, si fecero signori de tutta la Corte de Quaraatula, della Corte de san Possidonio et della Corte de Rove- retto et de moltj altrj luoghi della Diocese de Reggio comuDJ già de tutti lì altrj figliolj Manfredi '^i^ eonsortj, et cosi essi signori Pici forno poi investiti per feudo no- bile delle dette Cortj per Carlo Imperatore, «cinsi tatti li altrj figlioli Manfredj, eccelli però li signori Pij che tenevano Carpi pacificamente con molte altre Castello et grande parte del territorio della Corte de Quarantola et altri luoghi predettj, li quallj signori Pici non se contea- landò poi di quello che gli havea prestato fortuna, cer- corno anche de pervenire in minore numero tra loro ma- desimj in lo dominio delta terra della Mirandola et Corte de Quarantola et altrj luoghi; imperoche nellj auD} <fi nostra salute M-CGCLXXXX essendo ^a privatj de tal dominio li infrascritti Picj loro consorti ciò e, el generoso Cavaliere Princivale, Giovanni, Prendeparle et loro fratellj
){ 74 X et heredj del nobile Cavaliere GiovaDnj Pico per ona parte, ricercaToao per se et a nome de suoi fratelli Fran- cescbiuo et Antonio dalli prenominati Cavalieri Francesco et Spinetta et loro fratellj per l'altra parte, volere essere reconosciulj per la terza parte del domioio, otilila, hono- raoze della terra et Castello della Mirandola et de tolta la Corte de Quarantola per quello modo che spetava allj loro aolecessorj, dommandando anche allj prefatj Fran- cesco et fratelli antedeltj che gli debbiano respoodere la porlione della parte delle honoranze della beredita de Ropcrto Pico che alloro Princivale et Prendeparle conve- nientemente gli pervene, volendo anche essere integral- mente conservati in denj et mantenuti et pienamente res- tituiti io tutte (e terre, possessioni et quarterjj che alloro apartengono, a laude et giudicio de boominj da bene et ' degni de fede della Corte de Quarantola, et che oltre di ciò luttj li huomini et persone habilanti et supposìlj nel dominio et giurisdicioae spettaoli alli predetti Princivale et Prendeparte non possioo andare fuor] della giurìsdi- cione della Mirandola a comprare alcuna quantità de sale, ma che per loro uso siano tenuti tome nella terra della Mirandola, comò sin qui gli e stato osservato; intendendo pero esso Princivale, Prendeparle et fratellj reputare li nemici per nemicj et li ainicj per amìcj alla volunta dellj preDOnioati Francesco, et fratellj, et volergli recoonoscere et reputare sempre per padri, si comò alloro convene; le qualj discordie essendo pervenute alle orecchie dell'Illa- stnssimo principe Gioan Galeazo Anglo aotedetto Daca de Melano, per essere dettj nobilj della Mirandola sooj adberenlj et colligati dilleltissinij, fece subito esso Signor intendere per sue littere al Comune et buomtnj della Mi- randola, che se dovessero interponere per acordare insieme
X 75 X li delti nobitj; io essecatìooe del che insieme sì congre' gorno li predettj huominj ìd la chiesa dellj Fratj raiaorj ài s. Francesco sita oel borgo superiore delta prefata terra, et tra li altr) buominj predetti vi forno qoestj ciò e: Giacomo, Bruooro, et Francesco di Margotti, Paulo Colevato, Bartholameo et Antonio di Ferrarj, Bernardo della Mana, Matheo di Caci, Nicolo di Nadalj, Martino Gisilino, Riccobono di Fetlj,*Perregrino di Negri et il Rosso Bertholaia, li quali insieme con li allrj essendosi cosi congregali, corno e detto, in la predetta chiesa de- clarorno et landorno in questo modo : che Francesco, Spi- netta, et fratellj antedetlj regessero et governassero la predetta terra della Mirandola, Corte de Quaraotuia col suo distretto et loro huominj predetti, si corno ancbo per lo tempo passato hano bene et laudabilmente retto et governato, et che Princivaie, Giovao, Prendeparle et loro fratellj habbiano quella parte de bonoranze utilità et co- modità che alloro spetta et che di ragione gli portene et che detto Princivaie, Giovan', Prendeparte et loro fratelli non pervengono, ne debbiano pervenire a divisione o ad alcuna altra parte del detto dominio della Mirandola con IÌ predetti Francesco, Spinetta et fratellj di Pici che per essi et loro anlecessorj sia per lo passato pervenuto; el che tutto fu rescritto per risposta sententiale al predetto Duca de Milano, et all' bora innanzi forno poi essi oobilj si- gnori Pici amici, boo parentj et fratellj. Questi Francesco, Spinetta et fratellj predettj erano molto amatj dai predetto Duca de Milano per essere suoi fìdelj adherentj, sì comò e detto, et slìpendiatj da luj molto hono rata mente, oltre che per li loro egregìj gesti et boni portamenti verso detto Duca che conseguirno ancbo alcune possessionj nel terri- torio de Verona che meritamente gli dono esso Duca el
X 76 X fofDO anche essi sigaort Pici amici ìotrioseci et pa- reo^ de Fraaceseo Gonzaga Signore de Mantova allhora Vicario geoerale delb Imperator massime nellj sddj M.CCCLXXXXV.
Essendo in queslo anno M . CCGLXXXXHII morto Preodeparte 6gliolo de Paulo Pico antedetto, qaal Pf«i- departe era stato Presidente de Milano, Pavia, et de Bre- scia, amatore de giostitia et de la patria grandissimo de- feosore, Madooa Catarina sua mogliere et fìgliola del ma* goifieo Cavaliere Prolhasio di Gaymi da Milano in detto anno gli Teca fare ona Arcba di marmoro bianche con fi- gure di relevo ialagliate colla sua imagine sulla sommità di essa Àrcha sculpita similmente de relevo, vestita fitta- mente con r arme marmoree a modo di Cavaliere, si come egli era, cola spada militare posta allato, la quale Arccba 6 nella sua eapella, al muro altacbata et murala in U chiesa dell) Frati minor), di santo Francesco della Miran- dola (40); in la quale eapella medema vi e anche la Archa marmorea biaocha del prenominato Cavaliere Spi- netta Pico ehe gli ha fatta farsi vivendo ancbora con si- mili magisterìj artificiata colta imagine sna parimente di relevo sculpita come quella de Prendeparte suo fratello (41), et nella predetta Archa vi fu imprima sepulta madonna Earide già mogtiere di esso Spinella et fìgliola già di quello prenominato Cavaliere Egidio Papazoao che era Condattiero de cavali) armiger) al stipendio del magnìfico Baroabo Vesconte signore de Milano. SnII) capiteli) che sostengono essa Àrcha net moro vi sono scalpile di re- levo le arme et insegne del detto Spinetta et Euride Pa- pazona sua consorte, della quale non ebbe mai figliol) alcuni perche ella morite doppo annj duo) che Y havea spo- sata. Di questo Prendeparte era amico molto familiare
X 77 X et suo fattore geoerale Paulo di ColevaU. Uem io que- sto snoo medemo alli XXVIII de Genaro Felippo di Ro- bei^ de Tripolj, per sne lettere, notificò allj predettj Fran- cesco et Spinetta della Mirandola la morie de Giberto de. Sesso loro amico et parente carissimo, per le qualj nar- TOgli per sna jasUfìcatione, qualmente procurando detto Giberto volere fare morire di tosico detto Felippo senza alcuna causa, -fu dì cto fatto adrertito da un* suo fidele amico, et che perseverando ancbor detto Giberto nel suo mal proposilo, venendo egli de officio da un* certo luogo dove era stato Presidente, si trausferitte nel territorio Man- toaoo ove dimorava Alberto figliolo del detto Felippo per causa de adimpire quello esso havea concepoto, del che essendone dato piena noticia al predetto Alberto, fu allj XXIIII del predetto mese amazzato esso Giberto dal detto Alberto, la quale morte fu princìpio de inimìcitìe capital] tra li dettj nobilj de Sesso et dell] Robert], cosa che non fu maj tra loro progenitori. Dell'anno seguente &aao conveolionj et capilulj de adherentbia tra li magoi- Bei Marchesi Estensi et lì predetti signori Pìcj della Mi- randola di darsi adviso rouluamente dì tutto quello cbe se presentiva a danno del loro domìnio, el che da 1* una et r altra parte era fidelmente con accurata dilìgentìa 05-
Dj poi, passato uno anno, li predetti Cavalieri Fran- cesco et Spinetta dì Pici volendo fare edificare una chiesa Della terra sua della Concordia (42) sotto tìtolo di san* Polo in memoria di Paulo loro padre, soplicomo a The- baldo de Sesso all' hora Vescovo et prìncipe Reggiano per la sedia Apostolica, che se degnassi volergìj concedere gra- fìa speciale di potere, circa ciò, mandare ad essecutione la loro divina ìnspìratione, allj qual] Signori detto Vescovo
X 78 X fece risposta, che gli era molto coolento dj coni^iacerglj eoo tal coadicioDe pero, che debbiano addotlare la pre- detta Chiesa di mode (sic) che poi el Rettore di quella possi vivere, ma che detto Rettore sia poi obUgato et tenuto Fen- dere per censo ogni anno nella festa di santo Andrea una libra de eira al predetto Vescovo overo a suoi soccessoij perpetuamente, el cbe fu poi liberalmente esseguito per dettj signori Picj. In questo tempo medesimo essendo Guido de Corregia et Jaches nato de Thomasioo de Paulo Pico antedetto in la terra de Sassolo per Capitan) di genti d' arme in favore de Francesco Sassoio Signore di esso Castello, et ogni giorno facendo essi repressaglie et dannj suso Io territorio del marchese Nicolo Estense Signore de Ferrara, ne fu di ciò raguagliato pienamente Gioan Galeazo Duca de Melano Conte de Virtù, qual in continenti h^Tendo inleso il tutto anche per lillere di Francesco et Spinetta predetti, gli rescrisse la presente litera qui seguente:
Nobtlj et egregij diktissimj nostrj: dellj modj qualj scrivetj, per tre vostre soccessive litere, bavere tenuto Guido de Correggia et et nepote vostro Jaches, iaìmidievolmente assaltando et derrobando el modenese territorio del Illu- stre fgliolo nostro carissimo marchese E^ense, siamo cosi turèatj et in tutto mal contentj, che non sappiamo che cosa più molesta ne avesse potuto intervenire per moltj rispettj, massime perche essendo loro partiti della terra vostra della Mirandola, corno hano fatto, non n e persona che non de- bia suspicare et credere che tutto quello hano fatto sia stato fatto de consentiìnento et ordinatione nostra, el che non dimeno^ si corno sapeti, non e per alcuno modo vero ; pertanto volerne cbe scriviatj al detto vostro nipote di quello modo che anchora noi gli havemo scritto che, sotto la pena della privattone del suo feudo et della gratia nostra, su-
X 79 K bito chel se parti coUj suoi compagnj dalle ojfensionj del detto gitolo nostro marchese Estense et delìj suoi sudditj, et chel debbia relassare et fare liberj li captivi, et restituire ' con ogni integrità la preda tolta ; oltre di ciò volemo che per lavenire habbiate più cauta dilìgentia in non ricevere genti armigere che senza volunta nostra passino uscire allj dannj de alcunj circonstantj vicinj, peroche quello havetj da loro promissione ricevuto, si comò scrivetj, de non of- fendere alcun dell} circonvicinj per quello di che se par- tirono, non e sufficiente, ne ciò patria cadere in mente de alcuno capo sano dove (sic) essere bastante. Questi sono modj de darmi la inimicitta de quellj che amano et collj qualj havemo buona pace, ma gli rimediaremo talmente che non potranno adimpire li loro mali concettj. Adver- tite bene sopra el tutto che delle genij offendendo sopra lo territorio del detto figliolo nostro non siano recettate nel territorio vostro o con preda, o senza, perche questo non potressimo pacientemente per modo alcuno tolerare. — La data di esse litere fu in Melegnano alli XVII de Aprile del detto anno M.CCCLXXXXVI, del qoal anno et nie- demo mese fu crida la tregua sul pallazzo de Ferrara per mesi otto tra lo marchese de Ferrara et Estore di Manfredj Signore de Favenza, per una parte, et il Conte Giovannj da Barbiano, Filippo da Pisa, et li Signori di Ravenna per T altra parte, al quale Estere di Manfredj esso marchese havea donalo Savignano.
Essendo poi l'anoo seguente e! prenominato Duca de Milano per andare con essercito ad espugnare la terra de Revero, fece di ciò consapevole per sue litere el pre- detto Cavaliere Spinella della Mirandola scrìtte credcnliat- mente ad Hcnricu da Caresana suo generale officiale del tenore seguente:
X 80 X Volemo die tu te transferissi con ogni celerità possi- bile alla Mirandola per parlare sopra le infrascritte cose col spettabile, diletto et fdele nostro Messere Spinetta della Mirandola, al quale indrizemo le qui alligate nostre ere- dentialj in tua persona, et del lutto conclusivamente che karaj parlato seco, mi daraj subito risposta. Et prima ri- cercaraj sapere dal predella messer Spinetta se nel suo territorio fus&e modo de fornire el nostro essercito di pane et vino per vintj giornj qunndo lo manderemo alla ossi- dione della terra de fìcverOy et in caso chel respondesse, ciò senza alieno sussidio non essere possibile, ricercaragli se con nostrj daaarj, nella terra sua della Mirandola, si patria fare presto monitione de pane et vino al mancho per vinti dj che bastasse fornire el nostro essercito, hawUa consideratione a competente su^cienlia al meno per dodece milita persone, et quanti dnnarj fossero necessari} affare tal monitione per detto tempo, et donde se potrebbe havere vt- tuaglia per condurla facilmente et presto alla Mirandola, et quali] viaggi sono quellj per qualj dal ulteriore capo del ponte nostro de Boxalo il predetto essercito si potesse confer- rire alla ossidiane de Revero collj carrj de vituaglia, carrigatj con bombarde et altri necessarj bellicj apparatj, et quantj milliara sono da esso capo olteriormente dal ponte nostro de Doxula in sin a fìeoero, et dove si potrebbe allogiare la notte se farsi un giorno non paresse essere bene cotn- modo et sufficiente a tal viagio con tanti impedimenti, et die si essistente il nostro essercito alla obsidione de Re- vero, fosse possibile che tenendo la rippa contigua delta terra di Revero se potesse ministrare de pane et vino a suffieientia dalla parte ulteriore de Hosiilia contro la nau- tica nemica potentia, et sei Po in alcuno declivo alveo si patria rompere et divertire da quella parte oUeriore per
X 81 X modo che, suffragante il nostro essercito, potessero li no- stri navigij insieme conduttj in fra demisso el ponte de Borgoforte, integro desendere net medemo fiume del Po dove esso ponte non si potesse romper^ et quante opere vtanualj affare questo effetto soreftoBo necessarie, et oncAo tutte le circonferrentie concementi lo exterminio del nemico nostro, et la devictione della terra di Bevero, al qual per le informatione a noi date et per le persuasionj devotis- sime del detto messere Spinetta havemo tutta la nostra in- tentione (posposte ciascune altre cose) sapendo noi el pre* deUo messer Spinetta essere molto informato delle condi- tionj di quelle partj pienamente, et essere appresso ài luj similj negocij di tal modo trittj, che speremo doverne soc- cedere prosperamente tutte quelle cose che per suo avisa- mento et consegiio si deducono. — Le quali liltere pre- delle forno date ia la ella de Pavia al primo de Zugoo del prefalo aooo M.CGCLXXXXVII.
PrÌQcivale Pico della Mirandola, Cavaliere mollo po- teota, Dell' 3DQ0 segueole M.CGGLXXXXVIII havea gran- dissima ioimictlia con Antonio di Roberlj, di modo che esso Antonio con potendo altrimeDlj essegaire il suo mal concetto centra il predetto Cavaliere, facea portare seco esso Princivale pitto in una targa (43) collj piedj de se pra; el che harendo presentito lo prenominato Spinetta, Jacbes, et AdIodìo Pici della Mirandola se ne condolsero assai per loro littera, corno si conveneva, col spettabile Cavaliere Nicolo dì Robert] excusandose sieco che se pia oltre si procedeva, che connoscevaDO Princivale predetto essere tanto et tal Cavaliere, che non sopportarebbe mai tal ingìnria, et anoho se loro gli provedessero poi per relevare giustamente tal infamia et per conservare V honore suo, che noD se dovessero poi di ciò maravigliare.
X 82 X Giacomo di Pij Nobile Cavaliere del' Y baono (sic) H.CCCLXXXXIX alli XXIIII de Marzo fece iDleodere allj predelli Spioetla et allr] della MiraodoU qaalmeDte senza fallo queij de Vigoòla voleoo assaltare il, loro ter- ritorìo, et che già l'bavrebbooo fotto, et se non fosse r aspettalione del Conte Manfredo de BarbiaDO che di presente e per venire in Vìgnola, 'dove gionto chel sarà sobito cavalcarano, corno e dette, a dannj della Miran- dola, ma cbe non sarebbe se non bene «he essi signori Picj tenessero un' loro famigliare in Bologna accio potes- sero sapere meglio qaando el detto Conte Manfredo ri- cercasse salvo condutto da Bolognesi per cansa de vegoire a Vìgnola, perche non si crede cbel passasse per modo alcono senza detto salva condotto, et che ti prìncipalj òj questo negocìo sono Marco di Pij et qoellj de Correjj^a, li quallj si sforciano condure lo predetto Conte Manfredo per canea de dannifìcare li predetti signori Picij; el cbe intendendo essj Cavalieri Spinette et suo nipote lacbes, scrìssero al Conte Giovano] de Barbiano sigaiGcaodolj el tatto, cbe di ciò se maravigliavano non poco per mohj rispetti, massime perche detlj Conti de Barbiano sapevono molto bene che essi signori Pici della Mirandola et loro predecessori essere stati sempre amici et fratell] suo], ol- tre la parentella che anticamente tra loro e stata; nondi- meno essi signori Pie] pregorno detto Conte Giovaonj che per più canto loro avisamento fosse contento responderglj circa questo, accio che meglio sappiano se hanno s dubi- tare de lu], de alconj de suo] fratelli, ^^ che perciò possino ancor provedere ali] loro casi; del cbe nosi pro- cedete poi altrimenti a tal impresa per li predetti Conti de Barbiano, havendo visto quanto humanamente gli era stato scritto per li detti Signori Pici <l^i'> Mirandola.
X 83 X
ta Chiesa di sàoto Fraocesco dalla Miraodota già tntìcamenle da Prettj (44), et hoggi da Frattj mioorì God-> TeDtualj (45) officiata, aeU' anno di nostro Signore M.GGCC la fa ÌQ tatto di nuovo rediScata, et Brnnoro di Margottj fece air bora la segrestia di essa Chiesa, et Geminiano Ai StefTaniDJ fece ediGcare la maggiore parte del GampanilB della predilla Ghiesa, della quale essendo all' bora Guar- diano an' certo fra Simone TedescOj Madonna Costanza Pica figliola d' Aldrovandino (46) Pico della Mirandola et mogliera de StefTanino di Steffaninj da Modena dottore di le^, la dono alli predetti frattj, et loco de san Ftaucesco^ molti lerrenj posti io la villa de Borgo faro territorio Mi- randnlese.
Azzo figliolo de AldroVandino marchese £lstense prì gione fatto in una certa guerra da porto centra Io mar- chese Nicolo suo nipote, esseudo allj tre de Agosto del- l'anno predetto M.CGGG stato desposto in le mani de Estore dellj Manfredi Signore de Favenza, et volendo perciò detto Hestore cbel predetto marchese Nicolo gli desse certa quantità de danarj protestandogli d> ponere in liberta el detto Azzo se non gli dava quello che gli domandava, per il che esso marchese, vedendosi il commodo, fece de- stenire in Ferrara Giovan Galeazo figliolo del predetto Signore Estore, al quale fece poi intendere che io quello giorno cbe lassasse il marchese Azzo, quello medesimo dj seria tagliata la testa al dello suo figliolo, el che ha- vendo inteso il signore Hestore recorse a Veoetìa a la- mentarsi; finalmente la loro differentia fa posta in arbi-' trio della Signoria.de Venetia et del Conte de Virlu Duca de Melano, per li qoalj fu determinalo cbel predetto Azzo fosse confinato in Candja. Di puoi aonj duoi havendo el detto marchese Nicolo per sqo pregione Marco di Pi] in
X 8i X
Castello vecchio de Ferrara, dove l'havea leDato alcoDÌ mesi motto distretto, per' ritrovarsi poi Carpi seoza Si- gnore, fece liberare el detto Marco accio chella sua terra di Carpi DOD restasse senza Signore. — L' anno predetto M.CCCCII del mese de Ottobre essendo morto lo illu- strissimo Signore Gioan Galeazo Anglo Daca de Milano, andorao IÌ signori Pici della Mirandola alle esseqaie del predetto Duca (47) togati con veste lugubre, si corno cod- veneva, et cosi fecero anche molli altri signori et prin- cepi de Italia; el ferretto del quale Duca fu portato dal conte Lodovico Gonzaga, Princivale Pico della Mirandola, Manfredo marchese di Salucia, Pandolfo Matatesta prìn- cipe de Ravena, Heorico da Este ; et il tabachino sopra el ferretto era portato da questi. Ira li altrj, ciò e: da Fel- trino et Giacomo fratellj de Gonzaga, Gerardo de Corre- gia, Giberto Fogliano, Pietro Rosso, Galasso di Pij et Giovanni Pico dvlla Mirandola; el mastro Pietro da Ca- stello del ordine hcremitano di santo Angustino in dette essequie fece il sermone, sicomo è costume, in laude del predetto Duca, narrando prima qualmente egli era (48) generosissima progenie di Enea de Anchise Trojano (49), et che non solo era Duca de Milano, ma anche Conte de Pavia, Signore de Rologna, Pisa, Siena, de Pemsio, et de molte altre ciladj et terre, amatore della charila et deditissimo al culto divino, porlo che ogni ora facea le spese a trecento poverj, et cinquanta volte l' anno facea dare a poverj tanti pichionj de argento per ciascuno de loro quanti anni egli avea, et sempre nel giorno della gìobbia santa lavava in gonocchione ad honore de Christo et dell] XII Aposlolj li piedj a docj (50) poverj bascian- dogli poi per maggiore Iiumilta 1Ì loro piedj, vestendogli aucho tuli) de nuovi vustimcntj, et servc;idogU alla mensa.
X 85 K ddadogli poi ullimameDle tanti fìornj doro quanti anDJ egli bavea, oldeva ogni zoroo altentameote et cod somma devotioDe la santa messa, et se alcun giorno egli fusse stalo impeditto per qualche urgente caso overo infirmila di modo cbe Don bavessi potato udire la messa, facea dare quello di a tanti poverj dece fiorini d'oro, el doppo la messa ogni dj orava per un' ora innanzi la immagine de Cbrìsto, el oltre di ciò hareodo per sua singolarìssima advocata la beata Virgine Maria devotamente ogni di di- ceva r ufficio della predetta Madonna nostra, confessavasi con grandissima conlrictione de suoi peccali ogni selli- mana dnoe o tre volle; fu anche fundatore el anllore dj molte chiese addottale poi per Inj richameole, el quale Duca era molto ricbo de slato et polente, imperocbe era Signore de vinti ire citadj et dipnoi luj, rimase Signore Giovan maria suo figliolo. Et in detto anno era stato morto dal populo de Bologna Giovan Beutivoglio, della quale cita egli se ne hera fatto signore; el poi l'anno seguente adi XXX de Agosto per accordo del predetto Gioanma- rìa del Duca de Milano, el Cardinale Baldissera Cessa fu fatto Signore de Bologna, de Porosa et de Sixi, qual fu ' poi accompaguato bonoratamente per il Signore marchese Nicolo Estense, et con moltj altri Signori et genlilhominj io sin alla predetta cita de Bologna. L' anno predetto esso marchese con dece millia cavali) el duoe millia fanti insieme con Facino Cane et molti Signori agiutomo ad entrare in signoria de Padova Francesco da Carrara, et io la della vittoria fu feitto Cavaliere messer Alberto dalla Sale nobile de Ferrara et conseglìero del predetto mar- chese, et anche Gulielmo dalla Scalla fu fatto all' bora Signore de Verona (51).
Essendo poi l'altro ^nno seguente M.GCCCIIII state
X 86 X alcuoe discordie tra lo predetto Signore marchese Nicolo Estense et li signori Pici della Mirandola, forno fattj l' in- frascritti capitulj. — Et primo si contentino li predetti signori Pie] bene vicinare et paciBcare col predetto mar- chese et con li suoi sndditj et adherenlj, ne fare, ne per- mettere sia fatta per se o per allrj alcuna lesione reale personale con tutto loro potere sopra lo territorio del predetto marchese o dellj sooj adherentj, durante el tempo della conventione che sì ha afifare tra lo predetto mar- chese et signori Pici. — Item voglino et se eootentiao osservare che se accadera approssimarsi alla Mirandola alcuna brigata de Gentj d' arme a piede, o a cavallo per causa de danniGcare lo territorio, saddilj, overo adhereotj del predetto signor marchese, che con tutto loro potere se gli oppoaeraoo, accio che li predetti sndditj et adhe- rentj DOD patiscono danno alcuno dallj predelti soldaij, el che se non polrano fare, curarano, quanto più presto gli sarà possibile, de dare notitia delli predetti soldat] al Regimine de Modena, overo allj ofScialj del predetto si- gnor marchese residenti in san Felice. — Item che essi signori Picj, dorante la conventione predelta, non recette- rano, ne permetterano siano recettate in le loro fortezze alcune gentj armigere che volessero o ohe bavessero fatto dano sopra lo territorio del predetto marchese et dellj snoi adherentj, ne che darano o permetterano sia data vittuagiia alli predetti armigeri. — Item voglino li pre- detti Signori della Mirandola, durante la conventione pre- • detta, potersi transferire al stipendio et servigio di ciascuDO Signore et Comunità, el a quellj Signori et Comonita eoa chi se looarano, voglino servire et obedire per il tempo che starano al loro servìgio. — Item che li predelti signori pici per modo alcuno gli fusse oecessario (sic) fare guerra
- X 87 X al detto signore marchese, sodo conteQlj Dunciare questo ÌDDanù l'atto di tal guerra per quiadece giornj al pre- detto signore marchese, overo al Regimento de Hodeoa, et cosi domandÌDO dettj Signori della Mirandola chel pre- detto signore Marchese facia il simigliante verso loro Pici; el che tutto fu poi esseguito et fidelmeute de l'una et l'altra parte osservato.
Nel M.GGGGV del mese de Ottubrìo, essendo stata firmata et conclusa certa Ugha et confederatione tra lo preoominato signore Marchese Nicolo 6gliolo già del mar- chese Alberto Estense per se et li suoi adhereDtj et col- lìgatj per una parie, et tra il potente signor Otto Conto de Tizano per se el li suoi adhereutj et coUigatj, et Ira li altrj pattj che in essa liga se conteneTono vi era che tuttj li loro adhereutj havessero approbare et confìr- mare la predelta liga; et pertanto essendo Jaches nato de Tbomasiuo Pico antedetto et suoi cugioj Giovannj et Francesco strenui Cavalieri figliolj de un altro Francesco de Paulo Pico, di cuj di sopra lungamente bavemo fatta mentione, essendo, dico, adherenU essi Signori della Miran- dola, corno e detto, del predetto signor marchese per vi- gore de sue lilere patenti approborno et confirmomo so- lenaemento detta lega et confederatiooe del* anno seguente allj XX de Setembrio. Et poi del medesimo anno al penultimo de Ottobre el predetto signore marchese fece littore patenti alti predetti signori Picj in loro favore in solemne et autentica forma, per vigore delle quali, com- manda esso marchese al suo Regimine de Modena pre- sente et futoro et a tuttj li officiali della predetta cita et allj Podestà et Camerlenghi delle terre sue de san Fe- lice et del Finale, e generabnente a tutti li ofhcialj de altri suoi luoghi cosi presentj comò futurj, qualmente dal
X 88 X giorno della datta delle presenti sae liltere babbiaoo per ÌDoanzi et leagoao li predelli si^ori Piej della Mirandola per saoi cordialissimi, ^*^* ^^^ ^^ ^*^^'i sigici et beni- Tolj, et cbe favorìscoDO deuj sigoori Pici et loro suddilj eoo ogni diligeotia, fede et dìlectione io qualunque cosa loro necessaria et opportuna, et cbe lì lassino godere et liberaniente usare senza alcuna contradiclione per se et li loro buomìnj, tutte et ciascune immunità, gratìe, prero- gative, emolumenti, et bonoranze le quali godono li altri suoi Nobili et adberentj cosi da Modena corno de altri luo^i, ciò e, de Foglianj, de Manfredj, de Boyardj, de Pij, de RangODJ, de Boscbeltj, de Papazooj, de Monte- cucolo, et anche altri in dette litlere non expressi, sotto ta pena et iodlgaatione del predetto signore marchese; li qualj privilegi] essi signori Pici baveano ancho anticamente, massime in Modena et san Febee, ma per essere stata guerra tra Io detto marchese et signori Picj, non gli ve- nera osservato cosa alcuna, et perciò era stato necessario cbe di novo gli fossero fatte le ditte littere patenti per lo predetto signor marchese, le quali anchor boggi sono registrate autenticamente nella Ducale Cancelaria de Fer> rara.
Jacbes Pico (52) della Mirandola antedetto nelle arme era Cavaliere molto esperto et validissimo; per il che era richiesto al stipendio de molte citadj in Italia per loro Capitano et defensore. Nel anno M.CCGCVIII fu Capitano de -Cavalli al stipendio della Comunità de Fireoza, et l'anno seguente fo parimente conduto al sti- pendio della Comunità de Siena; fu anche di poi Capi- tano delle genti d'arme de Felippo Maria Anglo Ducha de Milano, collj qualj tuttj si porto sempre validissima- mente, sicomo anche per lo passato bavea fatto in moltj
X 89 X altri luoghi. Dell' aono predetlo M.CGCCVIII essendo hù torà generale Brunoro Margotto di esso Cavaliere, et rì- trorandosi in la cita de Modena detto sao fattore per coodure certa quantità de salle alla Mirandola, fu ivi ritenuto dallj ofGcialj della sallina per fargli pagare la gabella per la condulta del detto salle, il cbe intendendo messer Jacbes predetto et Giovannj suo cugino di Pici signori della Mirandola, se ne condolsero col signore marchese Nicolo Estense antedetto, il quale subbito scrìse sopra ciò al suo Loco tenente et Regimine de Modena per littere del tenore qui seguente:
Dilettissimj nostri. Se sono condolutj con noi li ^t- tabiU messer Jaches Cavaliere, et Giovannj della Uiran- dola nostrj adherentj, die li officiali '^^^^^ sallina de Mo- dena hano fatto ritenire liti Brunoro Margotto loro fami- gliare per una occasione de certa gabella, overo soliUione del detto salle condutto per li predétti nobili alla terra de la Mirandola, e conciosia che non siano tenuttj a pa' gare per vigore delli Capitulj et pattj che hanno con noi', già sono duj annj o circa; pertanto considerando la loro gitila petUione volemo die non li lassatj gravare a tal solittione et gabella, et die faciate relassare il predio BrunorOy conciosia la verità che non siano tenuti a pa- gare cosa alcuna per lo predio sale, et volemo che hab- bino et godino le honoranze le quali hano et godino li ahri no&i7y nostri de Modena. — Le qualj littere forno date in la cita de Ferrara allj XV de Novembre del detto anno M.CGCCVIII, et forno registrate in Modena per Francesco de Nasinbene Castaldo uotario allo ofQcio della Camara di Sapientj della predetta cita de Modena. Di questo medemo Jaches era molto famigliare domestico, et suo Canceliero Nicolo di Colevatj, qual Nicolo era stata
X 90 X baodilo dalla terra dì Firenza per certe novitatj che io essa terra egli avea commesso nel mentre che col pre- detto Jacbes sdo Signore et patrone dimorava al stipendio della predetta Comunità de Firenza. La moglie di questo Jaches fu madonna Antonia figliola de Gulielmo de Ca- stello barco, homo strenuo et Cavaliere magnifico, della quale madonna Antonia non hebbe 6gtiolj alcuni maschi], se non una sol figliola; el qual Jaches essendo poi ìa grandissima discordia con Giovaonj suo cu^no, fu final- mente amazzato in la Mirandola (53), non vi restando di puoi loj figliotj alcun] legìlimj, se non duoi nataralj ciò e, Prendeparte et Lanzasisso soldato, li poster] de! quale Prendeparte hoggi habbitano in la terra della Con- cordia, et sono cogoomioatj ti Prendepart].
Li nobilj di Papazon] de Tanno di nostra salate M.CCCCXII et ancho molto in nanzi si habbitavono Ìq la terra de Carpi, massime Manfredo, figliolo de un altro Manfredo Papazone, qual tolse per sua mogliere Madonna Giulia già figliola et berede de Francesco di Pij de Carpo, del quale era fratello quello Manfredo Pio ch'era Vicario perpetuo de Modena per lo Imperatore, et signor de Carpi, amenduoi nati dj Fedrico di Pij, corno lungamente e stato dito di sopra. Questa madonua Giulia era stata prima maritata nella sua medema famiglia di Pi] -ciò e, in Man> fredo di Pij che era disceso dal magnifico Cavaliere Guido Pio già signore del Castello di san' Felice, di cui e stata di sopra per il simile fatta mentìone bonorevolmente, col qual sno marito essa madonna Giulia bavea habulo Pietro dal quale nasceron tre figliolj maschi], ciò e, Henrìco, Manfredo e Guido (54), el duoe femine ciò e madonna Giovanna, et madonna Catarina, la prima fu poi maridala in Antonio figliolo de Giacomo Pedocba, dellj quallj nac-
X 91 X quero uno altro Giacomjno, Giorgio, et Manfredo della nobile famiglia di Pedoche; la seconda Dominata Catarina fa mogiiere del nobile Cavaliere Felippino della magoìfìca casa de Gonzaga, dell] qaalj forno Cgliolj Giovan LudoTÌco et Gioan Francescho de Gonzaga: ma dellj predetti ft- gliolj mascbij de Henrìco Pio non vi rimase altro che bavesse progenie se non Pietro solo, la quale progenie sono U Dobilj di Pij gentilbominì primarj appresso li al- trj magnifici signori Pij de Carpi, lì qualj Signoij sono discese dal prenominato magnifico Manfredo di Pij; et de Manfredo Papazono suo marito secondo, la prefata madonna Giulia bebbe una figliola chiamata per nome Serena, la qaale tolse per sua mogiiere (55) Gerardo nato de Doxio Padella. Ma essendo poi morto detto Man- fredo et havendo lassata gravida la prefata sua consorte in Carpi, dove havevono moltj bellissimi casaroeotj et pos- sessioni 3SS3Ì " ^^^^ territorio de Carpì, essa partorite poi al tempo suo uno figliolo maschio, ài quale fa impo- sto el nome del defunto suo padre, la quale madooa Giu- lia vene poi in sieme col figliolo che già era di bona elade, ad babitare di novo la loro antica patria della Mi- randola el Corte de Quarantola, qualj voluntìerj el beni- gnamente forno reccettatj dalli signori Picj della Miran- dola, el quale Manfredo io procinto de tempo bebbe poi cinque figlìotj maschj di (56) nomj delli qualj forno que- stj ciò e : Galasso, Francesco, Nicolo, Paganello, et Gio- vanni maria, et li loro posterj sono li nobilj di Papazon) che hoggi babbitano in la terra delta Mirandola.
Del medesimo anno H.CCCCXII babitavono nel Ca- stello di Carpi Mattheo, Paganello et Egidio nati de Lan- zooe di Papazonj, li qualj al secondo de Ottobre in detto anno ìnfeadomo a Zanino di Zorzi per se et Francha
X 92 X 8Q0 fratello una pezza de terra posta in Borghetlo ap- presso li quarterij delij sìgoorì Pici della Mirandola, li qQalj vassalli predetti giuroroo fidelità allj prefatj oobilj PapazoDJ contro tuttj 11 haomlDJ del muDdo, eccetto lo sagro Romano Imperlo, olirà la bonoranza che gli pro- messero pagare perpetuamente alta festa della Natività del nostro Signore. In questo medemo anno alli VI de Decerobre Hangbìnardo figliolo de Boilo del Fante mve- stìte io fendo Bertholameo da Trevigìo de uno casamento posto in la Corte de Quarantula, de san Possidonio, apresso le raggionj dellj signor] Pìcj della Mirandola, el quale vassallo giurò, ottra la bonoranza, fidelta al predetto suo Signore.
Spioogressio Pico naturale figliolo de Prendeparle della Mirandola, uellj annj mille quatrocento vintlotto allj XXVII de Setembre conoscendosi essere pervenuto allo giorno estremo di sua vita, fece el suo ultimo Testamento nel quale ordinò cheli] suol heredj ciò e, Pbelippo de Gadlo Cremonese già Podestà della Mirandola et alcuni di Mayavacba, fossero tenuti et obligati maritare et dot- tare certe miserabil] el povere donzelle, et fare anche fare una ancbona per l' altare grande della chiesa de san' Francesco della Mirandola (57), et oltre di ciò gravando anche detti suo] heredi che per in perpetuo faciano la- vorare biolcbe desnove di terra le qualj detto Spinogres- sio ha in la villa de Clvidale, et anche che tutti U fmtlj et entratte che se formarano d] esse terre si debbiano fidelmente dìsU'ibnire ogni anno a poveri de Ghrlsto ecc.
Giovanni et Francesco Cavalter] preclarissimi natj del magnfiico Cavaliere Francesco Pico amenduoj soli SlgDOrì delta Mirandola, forno li primi Coot] della Con- cordia creat] a tal di^ta per li serenissimi Sigismondo
X 93 X el Federico Bi de Romaoj (58), Ìr la Rocha della qaalle GoDcordia fecero per ma^ìoro fortezza fabrichare molte cose notabile. Di qaestj sigoorì Pici erano sorelle ma- doiua Antonia, madonna Thomasiaa, el madonna Isab- betta, della qoal cosa la prima fa moglie de Gerardo Pa- della, la quale essendo poi morta, tolse per moglie se- condarìamente madonna Serena figliola de Manfredo Pa- pazono et de madonna Gialia dj Pij, sicomo havemo di sopra narrato, la seconda, ciò e madonna Tbomasioa, fa moglie de Giberto de Corregia con dotte de mille ducatj d'oro, et T ultima loro sorella Isabella predella fu mari- data io Azzo de Corregia, et nel tempo del dominio di essi signori Pici Aldovardo del Fante fa moltj annj loro Podestà della Mirandola.
Li nobilj di Manfredi dell'anno M.CGCCLVIII ciò e, Azzo el Giovanni nati del spetabile Cavaliere Francesco di Manfredi, Madonna Margarita figliola del magnifico Ca- valiere Feltrino de Gonzaga come maire et tutrice de Lu- dovico nato del predetto Francesco di Manfredj, Paolo Canonico Begiense, et Simone figlioli ^^ Guidone di Man- fredi, et Thadeo di Manfredj tatti Conti magnifici de Al- binea. Signori de Montericbo, de Borzano et Mozadelle, castelli ^^^^^ montagna de Beggio, diedero et cessero al preditto Francesco Pico della Mirandola ogni loro ra^onj et actioni le qualj bavevooo de lutti li loro benj immo- bili spettanti a lui, et pertinenti allj prefattj nobilj de Manfredi P^^ el loro antico patrimonio et soccessione della casa, progenie et geneologia delli figlioli Manfredj in Io territorio et distretto della Mirandola et Corte de Quaranlola, el questo per predo solamente de docento e cinquanta libre de bolegninj, li quallj nobili di Manfredj del medesimo anno M.CCCCXLVIIi parimente cessero et
X 94 X veodirno allj Rettorj et siadicj del Hospilale de santa Ma-' ria biaocba della Mirandola ogni loro raggione che ha- vevono io li benj del Debile Francesco nato de Aotoaio Padella detlj Ggliolj Hanfredj per vigore del sqo ulljmo testamento, et questo per precìo de libre cinquecento et cinquanta de bolegninj (59). Del prenominato Cavaliere Francesco di Manfredi era figliola madonna Contesia, la quale fu mogliere del strenuo Cavaliere Azzo de Sesso. Francesco Pico antedetto (60) havendo per saa mo- gliere madonna Pietra (6i) nata del magnifico et potento Cavaliere Marco di Pij signore de Carpi bebbe di lej quatro figliolj ciò e duj maschi] et duoe femine, li nomj dell] qaallj figlioli forno questi: Giovanfrancesco, Thoma- sino, madonna Richarda et madonna Thadia; questa fa mandala in Giacomo marchese Malaspina de Fosdrione, alla quale resto poi Scaldasole, Castello già comprato per Francesco suo palre predetto col resto della sua heredita di tuttj li benj che gli avea acquistato insieme col detto Castello, dove esso faceva la sua residentìa, essendosi par- ato dalla patria sua della Mirandola per potere pio sicuro et ripossatamenle viversi in pace, havendo prima alienato le raggionj sue del patrimonio paterno (62) per tal cansa; per il che remanete solo nel stalo della Mirandola et Concordia suo fratello Giovannj antedetto del qualle era moglie madonna Catarina Bivilaqoa. Questo Giovannj bebbe dalla predetta sua consorte duoj figliolj maschij ciò e, Gioanfrancesco et Nicolo, et di una sua donna ebbe Braussio (63) huomo strenuo nella militia. El medemo Nicolo tolse per mogliere madonna Madalena Pallavicina il qnate fu magnanimo, facundo, benigno et giusto et da tuttj era amato per le sue bontà et virtù. Morite poi molto giovene senza figliolj alcunj, et fu sepulto in uno
X 95 X SUO tnoDumento (64) posto sotto lo portico delh chiesa de santa Hana della Mirandola denaoù la porta dì essa Chiesa — (65).
DelFaiiDO prenomioato M.CGCCX.Ly!I[ del mese de GiagDO AntODiDÌo di Haofredj signor de Payenza passo da questa vita in Y altra essendo in la cita de Siena.
Neil* annj dì Ghrìsto M.CCCCL del mese de Ottobre essendo morto Leonello marchese Estense, soccesso (sic) io la SigDorja de Ferrara Borso sao fratello entrando in essa cita con grandissima commitiva, tra li qoalj vi era l£- liadosse Estense, Alberto di Pij signor de Carpi et il conte Corrado da Fogian' et Manfredo de Corregia eoa inoltj allrj geDtilbomioj, el qual Borso fa chiamato per Signore de Ferrara ad alta voce per il popolo, et di poi Tanno M.CGCGLII del mese di Maggio ritroTandosi io Ferrara Io serenissimo Imperatore Federico Terzo Duca de Austria insieme col Duca Alberto suo fratello et lo serenissimo Re Ladislao d' Ongaria, nel giorno della Ascen- sione, ia creato Duca de Ferrara il prefatto marchese Borso, et dj poi iacontinentj forno creatj per delti Impe- ratori '"'^'^j Cavalieri, tra Ij qaalj vi forno Galeazo di Manfredi signor di Faenza, Antonio de* Correda, Niccrfo de Corregia poto de anni XIIII, Vincelavo Rangone de Modena, et Galeotto Pico giovenetlo de annj XIIII figliolo de Giovaofrancesco Pico signore della Mirandola, Thadeo dj Manfredi ^^ ^e^o, Carlo di Pepoli da Bologna, Al- berto Materia giadice, Francesco del Segrato, Bertholameo Pendaglia, Nicolo Strozza et ano genlelhomo delti ^^~ laqaa Ferrarese.
In qoeslo moderno tempo era già extìiHa la nobile famiglia dell! Padella, dellj qualj fu luUimo Gerardo Pa- della antedetto, huomo veramente catholico et amatore di
X 36 X poverj de Chrìsto, el molto devoto della gloriosa Vei^ae Maria, el quale havendo habuto duoe mogUere, ciò e mà- doDoa ÀDtODÌa Pica, et secondariameote madoona Serenoa Papazooa, si come di sopra e aoche stato ditto, non faebbe di esse sue moglierj figliolo alcuno, onde moreodo in la terra della Mirandola sua patria senza figlioli, ^^' slituite suo universale herede l' Hospitale de santa Maria Biancha dalla Mirandola, si corno appare per il suo Te- stamento scritto per DOlario Mirandulese (GG) de l'anoo M.GGCGXLI allj XV de Marzo, eccelte però le sue rag- gionj delle valle sue del Bondeao lassate per luj nel me- desimo Testamento allj aobilj dellj Pedoche suoi Coosorti, nel qoal Testamento si cootene questo patto e&presso, che se mai li Rettorj, sindici overo massari del detto Hospi- tale per tempo alcuno presomerano -vendere, overo alie- nare cosa alcuna dellj predetti suoj benj, che incontiueofe - ipso fato - (sic) cadano dalla predetta heredila, et che in tal caso la debbia pervenire alla chiesa de san Michele de Cividale della Mirandola. Morto poi, comò e detto, el predetto Gerardo, madonna Serena predetta sua mògUe fa di poi ultimamente mandata in Artuso del Fante, della qualle nacquero duoe figliole di esso Artuso ciò e, ma- doDoa Genevra et madonna Giustina donne a suoi tempi singularissime in virtù et bonestate.
Papa Pio de tal nome secondo nell' anno M.GGCGLIX vene a Ferrara allj XVI de Maggio, el quale fu allogiato nel monasterio delle sere de santo Antonio de Ferrara, al quale Papa andorno incontra questi signori ciò e: el Duca Borso Estense, Gurone, Raynaldo et Alberto fralellj Estensi, Nicolo et Francesco figliolj già del marchese Leo- nello Estense, Scipione et Polidoro nati de Meliaduse Estense con tutte le loro famiglie, poi FraDCesco d' Orde-
X 97 X laphì da Porij, SigìsmoDdo Malatesta da Arìmioo, et Ma* lalesla suo fratello da Cesena, Gìovao Galeazo Pico (67) delia Mirandola, Manfredo ed Ànlonio de Gorregia, Marco dj Pij da Carpi, Giovan Galeazo di Manfredj da Favenza^ et Diollj aUrj Signorj.
Giovanfrancesco primogenito del magnìfico Conte Giovanni Pico antedetto, nellj anni del nosb-o Signore M.CGCCLX, ritrovandosi solo net dominio della Mirandola et Contato della Concordia, facilmente snperò li snoi prò* genitori antichi così de virtù come anche de grandezza de animo, imperoche, eoo grandissima sua spesa, effettual- mente hebbe cara di fare cingere et murare di prede colte la cittadella della Mirandola, non maj per innanzi stata murala, ne dì cosa alcuna, se non di fosse fwlifi' cala (68)
Galasso figliolo del Magnanimo Cavaliere Marco dì Pij Signor de Carpi de Tanno M.CCCCLXIII allj XXIX de Luglio, fece permutatione de certj quarterij di terrenj con li Nobilj del Fante ciò e, Antonio et Francesco nati de Manfredo, una con Carlo nato de un altro Manfredo del Fante, ~ìn questo modo ciò e : chel detto Galasso- dj Pij diede allj predetti nobilj del Fante uno tjuarterìo grandissimo de possessìonj posto nella' villa dellj Ronchi, distretto de Modena, appresso le raggionj de madonna Maddalena Pallavicina già consorte del conte Nicolo dalla Mirandola predetto di sopra, et per contra cambio li detlj nobilj del Fante diedero al predetto Galasso un' quarterio parimente de possessìonj posto nel Campazo, già lerrilo- • no de la Corte de Quaraolola, appresso delle ragioni dellj signori Picj della Mirandola, et dellj signori Pij, et el fiume di Secchia.
Ma doppo el prenominato Gianfrancesco Pico Signore
Cnn*» Bntti.
X 98 X della Miraadola neiranno M-CCCCLVII ali] Vili de No- vembre, otlene da Aotooto Deltrando Vescovo et priocipe RegieDse nuova investitura del Castello già de santo Mar- tÌDo ìq Spino colla sua Corte et territorio, silve, boacht, pralj, aque, pescane, paludj et vallj, comò de honorifico feudo di esso Vescovo, qual concesso (sic) al predillo Conte Giovao Francesco per se et suoi soccessorj, che ogni anno era contento si pagasse per censo dì tal fendo solo una spada militare nella festa della NativHa del no- stro Signore, imperocbe, avantj tal concessione, si pagava per detto censo una certa quantità de danarj, il qoale Castello de san Martino predetto e bora villa della Mi- randola (69), et gli ere già delle raggionj del Casalle de messer Guidone, ciò e, delti nobili Manfredi et Azzolioj per un terzo, et dell] Pedoche et Padelle per li altri dooi terzi. Questo medesimo Gianfrancesco Pico morite del predetto anno M.CCCCLXV» (70), di coj era moglie madonna Giulia (71) figliola del magaìfìco et potente C»- Valiere messer Feltrino dj Boyardi signore de Scandiano, della quale bebbe (re tìgliolj masccbij ciò e, el magnifico Cavaliere messer Galeotto primogenito, el secoodo Anto- nio Maria (72), el terzo GIOVANNI vaso de ogni scieo- lia et veramente divino de intelletto, si corno pio longa- mente si narrara poi allj suoi luoghi più opporlunj. Que- sto Galeotto l'anno seguente allj XXV de Giugno tolse per saa mogliere madonna Biancha Maria Bgliola già del marchese Nicolo Estense signor de Ferrara, et per conse- guente sorella del Duca Berso. De l'altro aoDoM.CC(XLXlX alti XXVI de Lugio, per imputalione de un certo trattato eontra Io predetto Duca Borso, forno presi lì magnlQci Giovanludovico et Giovaoimarco fralellj signori de Carpì fìglioii del magnifìco Galasso dì Pij et de madonna Mar-
X 99 X gàrìta Estense sorella del predetto Duca, allj qualj forno poi tagliata la lesta (73), et coofiscati XXXV Castellj, dellj qaallj essi Pij erano Signorj, et roba per cétììé mitlia dacatj d'orOi et la maggiore parte di essi Casteltj et robba forno donatj jurefeudi allj magnifici Marco et Leonello di Pij loro caginj et moltj altri signorj et gen- tilhomioj. -^ Di poi l'aono H.GCGGLXX el medemo Ga- leotto Piiìo fece unione della Pieve de la Corte de Qua- raotola con la Preposìlura della Ghiesa della Gerle de san Possidonìo (bavendosi prima ottenuto l' auttorìta dallj snperiorj ecclesiastici) traosfereodo ogni loro dependentia Della Pieve de la Mirandola fatta all' bora noTellamento« et poi oeltj anoj seguenlj compita ad instantia del pr&> detto Galeotto et, innanzi la detta Piévej si andava ancbot in detto tempo alla chiesa antica della Corto de Quaràìi* tola per Ij huominj della Mirandola a ricevere Y àqna del sagrosanto Battosimo. (74).
Borso Marchese Estense primo Duca de ^errara^ baomo magnauìmo et libéralissimo, essendo morto in que- sto anno M.CGGCLXXI allj XX de Agosto, soccesse in tal signoria Hercole legitimo et naturate Bgliolo del mar- chese Nicolo Estense» el qual Hercole, essendo poi Duca de Ferrara, del medemo anno allj XVIII de Ottobre fece li infrascritti Capitutj» conventionj et patti con li magni< fici Gavalieri Galeotto et Giovannj fratollj di Pici Signori della Mirandola et Conti delta Concordia, mediante el no^ bile Baidasera di Pepolj procnratore delti signoij Picj^ li qaalj Capltulj sono queslj:
Primo el prefato Illustrìssimo signor Duca aceetta el magnifico messere Galeotto et Giovannj fratelli prenomi-i nati et suoi socessori in soi figlioli, adberentj, compUcj et raccomandatj, et prometto el prefatto illostrissimo sì'
X 100 X
gDore Duca quellj magnifici Sì^orì ben tratiare secoodo la conveoieatìa de fidelj adbereotì, el per ogni tempo così per guerra, comò per pace, el stato, persone, ca- stelle, terre, luoghi et loro territorij deffendere con per- sone da cavallo et da piede, e mantenei^lj e conservjlrgli nel loro stalo per si, et de qualunque Principe, Signore, Signoria, Capitano, e da qualunque altra persona che per qualunque modo gli volesse molestare, inquietarli, e torgli el suo el loro,' et ciascuno de loro salvare con tulle e ciascune sue Gastelle, terre, fortezze, ville e luoghi li qualj al presente tengono e possedono con tutte et cia- scune sue ragion] et pcrtineotie, et con lutti e ciascun suoi territorij, huominj el sadditj, et anche con tutte loro giurisditione e tutte raggioni, vassallj, feudal&rij, feudj, homagij, et huominj de macinate, honoranze, vallj, paladj, fìumj, e con questo chel prefatto signor Duca per tempo alcuno, durante la presente adherentia, possi fare fare al- cuna chiusa nel fiume di Secchia che abbia ad impedire el dillo fiume del suo debito corso de laqua, el anche con li molinj et sale.
llem che il predetto Illustrissimo signor Duca, in ogni liga, pace, coufcderalione, treuga el snfferenlia, et in ciascuno altro accordo chel trattara, farà, et concluderà con ciascuna Signoria, Comunità, Signore, Re, Principe et con ciascuna altra persona, sia tenuto expressamente lì predelti Signori con le dette loro terre, ville e huominj includere e nominare comò verj suoi adherenli, complici el raccomandalj. — Item chel predetto Illustrissimo signor Doca darà, pagara, overa farà pagare al predetto messer Galeotto, overo a suoi messi e successorj, per provisione el a nome de provisione, delle sue enlratte ciascun' mese libre cento e sesanla de Modena, et che ogni mese siano
X 101 X
dato in la cita de Modena, et commiolìa a correre adj preseDle. — Ileni che luj niesser Galeotto et Giovanai e suoi soccessorj, et similmente tutti li altri della gene- rosa prosapia dell) Figliolj Manfred] che stano el babilano alla Mirandola, possano el debbono seoza alcuno impedi- mento, in Dovalione, o molestia continuvameote per l' ave- Dire godere tutte e ciascune loro possessioni ^' <^°s^ ^^^ banno in la cita de Ferrara, de Modena et de Reggio et loro destretto, con tutte et ciascuna exemplione, ordinj, et coosoetudine et modj che hanno tennlto et possedutlo essi benj da qui in drieto, e leneno e possedono de presenti, e qutìslo sia fatto senza alcuna exceptione, et possi el pre- detto Diesser Galeotto in detti territorij comprare ciascuno beni inmobilj, et da cìascano citadino modenese, li qnatj da poscia siano exempti da ogni gravezza reale et per- sonale el mixta per quello modo che al presente sono li altri benj del predetto messer Galeotto. — Item che lutti li citadioi Mirandulesi per lo advenlre possioo e debbiano, senza alcuno inpedimento, innovatione o molestia, cooti- Dovamente godere tutti e ciascuni loro beni, ^^^^ ^^ P*^^' sessioni P°^'^ °^' territorio de Modena con tutte e cia- scuq' exeoiptione, immunità, prehemineotie che godino, tengono, e possedeno li citadinj originarii de Modena et babìlanti in detta cita, et cosi se intendeno godere e pos- sidere, ogni exemplione remossa. — Item cbel non se paghi bolette per le persone, cavalli e beni P^^ 'I^'^'j ordinarìamente non se paga dado alcuno in le terre del predetto signor Duca per li predetti messer Galeotto e Giovanni et loro sudditi. — Item che ogni volta acca- desse per guerra o in nandatione de aque, quel!) messer Galeotto el Giovanni removere suoi bestiami *^^'^j ^°^' territorij e pascolj, cbel gè sia licito alloro mandare dettj
X 102 X
loro bestiami, per le terre, lerritorij et ciascoQO passo del predetto Duca, senza alcuao pagamento de dacij, pe- dagij, overo gabelle, e qaesto andando e rìlornando tante Tolle i^naato sarà necessario. E questo medesimo se in- tenda per el bestiame dell] sodditi de essi messer Ga- leotto et Giovannj, con questa condicione, se quelle be- stie così de loro, corno de saddilj non se reconducessero integramente a casa, et non faciano fede della morte de quelle ohe non saranno recondulle, siaoo tenuti e deb- bano per quelle non reoondolte pagare le gabelle e dacij. — Ilem che tutlj qoellj che habbilano alla Mirandola, et hanno terre et possessioni nel contalo de Modena et de san' Felice, possine et allor sia licito coodure alle pro- prie case et territorio della Mirandola o della Concordia liberamente el frumento el altri granj, uve, legne, et altre entratte che raceoglierano in dette terre, e quello medesimo sìa fatto e centra, ut par pari redatur. — Que- sti Capitulj et conventìoni se rilrovono autentici nella Du< cale Cancelaria de Ferrara scritti et rogati per li Dolarj et Cancellieri del predetto Duca Hercole, li quali Capitulj et conventiooi predette e parso anoi conveniente regi- strarli ìntegramente qui in lo presente libro a memoria perpetua et utilità dellj prefalj signori ^'<'j> ^^ '^^'U ^^'H Figlioli Manfredi ^^ citadinj della Mirandola, insieme con le infrascritte littere Ducali ^^pra (al proposito scritte al Begimento de Modena, et anche al Massaro di essa cita del tenore qui seguente:
Hercules Dux Ferrarìce etc.
Dilettimmj nostri. — Messer Galeotto dalla Mirandola,
ti grava molto che li suoi mezadri et del fratello, et cosi
quellj de madonna Julia sua maire et dellj ZetUilho-
Viitt dalla Mirandola che hanno affare in modenese, siano
X 103 X costretto novanunte ad andare a menare preda ad una strada a Modena che va a Bologna, dicendomi che mai più li loro mezadrj ne dellj altri ZeMilominj forno astrettj a simili cose, perche li capitulj et pattj della loro adhe- rentia li exime da questo : parendomi adonche iniusta cosa che gli sia innovato gravezza alcuna contra lo usiUo, et andie essendolj li loro Capitulj in contario, per questa vi dicemo, che voi provediatj non siano astrettj a detta gravezza per alcuno modo.
Ferrarias XI Maij M.CCCCLXXIL (A. tergo)
Regiminj nostro Mutince.
Hercules Dux Ferraris etc. Diletissimj nostri. — Messer Galeotto dalla Mirandola ti dote cAe contra et consuetto, et contra la forma dellj capitulj a Ittj concessi per noi, el vene in novatj alti me- zadrj dellj suoj citadinj che kano possesstonj in modenese certa gravezza de pagare paglie, et mostra che, havendovi luj scritto dj questa innovationè, gli habbiati risposto che nostra iatentione e, che da quatro suoj mezadri in fuora, <àe tutto lo resto habbia a pagare, cosa de che se mere- vegliamo assaj, perche sapetj molto bene che noi non siamo condescesi a questa specialità de veruno, ma, che se sia, vi dicemo, che ne a soÌ lavoratorj, ne allj suoi citadinj àte habbiano possessionj o terre in modenese, non lassati innovare que^a gravzza dj paglie contro el consuetto , perche saria contra la mente nostra, et poirìa dargli ma- teria anchor loro de' innovare qualche cosa contra li no- strj da casa sua etc.
Ferrariw Vili Aprilis 1476.
X 104 X (A tergo)
Regiminj nostro M^ina etc.
Hercules Dux F^rarice etc. Dilectissime no^er. — Perche el non se kabbia a ^are ogni guai dj in debato con quellj dalla Mirandola che hanno terre et possessioni in modenese quando facemo re- stringere le tratte delle biave la oltre per qualche bisogno dellj populj nostrj, corno se fatto lo anno presente, per questa nostra dicemotj et dechiaremotj, che quando de no- stra commissione, o per altra via, si facia alcuno divedo crida per non lassare cavare biave dal modenese, noi iiUendemo cosi per lo passato, co'no per lo advenire, àte tal divedo cride, non s intenda per li dettj huominj della Mirandola che habbiano terre e possessionj in modenese, anzi volemo che loro Ubere et senza alcuna contradictione e senza addimandare altra licentia o bolleta loro possino extrahere et condure a casa sua le loro biave, secondo die sono usati de fare per lo passato, eccetto se in tal nostre commissione non fusse stato per noi expresso dichiarito, die tql divedo et cride si extendesse etiam ad essi della Mirandola, et volemo anckora mo chel non gè sia fatto alcuna innovatione in cantra loro, ne contro loro meza- drj, seben bisognase fare cosa alcuna per exemptt et non exempti, perche nostra ìntenlione è, che in ogni caso siano preservatj, secondo che sono stati per lo passato, secondo la forma de li capitulj e conventione che hano con noi, miiisime chcl magnilo signore messer Galeotto e rimasto contento con noi per questa volta de compiacervi che dettj suoi huominj conferiscono al lavorerip di quella vìa si fa verso Nonantala, ciò e li mezadrj dellj citadinj miran- dalesi, secondo die fono U mezadrj dellj citadinj modeneti
X 105 X éxemptj, et li contadini mirandolesi che hano tetre in modenese, secondo che fono li altri contadini nostri mo- denesi per le sue terre che hanno anchora loro in mo- denese, sì che del tutto sìj advisato. Ulterius volemo che tu faci rispondere ad esso magnifco messer Galeotto della ' paga sua de mese in mese, secondo el consuetto, non obs- tante altre littere che siano state scritte per li nostrj fat- tori 9^f*^(^lj p^r cagione di certo debito che se allegava del conte olim Francesco dalla Mirandola.
Ferrariae die XX Octobris 1481. (A tergo)
Massario nostro Mutince etc.
Queste ultime littere sono registrate ìd la Docale Caacellaria de Ferrara, et io Modena nel Registro dellj Decrelj et Privilegi) DQcaij scritte per Gabriele Fontana nolano modenese, et motte altre littere Ddcalj scritte sopra la exemptione et tomunita dellj predetti signori Pici et dellj altri Figliolj Manfredj et citadinj della Mi- randola, se riIroTono registrate appresso la Cancellarla del predetto Regimenlo de Modena et dellj OiBcialj di essa cita, le qaalj se omelleno per non essere, circa ciò, troppo prolisso, et benché queste ultime littore predette nou coù- Tenessero in questo luogo, quanto al tempo, nondimmo à noi e parso mollo al proposito inserirle qui ote sodo 1t detlj Capìlulj, parendomi essere assai pia conTeoiente che in altro loco più distante.
Antonio Gazolo nobile Reggiano Cavaliere et Dottore di leggi, et quale havea per moglie Madonna Nobile fi- gliola de Manfredo Papazono Genlilhomo delta Mirandola, Dellj annj M.CCGGLXXVI al primo di Genaro esso iatro {ter Podestà in la cita de Ferrara accompagnato da moltj-
)( 106 X Cavalieri et nobiij dì essa cjta, massime dal magnifico. Cristoforo RaogODe et Aotonio Roverella consiglierij del Deca Hercole Estense, et da GiovaoDJ de Romeo, et Al- berto di Iptolomeì detto dall' Assioo (75), et fa fotta in pallazzo, al bancho del predetto Podestà, la oratioae per LodoTigo Carbone poeta laoreato, et egli fu messo in pos- sessione della pretura dal magnifico GAvaliere Giacomo ài Trottj Giudice dellj XU Sapienti del Comune de Ferrara. Madamma Eleonora figliola del Re Ferdinando de Napoli moglierze (sic) del signor Duca Hercole Estense da Ferrara, dello anno predetto M.CCCCLXXVf allj IX de Genaro se partite da Ferrara con cinquecento Gentìl- hominj el cento gentil donne, accompagnata dal predetto Duca suo consorte in sin al ponte dell' Agoscuro (76), dove essa madamma monto con la sua compagnia in bu- cintoro insieme eoo altre navj, dove andò a Yenelia, et quellj che andorno, fra li altrj pio degni, forno questi; messer Sigismondo, et misser Raynaldo da Este, el Conte Antonio Maria Pico delta Mirandola, misser Nicolo de Corregia, Giacomo Trotto, Andrea Gualengo, Girolamo da Castello medico, Giovanoj Sadoletto dottore de le^, ma- donna Bianca Maria Estense mogliere de messer Galeotto Pico Signore. della Mirandola, la moglie de messer Ray- naldo da Este, Madonna Manetta mogliere de messw Theophilo Calcagnino, Madonna Beatrice moglie de messer Nicolo di Contrari), madonna Leena mogliere de messer Roberto Stroua, et motte altre gentildone et donzelle or-
Doppo, nel medemo anno, alti XXI de Luglio in Do- menica ad bore XXIIII, la predetta Duchessa partorite in Io paliazzo de Schivanoglio in Ferrara, uno figliolo mas- chio con grande allegrezza de tutta la predetta cita de
X 107 X Ferrara, et poi allj XIII de Ottobre el duca Hercole Io fece battezare con grandissima solemnilate, el el magni- fico messer Marco Pio Signore de Carpi lo porto suso te brazze, coperto de qdo velo di seda recamato de perle con lo copertoro de brocattì d* oro, et innanzi allaj anda- vano tattj ti Cortegaoi nobili, et Cavatierj et Conseglierì tnttj per ordine; poi messer Nicolo de Corregia, messer Corone, et messer Raynaldo da Este, et il conte Hatfaeo Maria Boyardo de Scandiano con trenta trombettj in sin al Domo, et fu portato denanzi alto Vescovo qnal slava sopra uno tribonale posto denanzi lo Gracifixo sotto un baldachino, et livj fu batlezato dal predetto Vescovo, el li compari forno lo Ambasciatore della Signoria de Venetia, e lo Ambasciatore de Firenlinj, et fugli imposto nome Alfonso, Giovanmarìa, Vicenzo el Francesco.
Galeotto di Manfredj, l'anno seguente del H.CCGCLXXVII, allj XV de Novembre in dì de sabbato entro in Favenza chiamato dal populo, et suo fratello Federico, Vescovo de essa cita, fugìte per paura del fratello, el quale Galeotta all' bora fu creato Signore della cita predetta, ma lo Ve- scovo andò a Logo, dove per comissìone del Daca de Ferrara, fa ricevuto et assiccurato; et poi in detto anno allj Vili de Decembre, esso Galeotto hebbe la Rocha di essa cita, essendosi reso Carlo suo fratello et ascilo (sic) fuori di quella dacordo, salve le persone sue et famìglia et robba. Ma prima detto Carlo amazzo con le sue mani in detta rocha un' citadìno eh' era livj imprigionato ami- che del signore Galeotta preditto, el quale Carlo andò poi allj XXI del detto mese ad habitare in la cita de Ferrara con tutta la sua famiglia insieme con lo Vescovo suo fra- tello antedetto in la casa del conte Antonio dal Sagralo, el così detto Galeotto resto paci6camente Signore de Fa-. venza.
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• X 108 X
Nell'anno M.CGCCLXXX olii tre de Decembre io Dofflinica, fu dato bando allj nobilj dj Pij da Carpi, li qnalj insieme con uno cerio FraocbassOj con circa qna- ranla cavatlj e trecento fanti, erooo andati ìqsìdo suso le fosse de Carpi V^^ entrare dentro, contra la volontà del Duca de Ferrara, qual baveva la defeusione della detta terra per esser Marco di Pij Signore de Carpi in prigione fatto su la gaerra a Sarzana de Genovesi, el qaale Signore ha taglia dece miilia ducati d'oro, et cosi el predetto Duca fece intendere alt] predetti nobìlj dj Pij, se devessero levare con le loro genti dalla impresa, altrimenij cbe esso gli cazara per altra via, el cbe baveudo loro inteso, sa- bito se partimo per obcdire al predetto Duca de Ferrara. Et di 'poi l'anno seguente M.CCGCLXXXI allj XV de Fe- braro in giovedì ad bore XVII Leonello de Iptolomei detto dalla Assasino, clarissìmo JuriscoDsnlto, sposo madonna Cangeueva fìgliola del conte Antonio di Manfredj in casa sua in la cita de Ferrara, presente el Duca Uercole eoa latta la Corte accompagnata da molte gentildonne Ferraresi.
Dell' anno M.GCCCLXXXIII allj XII de Novembre andoroo squadre vìnte sette de genti d' arme del Duca de Calabria suso lo dominio et territorio delta Mìrau- dola, ad ìslantia del Conte Antonio Maria Pico fratello del signore Galeotto della Mirandola, el quale Conte era slato spogliato dal predetto suo fratello dellj beni suoi et parte di esso domìnio ; et le predette genti baono pigliato la Concordia, per il che el signore Sigismondo da Este cognato del predetto signor Galeotto, andò alla Mirandola per accordar insieme li dettj fratellj, accio che la guerra non procedi più oltra, el quale essercito era stato man- dalo perche coù in li Capiluij de ana certa pace fatta col Fapa h promesso de mettere in casa esso Conte
X 109 X AatODio Maria. Ma dapoi, el giorDO segoeote, forno slabi' litj et firmatj tre (sic) essi fratellj Ij Infrascnltj Capiltitj (77) qui registratj. — Primo el magnifico Signore me^er Ga- leotto consegna la Rocha della Concordia nelle maoj del coDle Antonio Maria suo fratello, et quello dominio de essa terra per sua secureza et caalione, con questa con- ditione et patlj, che per questo non se intenda essere fatta alcuna divisione del stato, dominio, jurisdìtìone ne de altre raggiooj tra esse partj, ma stiano comune et indi- vise, et con questo che non s'intenda essere preiodicato per alcuno modo alle raggionj di lui signore Galeotto delle eolratte de essa Concordia, sue decime, moUoj, bo- schi, condeonalione el ogni altra eotratla presente et fa- tura, ordinaria et extraordmaria, ne etiamdio preiudicaodo alle raggionj della terza parte di essa Rocha et terra della Concordia, dominjj et huominj suoi, et delle entratte sopra scritte, ne de alcuna altra raggìooe gli babbia el magnifico Conte Giovanni suo fratello. — Ilem chel detto Conte Antonio Maria, per tal assignalione, non possa, ne vaglia però de dilla terra el Rocha fare alcuna venclilione, do- natione, permutatiooe, obligatiooe, ne alcuna altra allena- tìone ne in vita ne in morte, essa de quale eonditione essere si voglia, et quando facesse Topposito, sono coo- venute dette partj per patto expresso, che ogni venditione, et ogni altra obligatione et alienatione, siano et se inlen- dano ipso jure essere nulle, inefficaci, et de nullo valore et momento: del dominio autem et jurisditìone della Con- cordia sono convenute, cbe non possa fare se non tanto, quanto vole raggione. — Uem chel signore Galeotto bab- bia el dominio della Rocha, terra el territorio della Mi- randola, et el Conte Antonio Maria non se ne possa impa- lare, et questo per più quiete de l' uno et de Y altro, et
X HO X sì lassi liberamenle et domìnio della Rocha et terra della
Mirandola ad esso signor Galeotto, et allaj Conte Antonio Maria el dominio della Rocha et terra della Concordia^ salve le protestazionj et pattj sopra scritlj, et che per questo non se intenda essere preiudicato a ninna bere- dita delle raggiooj paterne, ne a nisoDO altro obligo de esso comune dominio, et che te hentralte tutte cosi della Mirandola, corno della Concordia, Tadino partite secondo el solito, idest per lerzio> ~ Item le dette partj sono per pattò expresso convenute, che ciascuna de quelle debbia lassare godere pacificamente l’ una all'altra, et l'altra al una la parte sua delle entrane delle ditte terre et loro territorio, ne mai -alcuna di quelle sia et non possi esser cÒDtra l'altra con la persona ne con la terra ne con lì buominj in gnerrigiare, ne in alcuno altro modo danaifì-' care l'altra parte, ma che loro siano obligatj lassare go-> dere et possedere 1 una ali altra de loro parte, et simil- mente hnominj, citadìnj et contadini ^^ ^^^^i luoghi pacU ficamente et quietamente ogni sua robba mobile et im* mobile, raggiooe et aciione, beneficio et commodo perve^ niente per ogni modo et via de raggìone, et non altri-* menti, corno se faria quando loro fralellj insieme tenes-* sero detta terra della Mirandola et della Concordia, et che se e fatto al tempo della bona et fetjce memoria del signor Gioanfrancesco suo padre, et comò se fusse tutto uno governo, corno etiam e, et se intenda essere tutto uno dominio delle ditte terre et territorìj e luoghi suoi. -^ Item ehe lo Illustrissimo signor Duca de Gala- brìa promette fare et operare con effetto che quella ne etiam la Serenissima liga, per lo presente tempo, non al-* logiara ne in detto territorio della Mirandola, ne in parte alcuna de quelle, gentj alcuna d'arme da piede ne da
X HI X cavalio, De io qaan^ta alcuna ne cooportar (sic) che da esse genlj, altogiaDO dove se vogliano, che dilla terra ne soo terrìtorìo sia per alcuao modo daDoificalo io le persone ne in la loro robba, ma sia rìguardato, defeso et con- servato el tutto senza danno. — Item promette esso si- gnore Dnca a suo proprio nome et a nome della preli- bata Serenissima llga, ad ogni licbiesta di esso signor Galeotto, fare libero et valido salvo condulto che possa ritornare fra un' mese in lo territorio de Venetianj, ri- mosso ogni obstacolo et impedimento. Imperocbe, stando alla Mirandola, non tenga pratica con Yenetiaoj, ne possi mandare persona alcuna da canto de Venellao], senza licenlia di esso signore Duca, et che non dia re- capito ne passo a genlj de Veaelianj, dallj fantj duceoto in fuora gli sono statj sin qui. — Item che delle diffe- rentle sue fra el prelibato signor Galeotto et conte An- tonio Maria per rispetto delle robbe di esso conte Antonio Maria et de sue entratte passate, et mutuo de esso signor Galeotto couira ditto Conte Anlooio Maria, et etiamdio danno et interesse incorso per le robbe et dannj parti- enlarj, tra loro se babbiano ad elegere dnoj amici comaoj, lì qoalj de ra^^one et de fatto et amicabile compoùtione babbiano a vedere le soprascritte cose et differente, et qnelle intendere et determinare ut supra, et habbino essi arbitrj, ant amici comunj, auttorìta de elegere uno terzo cbe habbia quella medesima auttorita bavevono loro. Et aocbo, quando anchor non se accordassero de amici co- muni 'D '^ electione de ditto terzo, loro parte se sono conveoote et se contentino che sia il terzo, o Io conse- glio del signore Duca de Ferrara de justìUa, o del si- gnore marchese de Mantova, ciò e del Gooseglio de jastì- Ua, el quale ha anchora a jodicare con li dooj arbitrj
X 112 X predelli . comò terzo, et luj signor Galeotto habbia ad eltigere per tutto dimane, che sarano allj XIIII de No- vembre, quello che diltj duoj Gonsegtìj volo elegere per terzo. — Item che le robbe del signor Galeotto et dellj huominj del suo territorio et della iMìraodoU, lì qoalj se ritrovaraoo al preseote in la terra della Concordia, hab- biano ad essere salve et libere ad esso predetto signor Galiotto et huominj, et lo medesimo si habbia ad farà nella terra et Rocha della Mirandola et territorio, quanto sia. per le robbe di esso Conte Antonio Maria et huo- minj della Concordia, le qualj debbiano essere libere et salve ut supra. — Item che le farine et biade sono in la Rocha della Concordia siano del Signore Galiotto, eccetto quelle fossero sohle et sufficiente per la munitiooe della Rocha, le quallj siano della Rocha predetta. Delle artelarie autem che souo io detta Rocha sono convenute che quelle reroangono in detta Rocha, mai si {sic) se quelle o parte de quelle sono state comprate dellj danar] precipuj del signore Galiotto, quelle gli debbiano esaere' pagate per il conte Antonio Maria suo fratello, et questo 80 intenda delle artigliane nove, perche le vecchie, e patto, remangono alla Rocha senza pagamento alcuno. Et que- sto Capilulo hano fatto con presentia et volunta de esso signore Duca de Calabria, el quale ha de gratia donate ditte robbe alle partj dicendo, taU cose, poste che siano le bombarde alla Rocha, essere del Capitano. — Item che l artigliarìa vecchia et anticha, sono convenute ditte partj, se ne debbia fare un' inventario, et che ben bab- biano ad remanere In detta Rocha; tamen non possine ne debbiano esser consumate ne alienate, ma siano eoa- servate et più presto augumentate che dimÌDUtte etc. — . Ma poi r anno seguente allj dodexe de Agosto essendo
X 113 X el predetto signore Galeotto condutliero de genti d' arme della Sigaoria de Veoetìa, et non conteDtandosi molto delli sopra deltj Capitulj faltj col predetto Conte Antonio Maria suo fratello, fu comesso per detta Sìguoiia de Ve- netia al suo Locoteoente generale, qnal era el signore Ro- berto de Aragonia de san' Severino da un canto, e da l'altro canto esso signore Roberto, richiesto dal magnifico messer Giaogiacomo di Trinici maodalario del signora Doca de Milano, dovere declarare el parere suo circa el fatto della Concordia per la reintegra tione la quale di- mandava el signore Galeotto, et fu per esso signore Ro- berto declarato chel predetto signior Galeotto dovesse li- beramente restituire et lassare godere pacificamente el conte Antonio Maria suo fratello tutte le case, moUinj, possessioni, atEtlj et altri benj di qualj si voglia natura che di raggìone gli spettino ; el chel conte Antonio Maria debia relassare la fortezza della Concordia al detto signore Galiotlo, et quando el conte Antonio Maria recusasse re- lassare detta Rocba et fortezza della Concordia, la pre- detta Signoria de Venetia possi usare la forza centra esso Conte Antonio Maria per torgli la Concordia et darla al predetto signor Galeotto, promettendo el predetto messer Gianciacomo di Triulzi a detto nome, che essa Signorìa non sarà impedita dal slato de Milano, ne da suoi adhe- renlj in quella impresa, et perche el predetto Conte An- tonio Maria possi ben riposarsi de animo e quietamente et senza impedimento non solo bavere la possessione de ditti sQoi benj, ma ancora goderglj liberamente, ha deck- rato el detto signore Roberto che lo signore Galeotta debbia farlo cauto de bona et idonea segurta dentro da Milano, Bologna, o Firenza, o Roma ,o Napolj, o dove più piacerà al predetto conte Antonio Maria, et che a
X Hi X
mag(^ore con-obatioae et securezza del predillo effetto la Signorìa de Veoetia debbia promettere solemnemente al tempo che le predette cose se faraDo et entrare per se- gurta de qoanto e dello, sarà dal signor Galeotto osser- valo al conte Antonio Marìa sno fratello-, el che tutto fu celebrato solemnemente nel campo della predetta Signoria de Venetia apresso san Zenone, in presentìa de Lucba Pisano, et Nicolo Cadapesaro Provedilorj della predetta Signorìa, apresso ditto Signore Roberto et molij allrì Si- gQorì et gentilhomiQJ.
Ma finalmente el predetto Signore Galeotto de l'aonn M.CGGCLXXXXim allj XXV\II del mese de Aprìle, Gi- tene nova investitura da Massimiliano Imperatore (78) de latta la Corte de Qaarantola el del suo distretto coli] suoj Castelli ^^^"^ Mirandola et Concordia, et della Corte de san' Possidonio et Corte de san' Stephano, et pari- mente del castello de Marano, de Campilio, con tutta la Corte de Campilio, dìocese de Modena, per se mede- simo et per lo Conte Giovanfrancesco suo primogenito, et soccessivamente de prìmogenito in prìmo genito perpe- tuamente in infinito del detto Signore legilimamente de- . scendente , cosa che fu molto facile ad otlenire io questa forma et modo, essendo molto ben noto al predetto Imperatore in quante liti et discordie, già per Io passato tempo, lungamente li aotecessorj consortj del predelto signor Galeotto essere state versale nel detto feudo, et che all' bora dì novo continovamenle versa- vano tra dettj Conte Antonio Marìa et signore Galeotto, per le qaalj litj et discordie erano state fatte molte de- populatione el guerre allj loro suddìlj, et altre vesatione non senza loro grandissimo danno et anche detrìmento del sagro Imperio, le qualj cose tutte erano accadute per
X 115 X la pturalitate de sìgnorj, et capiditale de sigoore^iaret non ignorando anche delto Imperatore quello che dice lo evangelio gnod omne regnum divisìitn in se desolabt- tur etc, per il che el prelibato Imperatore, basendo il tutto comunicato con li sol procerj el fìdelj del sagro Imperio, facilmente, anzi di sna spontanea votunta, era divenoto alla concessione di tal investitura per prevedere alla indennità del Imperio, et anche dellj suoi sudditj, et questo, non obstante le raggtoni del Conte Lodovico et Federico figUolj del predetto signore Galeotto et dellj loro descendentj sin in infinito alloro competenti et che gli siano per competere in delto fenda, cosa che per lo passalo non fu maj Ira li suoj maggiorj, imperocbe tutlj erono Signori egualmente del delto stalo.
Giberto dj Pij da Carpi Dellj annj M.CCCGLXXXXVII allj qnalro de Luglio, spinse fuorj de Carpi el signore Leonello di Pij, fratello del signore Alberto, con laioto de Franchasso Sanseverino et sue gentj de arme et saccomanò lo pallazzo del predetto signore Alberto, el quale era in Ferrara dove habitava per non gaerrìgiare col delto signore Giberto e suoi Cngini, del qual allo el Duca Hercole de Ferrara ne ricevete grandissimo dispia- cere, deliberando provcderglj accio che li suoi adherentj et raccomandati non siano ofTesj, et per tal causa detto duca si fece portare a Modena allj. duoj de Agosto, es- sendo infermo d'un pede per ana ferita che Ibebbe da una spingarda nel fatto d' arme della Molinella nel tempo che era Condottiero della Signorìa de Venelia, non es-, sendo anchora duca de Ferrara, nella quale cita de Mo- dena commincio affare provisione per la impresa de Carpi contra el predetto signor Giberto; ma havendo ciò pre- sentito detto signore Giberto allj XI del delte mese andò
X HO X aritrovare deatro da Modena ol predetto signor Duca eoa sua licentia, denanzìj del quale buttandosi in genocbione, dimandogli perdono di quello havesso (sic) commesso contra el predetto signor Leonello Pio, et in fine, doppo molte reprensìone, esso signore Duca gli perdonò, percfae detto signore Giberto promesse stare contento di quello piacerà al predetto signore Duca, et cosi fa accordato che l'una parte et l'altra de loro Cuginj tenessero et possedessero le sue robbe et godino le loro entratte, et chel Signore Duca predetto tenga in Carpo uno suo Com- missario che a tutlj faci raggione, et parimente un Pode- stà, et che di ciò ^sse parli restino contente.
Ma poi finalmente nel M.D (79) del mese de Zugno, Saxolo, castello bellissimo de Modenese, fu dato per lo Illustrissimo signor duca de Ferrara antedetto con te sue perlìnentie et con le possessionj de Caxalea del Ferrarese al signor Giberto dj Pij prenominato impermutationo per la mita de Carpj per indiviso, In quale permutatione ha fatto esso Signore Duca per assetare le discordie, liti, et inimicitie che ero (80) sortite fra li dellj consorlj dj Pij, dove bisognava esso signor Duca ogni qaal giorno man- dargli Commissarij et genti d' arme per riguardare li scan- dolj che spesso fra essi signori Pij occorevoDO, et già duoi annj erano che sua excclcntia go teneva uno suo Commissario in logo do podestà che facea raggione tra loro.
Havendosi dello di sopra qualche cosa delli preoo- mtnatj signori Galeotto el conte Antonio Maria Pici della Mirandola, bora ne resta in questo luogo fare anche meo- tione del terzo loro fratello Giovannj Pico, sicomo havemo promesso. Saperaj adonche, lettore benigno, che cosluj universalmente in tutte le scjcnlie mirabilmente risplen- dcte in -tutta la ilatia, et per potere con maggiore facilito
X 117 X seguitare ti studi], Tendile il suo palritnonio (81) accioclie potesse aquislare la scientia più perfetta, et quasi tutti Ij Studi) (82) de Italia vedere. Studiò di modo che io breve tempo io la noticìa de più lingue era divenuto dolissimo, et non solamente le sette liberali] discipline havea acqui- stalo, ma aucbora un' gran pbilosopo et finalmente emi- nenlissìmo Tbcologo era divenuto per lo sottile ingeuio et tenace memoria, accompagnata da un' continovo et fa- tìgabile studio, et cosi esso conte Giovannj In tal scientia ottimamente dotto, aochora nella sua prima gioventù non dubitava con qual si voglia dottore in qualunche disci- plina disputando contendere, cosa in vero molto maravi- gliosa et stupenda,' di modo che esso piutosto divino cbe bamauo appresso a tutte le polentic de Italia era existi- mato, maxime considerando cbe in la sua elade d'annj trenta tre (83), quando piacque al supremo Signore chia- marlo a se, bavea lassato a noi le sue tante opere (84) veramente divine composte per lu] in detta giovenile etade, le qnal] sono le infrascritte ciò e - Apologia - Epistole • De Ente et uno - Heptaplo - Libri Xlf adverso l' As- trologia divinatrice - La Inierpretatione del vecchio Te- stamento - La Concordia de Platone et Aristotele (85) - De Oratione (86) - De kumana bierarckia - De perfecta vita - libri adverso li iuipi], et ^dverso li Hebre] (87), et molle-altre cose ha composte nella defensione della Reli- gione Christiana (88): la vita et la sua santa morte (89) ha composto suo nipote signor Gioyanfrancesco Pico della Mirandola, la qual morte fu dell' anno M.CCGGLXXXX(90) io la cita de Fìrenza, ove fa sepolto nel Tempio de san Marco ove stano li frati Predicator] (91), ali] qual] per testamento (92), lassò la sua magnifica et bellissima li- braria. - (93).
)( 118 X Ma doppo, nellj aoDJ de Gbrìslo M.CGGGLXXXXfX, al quinto ido de Aprile a bore dece morite el signore Galeotto Pico aotcdettu in la Mirandola (94), nella caj Signorìa soccesse el conte Giovanfrancesco suo primoge- nito, huoDio litteratissioso in ogni scienlia. Ma poi rìtro- Tandosi scaciatj della patria et conte Ludovico, huomo molto strenuo et pratico nelle arme, et el signor Fede- rico, fratelli del predetto signor Giovanfrancesco, nell' anno M.DII del mese de Luglio, essi hanno presi la Mirandola per forza con lo aiuto del signore Duca de Ferrara et del marchese de Mantova, essendoglj stato a campo moltj giornj, et havendola assai ben bombardata con l' artiglia- ne che gli era slata imprestata per fare tal impresa, et finalmente ancbor pigUoroo la Rocha, dove fecero prigione et Conte Giovanfrancesco predetto suo fratello, entrando per ona pontexella con una barcbeta perche quellj della terra non se potevano più lenire per non bavere più mo- nilione da trare fuori colla loro artigliarìa el manco de vittuaglia per il loro vivere, et per essere il tempo de raccogliere li frattj delle loro possessioni, qualj senlivono essere consumai], el (95) tal causa si reseno. (96), et così el conte Ludovico predetto subitto entratlo in la Mi- randola fu creato Signore di essa terra. Ma la Illustre Madonna Biancha Estense loro madre la quale se ri- trova (97) nella detta Rocha insieme con roadonua Gio- vanna Caraffa moglie di esso signor Giovanfrancesco, fece accordo tra li predetti fratellj, el fu perciò liberalo detto signor Giovanfrancesco fuor] di essa Rocha, dando però segurtate de osservare li patlj fra loro fattj, et all' bora egli andò fuor] ad alcune' sue possessiooj del dello paese, et le gentj d' arme lornono a casa sua, et ha lassato duoi figlioli per oslagij sin tanto che gli darà tal segurta, par-
X »9 X leodosi io tutto dalla MiraDdola allj nove del det^o mese accompagoato da li dettj suoi fralellj boDorevolmente per graD spacio fuor] della Miraodola.
Nell'anno M.CCGCGIX del mese de Decembre el Conte Ludovico Pico da la Mirandola essendo andato comò GoDduttiero delle genti d' arme del Papa, per vedere che facea Tarmata de Venelianj che era de sotto alla Pole- xella, cavaicaodo suso l'argeno della Coronella insieme con molte delle sue geotj, fu percosso da nna arUglarìa in la testa scaricata dallj nemici per la quale subito morite (98), et il corpo suo fu portato la notte seguente alla Mirandola dalla sua famiglia, et all' bora tutte le sue genti d'arme se parlino del campo, et aodomo alla Mi- randola per defeosione del suo slato et de uno figliolo picelo nominato Galeotto, et anche de madonna Francesca sua mogliere (99), et figliola de messer Giovangiacomo Triulcio, alla quale et Duca de Ferrara gli mando el si- gnor Nicolo da Este et Mesioo del Forno con alcuni balestrieri ^ cavallQ, per timore che non gli fosse data molestia dal signore Giovanfrancesco predetto fratello del Conte Ludovico predetto, che all' bora se ne stava nel Castello di Nuovo dellj Signorj Pij de Carpi. Doppo, l'anno seguente M.DX allj XIX de Decembre la Con- cordia, Castello dellj signori Picj, fu presa dalle genti d'arme de Papa Julio secondo per non bavere socorso alchuno dalla predelta Contessa della Mirandola, la quale se teneva pur con molte genti d'arme in la Mirandola contro detto papa Julio che col suo essercito era accam- pato iotorno alla prefata terra della Mirandola in propria persona del mese de Genaro del anno seguente. Ma poi alli XXIII (100) del medemo mese la detta Mirandola, essendo più gioroj stata bombardata dalla artìgliaiia et
X 420 )( genie di esso Papa, quat era allogìalo nel monaslerio de santa lustina, poco distante dalla terra ove son Frati del ordine de santo AugQslino, con tutte le sue gentj d'arme et de YenetiaDJ, con lo duca de Urbino suo nipote, et col signor Fabricio Golona et moUj allrj grand] Capitanj, la sì resi eoo paltj honorevolj (101) salvo lo bavere et le persone ; et sua Santità mando accompagnare la detta Contessa Francesca col fìgilo {sic) in sin a Correggio (102), nel tempo che suo patre messer Gìovangiacomo predetto se ritrova (103) in Franza, qual per lo gran' fredo noa . gli havea potuto maodare Aiturio (104), et sua Santità predetta eotró in la Mirandola con tutte le sue genti delle qualj però moltj ne erano prima stali amazzatj, e se non fosse stato et grandissimo ghtacio delle fosse dj essa terra con le neve grandissime, mai detto Papa I havrebbe presa, et nel entrare di sua Santità fu sacheggialo all' bora el monasterio de san' Lodovico di essa terra, ove erano stati fugìti quasi tutti li maggiori et miglior] beni mobìlj dellj gentilhominj el citadìnj della Mirandola (105), et poi al primo de Febraro in sabbato Papa Jnlìo predetto si levò dalla Mirandola, la qualle lassò al Signore Gioan- francesco Pico antedetto et vene in lilza de notte al Fi- nale de Modena, perche havea sentito cbe le genti d'anne Francese del gran Maestro de Milano chiamato Carlo de ' Ambrosia moos. de Chiamo»' se erano comminciate a le- varse da Reggio et de snso quello dd marchese de Man- tova, et venivono con quelle del signore GioaDJacomo da Triulcio per venire in aiuto del signor Duca de Ferrara alla Stellato (sic) et in Modenese: et poi allj tre de Mag- gio del detto anno el predetto signor messer GìanGiacomo Capitano generale del Re de Franza se levò dalla Stel- lata, ed avion* el campo verso el modenese per andare
X 121 X arritrovare et campo grosso del Papa, el quale si era tr- rato al Finale et a san' Felice e verso Secchia; et cosi con sae genti va per Mantova alla Concordia per assal- tare lì Demici che sono circa vinti oiillia persone fra Pa- pescbj et Venetìanj, et quelj del predetto Re se ritrovooo altrilanli o podio dì più, ma bene a cavallo eoo baone genti et fantarie, oltra die ogni dì gè ne sopragìongand dellì altri, et ha molte arliglìarie andando con ìnteutìone de cazare el signor Gìoanfrancesco Pico fuori della Mi- randola, et anche per mettere messer Annibale et fraletl] di Beotìvoglìj ÌD Bologna, li qualj erono fuor) caciatj dal Papa già cinque anni (sic). Ma poi allj otto del medesimo mese dj Maggio la Concordia, la quale teneva dello signor Gìoanfrancesco, fu saccomanala dal dello campo del Re de Pranza, et aniazzate le genti che se gli ritrovono del Papa; et poi allj quatro de Giugno del medesimo anno la Mirandola si rese al signor messer Giovangìacomo pre- detto riloroando da Bologna con le genti Francese, et lo signor Gìovanfrancesco foglie a Mantova, lassando la Rocha ad uno locotenenle del Imperatore lo quale resìdeva io Modena, ma vedendo egli la presenlìa di esso messer GioanGìacomo, subito gè la diede perche protestava de ogni danno el interesse ne bavesse a patire la maestà del Re de Pranza per ogni indugia che gè facessero le sne genlì et non potessi a tempo andare alla cxpedilione de Padova, comò egli havea ìn commissione, et perciò bave (sic) anche la detta Rocha della Mirandola lìbera- mente.
Ma doppo allj duoj de Agosto el Castello de Carpi fu preso dalle prefalle genij Franzese insieme anche eoo le genti del signor Duca de Ferrara, et el signore Al- berto dì Pìj, qual vi era denlro,*ae ne fugite fuori per
X 122 X paura che havea del predetto signor Duca et anche della Maestà del predetto Re de FraDza, et havea promesso di pagare duoe millia ducatj allj Franzesi per loro interesse per tutto dj otto del mese di Settembre prossimo. Questo Alberto Pio è hoomo magoanìmo et dj grandissima repa- tatione a tuttj Ij Principi non solo de Italia, ma etiam io ogni altra provincia fuori de Italia per le sue infinite virtù e existimato con riverentia grande, imperoche e noa solo pbilosopho eminentissimo, ma anche sommo Tbo- logo {sic) et in ogni altra sclentìa cosi delle arme come delle lettere peritissimo et molto sapiente, le {sic) quale ha composte molte opere in philosophia et Theologia le qualj per anchor non sono venule in luce (106). Etnea non e ripotato dallj huomioj Htterratissimj meno dotto che sia el signor Gioanfrancesco Pico della Mirandola, col quale se ritrova congiunto di amore et de saogae strettamente in una medema etade; li qnalj amendoi di parj scientia et dottrina sono a questi noslrj giornj vera- mente reputali ^^ ingenio divino, maxime questo signore Gianfrancesco per le sue infinite opere (Ì07) che egli ha composte, le qualj sono le infrascritte ciò e (108):
Prima, secondo l' ordine dellj librj per le subiete ma- terie (109), — * De Logica institutione — * De Appetitu primae materiae Ubrum ,— ' Et librum quoque de eie- mentis — *. Commentaria de anima rationalj in \Aristo- tilem. — * De Imagin<^ione. Volumen. — De rebus atUem metìiaphisicis et Tkeologicis — * In defensione Co- mUis Joannis ejus patrui prò libro ejus de uno et EntCy l^Uus. — * jBf ejus Àpologiam a Petri Garziae calum- niis vindicavU. — Librumque revel^ionum Sieroni/ni Assamuelis Cussinenssis impugnatione defendit, prò quo etiam ab laqueo excomanicationis esimendo duos Ubros
X 123 X edidit (HO) — ' De causis calamiiatum suorum tempo- rum fiii.) — * De Providentia Dej — * De studio DÌ- vinae et kumanae phihsophiae — * Examen vanae do- ctrinae gentium — ' Tkeoremata de fide — * Libri de Amore Divino — ' Libri de Jmitatione — * Libri de rerum praenotione — ' Resolutio Potestatis Ecclesiasticae — ' Libri de morte C3ìristi, et propria cogitanda. —
- Regnine prò scrupulis — * Oratio de reformandis mo-
ribus — 'De expellendis Venere et Cupidine. — ' Bym- ni plurimj ad Trimtatem, ad Christum, ad Virginem — ' ad Laurentium, ad Geminianum — ' ad Martinum, ad Mariam Magdalenam, ad Antonium — * ad Paulum Apostohm, ad Davidem, ad Hieronymum, ad Franciscum et ad aiios Divos — * Adnotationes in sacra eloquia ve- teris et novi Testamentj — ' Adnotationes in leges civiks et Pontifcias — Liber de humana perfezione fiiy ^ ' Hystoria suorum temporum — ^ per alium ordinem, per artes ìiberales^ et omnes kumanae et divinae phihso- phiae partes diffusum fsic^ intuerj poteris, benigne Lector, videlicet. — In Grammatica multa scripsit, in Rethorica, in Dialetica ^sic^, in Arithmelica, Geometria, Musica, in Astro- logia, in Pkilosophia naturai) et moralj, in metaphiscis et Theologicis mixlim, in Theologia pura, in Theologia Pa- risiensi — ' Vita Joannis Pici ejus patruj, et etiam Eie- ronymi Savonarolae Ferrariensis ('113) — * Item nonnulla versa de Gracco in latinum Justini martyris et Crysostomi et Teophrastj — Pharaphrasis in expositione Psalmorum Joannis Pici (i-H} — Et in libro de circulo perfectae ora- tionis alia Pharaphrasis ejusdem patruj (il5J. —Item Pha- raphrasis in expositione oralionis Dominicae ejusdem Joan- nis Picj (ìiG) — ' De auro et argento con^iendo, comr pendium — Descriptio Insulae suae Mirandulae ('HT^—
X 124 X
- Item hber de Strigibus — Jiem de hutnana foelìcitate (i {&)
— * Librj decerti de rebus admirMlibus Catartnae Bac- conissìae — De spe falsa pertenturi Messtae. Libri qua- tuor - fm)-
Per le quali opere divine et altre sue virtù infiaite merito esso signor Giovanfrancesco essere amalo appreso tutu li Principj potenti et homini lìterati, el massime da Massimiliano Imperatore (120), quale addoto esso Signore de molti privilegi) honorevoli et degni, oltre che egli mentre era per Italia gran Sioiscalco di saa Maiestà, fa da quella crealo Cavagliere aureato, el accio che le arme et insegne della famiglia et casa con quello nome che deducono da Pico pronepole di Coslaolìno Imperatore (121) parino meglio qtiadrare, donoe esso Massimiano al pre- detto Signore che alle predette sue arme et solile insegne . yì potesse aggionger l' ocello detto Pico di quello colore più a lui piacesse con la corona d' oro in capo posta per aggioDla della Nobiltà di esso signore et suoi successori, et oltre di ciò anco esso Imperatore concesse gratia al detto Signore che ogni anno potesse constituire et creare in ogni faculta diece Dottori overo diece Cavalieri, si come se contiene più ampiamente nel suo Cesareo privilegio concessogli per la predetta sua siogular dottrina et iaou- merabilì vinate (122).
Questo signor Giovanfrancesco havendo longo tempo, ciò e per sino al M.DXXXIII, agitato guerra si per de- fensare (sic) lo stalo suo della Mirandola, come anco per ricuperare el contato della Concordia cootra el signor Galeotto Pico suo nipote et figliolo del quondam signor Ludovico morto da quella artelarìa all'armate de Vene- tìani alla Pulisella et doppo molte lor controversie, lite, guerre et discordie, finalmente ritrovandosi in Bologna la
X 425 X Sacra Maesla di Carlo Quinto Imperatore Romano del- l' anno M.DXXXII per incoronarsi, et pigliare la corona dell'Imperio dal Sommo PonteQce Clemente de Medici Fiorentino, Papa di tal nome settimo (123), furono co- messe per Tolunta di esso Imperatore le ragioni de l'una et l'altra parte al Collegio di Bologna, dinanzi al quale essendo state prodotte tutte le loro ragioni comincìosì poi - a dubitare dal cauto di esso signor Galeotto di non per- dere massime il Contato della Concordia, al che non ve- dendo altro rimedio, gli vene in mente quello che anco più volte haveva -pensato di essere Cesare o nulla, come si suole dire in proverbio. Per il che alli XXV fl24J di Otto- bre M.DXXXIII la notte seguente del giorno di S. Gallo, approssimandosi l'aurora, dato ordine con corti suoi sol- dati fidatissimi della Concordia, circa il numero di sesanla, s'invio personalmente verso la Mirandola, dove gionto alla banda verso la Concordia dove è una certa loggia discoperta edificala sopra le mure del castello, bultorono dui Navele in le fosse et audorno alla volta di essa log- gia dove era uno coperto di assu por conservare una certa nave sopra del quale appoggìoruo lo scalle, attac- cando poi una corda per salire più facilmente a certe ferriate di finestre della libraria del predetto signor Gio- vaofrancesco ch'era sopra delle muru non sentendo mai le guardie tal strepito, se non un solo, ma gli fu subilo minaciato che tacesse fìngendo che andavano in servicio del predetto signor Giovnnfrancesco, et così essa guardia, credendo ciò gii vien dello, non disse altro et loro pro- cedendo più olirà, gionsero alla camera del detto signor Gioanfrancosco con grandissimo impelo et egli, dimandalo che ciò fusse, gli fu risposto che vcnesse dal signor Ga- leotto suo nipote, et cosi per forza aperto l' uscio della
X 126 X camera n eatroroao, dove rìtrovaroDO esso Signor io gì- nochione dinanzi al Crucifisso raccomandandogli l'anima sua, et cosi albora essi soldaii crudelmente l' uccisero eoa una spada da due mani. Volendosi alhora intromettere madoona Giovanna Caraffa sua consorte, gli fu dato nel petto d' una cassa d' archìbuso, della qual botta ne è stata molto male. Sentendo tal strepito Ìl Conte Alberto secondo geniio di esso signor Giovan Fraucesco, levatosi dal letto, corse verso el romore, ma intendendo che erano nemici sì ritorno alla volta della camera di sua cognata madonna Carlotta Ursina consorte del conte Giovao Thomaso primo genito del predetto Signore. Ma li nemici sapendo dove era fugito seguitoronlo, et, sopra la fede, se gli diede in loro mani credendo esser salvo della vita, ma subito avanti essa camera fu impetuosamente amazzato (i^5J. Volendosi anco messer Galeotto fratello naturale di esso siguor Gio. Francesco, farsi ad una fmestra per intendere che genti erano quelle, gli fu subito discarigato di uno archibuso dandogli una botta nel petto per la quale non passarono molli giorni che per ciò se ne morite. Et dop- poi furono presi detta madonna Giovanna, madonna Car- lotta co' figlioli Virginio, Girolamo et Madalena con tutta la famiglia, et così il Conte Paulo terzo genito di esso signor Giovao fraucesco, et tutti insieme fumo miserabil- mente incarcerali nella Torre della cittadella dove molti giorni dimorarono, benché finalmente fussero liberati, ma privi di tutta la loro roba la qu^le fu saccbegiata et saccomanata dalli detti soldati. Di poi essendo levato il popnlo contra detto signor Galeotto, non lo volendo accet- tare per Signore, finalmente per le grandissimo promis- sioni con motte amorevole parole se gli fece amici, et così, fatto il giorno chiaro, lutti li gentilhuomini et citta-
X J27 X tadioi la mattina andarono a basargli la mano, et reco- noscerlo per loro Signore, et doppoi gli giurorooo tutti Gdelta.
Et cosi esso signor Galeotto prese el dominio della Mirandola, et perche meglio si pao guardare una fortezza che due, fece spianare la Concordia per So nelli fooda- meotì, volendo solamente guardare el diffendere la Miran- dola, et cosi il detto Galeotto va perseverando in essa signoria, centra la volontà dello Imperatore Carlo V co- ronato in Bologna, essendosi confederalo esso signor Ga- leotto con la Sacra Malesia del Re di Pranza, ciò e con il Re Francesco; et essendo guerra tra lo predetto Impe- ratore el il Re di Fcanza dell'anno M.DXXXVI per la quale era comossa Pranza, Spagna, Alemagna et tutta Italia, et non havendo li capitani del Cbristìanissimo Re di Pranza altro luogo in Italia di far gente per soccorso di atcnne genti serale in Turino, citta de Piemonte dil Be di Pranza, ivi in la Mirandola, con l'ainto et brazzo di esso signor Galeotto, il magnìfico el generoso capitano conte Guido Bangons con il signor Cagnino da Gonzaga et con il signor Cesare Pregoso, fatte alcune genti, ciò e da diece millia fanti et cinquecento cavalli, da quel loco partendosi del mese di Settembre, al dispetto delti suoi nemici, in pochi giorni fecero paura a Genoa, soccorsero Turino, acqubtorno quasi tulio il Piemonte e dìsturbo- rono di tal sorte l' Imperatore et il suo esercito che era passato in Pranza, che per penuria di vitovaglìe et per il disturbo dì esso campo fatto alla Mirandola lo Impe- ratore el Io suo esercito fu sforzato a tornarsene in Itala (sic) ecc. Et cosi il detto signor Galeotto con la moglie inadoDa HippoUla da Gonzaga et suoi figlioli Ludovico et
X «28 X Federico se ce godono la signoria di essa Mirandola adì XIII Novembre M.DXXXVI.
Copia della supplìcatiooo delli Nobili figlioli Man- fredi della Mirandola con la relacione delli magnìfici Du- cali fattori generali all' Illustrissimo signor Duca Hercole secondo, e quartQ Duca di Ferrara, el rescritto di saa Eccellentia che comanda essere servato le esentioni delli detti nobili figlioli Manfredi.
Tenor supplicationis etc. Alla Illustrissima Ducale Vostra Eccellentia humil- mente esponeno li nobili delli fglioli Manfredi della Mi- randola, suoi deDotissimi servitori, qualmente essi nobili et li loro maggiori hanno sempre goduto et posseduto tutti li loro beni immobili che hanno tenuto sotto lo dominio della Illastrissima casa Estense, con quelle medesime esentioni et altre gratie che godeno li cittadini et nobili sudditi di essa V. Eccellentia, si come appare edam per Ducale de- creto dell'anno M.CCCCLXXI, indicione quarta, alliXVÌlI di Ottobrio, concesso a detti nobili et loro successori per la felice memoria dello Illustrissimo et Eccellentissimo si- gnor Duca Hercule Avo di vostra Eccellentia, et cosi dap- poi è stato anche sempre osservato, covie appare etiam per alcune lettere Ducali in favore et confermacione di esso decreto scritto massime al magnifico regimento di Mo- dena, et altri suoi ducali officiali. Pertanto detti Nobili suoi servitori supplicano a V. Illustririssima Signoria che, attente le predette cose, se degni per sua clementia con)Sr- mare de novo per suo Ducale Decreto le dette essentioni et gratie, accio che possino etiam detti Nobili et loro de-
X 129 X scendenti per l' avenire perpetuamente godere senza excep- iio7te alcuna le predette immunità et gratie si come hanno faUo li predetti nobili et loro maggiori della , prosapia di Manfredo, et hoc de gratta speciali, della quale essi suoi servitori ne resteranno sempre obligatissimi alla Illustris- sima V. S. alla quale humilmente se aricomandiamo.
Rescriptum Ducale
Factores generales referant Domino.
Opizo Remus. XXVIl
februarii M.DXXXVl
Tenor dictce Relationis et Dacalis Rescripti. Illme et Excelme Princeps et Domine noster singula- rissime. Vidimus suplicationem, hac nostra introclusam, Nobilium quorum Manfredi de Mirandula cum rescripto EccellenticB Vostrw ad referendum, et diligenter perquisi- vimus super contentis in ipsa supplicatione babere oportunas informationes, et ex informationibus per nos sumptis ref- ferimus comperasse: qualiter de anno M.CLX ipsi fli (sic) Manfredi creati fuerunt cives civitatis Mutinae, et ab inde citra gavisi fuerunt hijs omnibus privilegiis, tmmunitatibus, honoribus, commodis et gratijs quibus. usi fuerunt alij ci- ves ipsius civitatis, et sic per literas suas attestati nobis fuerunt conservàtores dictae civitatis Mutinae; et etìam comperasse qualiter in libro nobilium et potentum civitatis Mutinae facto et scripto de anno M.CCCVI nobUes de Picis et Papazonibus qui sunt ex ^lijs et descendentibus dicti Manfredi descripti sunt in numero ipsorum nobilium et potentum dictae civitatis Mutinae, et refferimus etiam comperasse quod in quodam instrumento adherentiae ce- lebrato de anno M.CCCCLXXl itUer lllustrissimum quon-
X »30 X dam Ducem Herculem et magnifcos Domino» Gaìeathim et Joannem de Picis Mìranduìae dominos, inter aiias eeit' ventiones pactum. fuit, quod ipst et quicumque alij de ge- nerosa stirpe Manfredi in futurum absque aliqm impedi- mento, innovatione, atque molestia utt et frui poseetU et deberent his omnibus privilegiis, comodis et immunitat&tu quibus per tempora relroacta et hactenus usi et gavisi faerant, et pluries postmodum per literas mandatum fuit Regimini, o^alibtis, et gubernatoribus MiUinae, quod Au- jusmodi consuetas immunitates sibi observari deberent, qttce tamen adheretia postmodum cessavit. Disponat modo Ex- cellentia ve^ra prout et in votis erit, in cuiius (sic) bona grafia nos kumilUer commendamus.
nimae et Sccelmae Dominationi Veatrae
ÌNtcolaus Codedia Ntcolaus Marta R.
(A tergo)
IHmo et Excellentis.^ principi et Domino nostro sin- gularissimo D. Duci Ferrariae.
Rescriptum Ducale.
lUustrissimus Dominus noster Dux etc, attenta pra^ senti relaciotK mandat servari quod hactenus obserì?atum esf .
Opizo Remus. X. Junii M.D.UXVl.
ANNOTAZIONI
X 133 X
ALLA PREFAZIONE DELLA CRONACA BRATTI
{a) Cosi sta scritto nei tre esemplari della Biblioteca Bolognese ed anche nei due posseduti dalla Palatina di Modena = Ms. Vili. F. 17. = e = ils. X. E. 7. da pag. 136 a pag. 214. = Comuoe- mente però fin qui il Bratti é stato chiamalo col nome à^Ingramo.
{b) Battista Papazzoni nacque da Manfredo del fu Nicolò Pa- pazzoni della mirandola, e fu Dottore laurealo in legge. Ebbe tre fì-atell) cioè : Lodovico, Nicolò e Girolamo, T ultimo dei qnalì non era più in vita nel 1560. Tutto ciò si ricava dair Albero genealo- gìco della famiglia Papazzoni riportato in fine all' esemplare di questa Cronaca una volta posseduto dalia casa Pio. — Nell'Archivio dei Signori Pio anzidetti esiste copia d'una lettera di Ercole IL Duca di Ferrara datata 14 Febbrajo 1536 diretta ai soprastanti del- l' Archivio di Modena perchè permettano ad esso Battista ed al no- minato Lodovico Papazzoni di ricercare in detto Archivio alcuni do- cumenti di cittadinanza e di esenzioni, e trovandoli di trarae copia.
Più estese notizie intorno al Papazzoni si hanno da un ms. intitolato ( Bistretlo d' alcune memorie della famiglia Papazzoni » custodito in copia presso di me, nel quale si legge t .... In a quetto tempo (1538) parimenti vivevano Nicola, Lodovico e Bai- » tuta {rateili Dottori di legge, figli del Dottor Manfredo di Nicolò
> Papazzoni niddetto, e fra questi viene grandemente per li suoi
> talenti commendato Battista dal detto Leandro (Alberti) alla pag.
> 321 chiamandolo anck' esso huomo adomo di singolare cirtà, et
> infatti ti trova mi detto Leandro alla pag. 35 che il detto Dot-
> tare Battista in questo tempo era Commissario Ducale di tutta la » Garfagnana per il Serenissimo Hercole II Duca di Ferrara, Sto-
> detta etc. denominandolo Dottore aurato, e huomo di grande in- » gegno. Dopo varii servigli prestati alla Serenissima casa d' Ette,
> il medesimo Fanno 1651 /i 14 Settembre fu eletto tutore del conte
Ippolito Pico figlio di Galeotto II Signore della Mirandola che poi
» mori in Francia contro gli Ugonotti nella famosa battaglia di
> GianuK servendo la Maettà di' Henrieo III Re di Francia, et am-
X 13* X
> mioiatrà li suoi beni sino air anno lS6tj nel qual anno li 13 1 Aprile n' ottenne dal medesimo una ben distinta e lodevole assO' » luzione, essendo già fatto maggiore, eon haverla gratinato di » pensione sua vita durante, come si vede da due instrumenti rogati
> da Taddeo Honorati notaro della Mirmdtia li guddeUi gùmU et
> anni., che ancor si conservano in autentica forma. — Il predetto
> Dottore Battista Palazzoni kavea per moglie donna Virginia figlia
> del conte Galeotto Montecuccoli di Modena, e non avendo ODUto 1 figliuolo lascia la sita eredità alti suoi fratelli Lodovico e Niceold 1 dottori di legge con eguali porzioni, con questo però, CV ipueta 1 restasse sempre in casa e stirpe de Papazìoni del ceppa A' jhn-
• fredo suo Padre come dal suo Testamento rogato per il suHeUff 1 Taddeo Bonorati il J. Giugno 1663, che anco si cotuentf em » altri soprascritti, e con altre memorie i .
Tulio quanlo viene narrato qui sopra snl conio ài Bhttteta, si' ritiene per vero, ad eccezione dell' impiego di Commissailo Eètieiise' in Garfagnana che va attribuito non a lui, ma al Dottor GioTarnit Balti£ta suo agnato, del che fa fede T Alberti stesso nella soa 2M^ scrizione dell' Italia a pag. 32, edizione Veneta ISSI, in Cui tralQ' della Garfagnana, e parlando di Castelnnovo soggiunge • ote atpre~
• «ente dimora Giovan Battista Papazone della Mirandola Do^rv
> Cavaliere aurato, comissario Ducale di tutti questi luoghi. Inumo" 1 di grande ingegno >. Qui però giova avvertire che II Home' di' Gio. Battista Papazzoni non figura snl Catalc^o dei governatbit' o' Commissarii della Garfagnana edito dal canonico Pacchi nella' sua Garfagnana Illustrata.
<<r) Tom. IV. Gap. XIII pag. 118 e g. in pag. 1%.
(d) > La Oonaca del Papazzoni, mi scriveva il'cDmpi^iIttf SorC 1 Guailoli nel 2S Gennajo 1870, dalla quale io trassi la mia copta,
- esisteva neir Archivio Pio dove da molti anni spari, sema Che io'
> sappia in qual modo e dove adesso si trovi. Per guanto poi mt
• ricordo, allorché io la potei vedere per favore delV ora defunto" » Don Galasso Pio che mi permise di fare la detta copia, il' codice'
mi parve autografo, sebbene al presente e dopo tanti anni non lo
- possa asserire di sicuro. Ciò che posso accer^re si é cKe la mia
1 copia è in tutto conforme allo stesso codice il quale non mi pre-
- smtó alcuna d^oltà nel trascriverlo, perché di carattere spaziala
> ed abbasbmza tondo. Aggiungerò eziandio che io non omisi ttl- .
> laba di quanto esso contiene dal principio alla fine *.
(e) Ecco questa epistola. Essa, e cosi dicasi deir Avviso ai Let- tori che la segue, non si trovano nei codici Bolognesi, né in <[iieIU'
X 135 X della Biblioteca di Modena, ma solamente neir esemplare noa volta esistente neir Archivio della famìglia Pio, del quale di sopra é fatta menzione.
> Allo Illmo et Reverendmo Monsignore • Il signor Cardiaale Pio de Carpi.
1 Battista Papaszone.
> Non restava altra cosa maggiore. Monsignor mio Reverendi»'
> «Ano, ad ornare perfettamente (ancorché per se assai bene ornati) I ti preelarissimi gesti et divine opere delti maggiori di V, Iltma ecc. I le quali se contengono nel presente compendio, che la sua splen-
> iidistima et celeste luce notamente nata in la Cor^ Romana de » Vno tanto magnanimo Cardinale Pio litteratissimo et ornato de
> molte altre meroDigltose virtd. Il quale veramente non manco di » honore et gloria lui portato alla sua generosa et inclita famiglia
> di Pii et a loro patria de Carpi che habbia già dato quello Man-
> fi-edo et il figliuolo Pio tanto stimati da Otto Magno Imperatore,
et dal quale già sono tanti anni et tanto che forno essi Pii in
- Italia accresciuti di lor Hobiltade, sicomo più diffusamente sinarra
> nella presente operetta, alla cui perfeelione benché per anchor non
> sia stato imposto la mano extrema del modo che ricerca il tuo
> alto subjetto; nondimeno ho voluto piuttosto mi è stato possibile, » sattisfare in parte al desiderio di 7. R. S. eh' Ella tiene di vedere
> et leggere l' antica stirpe et ti egreggi et stupendi gesti delti suoi
> precessori sicomo mi è notissimo già sono molti anni. Sicché
adonque mando ora il presente libretto a V. Illma ecc. la quale
> si dignarà di accettarlo non guardando al dono eh' è piccolo, ma » all' animo mio eh' è grande et prontissimo per fargli sempre ser- » vitto in tutto quelo vaglio et posso, parendomi essere slato molto » ctaeenienté sì per maggiore ornamento della Illustrissima Casa w ma et della presente opera, sicomo anche per testimonio vero della
mia antica et pri^enaa servitù verso lei et suoi progenitori, bavere
• dedicata la preteate operetta meritamente a Sua Illma et lìevma «# tero honore el colonna della Casa Pia.
» ht stia buona gratia kumilmente basandogli la mosto me rac-
> comando.
- Finis.
if) Tale avviso è il seguente:
X 136 X
Ài nobiliagimi Lettori della presente operetta.
> Battista Palazzone,
> Quantunque, benigno Lettore, molte cose si ricercassero alla
> perfectione della presente operetta necessarie, cominciata già per
lo dottissimo Ingramo di Bratti professore di Legge, di poi lungo
» tempo seputta, finalmente (forse per divina volontà) in luce re'
> suscitata et alle mie mani ora pervenuta. Ho voluto nondimeno
> alquanto ampliare quella de molte cose per me ritrovate assai
> autentiche, come a Voi leggendole parerà chiaro et manifeilOt con 1 animo però de instaurarla in quello migliore stato che saria pot-
sitile, quando mi fusse stato concesso tanto di ingenio, et sapere,
- et ozio opportuno a tal difflcile impresa. Ma essendo stato più
> volte da più persone richiesto (t£ quali diffUilmente si potrebbe
- per me disdire per essergli tenuto obedire et fare sempre obsequio
> maggiore) eh' io gline concedessi copia : mi è stato finalmente nec-
cessarlo compiacergli. Volendo più presto aver qy^ilche ingiusta
riprensione delti huomini mordaci et maliooli, che perdere la gra-
I tia delti miei maggiori, et delti veri amici, detti quali faccio piit ( estimo et abitate dopo le cose divine che di qualunque altra cosa
- del mondo. Sicché adonque habbiatemi (eh' io ve ne prego) ragia-
» nevolmenle per iscusalo se l' opera non vi settisfacesse del modo 1 sicomo ricercaria il suo nobilissimo soggetto et la capacità del 1 vero, sottile et atto inteletto. Valete. »
{g)\\ caDonico Bolognese Gioan Jacopo Amadei trasse copia dì questa cronaca, la quale pur ora conservasi fra ì mss. dell' Univer- sità di Bologna, segnata N. 335. la fine di tale copia TAniadei ha notalo :
> Adì 30 Maggio 1740.
» La presente Chronica fu da me sottoscritto con li Alberi Ge-
- neatogici qui annessi diligentemente copiata da un Manoscritto
- originate antico in 4.* imprestatomi dal signor Ubaldo Zanetti
> pedale in Bologna, che disse avere comprato nel Mese scorsa di
- Marzo anno sud. atta Bottega di Gaetano Ghetti Zaoaglio setto
» il Voltane della Corda. ^»
I %o SoaiiMs Jacobus Amadei q. Caroli Antomi Canonieut
> Sanetae Mariae Maioris Benoniae >. L. S.
(ft) Prefaz. al Tomo IV delle Mem. Stor. di Tiraboschi pag. V. (i) Angelus Bonicelli. /» funere Josephi Sacchi. Modena Vin- cenzi ecc. 1814.
X »37 )(
ANNOTAZIOIVI
ALLA CRONACA DELLA MIRANDOLA
DEL BRATTI
(1) Ecco le poche notizie che ho potuto raccogliere intorno al Bratti. Esse mi vennero comanìcate dalU gentilezza de) Tiì Don Paolo Guaitoli.
> // Bratti tratte origine da una famiglia di Modena, la quale
> ivi stanziava fin dal principio del secolo XIV, e poscia ti sog-
• giorno anche nei tempi successivi, e precisamente dal ramo di
> essa che nel secolo stesso trapiantassi in Carpi forse nella per- » sona di Giovanni del fu Gherardino che primo vedesi stabilito fin
> dal i315, e d^ successori del quale sì hanno poi non interotte
> memorie sino ai primi anni del secolo XVI. Le quali cose tion
> sono da porsi in dubbio, perché il nome d' Ingramo vedesi ripe-
• tuto tanto fra i Bratti di Modena, come fra quelli di Carpi. Ma
• dell' Ingramo di cui è parola, gli atti degli Archivi di Carpi ser- 1 bano il più alto silenzio, e perciò di lui non sappiamo se non te
> quanto egli ci rivela in due lettere premesse alla Cronaca da lui
scritta, vale a dire che egli era Carpigiano, e professore di legge,
» e che fioriva nel J360.
> Fuvvi perà chi si dette a credere non essere il nostro Bratti » persona diversa da queir Ingramo Bracchi legista Modenese che
> al dire del Ghirardacci Uistoria di Bologna pag. iOB, e del Ved- t rioni ne/mìstoria di Modena pag. 362 e nei Dottori Modenesi
> pag. 17 fu assai caro a Gio. Galeazzo Maria Visconti signor di
> Milano, il quale lo mandò nel 1386 ambasciatore ai Bolognesi per
• indurli ad accordar la pace ai Faentini, e chi in tal guisa pensi 1 fu il Marchese Carlo Francesco Pio di Modena in. certe tue note
• alla Cronaca d' Ingramo, già esistente presso di lui, ed ora in » mio pottetto, affermando doversi leggere Bratti invece di Bracchi;
ma a siffatta interpretazione offre una grave difficoltà il sapere
1 che verso quel tempo esisteva in Modena anche una famiglia di » cognome Bracchi, del che sono prove evidenti parecchi Rogiti Car-
X 438 X
> pigioni coi quali f egregio uomo Antonio del fu Cecchino Braccia
> di Modena vetme più volte ìiominato curatore dt Gtovaimi e fra-
- tetti Pio signori di Carpi nel periodo d' anni cono dal 1424 al
. 1427, .
(2) Il racconto die si l^ge fra gli asterischi non é che la tra- duzione del frammento latino che il Bratti diresse a Marsiglio Pio signore di Carpi con lettera pure latina datata da Cremona nell'S GenDcùo 1380, aggiunte solamente alcune cose intorno la contessa Matilde.
Il Bratti medesimo asseriva avere estratto tale frammento da un aulica cronaca della città di Genova del Padre Giacomo da Vo- ragine dell'ordine dei Predicatori, dove non ne esìste sillaba. Tale racconto (per quello che riguarda la Mirandola, e l'origine delle làmiglie dei Figli di Manfredo) è al tutto fòvoloso, e si 6 riportato unicamente per lasciare il codice nella propria integrila.
il primo a porre in aperto una tale favola fu Francesco-Tar- quinio Superbi storiografo Carpigiano (n. 1713 m. 1777) in una sna opera compilala nel 1740, tuttora inedita, avente per titolo < Noti- zie concemtnti la genealogia e le vicende della nobilissima famiglia Pio già Signora di Carpi. > Di questo dotto lavoro del Superbi si servì venti anni dopo il Padre Flaminio da ParinSj e senza fame cenno, pnbblicii le osservazioni del Superbi come cosa propria, ag- giungendo solamente la lettera del Padre Calzamiglia che conferma la riferita confutazione, della quale perciò fu creduto autore l'accen- nato Beligioso. Tale fatica del Superbi, edita dal Padre Flaminio, assieme al frammento d'Ingrano ed alla lettera del Calzamiglia si legge nel Tomo lì. delle f Memorie Itoriche delle Chiese e Conventi dei Frati Minori detf Osservante e Riformata Provincia di Bologna raccolte dal P. Flaminio di Parma » stampate in Parma stessa da- gli Eredi Monti nel 1760. (Vedi da pag. 2 a pag. 17). Tutta la fa- miglia Pico però ha sempre creduto alla favola, e sappiamo dal conte Massimo Scarabelli (Poema ms». sulle cose dei suoi tempi — Dichiarazione XXXIII al Capo I.) che ai tempi dei Pico nel Ducale palazzo della Mirandola il fatto d'Eoride « diffusamente vedevati
esposto in un grande apparato <f arazzi intestuio d* oro e
d'argento >, apparato che viene minutamente descritto dallo Sca- rabelli medesimo.
Le vere memorie intomo alla Corte di Quarantola ed alla Hi- - randola sono le seguenti :
La Corte di Quarantola circa nel 750 dell'Era Cristiana proba- bilmente venne donata da Astolfo Re dei Longobardi a S. Anselmo
X 139 X
fondatore del Uonaslero Nonantolano. (Tirabosehi Storia di Ifonan- tola Tomo I. pag. 291. — Bartoti Elogio a Pico pag. 170 nota 26.) — È poi certissimo che l'anno 842 l'imperator Lottarlo fece dono della corte anzidetta all'accennato Monastero. (Tirabosehi loe. cit. pag. WO.) — Re Berengario con suo Diploma dell'anno 902, con- fermato nel 901, siccome sembra probabile, donò alla Chiesa di Modena una porzione della corte in discorso. (Tirabosehi, Dizio- nario Topografico Tomo li. pag. 232.; — Nel 1049 l' Abate Rodolfo ne investi il Marchese Bonifazio (Tirabosehi, Memorie Storiche Mo- deneti. Tomo IV. pag. 178.J e finalmente nel tllS Matilde figliuola ed erede di esso Bonifazio la concedette ad Ugo flgliuol di Manfredo, cbe la trasmise a quelle tante famiglie le quali a lui di sangue con- giunte, sono note sotto il nome di Figli di Manfredo. (TtrcUiotchi toc. cit. pag. I7S.; — Io quei secoli il Borgo di Qaarantola era capo-luogo di tntto il Distretto, cbe in seguito venne chiamato Du- eato della Mirandola.
Il dominio della corte menzionata fu per lungo tempo comune ai figli di Manfredo, e benché essi facesser più volte divisione dei beni, é però verisimile che gli onori ed i vantaggi annessi al do- minio, rimanessero indivisi sino ai principio del secolo XIV in cui la famiglia dei Pichi ottenne dall'Autorità Imperiale la Signorìa della Mirandola. (Tirabosehi Mem. Stor. Tom. IV. pag. ili.)
Non mollo dopo il 1000 si hanno notizie certe della chiesa di santa Maria di Quarantola, che onorata del titolo di Pieve stendeva indubitalameate la sua giurisdizione sopra tutte le chiese del pre- sente territorio Hirandolese che non erano soggette alle Pievi di san Sterno e dì san Martino in Spino. Non si pud quindi, in man- canza di precisi documenti, ascrivere con certezza alla contessa Ma- tilde la riedificazione della Chiesa di Quarantola, cui accenna il Cronista, quantunque si possa attribuirgliela con molta Terosimi- glianza, essendo ^eqnentissimi qui ed altrove ì monumenti della generosità e predilezione di questa gran Contessa per le chiese cattoliche.
La pili antica ed indubbia menzione del nome Mirandola si ha da un documento del 4 Giugno 1102, col qnale l'anzidetta contessa Matilde trovandosi in loco qui dicitw Mirandula restituisce Guastalla ad Imelda badessa del Monastero di S. Sisto in Piacenza. (A/fà Storia di Gitoitalla Tomo I. Appendice di documenti pag. 328.; — La con* tessa medesima con Diploma 26 Gennajo HiS, di sopra citato, dì- chiara che il Marchese Bonifazio suo padre aveva già avuto in li- vello da Rodolfo Abate dì Nooantola la corte di Quarantola col cas-
X Jio X
tello della Mirandola, e poscia soggiunge, che volendo essa mos- trare la sua riconoscenza ad Ugo di Manfredo valoroso Capitano che in pace ed in guerra aveala fedeìniente servita, gli fa dono della corte medesima con tutte le sue pertinenze, aggiuntavi la Bocca della Mirandola da lei fatta innalzare, giusta il Tirabascbt probabilmenle fra il 1102 ed ti lllS (Diz. Topografico Tom. II. pag. 47 e Memorie Sloriche Tom. IV. pag. tSti.J a patto che egli ed i suoi discendenti paghino al Monastero sudi'etlo queir annuo canone che il Marchese Bonifazio ed essa soleano pagare, f Tiro- boschi Mem. Stor. Tom. IV. pag. 174J
Intorno alla chiesa dì S. Possìdonio della quale fa menzione il Bratti, e la dice pure edificata dalla Contessa Matilde, si veg^DO le osservazioni fatte superiormente riguardo alla Pieve di Quaran- tola. — L'accennata chiesa di S. Possidonio esisteva fino dal 9t!2 nella condizione di semplice cappella eretta in luogo chiamato Gar- (aniana. — Nel 1144 si vede annoverata fra le chiese succursali dell'antichissima Pieve di san Stefano, e nel 1221 era già stata ele- vata al grado di Preposilura. Questa venne aholita nel 1470, ed il di lei patrimonio fu applicato alla Collegiata della Mirandola. — Non é inverosimile, come pensa anche il Cronista, che nella chiesa in discorso fosse trasportato il corpo di san Possidonio. Su questo rap- porto sono interessanti i seguenti opuscoli del Dottor Luigi Maini:
> Sopra la invenzione del corpo congetturata di S. Possidonio. Memoria del Dottor Luigi Maiiii con documenti > Modena, Eredi Soliani 1857.
1 Sopra la traslazione del corpo di San Possidonio dalle Pttglìe netr agro Mirandolano ecc. Osservazioni storico-critiche del Dottor Luigi Maini. * Modena 1837.
I Di alcuni monumenti risguardanti la Storia del culto di San Possidonio ecc. Cenni illustrativi del Dottor Luigi Marni. Modena Vincenzi 18S7.
Finalmente la vera discendenza dei Figli di Manfredo viene chiaramente dimostrata dagli Alberi Genealogici delle famiglie Pico e Pio che sono riportati in fine a questa cronaca.
(3) Rogito 1. Febbraio 1168. Actum in Mutineme N. S8Ì Del- l' Archivio Pio di Carpi. Y. anche Tiraboschì Memorie Storiche Mo- denesi Tomo IV pag. 128.
(4) Il Tiraboschi toc, cit. pag. 86 pensa fosse Geranio allora Vescovo di Bologna.
(5) Altrove si chiama Manfredo. Esso era appunto fratello d' Al- to-to da Borzano, e cosi viene anche chiamalo dal cronista all'anno
X «41 X
1188. Vedi r Albero Genealogico della famiglia Pico, e Tìraboschi loc. ciL pag. 209. noia 6.
(6) Il Bratli ed i suoi continuatori Tanno di Manfredino Infante due persone, ma giusta il Tìraboschi loc. cit. pag. 133 Infante noi^ è che il sopranome di Manfrtdino, il qnale in seguito venne poi cambiato nel cognome di Fante.
(7) Nel 1070 t( marchese Bonifazio possedeva la Corte di Bor- zano, ma poi l' anno 1 192 Arrigo VI. la rese alla Chiesa di Reggio attiene con Rondinura. Uebbe allora Alberto dello da Boriano proveniente dalla celebre discendenza dei Figli di Manfredo Signori di QuaranUili, il quale erosi stabilito in Reggio. Egli fu capo d'uno dei casali de' Manfredi che nei primi anni del secolo XIII diviser fra loro I molti beni posseduti. * G. B. Venturi. Storia di Scan- diano * Modena Vincenzi e Comp. 1822 pag. 127 il quale cita il Cod. Diplom. del Tìraboschi N. 686 e 7360 {sic.)
Borzano è sulle colline Reggiane distante da Reggio 7 miglia, e 18 da Modena. — Ricci Corografia ecc. pag. 18.
(8) Vedi la Nota (6) all' Albero Genealogico della famìglia Pico.
(9) Casale ossia Casato.
(10) Cioè 14 Maggio 1212. Questo Rogito è assai interessante. In Uirandola se ne con^rva copta presso il Dottor Francesco Moli- nari. Il Tìraboschi Mem. Stor. mod. Codice Diplomatico Tomo IV. pag. 49 ne da UD sunto circostanziato.
(11) Negli antichi Annali dì Modena all'anno 1213 si legge factum fuit cattrum Finalit a Mutinensibus. * Vedi Tìraboschi Diz. Topografico Tom. I. pag. 284.
(12) Dato dir« da Sesso come si ha anche negli altri dne esem- plarì della Biblioteca Bolognese contenuti nel Codice N. 268.
(13) L^^ semplicemente uno dei figliuoli Manfredi, dacché r orìgine d«i quaranta figli di Manfredo, siccome abbiamo veduio, é favolosa.
(14) Questa corte di Rntgnana non si trova nominata nel Ro- gito di divisione del 1212: é beusi nominato dal Tìraboschi Mem. Sutr. Tom. )V. pag. 131 il castello di Bntgnano nel Reggiano pos- seduto dai figli dì Manfredo.
(Iti) Questo Rogito f actum Mirandulae mb portico dìeti Re- berti de Pixo > esegualo N. 278; e trovasi neir Archivio Piedi Carpi.
(16) Intorno a Montirone V. Tìraboschi Dizionario Topografico Tomo II. pag. 103, 104 e la nota (!)
(17) Nella Memorie Storiche di Reggio del conte Tacoli Parie II. edita in Parma nel 1748 trovasi pubblicato un codice già esìstente
X 142 X
nell'Arcliivio Comunale di Reggio ed intitolalo • Libro focorum tea extimo condito tub anno 1315 •, nel quale sono notali tutti gli abi- tanti della città e del territorio di Reggio, e vi sono compresi an- che quelli della corte di Quarantola che allora dipendeva da quella ciltà. (n esso vengono ricordali i capi delle famiglie dei Figli di Manfredo che sono quelle dei Pico, dei Gualfredi, dei Bonifaeii, degli Azzoliai, dei Peioea, dei Padella, dei Papazzoni e dei Pio. — Gli Azzolini dei quali parla il Cronista hanno orìgine da Azzo flgllaolo di Guido di Manfredi morto già 118i. — Vedi T àlbero della Tamiglia Pico, Nota (4).
Non trovandone altrove memoria, mi piace notare a questo Inogo quello che si legge nel libro intitolalo i Della venuta e dimora in Bologna del Sommo Pontefice per la coronazione di Carlo V Impe- ratore con note pubblicate da Giovanni Giordani • Bologna Tip. Governativa alla Volpe 1842. Voi. I. Nota 317 pag. 78. i La nobile
> ed antica famiglia Malvezzi vitolsi che dal xangue discenda di
> quel Manfredi, da cui origine ebbero le famiglie Pico della Mi- » randola, e Pio da Carpi. — Muratori Scrip. Rer. Ital. Tomo XIT. •
(18) Grasuin ossia Ghibellini.
(19) Aygoni ossia Guelfi.
(20) Cosi si le^e pure negli esemplari del codice Bolognese N. 288. — Le copie Pio e Bianchì hanno invece in Via lata.
(21) Ciò conferma anche Gin. Battista Mann-edi al Capo XXYIIf dell'ordinate sua cronaca della Hìr. contenuta nel codice della S&ilioteca dell' Unfoersità di Bologna N. 268. — Le copie recenti della cronaca Bratti e dì quella del Manfredi varìano: alcune dicono che il prezzo della compra fu di venti, ed alcune altre dì ventidue millia libre. — Il Tiraboschi (Mem. Stor. mod. Tomo ÌY.pag. 182^ air appoggio degli Antichi Annali Modenesi riporlati dal Hnratori Scrip. Rer. Ital. Tomo X. col. 69 scrive che t Modenesi comperarono per ventimila lire il castello della Mirandola e la Matta dei Papaz- zoni > il qnal prezzo sembra il pili versimile.
(22) Di questi Papazzoni parla a lungo il Padre Chembino Ghì- rardacci nella sua Bistorta di Bclogna. Ivi per gli Eredi Rossi ISOS.
(23) Deve dire * Francesco della Mirandola nato de Bartolomeo di Prendiparte , dacché Francesco di Prendiparte era morto già nel 1267. (V. Alb. Geneal. Pico.)
(24) L' esemplare Pio ha Gvidoloste invece di Guidalotto : il Pozzetti Lettere mirandolesi (Edizione Reggiana) pag. 22 le^e Cut- dalosto.
(25) I) Mussalo racconta che Prendiparte, o secondo altro co-
X 143 X
dice, Tomaso figlio di Francesco Pico era stato Deciso alla battaglia di Batzovara, della quale si parla nella noslni cronaca, ma egli ha preso errore, perocché li veggiamo tÌtì amendne più anoi dopo. — Y. Tiraboschi Mem. Star. Tomo IV. pag. 184. —
(26) Questi Statuti sono ora infelicemente perduti. — Nella Biblioteca Municipalo di Ferrara avvi una copia latina dello Statuto della Mirandola che porta la data XX Settemàre 1386 Indiiione IX, la quale deve essere la vera epoca della seconda riforma dello Sta- tuto Mirandolese. — Vedi Rendiconto della Seduta della Comm. Municip. di Storia Pat. in Mirandola 20 Novembre 1870.
(27) V. Tiraboschi Dizionario Topografico Tomo li. pag. 408.
(28) Zaccaria dei Tosabeccliì era uno dei più ricchi del castello di Carpi. — Vedi Leopoldo Camillo Volta Compendio delta Star, di Mantova Tom. I. pag. 344 e 345.
(20) La più parte degli storici vuole sia il Cattellaro di Modena, e non, come dice il nostro Cronista, il Castellaro di Mantova che giace alla distanza di 9 miglia all'est di quella città. — Negli ^n- nati dt Mantova scritti da Scipione Agnello Haffei. (Tortóna Tipo- grafia Viola ^Bl^S.) pag. 668 si racconta la tragica fine dei Pico e dei Bonaccolsi avvenuta nella profonda prigione del Casteltaro, ma non si accenna ne alla rocca Modenese, né a quella del Mantovano.
Leopoldo Camillo Volta nel Qtmpendio citato nella nota supe- riore (Tom. I. Mantova Tipi di Franeeieo Agazzi 1807> air anno 1321 pag. 348, 349, Nota (c>) scrìve : Il fatto è provato da due
lerittori contemporanei. Il Muratori che sulF autorità loro lo narra
1 (Annali d'Italia all'anno 1321) afferma che i Fichi furon man-
> dati a Cattellàro fortezza del Modenese; ma sembra più proba-
> bile che lo fonerò a quella del Mantovano, ' come feudo de Bo-
- naeolsi. »
Su qnesto proposito il più volte lodato fa signor Don Gnailoli mi scriveva fino dal 17 Agosto 18B3.
t Net Collettore dell'Adige foglio Veronese ho letto di recente 1 un articolo intitolato = Hosee Municipale di Mantova = Cada- a veri scoperti nella rocca del Castellaro. =; È noto che nel 1321 » Francesco Pico e due suoi figli Prendiparte e Tommasino per or-
- dtw de Bonaeolsi furono imprigùtnati nella rocca del Castellaro
> ed ivi lasciati perire di fame, come pure nel 1328 Francesco ed 1 altri tre Bonacolti alla lor volta subirono la stessa sorte nella
> torre medesima per rappresaglia di Paolo e degli altri Ptce. Ma
> adhuc lis sub judice est se la rocca del Castellaro ove avvinerò
> «j orribili scene fosse quella del Modenese, ovvero r altra del^
byGdogle
X i« X
Mantovano. Per ragioni, che non mi è ppi-metto qui di svolgere,
- 10 eon d'avvito che tutto do seguisse nel Castellaro Mantovano. '
1 Ora nelF enunziato articolo ai pretende di riscontrare ne* scheletri
• ecoperti in guasto forte gli avanzi dei Pico e dei Bonacolti > suindicati . , . . i
(30) Questo é il primo assedio posto alla Mirandola. — Vedi Volta loc. cit.
(31) Il Bratti ed i suoi continnatori, e cosi pure Gio". Baltisla Manfredi parlano ben di spesso dei Manfredi di Faenza, siccome dis- cendenti dai Figli di Manfredo. Il Tìraboschi perà' non ardisce af- Termare che essi abbiano avuto una tale origine, ed inclina a cre- dere che Tavessero invec« da un altro di quei Manfredi antichi nominali prima che s'introducesse la denominazione de Filiis Man- fredi (Mem. Star. mod. Tom. IV. pag. iti.)
(32) Cosi delti perche presso al Bume Zemignola, ora canale di Migliarina, sn quel di Carpi.
(33) Bartolameo o Zapino Pico ebbe ire maschi, Boberto, Al- drovandino e Poma naturale, ma non s'incontra l'altro Aglio per nome Capino che senza fondamento gli attribuisce il Cronista. V. r Albero Pico in fine al Tomo IV delle Mem. Stor. di Tiraboschi.
(34) Tiraboschi loc. cit. Tom. IV. pag. 166.
(35) Il Pozzetti Lettere mirandolesi pag. 26 dice che il Pico nel 1333 fu eletto Podestà di Verona, ma il Cerio nella sua HisUt- ria di Milano ivi 1S03 per Alessandro Minutiano Parte III. lo chiama col nostro cronista col nome di Pretore.
(36) II Corio nel citato luogo parla ancora, come il Bratti, della morte di Petrilino Pico della Mirandola, del quale uod trovasi ve- runa altra memoria.
(37) Sottintendi faranno.
(38) Francesco Pico che mori nel Castellaro noD è avo di Fra»- ceschino, come erroneamente dice il cronista, ma sibbene è cngino di Nicolò padre di Giovanni dal quale ebbe origine un altro Nicolò che fu padre deir anzidetto Franeeschino. — (V. Alb. Gen. dei Pico.)
(39) Ordinariamente é chiamalo col nome di Francesco. — Ti- raboschi Alb. Gen. dei Pico.
(40) Questo insigne monumento, lavoro del Veneziano Polo dì Jacomello è ora nella prima cappella a mano destra di chi entra nella chiesa di san Francesco. Si ommette 1^ Iscrizione sepolcrale perchè riportala, tra gli altri, dal Pozzetti a pag. 29 delle Lett. mi- rand. e da) Litla nella celebre opera Famiglie Italiane, il qnale da pure una bella incisione del monumento. — ' Catterina Calmi di
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a Milano moglie di Prendìparte appartenne ad una delle grandi famiglie di quella città ora estinta.
(41) n moDamento di Spinetta sia ora di fronte a quello di Preodiparte, al quale è di pr^io assai inferiore. Manca d'iscrizione. — Il testamento di Spinetta Pico è io data 1 Hat^io 1390 rogato da Filippo quondam Benedetto de Filippis Notaro di Hodeoa. Nel testamento istesso Spinetta comanda il monumento colla B. V., il figlio, S. Antonio, S. Stefano, S. Cristoforo, e S. Catterìna. — {Let- tera del Lina a Giacinto Paltrinieri in data 2S Febbrajo 1822).
(42) Pensa il Tiraboschì {Biz. Top. Tom. l. pag. 222) che il nome Concordia avesse origine da qualche trattato di accomoda- ntenlo fra i diversi rami della famiglia Pico. — La prima menzione di quella terra risale al 2S Gennajo 1368 (Tir. toc. cit.) — La Chiesa della Concordia venne abbattuta dalle annate Pontificie nel Itfll, ed in breve fu ristabilita: nel 1593 fu rifabbricata den^^ la terra in luogo ove prima esisteva T oratorio di S. Antonio. Sman- tellata di nuovo nel 1704, risorse nella forma che ora si vede nel 1718.
(43) La targa era una sorta dì antico scudo di legno, o di cuojo.
(44) Nell'archivio dei Signori Pio di Carpi esiste copia di un documento del 21 Giugno 13i8 che contiene l'ultima divisione se- gnila fra le diverse bmiglie dei Figli di Manfredo, il qual docu- mento ci h conoscere che in quel tempo la chiesa di s. Francesco della Mirandola era governata da un Cappellano secolare. Ecco il passo : Actum in Coi tro terrae Mirandulae sub portieu, sive do-
• mus diati Domini Pauli ISilitis de la Mirandula, praesentibui Domino Benvenuto de Mantua Praesbitero et capellana S. Francùci de la Mirandula . . . . > V epoca precisa deir erezione di questa Chiesa non si conosce: essa esìsteva nel 1287, e la sua tacciata era volta allora all'inversa d'oggi, cioè da est ad ovest.
(45) I Frati Minori ofTiciavano questa Chiesa fino dal 138S. ( V. Flaminio da Parma Memorie Istoriehe, Tomo I. nella Prefazione pag. XI. e XII.) — Nel 1455 ai Conventuali succedettero i Minori OÙervanti — (Parenti Nota 6. alle • Ton^e della famiglia Pico > itampate per Perezione del Monum. di Gio. Pico. Modena Vincenzi 1824 pag. XXIII.J Questi Religiosi per assai titoli furono benemeriti della Mirandola : la loro soppressioae avvenne con generale rincres- cimento nel 15 Aprile 1810. — Nel giorno 8 Ottobre 1S23 il con- vento di S. Francesco venne assegnato ai Minori Riformali i quali lo hanno tenuto Gno ai primi dell'anno 18G7.
(46) Era figlia di Tommaxino dì Paola Pico, e non d' iUtfroct»- dino. (V. Tirabotchi Diz. Topog. Tom. II. pag. 48.;
X 146 )(
(i7) V. Corio Historia di Milano, ivi iS03. Parie IH.
(48) Manca iella.
(49) Favola. — I Visconti ( cosi chiamali per essere siati luogo tempo Luogotenenti nel governo politico dell' Arcivescovo dì Milano) vengono dagli antichi Signori e conli d'Anghiera. Alcuni però dicono trovarsi l' orìgine dì essi negli Archivii del secolo X da Berengario Re d'Italia, ed altri la fanno discendere dall'antica famiglia Impe- riale Angela Flavia. (V. Storia d'Italia Torino Marietti ISSk.pag. 168.;
(50) Leggi dodici.
(61) Questo racconto e gran parte del precedente non hanno alcuna cosa che riguardi i figli di Manfredi. In qualche copia recente i stato ommesso.
(62) Questo Yaches è detto talvolta AJace. (Tirab. Mem Slor, Tomo IV pag. 189.;
(63) Questo fatto deve dilTerìrsi di molti anni, giusta il Tira- boschi loc. cit. pag. 190. Negli Annales Forolivienses ab antw 1SI7S. usque ad annum 1473 stampati nel Tomo XXll. alla cotlonna 215 della gran Raccolta Rerum Italicarum Scriptore» del Muratori sotto l'anno 1429 si legge: < De mense Octobri» Borainus Jaches Domi- » nus Mirandulae oppidi a consanguineis occiditur > una siffatta notizia sfuggi alla diligenza dell' encomiato Tiraboschi, il quale fece si largo uso dell' indicata Raccolta del Muratori.
(54) Il cronista aveva prima scritto che Giulia figlia di France- sco fratello di Manfredo Pio, prima che si rimaritasse con Manfredo Papazzoni, era stata sposa ad Henrico Pio, dal quale aveva avuto quattro maschi cioè: Henrico, Pietro, Galasso, Niccolò e due fem- mine (e cosi pure trovasi nei dae esemplari del codice Bolognese N. 268 pag. 153 e 203, e nelle copie Pio e Bianchi), ma poi ha corretto come trovasi nel testo. — 11 Tiraboschi (Mem. Star. Cap. XIII paq. 16S; dice non aver trovata alcuna memoria di Francesco padre della nominata Giulia o Guigha Pio, e nell'jlH». Gen. vedesi infatti che Federico Pio ebbe due maschi soltanto cioè il nominalo Manfredo Vie. Imp. e Bernardino.
(6S) Leggi . . . tolse per suo marito . . .
(56) Leggi . . . li nomi.
(57) Sembra verisimile che il legalo lasciato da Spinogresso fosse eseguito in maniera forse non maestosa né plausibile, perchè, levato il vecchio lavoro, venne edificata una nuova tribuna da Fulvia di Correggio. ( V. Flaminio da Parma mem. ecc. Tom. II. pag. 26, ed il P. Serafino Giglioli Mem. Stor. mss. della Chiesa e Convenlo di S. Francesco della Mirandola N. Q e ÌS.)
X *" X
(SS) Nel 1433. — V. Veronesi Quadro Slor. della Mirandola e delta Concordia pag. 21.
(59) 11 documento è in data del 19 Ottobre 1448 a rogito di Paolo Ferrari notare della Mirandola, e trovasi Tra le perdamene della Congregazione di CariiLi della Mirandola Filza VI N. 4.
(60) ( L'anno 1455 dovendo passare per Reggio Giocanni di Angià che da Napoli se ne ritornava in Francia, il Duca Bono des- tina Francesco Pico e Feltrino Bojardi a complimentarlo in detta atta. > Cosi r Azzari citalo dal Vealuri = Storia di Scandiano =:: Modena Vincenzi 1822 pag. 82.
La lapide sepolcrale di Francesco Pico anzidetto già esistente nella Chiesa di S. Francesco della Hirandoia, sui primi di Marzo del 1830 dai Padri Riformati venne tagliala in due parti : tolto lo slemma e rasa l' iscrizione, tu condannala a servire di soglia alle porte laterali della Chiesa medesima. Tale lapide era di marmo rosso di Verona toccala da una parte di giallo smorto lavorata con cornice all'intorno di rilievo avente nell'estremità una Usta in piano dove era incavata in gotico T iscrizione riportata dal Pozzetti {Lett. Mir. pag. 32 Nota 1.) 11 contomo era bianco con basso-rilievi di quei tempi : Io scudo portava gli stemmi delle Tamiglie Pico e Pio. Era lunga m. 2. 11. larga m. 1. 10.
(61) Pietra figlia del Cav. Marco Pio di Carpi abitando in quella terra dopo la morte del di lei marito Francesco Pica, sì lasciò se- polta i nella terra delta Mirandola net Monastero di san France- sco deir Ordine dei Minori come si ha dal suo (eslamento in data 24 Novembre 1468 a rogito del notare Carpigiano Michele Savani N. 142 che si conserva nell'Archivio Notarile di Carpi.
(62) Tiraboscbi Mem. Star. Tom. IV pag. Idi e se£;.
(63) Non è vero, come scrive il Pozzetti {Lett. Mirand. pag. 33) che il Cronista afTermi che Brausio (osse figlio naturale di Nicolò, ma dice invece (come è realmente) che fu figlio naturale di Giovanni.
(64) L' [scrizione è riportara dal Tiraboschi Mem. Stor. pag. 214 e dal Pozzetti Lett. Mir. pag. 34. — La lapide venne spezzata, e dopo d'aver servilo ad uso poco decente tu rinvenuta pochi anni or sono assai malconcia. Presentemente è collocata nella maggior cappella della chiesa di S. Francesco al lato destro di chi entra.
(65) Nelle copie Pio e Bianchi ed anche nel secondo esemplare del codice della Bib. Boi. N. 268 pag. 205 versa e seg., segue l'ac- cordo tatto nel 14ìS Ira Francesco e Giovanni di Francesco Pico, e Galasso, Alberto e Giberto di Marco Pio di Carpi intorno il dominio della corte di Rovereto col Campazzo a rogito Silfestro Ferrari
X »8 X
nolaro Hirandolese e Silvestro di Filippino Cocapani noUro di Carpi ìa data 3 Ottobre dell'anno indicato. — Tale racconto sembra ag- giunto da roano posteriore.
(86) Rogito di Paolo Ferrari. — Il Padella fu sepolto nella chiesa di san Francesco della Mirandola presso Taitaredi g. Jacopo.- I superiori dello Spedale re lo fecero dipingere in alto di impartire limosine ai bisognosi entro un nicchio posto nel maro dalla parte settentrionale del primo cortile. (Pozietti Lett. Mir. pag. USO.) Que- sto dipinto venne tolto, e per assai tempo una sola memoria non ricordò il nome di si insigne benefòttore. Dietro proposta del Dott. Francesco Holinarl la locale Congregazione di Carità ba fatto collo- care nella chièsa di S. Francesco la Iscrizione seguente:
HEMOBLG ET CINERl
GERARDI PADELLA DE FILllS MANFREDI
HUmPlCERTIA OMNIQUB VtRTUTUH GENERE SPBCTATt
QUI ANNO HCCCCXLI
EGEHIS MORBO CONFEGTIS
. IN MOSOCOHITH RECIPIBNDI5
FDHD03 X LIBÉRALISSIME ABDIXIT
PIORUH OPERUH HODERATOHES
GRATI ANIMI CAUSSA
ANHO HDGGCLXX . P.
(67) Giovm Galeazo Pico ... è un errore che trovasi anche nel secondo esemplare del Codice Boli^ese N. 268 pag. 207 versa. Deve dire come leggesi cella copia Bianchi . . . Gio. Francesco, . . . Galeotto Pico della Mirandola . .
(68) Accenna a tal fatto un Iscrizione in marmo riportata dal Tiraboschi (Diz. Top. Tomo II pag. 47J Questo marmo assieme ad altre due iscrizioni relative al castello della Mirandola, dalla Ic^gia meridionale del palazzo Municipale sono state trasportate nell'aimo 1870 neir atrio del locale delle pubbliche Scuole.
(69) Pozzetti Lett. Mir. pag. 3tf. — Intorno S. Martino in Spino V. Tiraboschi Diz. Top. Tomo U. pag. 27. — Giusta il Tirabmcbi medesimo (ìotì. eit.) il primo fta i figli di Manfredo ad essere in- vestito del castello di S. Martino in Spino fa Paolo Pico. — Bu*- tolomeo Vescovo dì Reggio nel 28 Giugno del 1353 concesse al ca- valier Paolo anzidetto figlio del fu Prendiparte Pico della Mirandola per se e saoi figli maschi lattimi e naturali « eaitrum temm, et
X 149 X
territorium Curiam Sancii Martini ia Spino terrtu et possegsionea
» eultag et incultas, prato, sylvoi, nemora^ boicoi, rupinas, valla,
- piicariat, aqtiai paladet in omnibus juribut corporalibut et m-
eorporaliim» ad no* et nostrum Episeopatum tpectantibut et per-
1 tinentibut quoguo jure in ipso ccatro, curia, terra territorio ubicum- I qtàt etsent, vel reperiri postent prò nobis,etnastrissticcetsoribm,
oc Episcopo Regii, tamquam nobis et nostro Episcopatui asserto
> et devoluta, assertis et devolutis in feudum hoaorificum damus et t concedimus et eonferimus, e prò feudo honorifico ipsum et succes- » tores suo» praedietos habere, tenere et postidere prò nobit, nos-
> tris successoribut, ac Episcopato nostro praedicto concedimus et I prestamus, ae cum annulo quem in manu tenemus ipsum reci- I piemem ut supra prò nobis et aliis supradictis legitime investi-
> mus, etc. t indicandone aacbe, sebbene imperfettamente, ì confinì eolle s^uenti parole: < a mane Bondenmn exeundo a fovea cavra-
> ria, et deinde usque ad fooeam Beginorum, a sera Ecclesia San-
> cU Venera exeundo usque ad foveam Reginorum, et a Saneto Ve- 1 nerio exewido ad bueham seuptarii, et deinde exeundo usque ad 1 locum ubi dicitur giara de Mudo, et si qui atii sunt vel fuerunt 1 confinet > -- (Dal Sommario di allegati unito air allegazione pel Marchese Don Antonio Menafoglio contro la Comuniià della Miran- dola, nella controversia pei pascoli ecc. stampala in Modena nel 1777 — e dal Tiraboschi Mem. Star. Mod. Tom. V. Codice Diplomatico, pag. 129.)
Nel 7 Febbrajo 1&40 a Bof^to Ferrari Paolo della Mirandola Jl Magnifico e potente Giovanni del fu Francesco Pico Signore della Mirandola e conte della Concordia, a nome anebe del proprio fra- tello Francesco della Mirandola conte della Concordia ecc. nomina suo procaratore Don Bartolomeo da Mantova Arciprete della Pieve di Qnaranlola e professore di sacra Teologia a chiedere e ricevere dal Vescovo di Reggio investituram, sive renovationem invettitu- • rae Yilltawulae Sanati Martini in'Spino etc. i
(70) Fu sepolto nella chiesa di San Francesco della Mirandola. La maestosa urna di marmo che ne racchiude le spoglie, é ora oell'altima capella a manca di chi entra. L'iscrizione è anche ri- portata dal P. Flaminio da Parma Mem. Storiche pag. 43.
(71) Giulia Boyardi moglie di G. Francesco 1. Pico fu figlia di Fellrino Bojardi Juniore (Venturi Storia di Scandiano, Albero Bo- iardi pag. 109). Essa morì in Bologna nel 13 Agosto 1478 come si rileva dalla seguente lettera esistente autografa nella Biblioteca Mu- nicipale di Feirara, delta quaìe ci ha trasmessa copia con molti
X 150 )(
altri interessami documenti il eh. Bibliolecirìo Luigi Napoleone Citta-
della die la nostra Commissione di Storia Patria si onora avere socio.
Fuori * ... a et gaoso Equiti tamq. . . . Aon", Dm Fra^
- citco . . . it (de Areoslis) siniscalcho . . . nissimo etc.
Dentro Magni/ice et gnose tamq: frater mi hon: pensemo » quanto è nostro debito per lo amore el quale è tra nui, et per
esser certi che tutte le conselalione et tribulatione nostre kic inde
tempre sum comune advisemo la M. V. corno la Magnifica if*
> olim Nostra Madre M." Julia heri a hore doe di nocle passo de » la presente vita, e rese V anima a Dio. E portato el suo corpo I da Bologna ala Mirandula hozi, domaUna sera aepellito. Cusi adi t fS del presente si farà commemoration et affino del septimo di
spiritualmente per la giesia secondo el consueto. A quella ce ari-
comandemo. Que bene valeat. Mirand. die li Augusti 1478.
> Bianca Maria Esteiuis.
1 Antonius Maria et Joanet Prothonotarius de la Miran. Comi-
tee Concordiae eie.
> (Francesco Ariosti, cui è diretta la lettera soprascritta della I famiglia Nobile da cui cmne poscia il celebre LodiJvico, fu prò-
- fessore nella patria Università, Siniscalco Ducale, Ambasciator» .
. aWImp. Massimiliano ed altrove — ¥. Litta, Frizzi, Ughi etc.
- — Nota del Cittadella.;
(72) Antonio Maria Pico dopo la morte della prima sua moglie Costanza dì Sante Bentivoglio Signore di Bologna, nel 1492 passi a seconde nozze con una figlia dell' lllustriss. Dispaio de Larte di Na poli. — (Lettera d'Anton Maria stesso al Marchese Gonzaga di Mantova datata da Roma nei 4 Marzo 1492. nellMrcA. Stor. Gons. di Mant. Rubr. E. XXXVIM. N. 2.)
(73) Vedi Nota 12 alt' Alhero Genealogico della Famiglia Pio.
(74) La Collegiata delia Mirandola fu eretta nel 28 Settembre 1470 a rogito del notaro Reggiano Giorgio di Bartolomeo' Anguissoli. Io posseggo una copia di questo rogito di mano del Padre Papotti ^e dice averta estratta ex quadam antiqua copia in pergaìnenit exarata. La detta Collegiata Ai soppressa nell' 11 Giugno 1798, ri- pristinala nel 1 Gennaio 18S8,
(75) Leggi . . . dall'Assassino.
(76) Leggi . . . Lagoscuro come trovasi nelle copie Pio e'Bianchi.
(77) Questi Capitoli si trovano anche nell' Arcbitfio Storico di Mantova Rubrica E. XXXVIll N. S.
(78) Tale investitura fu pure rinnovata a Galeotto da Massimi- liano stesso nel 9 Dicembre del 149G. — (Y. Tiraboschi Mem. Stor. Tomo IV. pag. 190.)
X 151 X
(79) Tale data lesesi in tulli gli esemplari. Il cronista però senza cancellare la data M.D. del mese de lugno vi ha scrìtto sopra
— 1499 16 Ltiglio la quale é la vera epoca della permuta di
parl6 del prìncipato di Carpi con Sassuolo, semita tra Giberto Pio ed il Duca dì Ferrara. — Nella cronaca della Mirandola di Gio. Battista Manrredi al capo 135 si trova per intero V atto dì questa pennata rogato da Lodovico Bonamelia notaro di Ferrara in daia 16 Luglio delFanno indicato 1499.
(80) Leggi .... erano ....
(81) Con atto del 22 Aprile 1491. Tirab. Mem. Sior. To.ni tV. pag. 196.
(82) Studii . . . cosi cblamavansi a quei tempi le Università. Quelle di Ferrara e di Padova furono tra le frequentate da Pico, ^li iafatti con lettera 14 Maggio 1479 esistente nelV Archivio Sto- rico di Mantova (Rub. E. XXXVIII N. 2.) avvisa il Marchese Gon- zaga che va a Ferrara agli studii, dove si fermerà 4 o S anni. Colà giunse nel giorno 29 Maggio suddetto ( Tir. Bib. Mod. Tom. IV. pag. 97.), e l'anno dopo passò a Padova come raccogliesi da una lettera Ducale del 16 Dicembre 1&80 in cui si ordina < che H conte > Giovanni della Mirandola studente Filosofia in Padova goda i pri-
- vilegi degli altri scolari. — Tiraboschi Mem. Stor. Tom. IV pag. 197.
Giovanni Pico ancor giovinetto godeva ramicisia d'aomint grandi. Nel 1472 egli era ìn Mantova ad assistere col fratello Ga- leotto, col Poliziano e con Leon Battista Alberti alle feste fatte in quella città per T ingresso del Cardinale Francesco Gonzaga. — V. Giuseppe Arrìvabene. — Continuazione del Compendio della Storia di Mantova del Volta ivi 1827 Tom II. pag. 173.
(83) Giovanni Pico, giusta il Riccioli, nacque nel 24 Febbrajo 1403 alle ore 2 e mezzo pomeridiane, e morì nel 17 Novembre 1494: mancano dunque alcuni mesi ad arrivare air età di trentadue anni che fra gli altri gli dà il Tedesco Leo nella sua Storia degli Italiani (I. 782) ove scrive ^ amici carissimi ebbe i Medici e Mar- siglio Ficino, ai quali e alle lettere e all' Italia fu tolto ai 17 No- vembre nella fresca età d' anni 32.
(84) Le opere di Giovanni Pico furono stampate in Bologna per Benedetto di EUore nel 1496, in Venezia per Bernardino Vitali nel 1498, in Argentina nel 1504, e per Lodovico Mazzali (forse in Reg- gio) nel 1806; in Parigi nel 1S17, e di nuovo in Venezia nel 1S19, e finalmente insieme con quelle di Gio. Franceso in Basilea nel 1S73, e nel 1001 — L^ edizione della Mirandola si ritiene supposta.
— liraboscbi Btit. Modenese Tom. iV. pag. 105. — Furono pure
X 152 X
pure stampate in Venezia da Girolamo Scoto neiranno 1S86, e se ne conserva in MiraDdola un bellissimo esemplare presso il signor Don Lnìgi Navolny. — Roberto Bellarmino nel suo libro de Seri- ptaribui Ecelesiatticù — Parigi Tipog. Cramoiiatia M.DCLXYnL da pure l'elenco delle opere a stampa del Pico.
In un codice cartaceo esistente nella Biblioteca Municipale di Ferrara si trovano le seguenti operette inedite di Giovanni Pico: t Joannis Pici Mirandìilae = Expositio triplex . . . titUratit: mo-
ralii: et allegorica Psalmi XI ^= Salvum me fac Domine = e così
dei Salmi XYll e XYIII. — Tale codice è di carte 8& comprese le bianche, carattere del secolo XVI.
(6S) Il Pozzetti (leu. Mir. pag. H) dice che la Concordia d messa dal Nipote Gio. Francesco tra le imperfette, o crede che le altre Ire opere che seguono il libro indicato formino ana stessa cosa quantunque differentemente intitolate. (Loe. cit. pag. ii)
(86) Di questa operetta del Pico abbiamo doe tradizioni italiane; una di Girolamo Regino Eremita stampata in Venezia nel 1K23, l'altra di Prosino jE.^tno impressa in Firenze nel 1KS4.
(87) A proposito delle opere di Giovanni Pico credo bene ri- cordare il seguente libro che ha relazione coir opera < Coba/ùla- rum telectiora etc. > della quale fa menzione il Tiraboscbi nel Cata- logo che ne dà a pag. 107 dei^Tomo iV della Biblioteca Modenete. ~
. n titolo dell'indicato libro è questo:
1 Apologia Fratria Archangeli ié Burgonovo Agri Placentit^
• Ordina Minorum prò defenxiene doctrinaa cabalae cantra Reo. » Dominum Petrum Garziam Episcopum Uttellentem Mirandulam ' iv^ugnantem sed minime laedentem. >
> Et Concltuionet Cabalisticae numero LXXl pi) aecundum > o^mion«in propriam ejutdem Mirandulae ex ipaim Hebreontm
- lapientum fuiidamentis Chriatianam Beligionem declarantea per
» eundem fratrem Archangelum aeuliasime declaralae et elucidatae. 1 Bononiae per Alexandrum Benacium ItHih. *
(88) Vedi il Pozzetti Lett. Mir. pag. ii e seg. ~ Anche il Ti- raboscbi (Bib. Mod. Tom. IV. pag. lOfi, 106, 107^ dh il Catal(^ deQe opere di Giovanni Pico. Da esso però bisogna togliere l' Ora- zione ms. citata al N. XIV, la quale appartiene ^1 Gesuita Giovanni Pico che mori in Roma nel 1660. — Sbagliò quindi il Pozzetti quando attribuì questo lavoro al principe Francesco di Alessandro II. Pico. (loc. cit. pag. ISS) — Correggasi pore il Tiraboscbi Bib. Mod. Tom. IV. pag. 96 dove dice che Giovanni Pico ta istniilo nella letteratura e nella poesia dal Canonico Tamasia, la qnal cosa non .«us-iiste.
X t53 X
(89) È assai interessante la lettera seguente colla quale Galeotto I Pico annunzia al Harcliese Gonzaga di Mantova la morte del prop- rio fratello Giovanni. Essa trovasi neirArckivio Storico Gonzaga a Mantova Rabrica E. XXXVIII N. 2, e ne dobbiamo la comnnica- zione, assieme a moltissimi pregevoli documenti diseppelliti da quel- l'Archivio, all'egregio e cliiar. Socio Caponico Prof. Willelmo Bra- glurolli Segretario della Commistione di Sorveglianza dell'Archivio medesimo.
- lUmo et ExcehM Signor mio: bavendo io quetla matina havuto
• nota de la morte del Conte Joonni mio fratello, me e parso per
la tervilu eh io ho ala Excelentia V. essere al debita mio significarlo
> a quella, la quale voglio che sia certa eh io non poterei haveri
ricevuto peggiore novella di questa, in modo eh io non credo che
» sia dolore che se poteste equiperare al mio prima perche mi era fra- » fello, et poi per le optime et singulare viriate et digne coiidictione
> ette, eh io posso dire non essere homo al mondo che havesse potsuto
> fare tanta perdita quanta ho facta io havendo perso un tale fra-
• teìlo. Ma quel che più me afflige é il non essermi ritrovato ala » morte sua, la quale me kavea mandato a dire die desiderava (are
• in le brazze mie, per non morire vulgarmenU tra la famiglia
> atta sola. Et questo non haverei possuto fare perche non sarei
> gionto la a tempo. Ma del tticto bisogna haeere patientia et con-
• formarsi col volere del nostro Signore Dio. Una cosa mi conforta » che se anima alcuna debe conseguire loco de beatitudine che lei
> sera una de quelle per la sancta vita che ha tenuto. Et anche
> un mio messo quale venne da Fiorenza me' dixe che lui dicea I RAA estimare la morte et che vinti anni più et vinti manche erano
• niente. Et chel cognoscea questo beneficio dal nostro Signore Dio
• eh el vedea non volere campare ; non di meno non sentea passione I alcuna morendo tuttavia. Et concludea questa vita nostra essere
• un fieno, come veramente se pò cMamare, son certo che gli ne » rincrescerà assai, per essergli morto un servitore affetionatissimo
• come gli e, et e stata sempre tutta casa nostra et ala bona grO' 1 tia tua di contìnuo me raccomando, Ex felicibu» castris Chris-
tianisaimi regis m villa Sancii Paneratii prope Ruseiam die XXII.*
novembris ikdì.
- D. Exceletttiae V.
> Devotmus Servitor Galeotut de la Mirandula.
1 Illmo et Exeelmo Domino meo
» Obsertandmo D. Francisco Marchioni Mantuae eie.
X 154 X
Anche nel Necrologio del Convento di S. Marco ia Firenze si fa memoria della morte di Pico con varie circostanze poco note. (Lettera del march. Gius. Campori a Giacinto Paltrinieri 24 Già- gno 1850;.
(90) Errore. — Giovanni Pico morì seiranno 1494 alli 17 di Novembre. — V. la Nota (83). — V. pure Tiraboichi Mem. Star. Mod. Tom. IV. pag. 197. e Bib. Mod. Tom. IV. pag. 104, 103. ~ Pozzetti Lett. Mirandoleai pag. 39.
(91) Ecco l'Iscrizione posta al sepolcro di Giovanni Pico:
JOA>NES JACET HIC HIRANDULA CfTERA. NORUNT
ET TAGUS ET GANGES PORSAN ET ANTIPODES OB. A>. SAL. MCCCCLXXXXIV. YIXIT AN. XXXIII (a)
HIERONIHUS BENIVERIUS, NE DISJUKCTUS POST HORTEU
LOCUS OSSA SEPARET QUORUM ANEHOS IN VITA CONJUMXIT
AMOR. ILGC BtlMO SUFPOSITA PONI CURAVIT.
OB. AN. HDXXXXIIU. VIXIT AD. LXXXIX. HENS. VI.
Nel 1824 fu eretto in S. Francesco della Mirandola nn monu- menta a Giovanni Pico per Cora specialmenle del N. U. Dott. Carlo Ciardi. L'Iscrizione è dello Schiassi, il busto è opera del Professore Giuseppe Pisani.
(92) Dal Testamento di Giovanni Pico in data 1 Novembre 1493. che si legge nelle Lett. Mirand. del Pozzetti da pag. 61 a pag. 54 si rileva che non lasciò già la sua Libreria al Frati Predicatori, come accenna il Cronista, ma lasciolla invece al fì^tello Anlooio Maria sotto le condizioni portate dal testamento medesimo. 11 nomi- nato Anton-Maria la vendette poscia al celebre Cardinale Domenico Grimani di Venezia. Ce lo racconta il nipote Gio. Francesco R Pico il quale nel dedicare al Cardinale medesimo il suo Opuscolo De Pròeidentia stampata nel sobborgo di Novi nel lì!08 dal Dulcibello gli dice • Plura fortaste reponerem si et otium anmo, et quiet 1 daretur corpori si amplissimae quoque tuae bibtioteeae copia mihi
patuisset: cui poitquam ejus, quae Joannis Pici patrui mei fuerat
» ab Antonio itidem patrua, cui testamento obvenerat, ^i tibi » (fateor) non consulto, {quis enim eam sibi jure nonmalit?) ven- » atae, facto est accessio et numerm in dies auctus ex omnis ge- 1 nerU voluminibus quae tUii magna cura sumptuque conquerit,
(a) btaaa l'tU di Pka T. la HoU |81|.
X 155 X
facile eontinget . . . . > Vedi Annates de V imprimiere del Aide.
Troitieme Edition. Paria Renouard 1834. 4 Musarum Panegyrit • Nota 7 pag. 29, 32.
Il Grimani lasciò poscia la sna librerìa alla Biblioteca del cod- vento di S. Antonio di Venezia {loc. eit.), la quale in segnilo ri- mase preda di nn iocendio ( Cicogna: Iscrizioni Veneziane Voi. J. pag. 188, 19t).
(93) Giovanni Pico nel 1473, contando appena dieci anni, Tu creato ProUmotario Apostolico. — Lo sappiamo da leltere di Giulia Bojardi di lui madre dirette alla marchesa Barbara Gonzaga di Man- toTa in data 24, 26 e 28 Maggio di quell'anno che esistono nel- VAreìùtiio Storico di detta città (Bub. E. XXXVIII N, 2). — Gio- vanni erasi già recato a Mantova per vestirne l'abito per mano del Vescovo Cardinale Francesco I Gonzaga, ma in forza della partenza del Cardinale medesimo per Bologna dovette Tar ritorno a Mirandola, e dalle lettere indicale Don si conosce dove poi seguisse la vestizione.
Dai documenti che seguono si vede che Giovanni Pico era non solo Rettore della Chiesa-Curata di S. Gemìaiano di Massa nella Diocesi di Modena (ora delta Massa Finalese) ma benanche Coìitr mendatario di una Badia, e si conoscono inoltra altri particolari che risguardano la vita di quel Sommo.
Bogili di Antonio da Carpi esistenti nell'Archivio Notarile dì Ferrara t 14 Junii 1480. In Moiraslerio fratrum ordiais S. Spiritus 1 posilo extra muros Cicitatis Ferrariae in contrata Plope burgi
> eiv. Ferr. preaentibus eie. Reverendi^ in Christo pakr D. Jeannes
> de Picis de la Mirandola filius quondam Comitis Joannis, protho-
- noct. Apoat. et Comes Concordiae ae Rector et administralor pie-
» bis curatae S. Jeminianj de Massa Dioeesis Mutinae; de presenti
Aobtfator Ferrariae in cont. S. M. de Vado .... creacit suum
> nunti'utn et procuratorem D. Andream de Bisachis fil. g. Joannis
de Qaatuer Castellis Dioeesis Regine etc. (ed in specie per ras-
segnare al Papa la Pieve di S. Geminiano per cambio fattone con Fra Lorenzo Bisachi priore dei Frati Spedalieri di S. Antonio presso la Mirandola).
> 147S. 13 Marzo. Il Magnifico e potente signor Leonello Aglio
> del fa Magnifico e polente signor Alberto Pio dì Savoja confessa
> di aver ricevuto dalla magnifica e generosa signora Giulia figlia 1 del fil magnifico e generoso Cavaliere Feltrino Bojardi, e vedova
X 156 X
> tiol luagniflco e polente signor Conte Gio. Francesco Pico della
> Mirandola la dote della magnifica signora Catlerina Qgtia di detta
> signon Giulia, e consorte di detto signor Leonello, vale a dire
> ducati iOOO d'oro, denari dei magnifici e potenti figliuoli di essa
> signora Giulia, cioè dei Signori Galeotto, Antonio Maria e Gio-
> vanni Dei et Apoitolkae Sedia gratia Protonolharii Apostolici, fi-
> gliuoli del prefalo signor conle Gio. Francesco della Mirsndola, e t lo stesso signor Leonello dona alla predetta signora Catlerina di » lui moglie 3000 ducati d'oro. • Actum Carpi ete. — (Rogito del Notare Sikettro Coccapani neW Archivio Pio).
> Nel 1482 Giovanni Pico si trovò io Carpì essendo di ritorno 1 da Pavia dopo la morte ivi seguila deir amico suo Emanuele Ad- > ramitteno. • (litustrium Yirarum Ephtelae ab Angelo Politiano colleetae. Farisiis 1S17. Lib. 7. fol. CXIIII versa).
- l^ì li Marzo. Il Magnifico e potente signor Giovanni figlio
> del fu Magnìfico e potente Gio. Francesco della Mirandola conte
> della Concordia Ta line al Duttor Giberto figliuolo del Nobile signor
> Giovanni Fontana dì Modena della somma di lire 250, delle quali
> andavagli debitore per una casa posta in Modena dal suddetto
• conte venduta al medesimo Fontana. Aetum in terra Carpi pre- » sent. Doctore Dito Amaria de Corigiis fil. qtumdam Joannis de la
• Mirandola ...» — (Bogito di Astolfo da Panico nett Archivio Notarile di Carpi).
1 1464, 16 Giugno. Il %verendo e Magnìfico signor conte Gio-
- vanni della Mirandola, Pratonotario Apostolico e Commendatario
1 degnistimo deirAbbazia di Santa Maria detta Vagaatia {b) figli-
> nolo del fu Magnìfico e potente signor Gio. Francesco della Mi-
- randola, nomina suo procuratore il oobìl uomo Ser Baldassare de
fiazzolanì abitante io detta Abbazia a qualunque sua causa, lite,
1 ecc. Actum Carpi. » — (Rogito di Troilo Aldrevandi nel suddetto Archivio).
/ej Non t bn eUuo mt uMmm 1^ BUli della full» U Hoo an ComuiidiiUiia. Una A andnbbs )>giì [ungi iti Tara liMiudo clis U pareli VafaiiMa ! CDnOKplmBhi li VnaB- attia a eh* tttcli V IbluU io cUkoiw lia qselU di noU Uula dtlU Vugadin*., Xonu- Hio di Besedatlini uni sciali», fbBdito n«l iMela SI nUU dMtn d*U' AdSga, un sia gorn la gtOMa t«m dalU Badia aaì Poiadu di Borito, « ridotta poi a «mplice CoBBaoda priva daUa meU dal MDolo IV.
X 157 X
(94) Giuseppe HolJni nella sua opera t Documenti di Storia Ilalittita egislenti in Parigi > Firenze Tip. aiP insegna di Dante i836. Voi. I. pag. XXJ noia: • Voi. 84CS9. A. e. 11. Instrumentum fideli- 1 tatis praestatum per lUmum Dominum Galeolum de la Miran-
dula «te. ...» È in data di Milano 12 Giugno 149&, epoca della
• discesa di Carlo VII. in Italia. È l^lizzato dal Notaro . . . Non 1 fu copialo perchè fu credulo che esistesse già in istampa . . .
Il Honumento dì Galeotto I. si vede ora in S. Francesco della Mirandola neir ultima cappella al lato destro di chi entra. L'Iscri- zione è riportata dal P. Flaminio da Parma ael Tomo II. delle sne Memorie pag. 43.
(95) Leggi et ... per tal causa ....
(96) Nel giorno 6 Agosto 1S02 alle ore 21 circa con patio di salvamento delle persone ecc. — (Lettera di Lodovico e Federico Pico alla March, di Mantova 6 Agosto suddetto netCArch. Star. Gonz. di quella città).
Questo è il secondo assedio della Mirandola. — V. la Cronaca Modenese di Jacopino de Bianchi detto de Lancellotti — Parma, Fiaccadori 1861 ne" Monum. di St. Patria delle Prov. Modenesi Tom. L pag. 84, 8S.
(97) L^gi .... ritrovava ....
(98) L'Orazione funebre scritta da anonimo autore in lode di Lodovico Pico ai tempi del Tiraboschi si IroTava ms. nella libreria degli Agostiniani di Bergamo — Bib. Mod. Tom. IV. pag. 109.
NelIMrcAwio Storico Gonzaga di Mantova (Rub. E. XXXVIII K. i) esìste copia di un Breve latino di Papa Giulio II, e di due lettere dell' Imp. Massimiliano alla vedova di Lodovico. Hi pare op- portuno qui riportare tali documenti perchè non ricordali^ che mi sappia, da altri aggiungendo una terza lettera che trovasi al N. ti della Rub. indicata, colla quale l'Imperatore medesimo raccomanda al March, dì Mantova la Triulzio ed il figliuolo.
» Julius p. p. II. 1 Dilecta in Christo fllia aalutem et apostolieam benedietionem.
> Nuntiatus est nobis nuper preter tpem, et desiderium nostrum t obitns guondam Ludovici Mirandulae comitit lui consorUs qui t tane nobis molestisiimus fait, amabamus enim eum paterne ob
> egregias virtutes et singularem erga nos et sedem apostolieam
- fÙem: De anima tamen eius bene speramus, quia nobis et S.
» Romane ecleiie militavif prò qua anima et nos oratimus et orO' 1 bimus, que res libi lolalium esse debet: Itaque hortamur nobili-
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• totem bum, ut talem catum forti animo feras: cogìteggue quod t nemo divinae cotuntati resùtere potett: ^iai vero eomiuìes taearis
> et foveat quoa et not omntbut oportunis gratiis et favoribus pro- I tequemur cum ob paterna merita tum ob caritatem guam ex officio I pastorali viduis et pupillis debemut. Datum Bonuu apud SoHctum I Petntm mb anitfo ptscatorit Die XVHII Decembrit MDVIIII. pont.
> Nostìri amo teptimo,
t Sigitnmndut » (A tergo)
Dileetae in Christo filiis Comitissae
• Hirandulae reliete quondam L,
> Comitii Stirandttlae. *
I Maximilianui Divina (avente clementia E. Romanorum Impera-
• tor semper Augustus. Magnila devota nobis dilecta: Havemo inte»o
• l'horribile et acerbo caso del Magnilo tuo consorte: Del quale et
• per la fidete et affettata servita sua verso noi, et per le rare
• virtù, et bone condictione che erano recondite in la persona tua
• ne havemo recepulo quella displicentia che ricerca la acerbità del I cago, ma poi che cotti a «ostro Signore Iddio e piaciuto, età quello I più non li e riparo, te exhortiamo ad tollerarlo insieme con noi I prudentemente, comò se convene ad simili irrecupert^ili naufragi) I de fortuna: rendendoti certiitima per li tot benemeriti che non
> siamo per mancarti ne a ti, ne a filiali, m a subiteti tot de
> ogni nostro favore e aiutò oportuno, li quali tutti recevemo tu
> nostra tinguUire gratta et protectioue et precipua dilectione, per
> la quale venendo li oratori tuoi a noi strano benignamente rece- I puti, et da noi olduti: Datum in opido nostro Bolzoni die XXII t Xbre Anno Domini MDW Regni vero nostri Bo. XXJIII.
» Pro Rege
Ad mandatum Domini Imperotoris
proprium. io. Ticionus. • (A tergo) t Magtuf. Devot. nobis dileetae fra ... .
> Pieae Dominae Mirandulae Comitissae Concordiae.
> Maximilianus Divina favente clementia E. Romanorum hn- • perator semper Augustus ete.
» Magnifica devoto nobis dilecta: havendo considerato la acerbità
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> del caso occorso al Magnifico tuo consorte per lo quale pofria se-
• guire motti inconvenienti: potendoli provedere havemo deliberato
> mondare li uno nostro huomo de insegno et de auctorità che habia I insievie con ti ad governare quella forteza, et quelli toi subditi,
lo quale immediate expediremo: et quando sera li lo receverai
senza alcuna exceptione per essere a beneficio tuo et de li toi /!-
> liolini: et interim venendo alcuno altro de quatunche loco, grado
> et eondictione che se sia, non lo admetterai in sino chel predelo
> nostro sia (presso di te. Il quale sera incontinente da noi expedito:
Datum in opido nostro Bolzoni die XXII Decen^is anno Domini
> MDUP. Regni vero nostri Bo. XXIIII.
i prò Bege etc.
• Ad mandatum Domini Imperatoris proprium t Jo. B. Ticionus. > {A tei^o)
• Magnif. devote nobis dilecte Franeiaee Picae Dominae Mirandulae t e&mitissae Concordiae etc.
• Maximitianus divina (avente elementia E. Romanorum Impera- tor semper Augustus etc. Iltme Prineeps consanguinee charissime — Cum ad nos pertineat Sacri Imperi} membrorum curam susci- pere, et providere non minus ut integra illesa senentur , quam ut ulcerata sanentur. Ideo considerantes quod terra nostra Impe- rialis Mirandulae guae ex dissidentium Dominorum allercationibus proximo praeterito tempore acerrimo bello quassata et attrita fuit; auxilio et favore nostro plurimum indiget, ut a perpessis malis respirare aliquanter possil : presertim attenta Domini illius, pupi- lari aetate, et genitricis tutricis eius imbeeillitate , que utraque tuiUonem et proieclionem a nobis desiderant: cum sepenumero in tonginquis locis prout nos, ducunt ardua que nobis in dies nego- tia occurrunt, oò Italia constituti, non semper paralam opem nos- tram praefato Domino Mirandulae pupillo, ac eius prefate genitrici sicut vellemus afferre possimus. Ubi qui contiguns Domina Miran- dulae presto in eorum exigentijs esse poteris, praefatum Dominum pupillum et eius matrem tutricem et gubernatricetn duximus com- mendandos, te magnopere hortantes ut eos in proteelione susci- piendo, quicquid operis et auxilij rebus suis afferre valebis, id eie nostri intuitu afferai, facturus in eos tam bonae vicinitatis et ami- citìae officium, quam rem nobis gratissimam, quam erga te gratiosa vicissitudine recognoscrmus. — Datum in Civitate nostra Imperiali
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Treviri Die XII Aprilit Aimo Domini MDXJl. Regni nottri Ronumi XXVII. .
prò rege etc.
> Ad mandatum Caes. MaÌMlati$ propriwn A. de Baniiìssii. I III. Franceteo Marchiani Mantuae et consanguineo nostro charissimo.
(99) Il matrimoDìo fra Lodovico Pico e Francesca naturate di Gio. Jacopo Triulzio avvenne nel iSOl. in tele occasione- il mare- sciallo fece Francesca simile alle altre sì(e figlie. — (Lettere di Lo- dorico Pico neir^rcA. Star. Gomaga di Mantova 27 Gennajo e i6 Luglio IKOi. Rub. E. XXXVlIi. N. 2.)
(100) Terzo assedio della Mirandola. — Il Muratori nelle jlntt- ehità Ettmsi e negli Annali d'Italia assegna tale successo al giorno 21 del IMI. — Nella Storia d'Italia del Guicciardini (Milano Re- jna 1843; Voi. ili. Lib. IX. pag. 162 nota 2 sulla fede del Bembo e del Bnonacorsi si dice che la resa avvenne nel 20 Gennajo come si ha ancora da documenti sincroni dellMrcAt'cib Storico di Man- tova, uno dei quali è riportato alia noia 101. — Deve poi rilenersì errore tipografico quello che si legge nel libro XI. pag. 251 della Istoria Veneziana del nominalo card, Pietro Bembo (Venezia Zatta ilW) dove viene accennato che la dedizione della Mirandola av- venne a' venti di Decembre.
Intorno all'assedio di Giulio II. giova assai conoscere i seguenti libri: • Lettres du Rog Lavis XII et du Cardinal George d'Amboise avec plttsieurs autres lettres, memoires, et Instructions écritet de- puis 1504 jusque en IV Tomes et enrichies de Portraitt entaille dome. Tome Premier. A Brusselle chez Francois Foppens MDCCXII. •
L'altro libro porta per titolo: i Hiitoria de Pierre Terrail Seigneur de Bayart dit de Bon Chevalier etc. per Alfred de Terre' basse. Paris Libraire Ladvocat Palaie Rogai 1828. (inserita nella Collezione intitolata Croniques de Preux de Franee. >)
Questo autore, per quanto a me pare, ba chiarito meglio d'ogni altro il progetto del Cavalier Bajart d' iiuprigionare Giulio lì men- tre da San Felice sì recava alla Mirandola. (V. Cap. XXVI pag. 228 e ila 2i0 a 246).
. (101) mV Archivio Storico di Mantova Rubrica E. XXXVIII JV. 2 esìste una serie di lettere scritte della Mirandola al Marchese dì Mantova dal 2 al 31 pennajo 1511 colle quali Gio. Gazio, Lo-
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dovico Bnignolo, l'Arcidiacono Alessandro Gablontila, ìt'CardinatS Gonzaga ed allri lo r3|;giiagliano minnlamente dì quanto accadeva sotto le mura delta Mirandola durante l'assedio di Giulio II. — Tali lettere ofTrono preziosi particolari e non avvertiti da altri intorno quel celebre avvenimento. Non si riportano qui testnalmenle perchA assai lunghe, e perché Terranno fitampate con altri documenti in apposito volume. — Il Gazio nel 21 Gennajo avvisa it Gonzaga che la Mirandola si arrese nel giorno 20 Gennajo anzidetto circa le ore 18 1|2, e che il Pontefice entrò per la breccia dell'espugnata cit* tadella circa le ore 22 montando sopra una scala da piroli appretto ta porta di S° Antonio e cum grandisima fatica. — Il Cardinal Gonzaga scrive poi al Marchese nel 31 suddetto sotto la data della Mirandola, che il Papa fu portalo a san Francesco dove fu fatto un circolo di tutu i Cardinali presenti e degli oratori e Provveditori Yeneiiani, e fu deliberalo far passare dì qua dal Pò tulle le genti marckesesche che sono di là.
In tale occasione Giulio II. lasciò alla Mirandola nna mitra 6 l'anello di Sisto IV suo zio. La mitra scomparve nel secolo scorso: l'anello é ora nd Museo dì Modena. Il Veronesi net suo Quadro Storico ne dà una precisa litografia.
(102) Il Rosmini nella vita di Gian Jacopo Triulzio termina la narrazione deiras.«edio della Mirandola con un energico colloquio tra il Pontefice Giulio II e Francesca Triulzio-Pico in cui risplende la virile Termezza d'animo di quella donna.
(103) Leggi .... ritrovava ....
(lOi) Allurio ... gli altri esemplari leggono . . . ajulo . . .
(105) Loilovico Brugnolo in una dello lettere indicale alia nota lOt scrìve dalla Mirandola al Marchese di Mantova nel 22 Gennajo 1511. < ... . Ileri N. S. intra in questa terra la quale tUtle in
> grandissimo periculo de andare a tacco per el poco ordine li fu » posto ne lo filtrare, et se non chel S.' Duca mena le mane de
- sorte cke pento ne facetse remanere fredì da una para in suto,
> la cosa era fatta pur non se potè provedere a tanto che non te r facesse de molte robarie et max." in uno monastiro de tor» dove
- era el sforzo dele bone cose de questa terra, et la maggiore parte
- de le donite prime die era la maggiore compassione del mondo a
tentire le stride che li era de dentro . . . . »
(106) Di queslo grande uomo, decoro del suo secolo e della città di Carpi, tratta, fra gli altri, il Tiraboschi nella Bif>. Mod. Tom. IV. da pag. ti6 a pag. 201. — Vedi la nota 13 all'Albero Pio.
(107) Alcune opere insieme congiunte vennero stampate lo Ar-
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gmtma nel 1»06 e t!t07. ed in Parigi nel 1608. Ha Ifì piti copiose
jiflMO le edixioni- che tengo verso la Illma S. V. li eiguifico lo acerbitsimo caio del
- il core. In questi ultimi di de la mia vita e per estremo dolore
- ternatione de questa casa et ramentandomi ad quanta li riferiva
- Busconzino. Mirandola die 8. Augusti 1504. = De V. S. lUm.
- [nfellice Serva Bianca M. Est. de la Mirandola. = Illm. et Ex.
- Principi et Domino meo Observm. Domino Francisco Marchioni. »
- Aqnileja 16, 16.
- Costantino «agno e Agli 13.
- Costanza dì Manfredo 15.
- Costanzo dì Costantino Magno
- Euride figlia di Costanzo 14,
- Earide di Manfredo 15.
- Figli di Manfredo dipendenti
- Manfredo Rgtio di Manfredo 15.
- Manfredo marito d'Eurìde 14,
- Blatilde contessa 18, 19.
- Pico Enrico 19.
- Quarantola. Orìgine favolosa
- Siculo 15.