Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XXXV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
nel Tributo
◄ | XXXIV | XXXVI | ► |
§. XXXV.
Metodo per fare utili riforme del tributo.
Suppongo, che un ministro voglia ridurre la finanza alla semplicità di non avere che questi due soli tributi; dogane, e censo sulle terre. Qual sarà la strada, per cui gradatamente potrà giugnere con sicurezza all’adempimento d’un progetto tanto benaugurato? Primietamente prenderà di mira alcun tributo de’ meno importanti, e de’ più odiosi che cadono sul contadino, e cominciando da quello lo abolirà, sostituendovi un proporzionato sopraccarico alle terre. Poi prenderà di mira qualche consimile tributo che si paghi dagli artigiani, o dalle università dei mestieri, o dalla negoziazione, e con un calcolo ben pensato vi sostituirà un accrescimento nella tariffa, o generalmente un tanto per cento, e particolarmente sopra alcuni capi che sieno più atti a sopportare maggior tributo. Poscia alternativamente ritornando ai tributi indiretti dell’agricoltura, quindi passando di nuovo alle merci gradatamente, anderà versando parte sulla porzione dominicale del terriere, e parte sulla tariffa. Così temporeggiando potrà egli medesimo veder gli effetti delle operazioni senza avventurare giammai la tranquillità pubblica, sulla quale inavvedutamente talvolta si fanno degli esperimenti troppo importanti. L’umanità non consente, che s’impari l’anatomia sugli uomini vivi.
Preparerà utilmente la materia ad ogni salutare riforma il legislatore, se farà in modo che la nazione s’illumini ne’ suoi veri interessi, e ragioni sulla pubblica felicità. Una falsa politica regnò nel passato secolo, e i popoli s’impoverirono, e gli erarj divennero oberati dai debiti, e i Sovrani perdettero quella robustezza e vigore che hanno riacquistata in tempi più felici. L’arte di reggere una nazione allora si definì l’arte di tenere gli uomini ubbidienti. Le tenebre del ministero coprivano tutti i pubblici affari. La popolazione, l’indole del Commercio, le finanze d’uno Stato erano oggetti o oscuri, o sconosciuti a chi reggeva, o ricoperti da un velo impenetrabile. La strada dei pubblici impieghi non era battuta, se non colla diffidenza e colla simulazione ai fianchi. Il cielo ci accorda un secolo ben diverso! I Governi d’Europa generalmente fanno a gara per distruggere i mali ereditati da quella falsa politica. Si conosce, e si definisce l’arte di reggere un popolo quella di rianimarlo alla prosperità. Le verità annunziate da alcuni uomini privilegiati si sono generalmente sparse in Europa; sono queste salite al trono de’ benefici Sovrani, si sono scossi gl’ingegni, e coll’affritto reciproco si va diffondendo quest’elettricismo che rischiara gli oggetti relativi alla pubblica felicità: materia degna certamente delle meditazioni nostre più ancora di quello che lo sono le verità astratte, e i fenomeni della natura, e i fatti dell’antichità; confini troppo angusti, entro de’ quali si volle restringere per lo passato l’impero della ragione.
Prova di quanto asserisco lo sono i libri pubblicati in questi ultimi tempi in ogni nazione, in ogni lingua sull’economia pubblica, sul commercio, sul governo civile, sul tributo; libri, nei quali con sicurezza e con libertà gli autori hanno posto nelle mani del pubblico quegli arcani, dei quali sarebbe stato un piacolo solamente il parlare in altri tempi. Si è discusso e ridotto a problema, se i regolamenti e le leggi sopra alcuni oggetti pubblici sieno utili, o nò. Ognuno del popolo può instruirsi, può pensare, può avere la sua opinione; nè agli autori è accaduto verun male, anzi molti di essi furono rimeritati, e dalle loro opere giudicati degni de’ pubblici impieghi. L’abile ministro adunque fomenterà nel pubblico la curiosità d’instruirsi negli oggetti di finanza e di economia; ne fonderà delle cattedre, acciocchè nella instituzione della gioventù uomini illuminati le imprimano i veri principj motori della felicità pubblica; lascerà libero l’ingresso alle opere che versano su di queste utili materie: lascerà libera la stampa, col mezzo di cui ogni Cittadino possa decentemente e costumatamente manifestare le sue opinioni su i pubblici oggetti. In tal guisa dibattendosi in un liberale conflitto le opinioni su questa classe di oggetti, facilmente se ne schiudono ottime idee, e frammezzo ai sogni e ai delirj germogliano talvolta dei semi utilissimi alla prosperità dello Stato.
Quanto più il pubblico sarà illuminato, tanto sarà più giusto estimatore delle beneficenze che emanano dal trono; docile alla ragione, grato alla sovrana provvidenza, non s’ascolterà susurrare fra un popolo colto quel maligno rumore, che fa impallidire talvolta il ministro appena stenda la mano per rimediare ai vecchi mali d’una società. I Sully, e i Colbert, sappiam dalle storie, quanto abbian dovuto lottare per molti anni.
Aggiungo a questo, che quanto più il popolo sarà illuminato, tanto il Sovrano sarà più sicuro che i ministri operino il bene dello Stato; poichè i magistrati saranno sempre forzati a instruirsi a misura che crescono i lumi nella nazione, e l’occhio, del pubblico intelligente sarà uno stimolo incessante per far del bene, e un premio dolcissimo sarà l’approvazione pubblica a chi lo faccia. Promovere adunque i lumi, e la curiosità nelle materie di Finanza e di Commercio sarà sempre la preparazione migliore di tutte per cominciar le riforme.
Annotazioni.
Poche sono le Nazioni. Anzi nessuna in Europa, se s’intende in fatto di Economia Politica di parlare delle Nazioni Commercianti, e Industriose, che abbiano ridotto il tributo a questa semplicità d’avere due sole percezioni, una su i Fondi stabili, l’altra sulle Dogane. I Turchi in Grecia hanno il tributo sopra le Teste: e indistintamente sopra quello ch’esce, e quello ch’entra al Cairo: in Alessandria, ed altrove la Tariffa è ridotta alla minima semplicità possibile, mentre si paga in ragione di un tre per cento nelle Dogane tanto per l’uscita, che per l’entrata. Se il metodo di tale semplicità influisse alla prosperità d’una Nazione, l’Egitto, e i Paesi dominati da Mustafà III. felicemente Regnante, sarebbero più felici di tutti gli altri di Europa, e dal Divano di Costantinopoli, e meglio ancora da quello del Pretegianni, e non dai libri, nei quali, come dice bene l’Autore, frammezzo i sogni e i delirj germoglia qualche utile seme, saressimo noi obbligati ad apprendere il vero modo di regolar i Popoli, e le Finanze. L’Uomo di prudenza però Europeo rispetta la pubblica opinione; prevedeFonte/commento: Pagina:Verri - Meditazioni sulla economia politica, 1771.pdf/273 le conseguenze d’una rivoluzione d’idee; teme gli effetti perniziosi ed incalcolabili d’un’alterazione di sistema autorizzato da secoli e sostenuto dagli esempi, e dal fatto: e si contenta di prestare il rimedio ove riconosce esserne di bisogno, senza pretendere di cambiare la massa totale del sangue con una operazione, che in mezzo alla più bella semplicità, ed animata dalle più luminose ragioni, in breve tempo conduca l’ammalato alla morte.