Meditazioni sulla economia politica/XXXIX

Carattere d'un Ministro di Finanza

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Considerare sempre gli uomini fatti per gl’impieghi, non mai gl’impieghi per gli uomini; saper resistere a qualunque officiosità, non conoscere né familiari, nè clienti, nè amici; pesare i servigj che può rendere il soggetto che si sceglie, non la persona che lo propone, avere ogni particolare sentimento in disposizione di annientarsi tosto che s’ascolti la sacra voce del dovere; conservare in mezzo a ciò un costume umano, e dolce che faccia al pubblico sempre più accetta la forma di amministrare il tributo; amare sinceramente il buon esito della commissione senza rivalità, e con una imparziale ricerca del vero, e dell’utile; sapersi internare ne’ dettagli senza dimenticare i tronchi maestri, e il tutto insieme; conoscere per intima persuasione i principj motori dell’industria; avere analizzata la natura dell’uomo e della società: amare con uno spirito di vera filantropia il bene degli uomini; conoscere esattamente le circostanze del paese sul quale deve operare: tali sarebbero i talenti che formerebbero un perfetto uomo di Finanza; al quale potrebbe il Principe confidare una piena autorità necessaria per fare un buon sistema. Ma la natura non è prodiga de’ suoi doni.

Quanto più sarà grande il numero degli uomini illuminati nella nazione, tanto maggiore sarà la probabilità che il Sovrano ritrovi l’uomo che somigli al carattere che se ne è fatto. È inutile ch’io soggiunga quanto sia necessario l’averlo ben definito, e provato prima di concedergli nelle mani un’autorità così estesa, e tanta influenza sulla tranquillità del popolo. È inutile pure ch’io dica quanto debba esser forte e costante la protezione sovrana verso dell’uomo trascelto, contro di cui in ogni paese non mancheranno d’alzarsi reclami, e accuse. Tutto convien che vada nell’epoca della riforma colla maggiore sollecitudine e attività, acciocchè quest’epoca sia più breve che si può, e termini coll’avere organizzato un sistema regolare, placido, e niente arbitrario; e in quel momento felice cessi il potere dell’uomo, e ricomincino a regnare le sole leggi. Poichè gli uomini muojono, ed i sistemi restano; e convien scegliere gli uomini per gl’impieghi, come se tutto dovesse dipendere dalla loro sola virtù, e organizzare i sistemi, come se nulla si dovesse contare sulla virtù degli uomini prescelti; e come cessato il bisogno per cui s’era creato un Dittatore finchè Roma fu felice, l’autorità di esso s’annientò; così pure cessata la necessità nello Stato, l’amministrazione delle Finanze già rettificata, e resa semplice potrà confidarsi anche a un ceto di più uomini custodi di una legge già fatta, e confacente agl’interessi della nazione.