Meditazioni sulla economia politica/V
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Questi principj che sono i primordiali, e che a me sembrano provati, servono di base a molte operazioni che si vogliano tentare per promuovere l’industria d’un popolo, e accrescere la popolazione, le facoltà, la forza, e la riproduzione d’uno stato. Accrescere quanto più si può il numero de’ venditori di ogni merce, diminuire quanto più si può il numero de’ compratori, questi sono i cardini, su i quali si raggirano tutte le operazioni di Economia Politica; e sebbene talvolta non si distinguessero esattamente i contorni di queste due idee nel proporre e dirigere le operazionipubbliche, il fatto è però che tutte si vedono spinte verso l’uno di questi due principi.
L’accrescimento dell’annua riproduzione debb’essere lo scopo della Economia Politica: questo non può ottenersi se non col facile e pronto sfogo di tutta la porzione eccedente i bisogni interni dello Stato: ciò non può aversi che a misura che il prezzo interno è minore del prezzo estero: a conseguire ciò bisogna, per le cose già dette, che i venditori ai compratori abbiano la maggior proporzione possibile. Alcune volte le operazioni tendono a scemare il numero de’ compratori, altre volte ad accrescere il numero de’ venditori. Pare che e l’uno e l’altro di questi due mezzi conducano allo stesso fine; ma dirò in seguito quali effetti diversi cagionino questi due mezzi, e come ogni equilibrio fatto per addizione accresca la vita dello Stato, fatto per sottrazione in vece accosti al non essere.
Quando io dico che conviene che i venditori ai compratori abbiano la maggiore proporzione possibile, non distinguo la classe degli uomini, per modo che un uomo medesimo non possa agire e nell’una e nell’altra. Ogni nazione è naturalmente composta di venditori, e compratori. Ogni venditore d’una merce è, e debb’ essere compratore delle merci che consuma; anzi perciò ogni uomo è venditore perchè debb’essere compratore, essendo che senza un bisogno l’uomo non si scuote dall’indolenza, nè si pone al lavoro o al traffico se non per cercare i mezzi di procurarsi le consumazioni proprie. Una riproduzione che si consuma nello Stato ìmpedisce le perdite; una consumazione che ivi non si riproduce fa perdere; una riproduzione che non si consuma, e si trasmette fa guadagnare.
Ho detto poc’anzi che tutte le operazioni di Economia Politica cadono sopra uno di questi due principj accrescere i venditori, ovvero diminuire i compratori. Con quai mezzi tenteremo noi di ridurre i venditori ai compratori alla maggior possibile ragione? Forse con leggi vincolanti, e coercitive? Saranno forse le leggi indirette? Questi oggetti meritano di essere esaminati.