Bologna, 2 Giugno 1893
Alla seconda rappresentazione di Malìa , l’opera nuova del giovane maestro catanese Frontini, il successo fu migliore.
Infatti, oltre il preludio, la preghiera di Jana (soprano) e lo stornello di Nedda (mezzo soprano), volle la replica altresì della prima aria di Jana.
Altre pagine che ebbero buona accoglienza, furono il duetto fra soprano e tenore, e l’altro fra soprano e baritono, come pure la scena dell’imprecazione alla Vergine di Jana, alla quale il librettista — il Capuana — fa proferire parole così irruenti, da disgradarne una filza di sacrati fiorentini.
Il secondo atto é senza dubbio migliore degli altri, quantunque nel terzo campeggi un certo colore pastorale abbastanza riuscito.
Ma nel corso di questa Malìa ho notato mancanza di unità di stile, e di quel senso di logica continuità indispensabili ad un’opera d’arte; perciò tanto il trattamento melodico che quello istrumentale, parvero procedere con qualche incertezza, vagando dalla più primitiva semplicità, al lavoro più complesso e lambiccato.
Questo però è da perdonarsi ad un giovane che è alle sue prime armi, ed io lo faccio tanto più volentieri, inqnantoché mi è sembrato di scorgere nella partizione del Frontini felici attitudini a scrivere pel teatro; quindi si può nutrire fiducia di avere da lui un altro più fortunato e completo lavoro in un avvenire non lontano.
La signorina Leonilda Gabbi (Jana), ha contribuito assai al successo dell’opera. Di figura sommamente simpatica, dotata di voce splendida e di intelligenza artistica superiore, la signorina Gabbi ha dato gran risalto al personaggio di Jana, di maniera che lo spettatore vive della sua vita, prende parte ai suoi dolori, alle sue ansie, ai suoi sgomenti, È questa una parte faticosissima, difficile ad assumersi, se non si possiede una fibra adamantina qual’ è quella della Gabbi, vera artista nel più largo senso della parola.
La Gabbi ha riportato uno splendido successo; essa ha dovuto replicare la prima aria e la preghiera, cantate ed agite insuperabilmente.
In tutta la sua lunghissima parte fu sempre ammirata.
La signorina Malatesta fu trovata una bravissima e vezzosissima Nedda, dalla voce geniale e dall’azione corretta.
Fu molto applaudita e dovette bissare la canzone interna del terzo allo.
Il tenore Marchi (Nino), la prima sera non potè emergere per la voce alquanto disuguale e per le smorzature eccessive, ma a questo ha saputo rimediare la seconda sera Anche l’interpretazione data alla scena finale non incontrò il gusto del pubblico.
Il baritono Wigley invece, subito alla prima sera si è addimostrato padrone della parte che ha interpretato da provetto artista qual’ è A lui non mancarono applausi, specialmente al duetto con Jana, dove ebbe campo di far valere la sua abilità.
Non meno applaudito fu il basse Bardossi, interprete correttissimo, talché presentossi al proscenio unitamente ai valorosi suoi compagni chiamativi fra generali applausi.
Discretamente i cori.
Accuratissima l’orchesta, diretta col solito impegno dal Podesti, che ha saputo trarre dalla partitura del Frontini effetti bellissimi Il preludio gli valse l’onore della replica fra entusiastiche acclamazioni.