Malìa - Giudizi della Stampa/Gazzetta dell'Emilia

Gazzetta dell'Emilia
31 Maggio 1893

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Introduzione Gazzetta dell'Emilia - 2 Giugno 1893


     
Bologna
Teatro Brunetti.

Alla prima della Malìa del maestro Frontini assisteva un pubblico non affollato, ma elegante e distinto specialmente nei palchi e nel parterre.
Non ci è possibile seguire minutamente tutte le impressioni del pubblico, che, assai benevolo fin dal principio, è stato in qualche punto distratto e raffreddato da alcune mende nell’ esecuzione alquanto incerta e non sempre felice per parte di qualche artista.
Per la cronaca però bisogna dire che il giovane maestro ha avuto una dozzina di chiamate e che tre pezzi sono stati replicati.
È musica ben fatta, semplice e distinta sempre nella linea melodica ed istrumentata spesso con gusto ed effetto.
L’elemento pittoresco e pastorale vi predomina continuamente: gli stornelli, le tarantelle, le canzoni villereccie, le imitazioni orchestrali delle cantilene dei zampognari si incontrano ad ogni istante e formano una delle caratteristiche più spiccate dell’opera: all’ infuori di taluni ingredienti della Cavalleria rusticana, del resto questa volta imposti quasi dal soggetto, poche volte si può dire che un giovane maestro nel suo primo lavoro abbia saputo tenersi così lontano dalle solite reminescenze; ed anzi uno dei pregi più simpatici del Frontini è una certa sua impronta patetica e soave che si manifesta spesso negli spunti melodici e nell’istrumentazione, come nella preghiera del secondo atto di cui si volle il bis, e nel duetto del terzo fra tenore e soprano che però verso la fine con quella specie di ’notturno a due voci cade in un genere troppo primitivo.
Abbiamo citato due fra i pezzi migliori dell’opera ed accanto a questi sono degni di figurare la prima aria di Jana e tutta la scena della pazzia che ieri sera furono vivamente applaudite e che rivelano nell’autore un senso assai giusto dell’effetto drammatico ed una attitudine non comune a scrivere per il teatro; quest’ultima scena colla sua istrumentazione vigorosa, con quel contrasto fra gli accenti sinistri della donna che impreca e il canto religioso della processione che passa, in lontananza sarebbe di un effetto teatrale assai ben trovato se quelle poche battute del coro così insignificanti non togliessero tutta l’impressione questo finale.